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Sopralluoghi

onedotzero7. 4Dspace conference

Alessandro Archibugi
Dal 16 al 25 maggio nei locali dell'ICA (Istitute of Contemporary Arts) a Londra ha avuto luogo onedotzero7 – festival di immagine digitale in movimento. Che Londra sia una città d'avanguardia per quanto riguarda la diffusione di nuovi linguaggi, è noto. La nascita di questo festival –ormai alla sua settima edizione– è una delle spontanee manifestazioni di un fervore creativo che sente il bisogno di essere catalogato come forma artistica.

[16jun2003]


Le nuove tecnologie e i nuovi media hanno rivoluzionato il lavoro di architetti, grafici, designer e movie-maker, destabilizzando fortemente il loro impianto teorico e operativo. Molti di questi "tecnici delle immagini" hanno prodotto un'enorme quantità di lavori per poi fermarsi e lasciar spazio ad un'aperta discussione sui canoni teorici delle loro produzioni. onedotzero7 è stato questo: un luogo dove rappresentare, discutere ed analizzare il lavoro di persone che hanno cominciato a lavorare con le immagini e ne hanno poi scoperto la forza narrativa. Chris Allen della collettiva "The Light Surgeons" –un gruppo di VJ nato con il video screening nei club– ha raccontato come si sia divertito per 5 anni a seguire i più importanti musicisti della scena elettronica londinese in giro per il mondo, accompagnando le loro dissonanze acustiche con collage visivi di alto livello, ma che ora sente il bisogno di attribuire ai suoi video una struttura più narrativa; proprio per questo motivo ha di recente accettato committenze "architettoniche" da grandi multinazionali ed ha cominciato a rappresentare l'architettura con i suoi video.

Credo che questo sia proprio il punto di contatto tra onedotzero e il congresso che il festival ha, a sua volta, ospitato. 4Dspace è stata una conferenza di un giorno e mezzo dedicata alla quarta dimensione dell'architettura; quella interattiva. Sul palco del cinema1 dell'ICA si sono passati il microfono architetti, designer, editori, critici e specialisti nel campo. I padroni di casa di onedotzero, oltre all'iper-attivo Shane RJ Walter e alla preziosa Anna Doyle, sono stati Lucy Bullivant (curatrice e critica di architettura) e David Turnbull (ATOPIA), i quali si sono rilevati decisamente le persone più adatte a coordinare i movimenti dei relatori invitati. Tra l'altro Lucy è stata, nel 2001, co-autrice di un video (Space Invaders) che analizzava il lavoro di 15 giovani studi di architettura londinesi.

La conferenza è stata aperta dalla presentazione di Antonino Saggio (i cui interventi sono pubblicati sulla rubrica coffee break di questo stesso sito). Saggio, come ben sappiamo, è il curatore della collana "IT Revolution in Architecture" (pubblicata in lingua inglese dalla casa editrice Birkhäuser e in italiano da Testo&Immagine). Il suo ruolo nel campo dell'architettura interattiva è fino ad ora stato quello di tracciare un quadro teorico delle nuove realtà che si stanno creando per aiutare la discussione, la progettazione e la creazione della nuova architettura emergente.





The Light Surgeons, The wild man of New York.

Il designer anglo-israeliano Ron Arad ha presentato tre progetti. Il primo è un buffo oggetto di design; una molla la cui particolarità è di essere disponibile in un'infinita quantità di forme. Ognuno, prima di comprarla, può sceglierne il grado d'estensione e immortalarlo nell'oggetto. Gli altri due progetti sono di arredamento d'interni: una sala da pranzo ed una camera da letto. Entrambi con una particolarità. Infatti, la sala da pranzo ha un tavolo bucato che permette ai camerieri di entrarci dentro; mentre la camera di hotel ha un letto circondato da schermi interattivi che offrono al cliente un'infinita scelta di canali satellitari ma, soprattutto, la straordinaria possibilità di amalgamarsi all'informazione televisiva (di per sé quasi mai straordinaria). Arad ha chiesto la collaborazione dei "The Light Surgeons" nella creazione dell'ambiente 3D del progetto della camera d'albergo. Il risultato di quest'unione è un video tridimensionale di alta qualità e comprensibilità.


