SOPRALLUOGHI

Il Vetro Progettato

di Roberto Zanon




Aperto Vetro 2000
Il Vetro Progettato
Architetti e Designers a confronto con il vetro quotidiano

Venezia, Museo Correr
San Marco, Ala Napoleonica 
15 Ottobre 2000 - 14 Gennaio 2001

informazioni:
tel: 041 522 5625 
correr@comune.venezia.it
www.comune.Venezia.it/museicivici




[26oct2000]
È un atteggiamento che rischia di diventare rassegnato, quello del progettista volenteroso di sperimentare nuove forme e tecniche sulla lavorazione del vetro, dopo aver visitato la completa mostra messa in opera al Museo Correr di Venezia denominata "Aperto Vetro 2000". 

Se tutto con il vetro non è stato fatto, moltissimo comunque si è sperimentato e la mole di prodotti selezionati per l'esposizione veneziana lo sta a dimostrare. Eppure se pensiamo alla maggior parte della produzione muranese (ben rappresentata nel filone dedicato al vetro soffiato) tutt'oggi nei negozi e nelle bancarelle, pensiamo ad una sequela di oggetti che trovano nella staticità della tradizione il loro referente, una sorta di incapacità ad evolversi parallelamente alla città, Venezia, diventata emblema dell'immobilismo.

Evidentemente è questo che il mercato maggiormente richiede, ma celata è presente anche una voglia di sperimentazione che ha dato esiti positivi, seppure attraverso un numero ristretto di fornaci. Si possono, arbitrariamente, citare un paio di esempi significativi entrambi presenti in mostra. Il vaso sferoidale "Geacolor" disegnato per Venini da Gae Aulenti. Qui il risultato formale finale nasconde un processo produttivo altamente scenografico in cui i vari strati che risultano visibili sulla superficie del vaso, sono la cristallizzazione di un innumerevole numero di soffiate di vetro colorato che a caldo vengono rotte facendole cozzare con il supporto sferico principale.

Altro esempio di progettualità applicata a questo affascinate materiale è il vaso disegnato da Mario Bellini sempre per Venini denominato "Sogni infranti". Anche in questo caso l'esuberanza di forma è il risultato di una attenta gestione del progetto che trova nel processo di lavorazione la giustificazione dell'esito finale. Una serie di vetri di recupero o scarti di lavorazione vengono posti a caldo in sommità alla coppa trasformando l' insieme in una sorta di natura morta tridimensionale. Non è solo il vetro muranese a trovare spazio nell'esposizione; interessantissima, per esempio, è l'incredibile collezione di bicchieri che da vicino si possono vedere (anche toccare!?) e comparare. È questa l'area produttiva di Colle Val D'Elsa specializzata nel cristallo come Murano lo è per il vetro soffiato.


Joe Colombo, bicchieri "smoke" ideati per cene in piedi. Grazie alla morfologia del piede di appoggio permettono l'uso del bicchiere insieme alla sigaretta o ad altri oggetti. Arnolfo di Cambio 1964.


Molte le serie di bicchieri, anche poco conosciute, che nella trasparenza del vetro cristallo trovano momento di unificazione pur nella varietà delle loro forme. Anche qui alcune arbitrarie citazioni tra le moltissime che potrebbero essere raccolte. La prima per la serie "Smoke" del 1964, disegnata da Joe Colombo, vulcanico progettista degli anni '60 e '70, che contempla una singolare asimmetria nel posizionamento del gambo per offrire una presa sicura con la mano e permettere contemporaneamente anche di stringere una sigaretta tra le dita.


Gaetana Aulenti. Vaso in vetro soffiato con tecnica di lavorazione particolare. Venini.


Mario Bellini, vaso in vetro soffiato con aggiunta a caldo di scarti di lavorazione. Venini.

Angelo Mangiarotti, bicchieri in vetro soffiato che seguono la forma del liquido a contatto con la mano. Colle 1986.
Nell'ipotesi progettuale di Marco Romanelli, curatore dell'esposizione uno, tra gli altri, degli intenti che la mostra desiderava documentare viene così descritto: "Tendenzialmente contemporanei, i progettisti selezionati si arricchiranno tuttavia di alcune partecipazioni storiche rese necessarie dall'importanza degli oggetti prodotti così come, a livello teorico, dalla esemplificazione di una metodologia di lavoro da tempo consolidata". Questo presupposto, seppur rimarchevole, non riesce però a trovare chiara esplicitazione. L'idea di creare piccole isole espositive in cui ricercare dei nessi logici nell'uso di differenti materie e tipologie da parte di un singolo autore, da luogo a dei nuclei che non hanno la forza di interagire con il contesto allestitivo.

Nella sezione dedicata ad Alvar Aalto, per esempio, anche se è evidente l'assonanza del trattamento delle forme, siano esse rese prodotto in materiali diversi, la visione dei famosi tavoli con la gamba in legno curvata a ventaglio o della poltrona in compensato sagomato vicino agli altrettanto famosi vetri dalla sagoma organica, non riesce a creare ne uno stacco ne un colloquio con il resto del materiale esibito. Interessante invece l'esposizione di una serie di mobili in vetro con lavorazione a lastra (e l'area di lavorazione ha in questo caso ha nucleo nelle Marche) in cui inedito appare l'accostamento, pur essendo la materia di base la stessa, con la leggerezza e fragilità del vetro soffiato.


Renzo Piano, libreria Teso composta da elementi verticali e piani continui in cristallo molato. Un sistema di tiranti verticali in acciaio inox sfrutta gli elevati coefficienti di compressione del cristallo. Fontana Arte 1989.
A questo proposito può essere ricordata la libreria "Teso" disegnata da Renzo Piano nel 1989 per Fontana Arte. Le capacità compositive dell'architetto trovano felice manifestazione in questo mobile anche se l'ambito domestico non è certo familiare al progettista genovese. La caratteristica del vetro di resistere alla sollecitazione di compressione ha permesso la composizione di una libreria "minima" in cui l'esilità degli spessori di ripiani e montanti può sussistere grazie all'introduzione di un cavo tensore metallico che solidalizza, comprimendoli, tutti gli elementi che compongono il mobile. La trasparenza del materiale associata alla sottigliezza delle parti in vetro restituisce un oggetto d'arredamento assoluto e discreto nell'essenzialità del proprio disegno.

Una mostra nel complesso completa che offre una panoramica a largo raggio sulle potenzialità del vetro e che ha il pregio di presentare una serie di oggetti che sempre cercano, o hanno avuto nei loro presupposti iniziali, un rapporto con la produzione, e che non scivola, sconfinando, nel pericoloso campo dell'opera d'arte. Una differenza sostanziale con molte altre manifestazioni che hanno come soggetto - oggetto questo nobile materiale.

Roberto Zanon

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