home

Sopralluoghi

Quando lo Stato ricostruisce: l'attività dell'INA Casa, cinquant'anni dopo

di Alessandra Faini




Città, architettura, edilizia pubblica: il Piano INA Casa 1949-1963

Centro per le Arti Contemporanee
via Guido Reni, 10 
Roma
tel: 06 320 24 38
http://www.darc.beniculturali.it

dal 16 gennaio al 20 marzo 2002

apertura: martedì-domenica dalle ore 10.00 alle ore 18.00
ingresso gratuito




Sul più vasto fenomeno di ricostruzione post bellica, promosso in Italia dallo Stato, si è aperta a Roma, il 16 gennaio, una mostra dedicata al periodo di attività edilizia dell'INA Casa. "Città, architettura, edilizia pubblica: il Piano INA Casa 1949-1963" è ospitata presso il Centro per le Arti Contemporanee di Roma, primo nucleo del noto progetto romano di Zaha Hadid. La mostra inaugura la nuova stagione del Centro, per la quale la Direzione Generale per l'Arte e l'Architettura Contemporanea (DARC) ha presentato un ricco carnet di eventi, tra i quali proprio una mostra sull'architetto anglo-iracheno, di prossima inaugurazione.

[31jan2002]
Il gruppo promotore dell'esposizione sull'INA Casa, costituito dal Dipartimento di Urbanistica dell'Istituto Universitario di Venezia, dal Dipartimento di Ingegneria civile dell'Università di Roma di Tor Vergata, dalla Facoltà di Architettura dell'Università di Roma Tre, e, come già indicato, dalla DARC, ha voluto ricostruire, con un impegnativo lavoro di raccolta di materiali, le vicende, e approfondire, a distanza di un cinquantennio, gli esiti, di un capitolo piuttosto discusso della recente storia dell'architettura italiana.

Dopo gli anni di intenso dibattito architettonico successivi alla fine del conflitto, nel 1949, subito dopo la vittoria elettorale della destra, il senatore Fanfani elaborò il "Piano incremento occupazione operaia. Case per lavoratori", con l'obiettivo di risolvere una parte dei problemi occupazionali e abitativi della popolazione.

Per la gestione del Piano venne istituita l'INA–CASA che progettò e realizzò dal 1949 al 1963, coinvolgendo una vasta congerie di architetti, urbanisti e progettisti, diversi quartieri popolari e numerosi interventi di edilizia minore, in tutta Italia. Il Piano venne varato secondo due orientamenti: l'applicazione di una precisa linea tradizionalista garantita, nella sua attuazione, dalla presenza di un articolato sistema di controllo e verifica del carattere di omogeneità e organicità delle realizzazioni e il coinvolgimento di imprese locali e di piccoli imprenditori in modo da favorire l'occupazione e la ripresa economica del Paese.

Se queste due linee di sviluppo favorirono in molti casi, come quello forse più noto dei cantieri romani, la nascita di interessanti fenomeni come il "neorealismo architettonico", dovuto anche alla presenza in cantiere di manodopera a bassa specializzazione di provenienza artigiana, le stesse intervennero in modo decisivo anche nella definizione dell'intera vicenda. Il costante richiamo alla tradizionale prassi costruttiva, infatti, e il conseguente divieto di sperimentazione, la scarsità di meccanizzazione, la forte ingerenza delle imprese private, segnarono indubbiamente, elementi di ritardo dell'architettura italiana nell'ambito delle coeve esperienze europee di ricostruzione.

L'attento studio di cui la mostra è il risultato, oltre a documentare ed approfondire i molteplici aspetti della vicenda, pone anche l'accento sulle condizioni attuali dei quartieri, con la consapevolezza della necessità di tutela e riqualificazione che questo patrimonio merita. 

La parte più cospicua dell'esposizione è rappresentata da due sezioni dedicate, una alla storia del Piano, raccontata su una serie di pannelli illustrativi, nei quali vengono riportati anche informazioni relative ai criteri di assegnazione degli alloggi o ai manuali per i progettisti, e l'altra ai progetti e realizzazioni dei singoli quartieri, con disegni originali, schede specifiche, fotografie d'epoca e contemporanee. Una terza importante sezione, curata dalla Facoltà di Ingegneria dell'Università di Tor Vergata, ricostruisce invece, le attività di cantiere, i materiali e le tecniche costruttive utilizzate nelle diverse regioni.

La presenza umana, l'uso odierno degli abitanti degli spazi architettonici generati dal Piano, sono invece l'oggetto dell'incisivo itinerario fotografico realizzato da Guido Guidi nel 1999. Completano la mostra una rassegna videodocumentaria sulla propaganda filmata dell'INA Casa e sulle "immagini della memoria" e un percorso fotografico sui quartieri romani INA, realizzato da Luigi Filetici.

Numerosi gli eventi di contorno all'esposizione, come la presentazione di volumi (mercoledì 23 gennaio alle 17.30, Il Piano INA Casa e l'Italia degli anni Cinquanta, Donzelli 2001, a cura di P. Di Biagi; mercoledì 6 febbraio ore 17.30, Il cinema, l'architettura e la città, Edizioni Librerie Dedalo, Roma 2001, a cura di Marco Bertozzi), seminari di studio (mercoledì 30 gennaio ore 9.30 – 17.30), previsti entrambi presso il Centro, e visite guidate (ogni sabato mattina) ai quartieri romani dell'INA Casa.

Informazioni più dettagliate sono consultabili all’indirizzo www.darc.beniculturali.it nello spazio News, all’interno del quale è presente anche una sezione dedicata al volume, Guida ai quartieri romani dell’INA Casa, a cura di M. Guccione e altri, pubblicata dalla DARC.

Una notazione finale sull'allestimento, il quale, pur non contemplando l'utilizzo delle nuove tecnologie, forse in ossequio agli stessi criteri ispiratori del Piano, risulta ben riuscito, sia per chiarezza d'impostazione, sia per la capacità evocativa d'atmosfere d'epoca, confermando l'attitudine dello spazio del Centro ad accogliere agevolmente iniziative di genere diverso.

Alessandra Faini

alefaini@libero.it
> DARC
> SOPRALLUOGHI
> MOSTRE
per qualsiasi comunicazione
scrivete redazione@architettura.it

laboratorio
informa
scaffale
servizi
in rete


archit.gif (990 byte)





copyright © DADA Architetti Associati