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Simple tech

...a penalty seems to be very easy, which is why it's very difficult...

stefano mirti + walter aprile





dears,
novembre come e' tradizione e' mese di viaggi assortiti.
cioe', non e' vero, ma per noi e' stato cosi'.
prima amsterdam, rotterdam, antwerp...
poi, bangkok, un sacco di nuove avventure, infine addirittura in laos.


che e' in termini di simpletech e' un posto straordinario.
come se voi foste appassionati di calcio e vi portano a copacabana, oppure siete appassionati di kimono antichi e vi svegliate una mattina nel cuore del quartiere gyon a kyoto...


insomma, una meraviglia in terra.

ma,
procediamo per oltre senno' diventa un caos assoluto e non si capisce mica piu' nulla.
partiamo dal viaggio al nord.




parte 1 dei racconti di viaggio.
northbound...


succede che, ai primi giorni di ottobre, stefi e walter vanno ad amsterdam per un congresso, doors of perception
http://www.doorsofperception.com


non sbagliate l'indirizzo.
perche' se andate su
http://www.doorsofperception.net


finite nella jim morrison mania che e' un altro tema affascinante ma non era quello che noi andavamo a fare ad amsterdam.

se dovete proprio sbagliarvi, errore per errore, allora equivocate sulle doors of perception di aldous huxley che era un genio senza pari.



http://somaweb.org

1. "I wanted to change the world. But I have found that the only thing one can be sure of changing is oneself"
2. "To us, the moment 8:17 A.M. means something - something very important, if it happens to be the starting time of our daily train. To our ancestors, such an odd eccentric instant was without significance - did not even exist. In inventing the locomotive, Watt and Stevenson were part inventors of time"
3. "From their experience or from the recorded experience of others (history), men learn only what their passions and their metaphysical prejudices allow them to learn."
4. "After silence, that which comes nearest to expressing the inexpressible is Music."
5. "That men do not learn very much from the lessons of history is the most important of all the lessons of history."
6. "An unexciting truth may be eclipsed by a thrilling lie."
7. "Experience is not what happens to a man; it is what a man does with what happens to him."
8. "An unexciting truth may be eclipsed by a thrilling lie."
9. "The only completely consistent people are the dead."
10. "Facts do not cease to exist because they are ignored."


se questi dieci gioielli huxleiani hanno catturato la vostra attenzione, allora mollate per un secondo il mondo del simpletech e provate ad entrare nel "brave new world".
forse,
si puo' dire,
che e' molto piu' interessante...


http://www.huxley.net

per intenderci, il 'brave new world, e' quell'affare che all'incirca funziona cosi':

"But I like the inconveniences."
"We don't," said the Controller. "We prefer to do things comfortably."
"But I don't want comfort. I want God, I want poetry, I want real danger, I want freedom, I want goodness. I want sin."
"In fact," said Mustapha Mond, "you're claiming the right to be unhappy."
"All right then," said the Savage defiantly, "I'm claiming the right to be unhappy."
"Not to mention the right to grow old and ugly and impotent; the right to have syphillis and cancer; the right to have too little to eat; the right to be lousy; the right to live in constant apprehension of what may happen tomorrow; the right to catch typhoid; the right to be tortured by unspeakable pains of every kind." There was a long silence.
"I claim them all," said the Savage at last.
Mustapha Mond shrugged his shoulders. "You're welcome," he said.


--from Brave New World

(voi capite, che qua mentre noi stiamo a perdere tempo con il simpletech c'e' gente che praticamente e' gia' in orbita...)

l'altro affare per cui questo huxley e' famoso e' la sua passione per qualsiasi sostanza chimica illegale.
pero', di questo magari ne parliamo la volta prossima...


comunque sia.
noi eravamo ad amsterdam non per jim morrison e neppure per aldous huxley.
le nostre doors of perception erano quelle di john thackara (personaggio che se avete dieci minuti di tempo nella vita, non e' male da conoscere...)


questo congresso e' il punto focale di tutto il mondo dell'interaction design, e ha luogo in un posto, amsterdam, che e' il punto focale di tante altre cose.

per noi, si andava laggiu' per i temi dell'interaction design.
(per chi non lo sapesse o se lo fosse scordato, walter & stefi lavorano in questo posto che si chiama interaction ivrea, http://www.interaction-ivrea.it)



vi saltiamo il viaggio da ivrea ad amsterdam, torpedone allucinante, cinquanta studenti professori pranzi al sacco, mancava solo la chitarra e c'era tutto.
quelle robe da macchina del tempo che parti al mattino alle sei e mezza e alle sei e trentuno ritorni a quando eri in terza media.


si va in autobus, ma bisogna fare un giro che escluda la svizzera.
succede infatti che alcuni dei nostri studenti avrebbero difficolta' ad ottenere un visto per il nostro vicino del nord, e bisogna quindi circumnavigarlo... nell'europa unita e permeabile il cristallone svizzero diventa sempre piu' eccezionale.
non ci e' chiaro chi abbia ragione, se noi a volere l'istituto superinternazionale con gli studenti che arrivano da mille paesi, o gli elvetici agganciati alla loro idea di paesi/persone che sono OK e paesi/persone che non lo sono tanto...


