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Sopralluoghi

Only with nature

Cristoforo Bono
 
ONLY WITH NATURE – 3a Biennale Europea del Paesaggio
Col.legi d'arquitectes de Catalunya
Universitat Politécnica de Catalunya, Barcellona

Fondazione Sandretto Re Rebaudengo per l'Arte – Torino
dall'8 al 21 luglio 2004

In occasione della rassegna Creare paesaggi – seconda edizione

a cura di:
Regione Piemonte
Ordine degli Architetti PPC della Provincia di Torino

progetto di allestimento:
Michele Bonino
con la collaborazione di Stefano Oletto

fotografie dell'allestimento:
Beppe Giardino

superficie espositiva:
135 m2



Torino: c'è aria buona in questo doppio scambio (e sopralluogo) estivo di Creare paesaggi, tra Convegno internazionale al Centro Incontri della Regione Piemonte e mostra (Only with nature, 8 – 21 luglio 2004), alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo. La locuzione "creare paesaggi", per come la si voglia interpretare, mette indubbiamente a proprio agio, è sufficientemente ampia, e accompagnata da quell'"only with nature" può essere liberamente declinata in un solo concetto: secondo natura e secondo cultura, con senso degli spazi e significati di ricerca. Finalmente fuori da un grigio, prossimo passato, dai miti dell'urbanistica e dalle miserie urbane: il "verde" da un lato, visto dal sottoscala dello standard, e la moltiplicazione dei non luoghi dell'"arredo urbano" dall'altro. Ristrettezze che opprimevano e, insieme, favorivano il riduzionismo della cultura degli architetti.

[25sep2004]

Paolo L. Bürgi , Cardada. Reconsidering a Mountain, Locarno, Canton Ticino, Svizzera. Primo classificato ex aequo Premio Europeo Rosa Barba, 2003.


LANDSLAG LTD, Reynir Vilhjálmsson, strutture di protezione per valanghe Siglufjordur, Islanda. Menzione.

Catherine Mosbach, giardino botanico, Bordeaux rive droite, Francia. Primo classificato ex aequo.

La coniugazione dei due titoli di cui sopra, ha avuto qui un modo e un luogo; come riflessione su teorie e prassi in Europa da un lato, e come traduzione, dall'altro, della mostra barcellonese della Biennale Europea del Paesaggio, giunta alla terza edizione. Tempi nuovi dunque, o meglio, attenzione alle logiche di tempi nuovi; liberi e progressivi contributi, che potranno implementare diversi capitoli o costruzioni in logica di Agenda 21. Viene da pensare che il luogo non sia stato per caso Torino, e che il modo si sia sciolto in reale testimonianza: un modo che felicemente è stato chiamato "in ogni modo/allways/de toute façon" (titolo del Convegno internazionale).

Il lavoro di allestimento della mostra che ha condotto Michele Bonino, con la collaborazione di Stefano Oletto, è parte importante dell'interesse di questo avvenimento, qualcosa di connaturato e non estrinseco, parte e sostanza dei progetti e delle realizzazioni di "creare paesaggio". L'allestimento non è un'aggiunta, ma forma di comunicazione stessa di un modo di vedere o di un nuovo spirito. La trasversalità barcellonese-torinese è segno preciso dell'adesione a una speranza, a un clima più vasto.


Ramon Pico Valimaña, F. Javier López Rivera, Sentiero del Pinar de la Algaida, Andalusia, Spagna. Premio del pubblico.

