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NUOVE
RESIDENZE. Ipotesi per l'area "ex Stazione ferroviaria di Porta San
Marco" a Livorno Cristiano Toraldo di Francia |
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NUOVE
RESIDENZE. Ipotesi per l'area "ex Stazione ferroviaria di Porta San
Marco" a Livorno Bottini dell'olio, Livorno dal 16 al 30 maggio 2003 a cura di Cristiano Toraldo di Francia |
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I
locali storici dei Bottini dell'olio di Livorno ospiteranno i progetti
per l'area "ex Stazione ferroviaria di Porta San Marco" elaborati dagli
studenti del corso di Progettazione Urbana IV della Facoltà di architettura
di Ascoli Piceno e parallelamente dagli studenti del corso di Architectural
Design 101 della facoltà di Architettura della California State University
a Firenze, nell'AA 2001-2002. Intenzione della mostra è porre le basi
per una discussione sulla sperimentazione di nuovi insediamenti residenziali,
nel quadro più generale di una proposta di recupero di un'area dismessa,
limite e filtro tra quartieri residenziali e la fascia industriale a
ridosso del Porto commerciale. Vengono prese in considerazione anche
le nuove sperimentazioni di tipologie residenziali da una parte legate
alla rarefazione, dovuta alla estensione della rete, dall'altra alla
densificazione, come indicata dalle esigenze di una ecologia oramai
senza scampo. Il secondo tema in discussione è la ricostituzione di
un paesaggio (rapporto terra-acqua) che, superando la contrapposizione
tra architettura e natura, urbano e rurale, intenda il progetto in generale
come attività multidisciplinare di modificazione e controllo della crosta
terrestre ai fini dell'abitare. |
[14may2003] | ||||
LA
STAZIONE DI SAN MARCO. L'area di progetto è il grande triangolo sfrangiato
del parco ferroviario che termina con la dismessa stazione di San Marco,
incuneata nella periferia della città di Livorno a ridosso della Porta
omonima (Carlo Reishammer, 1836), che si apriva nell'ultima cinta di
mura voluta dal Granduca Leopoldo nel 1835 e affidata al disegno di
Alessandro Manetti a protezione del perimetro daziario. Poco più a ovest
si collocava a cavallo del Canale dei Navicelli che collegava Pisa a
Livorno, la bella architettura in mattoni e pietra della Dogana d'Acqua,
distrutta dai bombardamenti dell'ultima guerra. La costruzione della
stazione, avvenuta nel 1840, ha posto le premesse per il successivo
interramento di questa importante via di comunicazione (il canale),
sostituita appunto dai binari ferroviari che ne hanno utilizzato il
tracciato per proseguire poi fino alla stazione marittima. Dopo il 1911,
quando entra in funzione la nuova Stazione ferroviaria di transito ad
est della città, la stazione di Porta San Marco perde gradualmente la
sua funzione di collegamento passeggeri, per essere destinata a parco
ferroviario e transito merci. Nel 1940 viene smontata la copertura a
galleria in ferro e vetro. Attualmente il fabbricato viaggiatori è parzialmente
adibito a residenza. L'AREA DI PROGETTO. La superficie attualmente perimetrata è di circa mq 70.000 e forma l'Unità territoriale organica elementare 4c21: Stazione di S. Marco con destinazione a servizi e residenza. Confina a nord-ovest con una vasta zona residenziale, mentre a sud-est il perimetro sfrangiato è determinato dall'incastro di fabbriche e magazzini del Porto. È quindi area di frontiera che separa differenti zone funzionali della città, denotate da differenti scale edilizie: la grande scala delle fabbriche del porto commerciale e al di qua dei binari la più modesta scala dei quartieri residenziali. Tra le due zone si interpone la figura ancora consistente dell'originario edificio della stazione, che racchiude nella sua forma a U la traccia di una doppia coppia di binari in disuso. È significativo che un edificio monumentale che rappresentava il simmetrico della Porta nelle Mura, una volta persa la destinazione funzionale e simbolica di Porta della Città per l'infrastruttura ferroviaria, sia stata recuperata spontaneamente ad un uso diverso, in questo caso di residenza, che adopra il vuoto della ex-galleria dei treni come una naturale corte con giardini e piccoli orti. Questa nuova non progettata destinazione ci dà una serie di indicazioni sul rapporto tra architettura e tempo, sulla rispondenza tra tipologia e uso, sulla nuova alleanza tra architettura e natura. |
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Viola. Scendoni. Pierleoni e Spada. Florian. Carloni e Fontana. |
IL PROGETTO URBANO. Abbiamo chiesto agli studenti di affrontare il progetto
dell'area partendo dalle indicazioni della scheda di Piano, ma di non
ritenere vincolanti né le quantità né le destinazioni ma eventualmente
di riformulare un programma, a seguito delle loro personali osservazioni
ed analisi della "natura" dell'area. In generale si chiedeva di tenere
in considerazione il passaggio di scala dal tessuto ordinato della residenza
all'insieme caotico del Porto commerciale, introducendo un sistema di
naturarchitettura, un urbaparco lungo il canale riaperto, che ricucisse
in un unico sistema ibrido le due sponde, con destinazioni integrate
tra lavoro, residenza e tempo libero. |
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Tedeschi. Il progetto è stato l'occasione per ripensare ai modesti risultati in Italia delle politiche a sostegno dell'edilizia residenziale pubblica e in generale ai piani di recupero delle periferie al di fuori della città consolidata, che a parte alcuni esperimenti (Libera, Daineri, De Carlo, etc.) si è ripiegata sulla riproposizione di tipologie aggregative della città consolidata, attraverso le figure edilizie normate della schiera, della linea, della torre. A questo si aggiunga l'assoluta subalternità del disegno del suolo che è quasi sempre stato considerato a posteriori come "ornamento" o elemento di finitura e contrappunto delle masse edilizie. Poche sono state le sperimentazioni di nuove tipologie o di tipologie aperte o miste, come risposta alla nuova mobilità, alle richieste di flessibilità temporale oppure alla estrema diversificazione dei nuclei familiari di base, dai single, agli anziani, ai pendolari, ai lavoratori stranieri, alle giovani coppie, alle famiglie etc. È stata quindi sollecitata agli studenti una particolare attenzione alla diversificazione delle tipologie di base così come dei sistemi di aggregazione per tendere alla costituzione di modelli aperti, passibili di modificazioni e adattamenti, fino a raggiungere uno stato evolutivo delle forme: topologia invece di tipologia. Altrettanto stimolante è apparsa la ricerca sulla integrazione funzionale tra residenza, lavoro e tempo libero, alla luce della quale il rapporto con la natura acquista il significato di ulteriore integrazione spaziale, tendente al superamento della relazione dicotomica tra natura e artificio, tra scatola e piano, per giungere ad un ambiente complesso nel quale interagiscano organico e meccanico, minerale e vegetale. Quest'area di frontiera sarà quindi non solo il luogo di incrocio di più funzioni, ma anche campo di forze delle differenti dinamiche che sono alla base della evoluzione e incompiutezza della città contemporanea, organismo vivente in continua trasformazione e adattamento, tesa tra tendenze alla dispersione grazie alla estensione della rete informatica ed allo stesso tempo alla densificazione per indifferibili ragioni di bilancio ecologico. Cristiano Toraldo di Francia (dall'introduzione al catalogo pubblicato da Alinea) |
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