Ada - Lo spazio intelligente.


A 4Dspace non poteva mancare la presentazione di un progetto simbolico come Ada – Lo spazio intelligente. Ada non è un edificio ma un organismo intelligente, uno spazio percorribile che analizza, capisce, comunica ed interagisce con i visitatori. Frutto di un avanzato progetto di ricerca dell'Università e del Politecnico di Zurigo, è stata presentata per la prima volta in occasione della svizzera Expo 2002. Uno dei suoi creatori –lo psicologo Paul Verschure– non solo ha illustrato le sue particolarità tecniche ma anche il funzionamento dei software di riconoscimento ed elaborazione delle informazioni necessarie all'interazione con il pubblico.

Gli interventi di Lars Spuybroek (NOX) e di Ole Bouman (editore di ARCHIS) hanno discusso termini come "interattivo" e "digitale". Le architetture di Spuybroek sembrano nascere da complessi intrecci algoritmici di parabole tridimensionali, ma non è così. L'architetto dei NOX ha spiegato che tutte le forme da lui prodotte derivano da materiali fisici molto semplici. All'inizio della progettazione egli utilizza spesso materiali poveri per costruire plastici di studio e solo dopo aver prodotto una forma tridimensionale reale usa il computer per traslarla in digitale. Certo, da qui alla fine del progetto la strada è lunga ed è indispensabile l'uso delle tecnologie digitali ma il dato interessante è che le forme plastiche -spesso "brutte"- dei progetti di Spuybroek siano frutto di una ricerca scultorea. D'altro canto, Ole Bouman ha presentato l'ultimo numero della sua rivista e, spiegando quanto sia importante per una rivista di architettura essere all'avanguardia dei linguaggi comunicativi contemporanei, ha illustrato come è riuscito a rendere ARCHIS una rivista cartacea di continua interazione tra redattori e lettori. Per esempio, dopo ogni articolo ci sono delle pagine prestampate con giudizi positivi e negativi che il lettore può semplicemente faxare alla redazione o direttamente al redattore informandolo del proprio giudizio sull'articolo. Una delle ultime presentazioni è stata quella di Marc Neelen che ha presentato Datacloud 2.0, progetto basato sugli info-spaces. "Datacloud è uno spazio informe contenente un archivio di media-objects. Ogni oggetto è di un tipo specifico –immagine, video, testo, modello 3D, file audio– e ha delle caratteristiche. Queste caratteristiche (meta-data) vengono usate per organizzare ed interrogare l'information-space. Gli utenti percepiscono questo spazio come una nuvola, all'interno della quale possono volare e riorganizzarne la struttura".


Lars Spuybroek, d-tower.

Le cabinet, Streets.


Marc Neelsen presenta Datacloud 2.0.

Le cabinet, Streets.

L'interattività è il futuro dell'architettura? Questa è la domanda con la quale 4Dspace ci ha lasciato; e l'apprezzabile lavoro dei partecipanti a questa altrettanto apprezzabile conferenza non è sufficiente per formulare una risposta. Un quesito aperto che l'organizzazione di 4Dspace si è proposta di indirizzare ai relatori ma anche agli spettatori delle due giornate londinesi, in cui si sono ben definite le applicazioni dell'interattività nell'architettura ma non il suo futuro. La fine di un capitolo ma l'inizio di un altro -esponenzialmente più vasto- è una metafora della chiusura di una discussione le cui previsioni interne sono quelle di rimanere aperta fino all'infinito trascinandosi dietro tematiche principali come l'interattività, il presente, il futuro e l'architettura.

Alessandro Archibugi
aarchibugi@tiscali.it
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