Non per caso, allora, Torino, nella quale, guardando alle energie in campo, ci piace trovare questo spirito, quasi a ritrovare il germe o la promessa di Edoardo Persico, da un lato per quanto diceva: "la città più francamente europea d'Italia"; dall'altro come metafora di una voglia di cambiamento della metamorfosi virtuosa dei significati urbani. Ma diciamola con Persico, che l'ha detto una volta per tutte in quella sera del 21 gennaio dell'oscuro 1935, rintanato nella (sconosciuta ai più) Società Pro Cultura Femminile, mentre svolgeva la sua conferenza "Profezia dell'architettura". Come è noto egli partiva con ars retorica da una citazione di Thovez, portatore di significati stanchi, per ribaltarla. Dove quelli diceva "Torino sarebbe la più bella città del mondo se la sua pianta fosse diversa, se le sue vie non fossero tirate a squadra, se le sue case avessero un altro aspetto, e se i torinesi somigliassero meno alle loro case e alle loro vie", il Persico vi opponeva Nietzsche: "grande città e tuttavia tranquilla e aristocratica, con un'eccellente razza d'uomini in ogni classe della società", per poi "dirvi che amo questa città proprio per la sua pianta, per le vie tirate a squadra, per l'aspetto delle case; ma soprattutto per il gusto del suo popolo, che predilesse ieri i modi più eleganti dell'Art Nouveau, e vanta oggi l'architettura della Fiat." Appunto la metamorfosi e il passaggio dal velleitarismo urbano di Thovez, a una logica secondo natura e secondo cultura. Passaggio che oggi ci sembra di ritrovare; forse i tempi non sono ancora chiarissimi, ma la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo è invece conosciuta ai più, e la "fede segreta dell'epoca" non è più solo "sostanza di cose sperate".


L'accesso alla sala è segnalato, nella galleria principale dell'edificio, da un telo di 7 metri di altezza.


Proiezioni di grande formato (i 310 progetti della Terza Biennale Europea del Paesaggio, 2003) e tavole con disegni e testi (i 14 finalisti per il premio Rosa Barba), devono convivere in un unico ambiente.


I teli per la proiezione vengono collocati sulla prosecuzione dei passaggi di accesso alla sala, delimitando dietro di sé due gallerie intensamente illuminate dove esporre le tavole.


Per controllare la luce, i teli cinematografici scendono fino a terra, diventando essi stessi, senza discontinuità, le sedute per assistere alla successione delle 900 immagini.


Sul lato di ingresso, il telo diventa una sedia a sdraio di 10 metri, sopra la quale si ritaglia una "finestra" orizzontale che permette subito ai visitatori di comprendere l'organizzazione della mostra.

Concretamente, dunque, "allestimento come forma di comunicazione": le immagini non sono inserite in una cornice, ma stanno come all'intersezione dello spirito che gira tra convegno e mostra, tra Barcellona e Torino, e sono legate da un modo d'essere, da un atteggiamento progettuale trasparente, che potremmo chiamare "minimalismo eloquente", in grado di padroneggiare i temi in gioco; anzi, contenuto tra i contenuti.
Sul lato di uscita, il telo scivola a formare una seduta più alta; un solo passaggio nascosto, a fondo sala, permette di accedere alla galleria retrostante, dedicata ai 4 vincitori.

Che sono anche quelli delle immagini, proposte in alternanze, gerarchie e scansioni, consone al rapporto quantità/qualità dell'oggetto proposto, only with nature (uso di processi e materiali naturali), spunto per selezionare 310 progetti di paesaggio realizzati, a cura del Col.legi d'Arquitectes de Catalunya e dell'Universitat Politècnica de Catalunya. Le 310 realizzazioni comprendono giardini, parchi, piazze, spazi urbani. Una giuria internazionale ha selezionato 14 progetti finalisti per il premio Rosa Barba, ed infine i vincitori. La mostra ha visualizzato 800 immagini fotografiche ed ha condensato il "fuoco fisso" dei pannelli dedicati ai finalisti.


8 luglio 2004. Inaugurazione della mostra.


8 luglio 2004. Inaugurazione della mostra.


Sezione trasversale. A sinistra, la galleria per i 10 finalisti, esposti a parete su una striscia di 16 metri. A destra, il piano inclinato per l'esposizione dei 4 progetti vincitori.

Tornando all'allestimento: il padroneggiare le immagini con sapiente naturalezza, diventa fatto estetico. E si vede che non è l'estetica di una necessità piccola, o dell'occasione (in questo senso non semplice allestimento, ma modo di comunicazione). È l'estetica di chi non ha dimenticato il bagaglio di un razionalismo maturo, anche se per scelta ridotto all'essenziale, che comprende il fuoco del GATCPAC e gli eroismi del Lingotto. Idea viva e aderente a quelle figure che scorrono, fortemente evocatrici, quasi astratte ma eloquenti, come la finestrella che si apre in alto per lasciarle passare, vista come classica misura; o la seduta che si forma in basso: accogliente attualità di un luogo, un po' scomoda come un'idea in formazione.

Cristoforo Bono
crisbono@libero.it

Planimetria della sala.

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> CREARE PAESAGGI

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