home

Sopralluoghi

ARCHITETTURE. 15 progetti del corso di Corrado Levi e Ida Farè

di Davide Crippa




Architetture

15 Progetti del corso di Corrado Levi e Ida Farè
Politecnico di Milano, Facoltà di Architettura A.A. 2000-2001

Galleria AAM
via Castelfidardo 9, Milano
tel: 02 290 12 105

dal 10 al 15 settembre 2001

apertura:
dal lunedì al venerdì, ore 16.00-19.00
ingresso libero




Corrado Levi non poteva scegliere una sede più interessante della Galleria AAM per la mostra; qui i progetti degli studenti si sovrappongono agli interventi di Franco Purini, Umberto Riva e al ricordo della recente mostra di Steven Holl, come dire che una "diversa tradizione" si confronta con "diversi" modi di fare architettura.

[04nov2001]
Prima dell'inaugurazione si possono osservare con calma i progetti esposti e "rubare" chiarimenti agli studenti presenti, che si dimostrano entusiasti e per nulla intimoriti dalla loro prima esposizione. Con l'inaugurazione ufficiale arrivano alla spicciolata docenti e pubblico. Tra i presenti Ettore Sottsass, che a lungo è rimasto in attento e silenzioso ascolto degli studenti che illustravano tutti i perché dei lori progetti. La discussione si è poi svolta in modo del tutto naturale: un amico tra gli amici. Quei pochi anni anagrafici che lo separano dagli studenti si sono dissolti e poi scomparsi sulla base di quell'unica passione comune: l'architettura.


Ettore Sottsass durante la visita alla mostra.
Attori indiscussi restano comunque i veri artefici della mostra: gli studenti con i loro progetti, e sopra tutti "il" docente, protagonista nonostante la sua ritrosia a mettersi in evidenza. La storia di Corrado Levi è affascinante e speciale, come speciale è il legame che riesce a creare ogni anno con gli studenti; e singolare è il suo modo di insegnare. Come si evince dalla presentazione del corso, egli tratta senza nessuna distinzione arte e architettura, parla di un architettura caratterizzata da negazioni, discontinuità e fratture, che sono tanto inevitabili quanto presenti nella quotidianità. La sua poetica, o forse –meglio– il suo fare è un guardare il mondo "dal buco della serratura", e un sapersi stupire sempre –e ancora– per particolari spesso inosservati.


Phantaren.


La casa che visse due volte.


Effetto Farfalla.

Corrado Levi insegna ad osservare e ad apprezzare la quotidianità ad ogni livello: "dal battiscopa all'opera d'arte". Nelle sue lezioni la parola chiave è "confronto". Il docente non è tanto colui che insegna una "indiscussa verità" quanto colui che stimola ogni studente a trovare le proprie risposte, a sviluppare la propria individuale sensibilità, a riscoprire la gioia di provare un "fanciullesco stupore". Ogni incontro con Corrado Levi è così una continua, ma anche reciproca, crescita.

Il tema del laboratorio è strano, suggestivo, decostruttivo (nel senso letterale del termine), avvincente, provocatorio… una sorta di doppia sfida: all'uomo prima ancora che al progettista. In pratica si chiede allo studente di immaginare una catastrofe che distrugga la propria abitazione (si può immaginare una catastrofe pensata "su misura" per la propria casa? Una catastrofe che sia unica e speciale perché anche un po' "nostra"?!!), ma subito dopo gli si propone di ricostruirla, così come la avrebbe sempre voluta. Da questo straordinario tema nascono progetti come "La casa che visse due volte" (il titolo dice già tutto!), "SpaziodiSpazio" (dove un asteroide che piove sulla casa diventa parte integrante della stessa), "Troppa Luce" (in cui un palo della luce precipitato diventa magicamente una scala con terrazza panoramica), "Il privato sgomita nel pubblico" (che vede nella caduta di travi in acciaio da un elicottero un nuovo modo per ridefinire uno spazio domestico) e ancora "Periferia verticale", "Sottosopra", "Ginestre", "Phantaren", "Tutti giù perterra", "Copia e Incolla"… Infiniti modi di esprimere la propria fantasia e di trasformarla in architettura.


SpaziodiSpazio.


Desolazione e rovina.
Che dire dunque di questa mostra? Bravi gli studenti, fresche le presentazioni originali "le catastrofi" immaginate e imprevedibili i loro sviluppi… ne nasce un'idea: che forse tutta la mostra sia un'unica e grande metafora e che, sebbene in punta di piedi, ci voglia dare una lezione di vita? Forse gli ostacoli non sempre e non per forza devono avere valenze negative, ma anzi possono essere occasioni per far emergere inaspettate potenzialità?

Per concludere vi pongo una domanda che Levi lancia come una provocazione. Un dubbio a cui, forse, prima di scrivere questo articolo avrei risposto senza indugi, ma che ora mi lascia in una sensazione di ricca e indeterminata, spiazzante ma beata, incertezza: progettare un errore –meglio, un errore progettato– è ancora un errore? A voi l'onere di rispondere.

Davide Crippa

dcrippa@ghigos.com
> SOPRALLUOGHI
> MOSTRE
per qualsiasi comunicazione
scrivete redazione@architettura.it

laboratorio
informa
scaffale
servizi
in rete


archit.gif (990 byte)





copyright © DADA Architetti Associati