SOPRALLUOGHI

La Fabrica del futuro: Ando in Italia

di Francesca Pagnoncelli



[05oct2000]


Non può che essere un segno positivo, una presenza importante per l'Italia, quella di un'opera di Tadao Ando, architetto autodidatta giapponese affermatosi da anni a livello internazionale. Sembra quasi l'impronta lasciata da un'enorme presenza extraterrestre, una perfetta orma ovoidale da cui sprigiona un sistema di linee di forza che creano luoghi e spazi architettonici estranei alla realtà, un altro luogo, un organismo autonomo volontariamente innestato nell'orizzontalità del panorama veneto.

Il primo impatto visivo è con il muro, naturalmente in cemento, che occulta e nasconde la ferrovia e che, dei treni in corsa, lascia sfuggire solo il rumore del ferro sulle rotaie. Poi, avvicinandosi, si distinguono le colonne, pure, perfettamente, lisce, con "capitelli" a tronco di cono, messi lì come tanti atlanti a sorreggere il peso del cielo. Sono le colonne che fanno da trait d'union tra il nuovo intervento e le preesistenze: dove queste si fanno più forti ed evidenti le colonne si stemperano in un immobile specchio d'acqua, come ad inchinarsi davanti al peso della storia.



Tutto il resto è un'unica lunga avvolgente promenade architecturale fatta di scale che scendono, che salgono, che si avvolgono o si sviluppano in effetti monumentali verticali. Si crea così un unico continuum architettonico che si arrotola attorno alla corte ovale scavata nel terreno, uno spazio complesso che rivela le sue molteplici modulazioni solo a chi lo percorre con occhi attenti. Solo, infatti, a chi sceglie di fare qualche passo in più rispetto al percorso logico di attraversamento dei diversi ambienti l'architettura di Ando rivela tutte le sue sfaccettature, tutti i suoi angoli, i suoi scorci ed i suoi meandri la cui unica finalità è la realizzazione di un effetto poetico. Gli sguardi si incrociano, le prospettive si rincorrono come in un gioco di specchi che è il frutto di un grande amore per l'arte architettonica vista come misto di effetti e di accorgimenti scenografici.

L'unico rammarico è che tutta questa poesia sia frutto di una proficua collaborazione tra un industriale illuminato come Luciano Benetton, che continua la lunga tradizione di commissioni architettoniche intelligenti e di qualità, e non di una diffusa cultura e pratica della qualità progettuale e costruttiva che in Italia fatica enormemente ad affermarsi.

Francesca Pagnoncelli
pagnonc@mediacom.it




 

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