Sopralluoghi

Luigi Ghirri, Antologica 1972 -1992

di Raffaella Lecchi




Luigi Ghirri, Antologica 1972 -1992
A cura di Massimo Mussini in collaborazione con Paola Borgonzoni Ghirri

Chiostri di San Domenico e Palazzo Magnani
Reggio Emilia
4 febbraio - 25 marzo 2001

orari: 10.00-19.00
lunedì chiuso

biglietti:
£10.000 intero, £8.000 ridotto, £5.000 scuole
(il biglietto comprende la visita a entrambe le sedi della mostra, visitabili anche in giorni diversi)

Catalogo Federico Motta Editore, 540 foto a colori
£100.000 in mostra, £140.000 in libreria

informazioni:
tel: 0522 459415, 0522 459408
fax: 0522 452349
r.grassi@mbox.provincia.re.it 
www.palazzomagnani.it 






[10feb2001]
La fotografia non è pura duplicazione o un cronometro dell'occhio che ferma il mondo fisico, ma è un linguaggio nel quale la differenza fra riproduzione e interpretazione, per quanto sottile, esiste e dà luogo a un'infinità di mondi immaginari. [Luigi Ghirri]

Esiste una celebre fotografia del cimitero di Modena di Aldo Rossi: ritrae il grande cubo rosso in prospettiva angolare, in secondo piano, immerso in paesaggio di neve, ritagliato sul fondo di un cielo grigio-nebbia. Uscì su Lotus e sulla monografia di Alberto Ferlenga dedicata a Rossi nel 1987. La fotografia era stata scattata da Luigi Ghirri: nella sottile differenza fra riproduzione e interpretazione si situa la magia dell'architettura rossiana, metafisica, astratta, simbolicamente potente.


Modena, cimitero (A. Rossi) 1985.


Ghirri è, per molti architetti, il fotografo amico di Rossi: per lui realizzò una serie di scatti dello studio milanese, tesa a tratteggiare, per accumulo di informazioni (cosa che già aveva fatto per se stesso in Identikit) un ritratto oggettuale dell'architetto. Con lui esistevano innegabili affinità nella percezione del paesaggio: il minimalismo delle forme architettoniche "organizzate secondo griglie geometriche, in cui molte caselle si presentano come una cornice naturale, che assicura continuità fra la forma architettata e il mondo circostante".

Tuttavia la fotografia d'architettura (Luigi Ghirri collaborò a lungo con Domus, Interni, Ottagono, l'Arca) fu soltanto uno dei tardi approdi della sua ricerca artistica, che si è snodata in un percorso creativo lungo vent'anni, dal 1972 al 1992, anno della sua improvvisa scomparsa. Di questi vent'anni rende conto l'imponente mostra di Reggio Emilia: seicento fotografie provenienti dalla Fototeca della Biblioteca Panizzi che accoglie quasi interamente l'Archivio fotografico di Ghirri.


Reggio Emilia 1973.

La mostra, per la mole del materiale presentato, è separata in due sedi: nei chiostri di San Domenico sono raccolti 350 scatti del primo periodo (1972-1979). Trovano spazio qui i lavori in collaborazione con gli artisti concettuali (Franco Guerzoni in un primo tempo, Carlo Cremaschi, Claudio Parmeggiani, Giuliano della Casa in seguito), e le raccolte imperniate sul tema del linguaggio, del caso e del ricorrente, sui codici interni all'arte fotografica: le fotografie sono caratterizzate "da scelte di inquadrature rigorose, geometricamente impaginate, che tentano di celare la personalità del fotografo dietro l'apparente neutralità dell'immagine" (M. Mussini).


Brest 1972.

Palazzo Magnani ospita invece 250 opere che si riferiscono agli anni dal 1980 al 1992, periodo iniziato con la personale di Ghirri nella sede espositiva dell'Università di Parma su invito di Arturo Carlo Quintavalle e Massimo Mussini. Gli anni Ottanta vedono una progressiva svolta: nella ricerca fotografica e teorica irrompe il sentimento, la necessità di una visione emotivamente partecipe capace di guidare verso un recupero delle facoltà immaginative, logorate dall'abuso di banalità delle immagini provenienti dal mondo pubblicitario-televisivo, restituendo spontaneità alla visione. Il paesaggio è protagonista quasi assoluto di questa ricerca: la pianura Padana vissuta come "luogo comune" denso di sedimenti storici e ricordi personali, pianura zavattiniana e felliniana, ma anche il paesaggio italiano più in generale, scarnificato dagli abusi romantici, impreziosito dalla poesia dell'occhio fotografico di una grande sensibilità contemporanea.

Raffaella Lecchi

r.lecchi@katamail.com
> SOPRALLUOGHI
> MOSTRE
per qualsiasi comunicazione
scrivete redazione@architettura.it

laboratorio
informa
scaffale
servizi
in rete


archit.gif (990 byte)





copyright © DADA Architetti Associati