intanto pero' il nostro autobus passa sotto il monte bianco e fila attraverso la francia.
mentre aspettiamo il nostro turno al tunnel, ci sgranchiamo le gambe e vediamo un arcobaleno a cinquanta metri da noi.
una roba meravigliosa, da non credersi.
un arcobaleno che e' li', e che per sfondo non ha il cielo ma una montagna.
stefi era emozionatissimo...
(che mentre fai colazione con la tua studentessa preferita, a un certo punto da dietro la sua testa, compare un arcobaleno spettacolarissimo...
...mmmmmmmmmmmmhhhhh)


l'unione europea ci ricorda ancora la sua esistenza a besancon, dove -dopo otto ore di viaggio- bisogna assolutamente cambiare autista.
il nuovo autista decide di fidarsi ciecamente del suo navigatore satellitare.

al solito, pero', 'ste macchine, alla fine fanno quello che viene loro detto.
al navigatore gps forse non era stato detto che in autostrada si viaggia abbastanza piu' rapidamente che sulle strade rurali.
per cui, da besancon a maastricht percorriamo una di quelle strade che sulle guide del touring sono marcate da una riga verde: panoramica.
il sole cala sulle lande europee, e su questa strada che va in ogni direzione e vagamente anche verso nord.


poi noi, che siamo bravi, vi facciamo omaggio di una strategia per resistere a questa classe di viaggi in souplesse. basta non dormire la notte prima. affronterete il viaggio con una tale provvista di sonno che l'effetto buddha e' garantito.

riprendiamo coscienza in una periferia che sembra proprio la periferia di amsterdam, invece era eindhoven.
la studentessa numero ventitre' aveva approfittato del fatto che ci eravamo addormentati per chiedere all'autista se poteva passare da eindhoven a salutare il suo fidanzato...
mmmmmmmmmmmmhhhhhhhhhh


per fortuna,
che una gentilissima lettrice, ms. annarita papeschi, ci aveva mandato un po' di email con materiale simpletech abbastanza interessante.
grazie a questa mail abbiamo potuto organizzare una piccola tavola rotonda sul torpedone, coinvolgendo un tot di altre persone nella discussione sul tema.


comunque sia, vi rigiriamo l'email spedito da annarita qui sotto:



la vera storia del vibratore.. ;)

fino all'inizio del secolo scorso l'isteria era considerata una malattia.
da curare procurando alle donne che ne erano affette piacere sessuale in modo meccanico.
con strumenti di ogni tipo.
dai massaggi ai vibratori, passando per la macchina da cucire, il treno, il cavallo, la bicicletta, l'idroterapia, le docce fredde o calde.
persino il matrimonio.

un grande fraintendimento provocato dalla dominante visione androcentrica del sesso e rimasto in piedi fino al 1952, quando l'american psychiatric association confutò ogni possibile relazione tra isteria e terapie a base di massaggi utilizzate per curarla.

in passato alle donne isteriche venivano consigliate due terapie.
il matrimonio oppure il cosiddetto "parossismo isterico" che consisteva nel provocare meccanicamente l'orgasmo
il "massaggio pelvico" doveva aiutare l'utero a "espellere i fluidi in eccesso" e curare la "congestione pelvica".

all'epoca dunque i vibratori non erano ancora strumenti da utilizzare nei giochi di coppia.
a fine ottocento questi strumenti avevano diverse fattezze, erano portatili o fissi, attivabili a pedali o con manopole, erano presenti negli studi medici, in apposite stanze destinate a questo tipo di terapia.
pare che all'epoca infatti l'isteria avesse raggiunto numeri da epidemia.


(vista la cura, non c'e' da stupirsi... ndr)

le sedute destinate ad alleviare le sofferenze delle pazienti erano un business particolarmente redditizio per i medici.
che tuttavia guardavano a questa attività come a una sorta di incombenza cui adempiere rapidamente.
un lavoro sgradevole, per nulla semplice e particolarmente faticoso.
si capisce allora perché i primi vibratori meccanici, inventati da un fisico inglese, vennero salutati con grande entusiasmo.
la rivoluzione industriale portò i suoi frutti anche nella cura dell'isteria, semplificando il lavoro, velocizzando le sedute e aumentando la loro redditività.
nei primi decenni del novecento non era raro veder pubblicizzati sulle riviste femminili vibratori domestici o apparecchi dai molteplici usi, allo stesso tempo frullatori, tritatori e produttori di piacere.


l'assortimento era molto vasto, dai modelli più economici fino al chattanooga, un macchinario che nel 1904 costava ben 200 dollari.



