Sopralluoghi

Alessandro Mendini tra le arti

di Roberto Zanon




Alessandro Mendini tra le arti
mostra a cura di Peter Weiss

Basilica Palladiana
Piazza dei Signori
Vicenza
28 gennaio - 25 marzo 2001

orari:
10.00-13.00 e 15.00-19.00
lunedì chiuso

Catalogo Electa

informazioni:
tel: 0444 540072
www.viarte.com




[29jan2001]
"Alessandro Mendini tra le arti" suona un po' come "Alice nel Paese delle Meraviglie". Questo titolo poteva quindi essere interpretato come "non opportuno" per l'antologica allestita a Vicenza sul lavoro di uno dei maestri del progetto in Italia, ma nella sottile conscia ironia di questo discreto e al contempo prorompente personaggio, diventa suggello di un operare totale nel mondo della comunicazione che assimila e mescola letteratura, design, architettura, moda e pittura. Sono mondi che, seppure molti progettisti hanno indagato, raramente hanno avuto modo di esplicitarsi all'unisono facendo sentire quella "coralità" che è invece pienamente leggibile nel lavoro di Alessandro (ma anche nell'occulta presenza del fratello Francesco) Mendini.



La mostra aperta nel salone della Basilica di Vicenza, destinata ad essere trasferita in Spagna e in Germania, offre una panoramica globale del lavoro di questo protagonista della scena del design italiano strutturando l'esibizione dei diversi prodotti, modelli, dipinti come all'interno di una quinta predeterminata. Il pretesto-referente iconografico è il Teatro Accademico di Vicenza, ma nella restituzione costruita il progetto allestitivo diventa autonomo e il togliere gravità alla pesantezza del vivere quotidiano che Mendini rincorre con il suo operare riesce a trovare felice esplicitazione.


Gli oggetti, ma anche gli ambienti e per certi versi anche i suoi scritti, sono "spezzoni scenici fantastici, romantici, sentimentali " -come lui stesso ha avuto modo di dire durante la presentazione- nello scenario drammatico della contemporaneità. Eppure sono molti altri i maestri del design che vogliono confrontare la propria opera con il quadro della vita di ogni giorno, si pensi al lavoro di Enzo Mari o a quello di Gaetano Pesce. Con Mendini però non c'è stridore tra la persona e l'operato; c'è alla base un atteggiamento non superbo, cosciente della relatività del proprio pensiero, che attraverso un'incredibile progressione è riuscito a concretizzare una forte carica utopica, sperimentativa e di ricerca iniziale in prodotti destinati al mercato reale, latori di un personale codice espressivo.



È l'atteggiamento etico che anche Vanni Pasca, nell'introduzione della mostra, ha voluto sottolineare, quando parla dell'apertura al dibattito da parte di Mendini, di una presa di posizione chiara che però non ha paura di essere messa in discussione. Il parallelo che Pasca legge con un altro grande teorico dell'800, Williams Morris, è molto interessante. Mentre questi pur nella contaminazione tra arte e design, avvertiva nei confronti della tecnica un ostacolo che contrastava con il rilancio da lui auspicato dell'artigianato, con Mendini lo stato di avanzamento della scienza diventa momento gravitazionale e l'arte diventa marginale. Una presa di posizione che è quindi conscia che il proprio operato è spostato rispetto al baricentro, ma che egualmente è riuscita a tridimensionalizzare un universo analogo, da favola, forse proprio come il mondo di Alice che ha l'opportunità di vivere in un ambiente fantastico, del tutto parallelo con quello reale.

La varietà di prodotti che sono esposti nella mostra è così varia che, seppur in apparenza può sembrare paradossale, perde significato, in questo ambito, soffermare l'attenzione sul singolo episodio progettuale. Molti prodotti, anche tra quelli esibiti, sono risultati dei successi commerciali, ma questo poco importa nell'opportunità di una visione sincronica del lavoro di questo protagonista; essi acquistano significanza "intellettuale" proprio se correlati tra loro e letti nella globalità. In questo modo è permesso l'avvicinamento alla complessità del progetto che Mendini cela nel suo operato e che, alla fine, si trasforma in poesia, una lirica che appieno esprime ciò che lui stesso ha tradotto in parole: "Dispersioni, devozioni, attese, incertezze, tesi irrisolte, con uno slogan per me ricorrente: <<Non so se…>>".

Roberto Zanon

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