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Il Progetto





"Il Progetto"
Rivista trimestrale di Architettura Arte Comunicazione Design.
Mancosu Editore

http://www.ilprogetto.it
redazione@ilprogetto.it
Sono passati cinque anni dal primo numero della rivista Il Progetto. Se si va a rileggere quel primo editoriale, valido come dichiarazione d’intenti, si può rilevare come i presupposti non siano stati traditi, anche a distanza di tempo. Nel vasto panorama dell’editoria di architettura, Il Progetto, fin dalla sua prima uscita, si è riproposto di distinguersi come mezzo di confronto aperto e sensibile ai problemi emergenti della scena contemporanea, evitando di ridursi a semplice e patinato repertorio d’immagini e progetti dei “soliti noti”.

[04dec2002]









Gli ultimi numeri
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settembre 2002

L’attenzione verso la globalizzazione della cultura, la dimensione etnica, l’interazione tra le arti, le sperimentazioni in corso, il pluralismo critico ha trovato riscontro in saggi e progetti, pubblicati sulle sue ampie pagine, appartenenti a linguaggi e posizioni culturali diverse -come d’altronde “diverso” è il formato della rivista- pur senza nascondere o dissimulare le propensioni dei suoi fondatori, Maurizio Bradaschia, Livio Sacchi e Maurizio Unali.

Assumendo la transculturalità come valore, Il Progetto ha accolto e continua ad accogliere e a porre in evidenza tesi che si discostano anche sostanzialmente dal punto di vista personale dei suoi responsabili e dei suoi redattori, quando viene riconosciuta l’importanza e la rilevanza intellettuale di una voce e di un’opinione fra le tante.

Posizioni critiche nei confronti del panorama dell’architettura contemporanea come quelle di Franco Purini (Un secolo sterile, Il Progetto n. 4), Pietro Derossi (Un invito alla riflessione, Il Progetto n.8) o di Juhani Pallasmaa (Intervista, Il Progetto n. 10) sono state così accolte e incoraggiate accanto alle teorizzazioni di quanti hanno contribuito a configurare proprio quell’ambito delle tendenze in atto oggetto di riflessioni critiche, come è il caso dei contributi di Marcos Novak e di Stephen Perrella. La critica alla modernità di Vincent Scully, lucidamente esposta in un esemplare, quanto ampio excursus della vicenda architettonica e urbana americana (The Architecture of Community, Il Progetto n. 3) ha trovato eco sulle pagine de Il Progetto nonostante trattasi di un punto di vista personale e non pienamente condiviso dalla redazione, purtuttavia considerato autorevole e significativo proprio nell’ottica di quella transculturalità ricercata e talora provocata dalla rivista.

Molti sono i nomi che hanno dato il loro contributo in tal senso, garantendo coerenza e continuità a tale politica culturale e dimostrando parallelismi interdisciplinari sempre stimolanti tra il mondo architettonico e quello artistico, del design e della comunicazione visiva. Su Il Progetto hanno così trovato spazio artisti multimediali come David Byrne, Mariko Mori e Cristiano Pintaldi accanto a firme note del design industriale come Alberto Meda, Droog Design, Makio Hasuike e Bär+Knell. Contributi originali e talora provocatori, ma sempre utili per tentare di delineare l’eterogeneo panorama artistico contemporaneo, sono venuti da Ludovico Pratesi così come da Augusto Pieroni e da Harald Szeemann.

In campo architettonico non sono mancati i “soliti nomi”, ma questi sono intervenuti non semplicemente per esporre l’esito della loro ricerca progettuale, bensì per dare la loro diretta testimonianza su tematiche di ampio respiro mediante la formula dell’intervista, una pratica maieutica che li ha portati ad aprire le loro personali finestre sulla cultura del progetto e sul futuro stesso dell’architettura. Le interviste a Peter Eisenman (Il Progetto n.1), Massimiliano Fuksas (Il Progetto n. 2), Daniel Libeskind (Il Progetto n. 3), Carme Pinòs (Il Progetto n. 7), Ben van Berkel (Il Progetto n. 8) e Michiel Riedijk (Il Progetto n. 11) quali rappresentanti delle sperimentazioni linguistiche più innovative, accanto a quelle intrattenute con esponenti storici come Giancarlo De Carlo (Il Progetto n. 3) e James Wines (Il Progetto n. 4) o con voci soliste come Boris Podrecca (Il Progetto n. 4), J.L. Carrilho da Graça (Il Progetto n. 5) o Luigi Snozzi e Livio Vacchini (Il Progetto n. 12) hanno così contribuito ha dare voce alle ragioni della molteplicità e della complessità di indirizzi in atto, sottolineando i diversi punti di vista e i diversi approcci nell’ottica del superamento di qualunque giudizio precostituito.

Lo stesso intento ha guidato la scelta dei progetti documentati sulle pagine della rivista, trovando affiancate alle grandi opere dei maggiori protagonisti dell’architettura contemporanea le proposte dei giovani progettisti italiani, ma anche di croati e sloveni. Ricordiamo, a tal proposito, la rassegna dedicata alla Biennale dei giovani artisti dell’Europa e del Mediterraneo (Il Progetto n. 6) e quella riferita alla mostra itinerante Austellung Italienische Architektur (Il Progetto n. 11).

Ampio è il repertorio dei progettisti presentati finora nei cinque anni di vita de Il Progetto; tra le firme già affermate possiamo citare quelle di Frank O. Gehry, Zvi Hecker, Waro Kishi, Carlos Ferrater, Eric Owen Moss, Behnisch & Behnisch, Coop Himmelb(l)au, Peter Pran, Ettore Sottsass, Bernard Tschumi, Jean Nouvel, Klaus Kada, Zaha Hadid, Bolles+Wilson, William Alsop, mentre tra i giovani che hanno trovato conferma negli ultimi anni, in certi casi grazie anche alle “intercettazioni” dei redattori, ricordiamo Office d’A, Asymptote, Hariri & Hariri, de Architekten Cie, Njiric+Njiric, Ocean Project Group, Ammar Eloueini e molti altri.

Sul futuro de Il Progetto non resta che scommettere, sempreché rimanga coerente con la trasversalità dei suoi intenti.

Fabio Quici
fabio.quici@uniroma1.it

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