"la vibrazione è vita" si può leggere in un annuncio pubblicitario del 1910 che mostra però una signora intenta a utilizzare l'apparecchio sul cuoio capelluto, mentre un catalogo di vendite per corrispondenza del 1918 non trova inadeguato proporre il vibratore come accessorio per un motore casalingo "sul quale potevano essere montati anche accessori per frullare, macinare lucidare e far funzionare un ventilatore".
quella dei vibratori-elettrodomestici è una stagione breve: negli anni venti sono i film pornografici a trasformarli in giocattoli sessuali, eliminandoli dall'ambito medico e rispettabile del mercato domestico.

come si fa ad andare avanti senza certe chicche??

ohh... siccome non l'ho scritta di mio pugno, il riferimento bibliografico è
rachel maines, ''tecnologia dell'orgasmo'', marsilio editore.

weblink per le lettrici (nonche' lettori) piu' curiosi:

http://www-rohan.sdsu.edu/~delmare


ma vi dirò di più
siccome su sta storia c'è stato un po' di rimpallo
con simone,
allora vi scoccia se vi annetto un copiaincolla?
così non vi perdete l'intervento di marco...


'senti un po' ...ieri notte in macchina
ho raccontato a marco la vera storia del vibratore,
...e lui non si è limitato a sorridere
ha aggiunto un tassello...
beh no anche lui concorda con me che proprio il vibratore non è simple tech,
ma che veramente simple tech è il preservativo... :)



pare lo abbia inventato buontalenti, per la famiglia dei gondi, a firenze,
e poi da li' il genovese gondon ... e poi poi condom... :))
io sapevo qualcosa sugli egiziani, sull'uso delle viscere,
ma pare che questo signor architetto, famoso anche per le scenografie urbane realizzate per i medici,
usasse una particolare tecnica di inceratura ... :)))))
simile a quella che usava per impermeabilizzare il cortile di palazzo pitti e riempirlo d'acqua ('na piscinetta!)'

vabbhe'
mi spiace che il dibattito si sia animato un po' senza di voi
...ed io abbia potuto farvi solo un misero riassunto (.. :)..)
...a questo punto il modo si divide in due fazioni
chi pensa che il vibratore sia simple tech..
e chi no...


voi da che parte state?


a presto
anna


noi da che parte stiamo?
mah,
in effetti, il preservativo e' molto molto piu' simpletech del vibratore.
che pero' anche lui non scherza, potendosi declinare in forme, colori, materiali, dimensioni, alimentazioni e prezzi svariati da uno a millecinquecento dollari. mantenendo comunque una sua dignitosa funzione.




ed e' anche regolabile!


http://sexuality.about.com/library/weekly/aa
082399.htm?once=true&

la storia di buonatalenti, e' comunque strepitosa.
un gioiello di storia della tecnologia, contaminazioni, intelligenze orbitali di fronte alle quali non possiamo che inchinarci...


(grazie ancora ad annarita, simomuscolino & marco)
promettiamo di informarci e di tenervi aggiornati...


comunque sia, tornando al nostro viaggio,
dopo 18 ore di torpedone siamo alfine arrivati in un'allegra periferia batava, pronti per la nostra settimana di conferenze assortite...


il tutto veniva svolto in questo centro congresso rai.
che non e' la rai intesa come radio televisione italiana, quanto piuttosto una roba sul tipo di quelle che si vedevano a bucarest o brno quando c'era ancora la cortina di ferro.
(probabilmente si vedranno ancora adesso, pero' noi le abbiamo viste allora).


uno di quei posti che, se fosse pieno di gente, sarebbe forse allegro anche se non ci si potrebbe giurare sopra.
cosi' come era, semivuoto, gelido, decorato dalla solita fontana con bandiere di tutti i paesi del mondo, ci ricordava tutto quanto c'e' di sbagliato nella nostra civilta'.

very dutch.

(noi comunque amiamo l'olanda tantissimo).

(sia detto tra parentesi, questo aggeggio rai e' lo stesso rai che era modernissimo nel 1971, quando jacques tati in "monsieur hulot nel caos del traffico" (http://us.imdb.com/Title?0069400) deve assolutamente raggiungerlo con la sua auto appena progettata e piena di meraviglie tecnologiche assolutamente francesi, come la doccia incorporata, i tavolini da picnic a molla e gli strapuntini estraibili, tutta joie de vivre – nel film monsieur tati/hulot non riesce ad arrivare in tempo al rai, e da qui un certo nervosismo da parte nostra)



fortunatamente sotto questa fredda crosta si celava il cuore pulsante di doors of perception, "the design challenge of pervasive computing" - potere di calcolo ovunque, cosa succede quando il tostapane puo' fare due chiacchiere con il frigorifero?
ma soprattutto, cosa avranno poi da dirsi?


nel mondo dei newmedia, interaction, qualsiasi termine inglese che voi volete, 'doors of perception' e' l'ombelico del mondo, dunque, anche noi in una qualche maniera siamo parte di questo sistema.
tema: "flow"
manifesti molto belli,
si preannunciava una staffilata di conferenze una piu' importante dell'altra, migliaia di persone in arrivo da tutto il mondo.


