SOPRALLUOGHI


Camillo Boito a Padova


di Roberto Zanon



Camillo Boito
Museo Civico di Padova
1 Aprile 25 Giugno 2000
orario 9.30 - 12-30 15.00 -18.00 Lunedì chiuso
informazioni: 049 820 4562
www.padovanet.it/padovacult/boito.html



[08apr2000]
L'esposizione che la Città di Padova offre a Camillo Boito (Roma 1836 - Milano 1924) negli spazi del museo Civico è un ottimo pretesto per riflettere su alcuni importanti lasciti che l'architettura ottocentesca ci ha fatto pervenire. Una mostra sintetica ed equilibrata che trova nella diversificazione dei temi espositivi la possibilità di interagire con interessi differenziati. Pur avendo nell'architettura il denominatore comune, le tematiche che gravitano attorno all'eclettico Camillo Boito (fratello del forse più noto Arrigo) spaziano dalla critica d'arte alla fotografia, dalla rappresentazione alle arti decorative, dall'archeologia all'urbanistica fino alla storia della città. L'Ottocento, specie in architettura, non è stato un momento storico molto apprezzato e forse è significativo che la proposta di questo evento espositivo avvenga proprio adesso, con il passaggio ad un nuovo secolo, permettendo la riscoperta di un periodo che sarebbe bene poter prendere in considerazione con "occhi nuovi", con la mente sgombra dai retaggi di un passato seppur recente.

All'interno delle diversificate sezioni un cui la mostra e divisa è importante segnalare come la figura di Boito progettista a Padova possa essere riassunta in alcuni capisaldi architettonici: Il Palazzo delle Debite (nell'area medioevale a ridosso del Palazzo della Ragione), la realizzazione di una scuola modello nell'area della Reggia Carrarese, la progettazione ex-novo del camposanto, la sistemazione del Convento Antoniano a sede del Museo civico (luogo in cui si svolge l'esposizione), gli interventi ruotanti attorno alla grande fabbrica della Basilica del Santo. Questi apporti puntuali e fisicamente ravvicinati in rapporto alla struttura della città offrono l'occasione che non sempre una mostra di architettura rende disponibile, ovvero di avere disegni e modelli reali in un contesto pressoché unico dove addirittura il contenitore stesso è uno dei protagonisti dell'esposizione. Il momento espositivo diventa quindi pretesto di riflessione per poter poi successivamente vedere o rivedere, attraverso una visone rigenerata, alcuni luoghi abituali della città.

Dal punto di vista del risultato architettonico i manufatti che Boito ci ha lasciato trovano ragion d'essere nella miscellanea di riferimenti che spaziano dai modelli medioevali alle citazioni riprese da diverse tradizioni quali le arabo-normanne, le gotico-toscane e soprattutto le veneto-bizantine. L'idea dell'architetto, riprendendo le parole di Guido Zucconi nell'introduzione al catalogo, "è quella di ribadire il concetto di stile nazionale in cui esiste un denominatore che accomuna tutti i linguaggi regionali presenti nella penisola il quale non corrisponde solo ad una idea, ma possiede anche un volto: è quello delle grandi costruzioni in laterizio, con archi a tutto sesto, con volte a crociera, con potenti membrature addolcite dalla presenza di bande e di profili in pietra decorata a sbalzo". Un'architettura eclettica molte volte biasimata dalle successive generazioni di progettisti che adesso, proprio in questa occasione, può essere riletta attraverso un comporre che ingloba espliciti e dichiarati riferimenti alla tradizione.

In un allestimento povero che sostanzialmente lascia spazio ai vari materiali esibiti, un aspetto non secondario di questa mostra è quello di poter visionare una serie di disegni di architettura bellissimi, incredibilmente descrittivi, precisi e raffinati come raramente si ha occasione di ammirare e che dimostrano un uso magistrale delle chine e degli acquerelli. Almeno nel campo della rappresentazione è indiscutibile il lascito che la maestria e la tecnica dei "disegnatori di architetture" ottocenteschi ci hanno lasciato. Il catalogo che accompagna l'esposizione è a cura di Guido Zucconi e Francesca Castellani e raccoglie una ricca e completa documentazione del materiale esposto e nel quale si segnala uno scritto di Donatella Calabi che inquadra la situazione urbanistica della Padova di fine Ottocento.

Roberto Zanon
rz@trivenet.it





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