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Gomorra |
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GOMORRA territori e culture della metropoli nuova serie: anno IV, 2, 2001 "a-l-t-er-azioni" ISBN: 88-8353-117-6 £22.000 quadrimestrale di architettura urbanistica antropologia sociologia Meltemi Editore http://www.meltemieditore.it info@meltemieditore.it |
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Poche sono le azioni critiche strettamente riferite ai contingenti fenomeni del reale in atto in precise situazioni temporali. Ancora meno comune è un inquadramento sistematico e teorico, attraverso un montaggio selettivo e una successiva organizzazione delle entità correlate alle sensazioni concesse nel viaggio dentro le regioni della quotidianità. Scegliendo di porsi come rappresentazione degli eccessi e degli sviluppi delle travolgenti trasformazioni assolutamente innovative e originali di questi ultimi anni, Gomorra assume prepotentemente il ruolo di guida attraverso la caotica foresta del magma urbano e sociale. Segnato da tortuosi avvicendamenti, che slittano dall'irregolare periodicità dei numeri pubblicati ai passaggi a diversi ed eterogenei editori, il suo percorso ricalca perfettamente la logica tradizione della produzione d'avanguardia che ha lacerato e capovolto il ventesimo secolo. Si pone, il pensiero di Gomorra, come l'unico, forse, vero manifesto di rottura operante in questo stato di transizione tra l'evanescente accademismo stilistico e la libera peregrinazione nelle zone dell'inurbano e del digitale. Soffermandosi però quasi esclusivamente sulla prima delle due proiezioni descrittive del reale. Siamo davanti così ad una enunciazione diversa di "avanguardismo", distante dalle correnti storiche conosciute. Sia perché profondamente cambiati sono gli scenari, gli ideali, la politica, gli equilibri e i codici di decifrazione della realtà, sia perché la sconnessione da tutte le superate esperienze percettive e progettuali (decostruttivismo compreso) impone operazioni semantiche di dispersione e spesso di conflitto. Esplodono dunque ipnotiche strategie di descrizione, un diverso racconto dei luoghi, rispetto ai fenomeni selezionati. E di queste emergenze, Gomorra ne traduce la morfologia e la struttura. Il merito principale del gruppo che ne pilota l'esaltante avventura è di aver saputo captare questa mutazione, abbastanza in anticipo, nell'ormai lontano 1998, quando ancora poco definiti, se non solamente a livello teorico, erano gli schieramenti collocati nei meandri incerti di "territori e culture della metropoli contemporanea". L'irriducibile complessità individuata nel modello inesistente della città attuale non poteva essere circumnavigata esclusivamente con le deboli potenzialità dell'architettura e automatico è stato il ripiegamento nei settori paralleli dell'antropologia e della sociologia, e naturalmente dell'arte e dell'urbanistica. Ma confrontandosi con le pagine e le immagini di Gomorra, svetta la punta di un iceberg quasi sconosciuto, che va scoperto lentamente: il mescolamento delle diverse discipline, la soluzione di riscatto per spostarsi nei corridoi labirintici dei flussi trans-urbani, annulla ogni separazione e distinzione tra gli allusivi campi del sapere. Gli "affioramenti" trasmettono la certezza che il progetto d'architettura non può più procedere autonomamente. Commutazioni urbane, terreni mutanti, pixel-zone, contropoteri, conflitti metropolitani, terrains vagues, liquide soglie, avanzi di luoghi, vuoti creativi sono i materiali sconosciuti del quadro paesaggistico attuale. Da qui si estrapolano gli argomenti dell'indagine sull'estraneità (o la familiarità) del territorio: la corrispondenza tra la folla urbana e gli spazi utili alla sua manifestazione sociale (gli stadi), ma anche gli sguardi in altri settori tematici (l'immigrazione e l'agitazione politica); le aree virus come parti di frattura e di instabilità del tessuto urbano, probabili fattori distruttivi o all'opposto preziose presenze metropolitane, indotte dall'anonimato e dalla monotonia, prive di riferimenti contestuali; gli autogrill e le stazioni di servizio intese come aree transitorie della città, luoghi provvisori dell'attraversamento al pari di supermercati e discoteche, eventi precari della "sospensione della legalità connessa alla proprietà"; gli spazi vuoti, irresistibili figure della contemporaneità, teorizzati e classificati a-tipologicamente per bilanciare il pieno e la massa densa del corpo edificato della città; la metropoli sotterranea, rifugio di turisti, viaggiatori, artisti di ogni specie, paesaggio artificiale e alternativo, le cui propaggini entrano in conflitto con la topografia del suolo esterno. Spostandosi nel disordine, la ricerca di Gomorra si sofferma sugli esiti inaspettati della cultura urbana, proponendosi di svelarne i segni. Le pericolose sollecitazioni emanate dai dissesti della consumistica società globale entrano nel circuito della produzione architettonica e si scontrano con i processi devastanti messi in gioco dall'urto tra i valori confezionati dagli sradicamenti di natura post-modernista nei confronti della storia e l'innovazione tumultuosa delle tecnologie informatiche e delle "polifonie metropolitane". Rimandi continui a estatiche simulazioni di ambienti privi di qualità, frammenti di luoghi atopici, indicano la precarietà del progetto d'architettura, i suoi limiti sintattici, la dissoluzione della sua centralità. Appare evidente così la necessità di Gomorra, che ricomparendo in una nuova serie, non perde di vista gli orizzonti conosciuti. Anzi, ancora più certa è ormai la positiva rassegnazione ad aver definitivamente costruito una più appropriata e attuale definizione di "urbano" e di tutte le sue conseguenti applicazioni. Convinzione certamente ascrivibile alla lucidità delle letture compiute, allo spessore assunto, al coraggio di portare chiarezza nell'universo informe dei fenomeni complessi recentemente esplosi. Lo scardinamento apparente non rompe però totalmente con la tradizione e con il passato. Senza imporre nessuna tabula rasa per accelerare l'inutile cancellazione dell'origine del progetto, la convinzione testarda di spingersi assiduamente in un'investigazione che continua a svelare inaspettati luoghi reali da codificare, è esprimibile semplicemente con la parola "libertà". Libertà di scegliere e di agire nel tumultuoso e anonimo contesto metropolitano. "Nell'era della congestione e della globalizzazione una miriade di persone sconosciute passa attraverso questo coacervo di funzioni alla ricerca della propria identità dispersa". Matteo Agnoletto agnoletto@architettura.it |
[25sep2001] | |||
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