http://flow.doorsofperception.com/speakers.html

voglio dire e' il posto dove poi bruce sterling presenta un paio di distopie discretamente terrificanti che ci ricordavano un po' "the diamond age"

[25dec2002]
http://www.everything2.com/index.pl?lastnode_id=21014
&node_id=21014&displaytype=printable


   
  c'erano anche michael awad
http://www.interaccess.org/ia/pro/nmc.html
e david rokeby
http://homepage.mac.com/davidrokeby/home.html
di cui ricordiamo "next memory city", installato nel padiglione canadese alla biennale di architettura di venezia.

diciamo che a walterino il loro lavoro sembra interessante.
soprattutto per la continua oscillazione tra tecnologia e arte - alla fine il lavoro di awad ha una forte relazione con l'assai utilitaria macchina del photofinish e i video di rokeby (affascinanti visualizzazioni dei movimenti nello spazio di piazza san marco) sono possibili solo grazie al concetto di feedback, e al fatto che l'uomo e' un asso della programmazione che si e' scritto il suo personale plugin per MAX/MSP (che tra l'altro vende).



per dirsela con estrema franchezza, era uno di quei posti in cui walter e' perfettamente nel suo.
che c'e' rokeby e the diamond age, e altre cento cose che stefi non sa neanche cosa siano.
gli unici architetti che c'erano erano ben van berkel e miss caroline bos, che sono di una noia stratosferica.
agli occhi di un architetto, una roba come doors of perception e' molto affascinante, ma come potrebbe essere affascinante andare al grande acquario di genova.
bello.
c'e' il delfino e anche il pesce martello, pero', poi io non sono un pesce martello da cui non e' che mi prende tantissimissimo.


comunque sia, stefi stava attaccato a walter e tutto procedeva bene.

il tutto non era granche' simpletech, anzi per nulla,
pero',
ancora,
qua e la c'erano alcune robette niente male.
(robette di cui cercheremo di darvi conto in questo articolo).



cioe', in verita' c'era un trucco.
immaginatevi una sala enorme con 987 persone tutte assatanate di nuove tecnologie.
poi, c'era una 988esima persona che di nuove tecnologie non sa nulla.
che sa un'unica cosa.
che al terzo giorno della conferenza, c'era ajax-inter di champions league.


pausa.

il viaggio ad amsterdam che ci rintroniamo di canne, in genere uno se lo fa quando ha diciassette anni.
il viaggio ad amsterdam che c'e' "flow", il congresso mondiale del futuro e' molto bello.
il viaggio ad amsterdam che c'e' "flow", il congresso mondiale del futuro con in mezzo ajax-inter e' il colpo del secolo.


http://www.ajax.nl
http://www.inter.it


tutti passavano il tempo a leggere libri importantissimi.
walter adesso ve ne sparia cinque che dovete leggere anche voi se no non capirete mai nulla di questo terzo millennio.


bruce sterling, "the diamond age", se no poi fanno la nanotecnologia e voi non ve lo aspettate e ci rimanete malissimo.
greg egan, "luminous", ancora fantascienza, ma veramente dura.
al confronto heinlein era vincenzo monti che scrive l'ode sulla mongolfiera e i suoi inventori.
benjamin tammuz, "il minotauro", israele, un innamorato invisibile che sa tutto di te e ti ama spiandoti.
mario praz, "fiori freschi", il principio del terzo millennio lo capisci solo se capisci l'ottocento vittoriano.




...il quinto libro dovrebbe essere una biografia del generale charles napier, che conquisto' un bel pezzo di india per conto della compagnia delle indie ma senza farsi alcuna illusione sulle ragioni del suo agire (al fardello dell'uomo bianco ci pensera' poi kipling, molto molto dopo). pero' non avendone nessuna alla mano, rimaniamo in tema con ernst jünger, magari "irradiazioni", o un qualsiasi suo altro libro pubblicato da guanda.

cio' detto,
in tutto questo,
per ritornare nel mondo delle persone normali,
stefi si era portato un libro da capezzale dal quale non si staccava mai.


ajax, barcelona, cruyff.
the abc of an obstinate maestro




(per chi lo volesse trovare, le ultime copie in inglese sono su amazon.uk).

che e' un libro dove c'e' tutto.
ma non su cruyff, l'ajax o il calcio.
c'e' tutto sulla vita.
un po' come aldous huxley (in verita' forse un po' di meno)


beccatevi questa:

i never practice tricks.
i play very simply.
that's what it's all about.
playing simple football is the hardest thing.
that's the problem of all trainers


(che detto da cruyff fa gia' un certo effetto...)

e quest'altra gemma?

...the penalty is a speciality and it doesn't have any direct connection with football.
look, if we went outside now and i took 100 penalties, they'd all go in;
that's not a problem.
the thing is that a penalty seems to be very easy, which is why it's very difficult.


eh?

the thing is that a penalty seems to be very easy, which is why it's very difficult.

che cosa potremmo aggiungere di piu'?
ottantadue articoli e saggi sul simpletech condensati in una linea.


grazie maestro...

