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Sopralluoghi

The Big Art Group in House of No More: telecamere, video, sesso e computer

Daniele Mancini

House of No More
di Jemma Nelson

Teatro India, Roma
in occasione di Le Vie dei Festival
dal 27 al 31 ottobre 2004

regia e set/video: Caden Manson
luci: Jared Klein
banda sonora e musica: Jemma Nelson
costumi: Machine
plastic arts: Jan Hilmer
video e background: Caden Manson e Rob Roth
con Rebecca Summer Burgos, Ebony Hatchett, Mikeah Jennings, Heather Liteer, Amy Miley, Ned Stresen-Reuter



Ora notturna, un giorno di novembre, Teatro India, odor di decadenza e dismissione all'ombra lunare del Gasometro, proprio sulla sponda più buia e abbandonata del biondo Tevere.

Zitti tutti! Inizia lo spettacolo...


Foto: Rob Roth.

Fondale e stage verde elettrico, tre schermi videoproiettati equidistanti al centro della scena, quattro videocamere sul bordo del palco, cinque videoproiettori, sei miniDV, tre computer, tre operatori, audio, luci, banco di regia, sei attori, due razze, uomini, donne, transgender ipersessuati, ma due soli personaggi: una madre impazzita per la scomparsa della figlia e un amico che l'aiuta nella sua folle ricerca,

ovvero

[21nov2004]
un'ora e mezza di isteria tecno-trash che sbalordisce per il ritmo frenetico, la precisione ossessiva della coreografia, la schizofrenica convivenza di realtà vera recitata e la sua proiezione deformata a tutto palco, gli sdoppiamenti e le triplicazioni dei personaggi, la satira estrema della società dei media, la scenografia pazzescamente semplice, ma sopratutto il disinvolto uso di comunissime tecnologie che on the fly trasformano un palcoscenico teatrale in ben tre schermi televisivi su cui si consuma un vero e proprio rito voyeristico.

Mi spiego.

L'azione scenica si svolge al vivo sul palco che è un vero e proprio green screen, cioè un fondale tecnico di quelli usati nelle trasmissioni televisive tipo le previsioni del tempo che permette di estrapolare il soggetto ripreso e ricollocarlo su un fondale scenografico virtuale (vi ricordate Superquark alla scoperta del corpo umano?). Alcuni degli attori recitano la loro parte mentre degli altri, come fossero una troupe, al contempo ne riprendono le battute con delle telecamere amatoriali: allo spettatore quindi la scelta di seguire di volta in volta la scena "vera" oppure i frammenti catturati dalle telecamere e restituiti manipolati e deformati con sincronismo e rapidità impressionante sugli schermi al centro del palco.


È come dire:

"C'è il linguaggio della cinepresa che qui deforma la realtà sotto gli occhi del pubblico, ci sono i personaggi non più uomini o donne ma cyborg, la frenesia moderna del telecomando, l'uso reiterato di immagini invalso dall'11 settembre in poi e spezzoni di film che si sono stampati nella nostra mente, ma c'è anche l'umorismo di una disperazione insostenibile, e la rabbia dell'essere presi in giro dalla violenza politica. Raffiguriamo atti polimorfi, multipli. La matrice è New York ma l'isteria è quella della vita che incombe su tutti. Non vogliamo avere il marchio di compagnia americana. Il nostro lavoro ha a che fare con Francis Bacon e con i culti del voyeurismo. Non escludiamo che, se visto in America, questo modo di fare teatro possa avere puto valore politico. In fondo mettiamo in scena il pericolo di essere assuefatti allo sconvoglimento della verità, alla prepotenza della comunicazione." (1)




Foto: Rob Roth.