:)

prima di procedere oltre,
essendo che stiamo finalmente entrando nel simpletech,
non possiamo scordarci dell'altro grande maestro che i paesi bassi hanno regalato al mondo nel XXo secolo.

???

mais oui,
stiamo parlando proprio di lui,

mart stam.



lo sappiamo che molti di voi non sanno granche' di mart stam.
pero',
in termini di simpletech (e non solo) era er mejo fico der bigoncio...


solo che poi corbu e mies che sono due bastardi, lo fregano tipo robert redford & paul newman nella stangata, e in termini di storia degli eroi dell'architettura moderna, mart stam finisce dimenticatoio.

per chi volesse saperne di piu':
speaks, michael, hadder (crimson), "mart stam's trousers: stories behind the scenes of dutch moral modernism", uitgeverij 010, amsterdam, 1999


(vi racconta tutta quella storia che e' molto divertente, di quando il gatto e la volpe cancellavano il nostro stam dalle foto degli incontri del ciam...)

voglio dire,
mart stam costruiva il primo prototipo di poltrona fatta con tubazioni da idraulico quando mies andava ancora all'asilo...
quella era la vera poltrona simpletech.
mies, bravino, si applica, ma non si va oltre il prodotto esteticamente simpatico.


(stefi ha passato due ore in rete, ma la foto del prototipo con i tubi da idraulico non l'ha trovata. comunque esiste e quando poi facciamo il libro, in quarta di copertina ce la mettiamo...).
voi nel frattempo, per ora, vi fidate.


stam e' quel fuoriclasse che vi tira fuori la vannelle a rotterdam, la casa blu del weissenhof, che a un certo punto si rompe i coglioni che l'architettura moderna poi serve solo ai ricchi borghesi e se ne parte per andare a dare il suo contributo alla rivoluzione russa.

pensatevi che roba meravigliosa.
che mies van der rohe ti invita a costruire la tua casettina al weissenhof con un'unica richiesta: deve essere bianca.
e tu gli fai una casa color blu lavanda.
chissa' il ciccione come si deve essere incazzato...


http://www.weissenhof.de/english/weissenhof.html

immaginatevi un sistema che costruisci la casa blu lavanda al weissenhof, la van nelle che e' probabilmente la fabbrica piu' bella del mondo (assieme al lingotto), inventi la prima poltrona tubolare al mondo, eppoi te ne parti per andare a fare la rivoluzione...
(senza contare che questo stam era famoso per le sue fidanzate bellissimissime, che e' un altro dettaglio non da poco).


http://www.dwr.com/designers.cfm?designer_id=120



insomma, un tipo un po' alla gabriele mucchi.
architetto perfetto, artista ancora di piu', comunista cosi' tanto che ci inchiniamo...
(e anche lui, aveva sempre delle donne di una bellezza sconsiderata al suo fianco)


(vivaddio, mucchi, almeno lui, dovreste conoscerlo...)

di nuovo,
per quelli che erano assenti il giorno che la maestra spiegava gabriele mucchi quando parte per berlino est, eccovi un primo link utile:
(senno' potreste poi anche comprarvi: "le occasioni perdute", la sua autobiografia, meravigliosissima, edizioni l'archivolto)


http://www.educational.rai.it/lezionididesign/designers
/MUCCHIG.htm


vabbe',
torniamo pero' a doors of perception che era il motivo ufficiale per cui eravamo laggiu'...


toldo
coco
materazzi
cordoba
zanetti
morfeo
almeyda
dibiagio
conceicao
vieri
crespo


(scusate, stefi ha ripreso la tastiera e ci teneva moltissimo a darvi la formazione dell'inter che giocava con l'ajax nella sera del terzo giorno)


insomma, questo doors of perception era tecnico, ma non poi tanto.

cioe' in realta' moltissimo.

specifichiamo meglio:
varie persone hanno parlato di cose possibili solo a forza di tecnologia,
tra di loro joshua davis (http://www.praystation.com), ma eseguendo alla perfezione la solita simpatica truffa che per noi italiani cade sotto il concetto rinascimentale di "sprezzatura":
fare cose difficilissime dando tutta l'impressione che esse siano facilissime.


immaginatevi questo joshua davis.
che e' il re di flash.
per cui sale sul palco uno ricoperto di tatuaggi che sembra appena arrivato dal bronx.
e passa il tempo a ridere, fare linguacce, dire parolacce assortite.
come se poi al congresso mondiale dell'architettura tu aspetti chenneso', borromini eppoi invece viene fuori enrico montesano.


uguale.
curioso.


che pero', anche se sembra enrico montesano, alla fine effettivamente e' borromini.

comunque sia,
la sprezzatura e' una tecnica con cui andate a colpo sicuro.
per prima cosa diventate i geni assoluti di qualche pezzo dello scibile umano, eppoi fate finta che vi riesce cosi'.
schioccherellando le dita.
senza alcuno sforzo.
e tutti rimangono a bocca aperta.

quando il nostro obstinate maestro johan crujff dichiara:

'as i see it, i have no career.
i look at things differently to other people.
i work for pleasure.
that's the bottom line.
the rest is secondary.'


sta facendo per l'appunto sprezzatura.

quando alla domanda successiva risponde:

'every trainer talks about movement, about running a lot.
i say don't run so much.
football is a game you play with your brains.
you have to be in the right place at the right moment.
not too early not too late'


sta facendo sprezzatura alla n potenza.

il genio che fa tutto semplice e' sprezzatura.
il citrullo che fa tutto complicato e' ben van berkel (ma questa e' un'altra storia...)
.


questo e' curioso,
in un sacco di discipline la sprezzatura e' la maniera migliore di raccontarsi e vendersi.
in architettura no.
nell'architettura high tech / new media, men che meno.
chissa' come mai.


ipotesi:
crujff puo' permettersi di fare la sprezzatura perche' dato il football come argomento, lui e' il maestro.
in termini di architettura e newmedia forse nessuno fa la sprezzatura perche' mediamente nessuno ne capisce niente...


comunque sia,
noi amiamo molto le persone che eccellono in questo esercizio.
toto' quando dice che signori si nasce.


oppure,
tornando al nostro viaggio olandese,
abbiamo poi visto un'altra stratosferica applicazione della sprezzatura durante una
conferenza al berlage institute di rotterdam.


(in verita' questo viaggio olandese ha avuto due momenti di picco assoluto.
vedere brian eno e poi vedere herman crespo schiantare non una ma ben due volte la porta dell'ajax...)


brian eno (http://enoweb.co.uk) ci ha fatto vedere come, con due click, tre automi cellulari, quattro riproduttori di cd, tutti potremmo diventare come lui e fare la sua musica.



bravissimo e meravigliosissimo.
vedete, mettiamo quattro cd, tre pezzi di musica,
fai partire, alza il volume, diofaus... ...e' bellissimo...


si parte da ingredienti semplicissimi e il risultato e' una meraviglia.
che da un certo punto di vista e' vero.


ci ha fatto vedere il gioco 'life',

(se non conoscete che cosa e' 'life' andate subito in prigione, vi fermate tre giri, eppoi ritornate al millennio precedente. senza prendere il soldi quando passate dal via)


eccovi due link.
il primo e' molto bello, con degli eccellenti applet
http://www.math.com/students/wonders/life/life.html


questo invece e' in italiano
http://www.compeint.com/redaz.html




brianuccio ci ha spiegato che nella musica generativa e' fondamentale partire da ingredienti semplicissimi che relazionandosi tra di loro ci regalano robette prodigiose.
tutto giusto, tutti estasiati...
(figuratevi noi due).


pero' mr. eno non ci ha pero' parlato dei quindici anni di conservatorio che si e' succhiato, del lavoro allucinante che noi non vediamo, di che roba terrificante deve essere fare il produttre di bowie e degli U2.

eno e' chiaramente un grande, un altro maestro.
uno di quelli che ha interiorizzato la tecnologia ad un punto tale che ormai non la vede nemmeno piu'.
questo processo (che puo' e deve passare per degli intermediari) ci sembra alla base di ogni lavoro creativo moderno che passi attraverso qualche strumento tecnico.


se non avete capito non vi preoccupate.
a un certo punto crujff dice:
'if i wanted you to understand, i would have explained it better'


(di nuovo, non possiamo che toglierci il cappello..)



comunque sia,
gita a rotterdam molto simpatica.
lecture di brian eno, cena all'hotel new york,

http://www.hotelnewyork.nl

(avrete bene una ragazza o una fidanzata da stupire una volta nella vita.
ecco, ve la portate all'hotel newyork a rotterdam e lei si innamorera' di voi per sempre...)




andando all'hotel newyork si passa per un ponte strallato che esce pari pari da gattaca.
e sempre sul tema gattaca, c'e' l'edificio della telecom olandese con la facciata interattiva.

in realta' non e' poi molto interattiva; ci sono un certo numero di mattonelle infarcite di led verdi molto luminosi, e da qualche parte c'e' un computer che li puo' controllare.

suppongo che l'amministratore delegato possa cosi' giocare a snake davanti a ventimila persone, una bella soddisfazione non c'e' che dire.
pero'... pero' quando queste cose le facevano all'mit anni fa era un simpatico saltino tecnologico, una volta che e' stato fatto a berlino, sulla tres grande bibliotheque a parigi, magari basta cosi'.




pausa.
se volete commuovervi di fronte all'intelligenza pura,
eccovi il link berlinese:

http://www.blinkenlights.de

comunque sia,
abbiamo capito che gli architetti hanno capito che la facciata di un edificio moderno a volte e' come una matrice di punti, e che questa matrice (formata vuoi da finestre, vuoi da elementi architettonici vari) puo' formare, pensa te, delle immagini, proprio come il display (sbavo copiosamente) di un computer o anche (sbavo ancor di piu') di un telefonino.
abbiamo capito.
adesso, magari, basta e passiamo oltre.
NEXT, come dice il motto del congresso.