Il Big Art Group di Caden Manson rappresenta un'autentica novità della scena internazionale, il più feroce, divertente originale gruppo della nuova generazione newyorkese. La sua vertiginosa satira della società dei media mescola disinvoltamente teatro, televisione, commedia, film horror, trash TV. Approdato con sorprendente successo lo scorso anno a Le vie dei Festival con lo spettacolo Flickers, ha presentato ora, anche se in una sfortunatamente troppo rapida esclusiva nazionale, questo House of No More che è parte dell'undicesima edizione de Le Vie dei Festival.

House of No More è una vera e propria carrellata sulla realtà, in cui il video dal vivo si sovrappone alla tecnologia green screen, alle sonorità intense e a una coreografia sincopata. La ricostruzione televisiva di un delitto si trasforma in un evento incontrollabile, attraversamento di diversi stadi dell'esistenza. Big Art Group riproduce un programma televisivo inquietante, ridicolo e convulso, in una singolare combinazione di azioni dal vivo e immagini riprodotte.

Straordinaria la scena di sesso ricomposta virtualmente sui tre schermi: bocche impure e frammenti corporei ambigui ingigantiti, moltiplicati e manipolati in un'orgia di sovrapposizioni e compenetrazioni improbabili.

Daniele Mancini
d.mancini@interaction-ivrea.it
1. La citazione proviene dall'intervista di Rodolfo di Gianmarco a Caden Manson e Jemma Nelson per La Repubblica.
Caden Manson nasce a Robstown, Texas, una piccola cittadina alla periferia di Corpus Christi, ma studia all'università di Austin. Nel 1999 fonda Big Art Group, con cui allarga i confini della performance attraverso una sperimentazione aggressiva che utilizza nuovi media, sovverte i procedimenti narrativi e la struttura complessiva dello spettacolo. Con la compagnia ha creato lavori controversi, provocatori e crudi, come Clearcut, catastrophe! (1999), The Balladeer (2000), Shelf Life (2001), Flicker (2002), presentato con grande successo in Europa lo scorso anno. In Italia è stato ospite al Festival Inteatro di Polverigi e a Le Vie dei Festival 2003. House of No More ha debuttato in anteprima a New York lo scorso gennaio. Recentemente Caden Manson ha ricevuto un riconoscimento dalla Foundation for Contemporary Performance Art per il suo lavoro con Big Art Group.

Jemma Nelson lavora con il Big Art Group dalla sua fondazione. Cresciuto a Palo Alto, Nelson ha frequentato la Stanford University dove ha studiato computer music al CCRMA, visual art, e storia dell'arte. Si è trasferito a San Francisco dove ha lavorato sul Residents' Freak Show CD-ROM, uno dei primi CD-ROMs immersivi, e brevemente allo start-up della rivista WIRED. Nel 1996, dopo essersi trasferito a New York, ha iniziato a lavorare con il Big Art Group. Ha scritto gli spettacoli Empty Island, Flicker, Shelf Life e The Balladeer e ha creato tutti i suoni e le musiche delle varie produzioni del Big Art Group. La sua musica ha anche accompagnato le danze al Dance on Camera Festival di Londra, al Millennium Stage al Kennedy Center e al Jakob's Pillow Dance Festival.

Big Art Group viene fondato da Caden Manson nel 1999. Già nel primo spettacolo Clearcut, catastrophe! il gruppo combina la tecniche teatrali e le manipolazioni tecnologiche in un approccio estetico molto "B-movie", e questo tentativo si rivela subito un colpo da maestro: la stampa e il pubblico lo salutano unanimemente come uno spettacolo "irriverente, inventivo e pazzamente grottesco". Segue The Balladeer (2000), che sovrappone canzoni, testi, danze e figure animate. Nel 2001 Shelf Life segna un rinnovamento nell'approccio scenico della compagnia e nell'utilizzazione dei dispositivi sonori e video. Big Art Group riceve il sostegno del DNA Project, un programma di Arts International finanziato dalla Andrei W. Mellon Foundation; The Greenwall Foundation; The Fund for US Artists at International and Exhibitions.
> CADEN MANSON/BIG ART GROUP

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