il giorno dopo si ricomincia con le lectures di doors.


uno che ci e' piaciuto moltissimo, e' questo lars erik holmquist
(http://www.viktoria.se/fal/who.html)
che dirige il future applications lab del viktoria institute di goteborg.
mr holmquist ha suonato l'allarme antifumo - cioe' ha ricordato al mondo dell'interaction design / newmedia che il suo fare creativo deve essere un fare; i prototipi ci devono essere, o almeno devono essere almeno concepibili (che e' gia' una strada pericolosa).

in questo senso ci sembra che la relazione tra pensare e fare per le discipline progettuali sia cosi' ovvia da correre il rischio di dimenticarsela.
se questa relazione non c'e' si cade nel cargo cult
(http://www.everything2.com/index.pl?lastnode_id=365306
&node_id=365306&displaytype=printable
).


che cosa e' il cargo cult?
e' la nuova forma di religione melanesiana che crede nell'imminente arrivo di un grande aereo cargo carico di beni di consumo.

questa religione nasce da una serie di osservazioni fatte da questi indigeni.
durante la seconda guerra mondiale arrivavano infatti regolarmente aerei cargo dagli stati uniti;
il loro arrivo era preceduto da determinate attivita' del controllore di volo, che saliva sulla torre di controllo, si metteva le cuffie e parlava apparentemente al nulla.
i bravi abitanti di vanuatu (http://enzo.gen.nz/jonfrum), a cui sfuggiva il fatto che il cargo e' la punta di un immenso iceberg produttivo/logistico, costruiscono torri di controllo di bambu', si mettono due mezze noci di cocco sulle orecchie e contano che il cargo arrivi.


il cargo ahime' (ovviamente) non arriva, per quanti fuochi si accendano lungo la "pista",
per cui il passo successivo e' fare scattare l'analogia con gli uccelli e costruire un richiamo: un aeroplanone di bambu' che dovrebbe richiamare i suoi consimili. ma non funziona (ovviamente) neanche quello.


capiamoci: non stiamo prendendo in giro i melanesiani.
nel loro contesto, per quel che sapevano, la loro razionalita' funziona come deve.
e le loro conclusioni sono razionalissime e sbagliatissime.


allora, tutto questo e' per noi fondamentale.
perche' questi indigeni costruiscono delle rappresentazioni perfette di aeroplani, che pero' non saranno mai in grado di fare arrivare gli aeroplani veri.
né, e qui torniamo progettisti, di farci arrivare agli aeroplani veri.
se uno oggi si trova su un isola deserta e proprio deve costruire un aeroplano, magari dovrebbe partire da un aquilone, o un aeroplanino di carta.
o se ha una vaga memoria del futuro, dall'aliante di otto lilienthal.



ma non da una riproduzione in mollica di pane di un 737.

alla stessa maniera, ci sono intorno a noi fior di progettisti che costruiscono rappresentazioni del futuro, sperando che grazie a queste rappresentazioni il futuro possa effettivamente arrivare.
peccato, che cosi' come per i poveri indigeni, nessun futuro arrivera' mai se le premesse sono errate.


(potremmo fare una lista di dieci architetti straordinari, abilissimi in questa operazione).


il cargo cult infetta diversi progetti e si basa su una inversione tra causa ed effetto:

osservazione: i progetti tecnologici spesso contengono degli schermi al plasma di grandi dimensioni.
conclusione: inserendo schermi al plasma nei miei progetti, essi diventano progetti tecnologici.


come avrebbe dovuto dire heisenberg, "das ist falsch".
o anche "non esiste proprio".


altra conferenza molto molto interessante,
che agli architetti dovrebbe piacere molto, e' stata quella di phil tabor, della bartlett di londra.




...much of our mental activity goes into building up a kind of nebulous information cloud, a space for half-formed thoughts, which is pre-logical, pre-verbal, playful.
i think we need a 'daydream engine' for this space...


(dice il nostro phil...)

un daydream engine, un motorino per sognare ad occhi aperti...

durante doors ci sono poi state altre interessanti escursioni fuori dalla conferenza.
una gita ad eindhoven a vedere la philips design.
interessantissimo.

ci hanno fatto vedere questo progetto che funzionava cosi'.
immaginatevi una stanza bianca, vuota.
con solo dei microfoni e degli speaker.
tu parli, il microfono prende la voce e te la rimanda con un delay, tipo eco.
dopodiche',
il tempo del delay viene allungato o accorciato.
che ti sembra che la stanza si stia impicciolendo o ingrandendo...


che pero' e' sempre la stessa stanza bianca.
che all'improvviso ci sembra piu' piccola.
o piu' grande.


very simpletech...

http://www.design.philips.com
http://www.design.philips.com/vof/toc1/home.htm


(ecco, se volete sapere come sara' il futuro, e' molto piu' sensato andare a fare una visita alla philips che rincorrere gli architetti olandesi piu' alla moda...)

altra gita bella, ad anversa. lungofiume altamente boreale, ma piu' di tutto visita al museo della moda. il museo e' in allestimento, e si capisce dall'inizio del percorso espositivo – le teche/pareti sono fatte aggiungendo una parete vetrata alle scatole di cartone che si usano normalmente per conservare i vestiti.



Ahinoi, la centesima canottierina bianca si rivela essere il nostro limite, e fuggiamo nella notte verso amsterdam e doorsofperception. Ci si lascia dietro questa tomba barocca niente male, cosi' ben occultata nell'oscurita' che tocca fotografarla agli infrarossi.



Metabolizzata la birra trappista, stefano boeri (altro relatore del sistema) ci rapisce e dice "presto, c'e' una mostra interessantissima su tecnologia e robe che a voi/noi piacciono in centro, all'oude kerk".

sia detto per inciso, l'oude kerk e' la chiesa piu' bella di amsterdam e sorge in mezzo ad una corona di bordelli e spacciatori.

insomma, ci mettiamo sull'attenti davanti a captn. boeri + maddalena e filiamo all'oude kerk.
dove determiniamo due-tre cose sul mondo delle installazioni tecnologiche/interattive.
sapendo di farvi cosa grata, provvediamo subito a rigirare anche a voi:


- se il tuo progetto e' debolino e gli costruisci sopra una cupola geodesica alla buckminster fuller, ti stai suicidando perche' la cupola e' fortissima e quindi richiama l'attenzione sulla tua debolezza.
- la tecnologia tende ad ammazzare l'artista tecnologico aggirandolo. mentre tu ti stai inventando il sistema che (quando funziona) mediante un satellite registra la tua posizione e la riporta su una mappa, abili tecnocapitalisti stanno gia' vendendo a tutte le compagnie di trasporti un sistema analogo che pero' 1 – funziona sempre 2 – e' involontario (il camionista non sceglie) 3 – funziona sempre. funziona sempre e' ripetuto due volte perche' e' importante.
- mettere due computer e due proiettori in una stanza per far giocare la gente a quake II non costituisce un'installazione significativa.
- neanche un modello didattico di un missile costituisce un'installazione significativa.
- una mappa low tech dei poteri effettivi e della loro distribuzione nel mondo rischia di essere la cosa piu' interessante della mostra
.



altra cosa, qui w. si impossessa della tastiera, lui che architetto non e'... dunque siamo poi andati a vedere un edificio di steven holl, che e' piaciuto anche al mio innocente gusto naif ...figuriamoci un parallelepipedo con una doppia pelle, quella piu' esterna e' una lastra piuttosto spessa di rame bucherellato.
nell'intercapedine ci sono delle luci e si affacciano alcune delle finestre.
prima impressione, dell'edificio riflesso in un canale; eccellente.
con l'acqua non si sbaglia mai.




poi, avvicinandosi un po' di straforo (si puo' non si puo'... e chi lo sa, in messico dicono che si fa prima a chiedere scusa che chiedere il permesso) si vede che questo rame sta diventando verde ma in maniera molto interessante, non uniforme.
possiamo immaginarlo cambiare lentamente colore nel corso degli anni, eventualmente anche macchiare il marciapiede attorno.



al tecnologo verrebbe anche da pensare che il rame magari fa anche da gabbia di faraday e quindi i segnali elettromagnetici non posso entrare ne' uscire dall'edificio – ma non e' poi vero, perche' porte, finestre e tetto costituiscono temo dei varchi troppo grandi.

(stefi conferma che era proprio bello.
tanto era una cazzata senza senso la mostra di steven holl a vicenza, tanto questo gingilletto ad amsterdam era proprio ben fatto e riuscito)
anche,
un ringraziamento a daniele mancini che ci portava instancabilmente a vedere ogni architettura vagamente significativa costruita ad amsterdam negli ultimi duecento anni...


insomma,
una settimana di simpletech di ogni genere, partite di calcio, musica generativa, chimiche assortite, architettura.
l'articolo si e' gia' fatto lunghissimo da cui dobbiamo saltare le robe su escher, la regina di cuori e altre mille storielline che scivoleranno nel prossimo articolo.


prima di passare al secondo capitolo del viaggio (bangkok), vi regaliamo un'ultima chicca del nostro obstinate maestro preferito:

...and that means you really were a bit of a strange footballer if you look at idealism in professional football.
professional football means money.
it means achievement.
idealism, of course, means loving beautiful football.
and it means never in your life making concessions about one or the other.
they are equally important.
i don't think results and idealism are really opposite.
they turn out not to be...




i've said that from the start.
i am a bit strange.
an idealistic professional.
that's how you have to see it...

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la sezione Simple tech
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è curata da
Stefano Mirti
e Walter Aprile


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