VITTORIO MAGNAGO LAMPUGNANI
ZURIGO

Nasce a Roma nel 1951. Si laurea a Stoccarda nel 1973 e a Roma nell’83.

Partecipa a giurie di concorsi di architettura, tiene numerose conferenze e seminari in Italia ed all'estero, insegna in universita' europee e dal 1994 e' professore ordinario di Storia dell'urbanistica a Zurigo.

E’ coordinatore di mostre in Italia ed in Germania, dal 1990 al ‘95 dirige il Museo Tedesco di Architettura a Francoforte sul Meno dove organizza oltre trenta esposizioni, tra le piu' importanti: “Museumsarchitektur in Frankfurt 1980-1990” (1990), “Berlin morgen: Ideen für das Herz einer Grossstadt” (1991), “Moderne Architektur in Deutschland 1900-1950: Expressionismus und Neue Sachlichkeit" (1994). Tra il 1991 ed il ‘94 idea e dirige, insieme a H. Millon, la mostra veneziana "Rinascimento da Brunelleschi a Michelangelo: La rappresentazione dell'architettura".

Opera come libero professionita dal 1980 , tra i suoi progetti piu' importanti: Risistemazione urbanistica dell'area Kleiner Schlossplatz a Stoccarda (1980-83); Case per abitazioni a Santiago de Compostela (1991); Edifici per uffici angolo Friedrichstrasse /Mohernstrasse a Berlino, in costruzione.

Dal 1977 collabora con le principali riviste internazionali di architettura e con alcuni quotidiani e dal 1992 e' direttore responsabile di "Domus".

Tra le piu' importanti pubblicazioni: Architektur, unseres Jahrhunderts in Zeichnungen, Hatje, 1982; Lexikon der Architektur des 20. Jahrhunderts, Hatje, 1983; L’avventura delle idee nell’architettura 1750-1980, Electa, 1985; Architektur als Kultur. Die Ideen und die Formen. Aufsaetze, 1970-85, DuMont, 1986.



LA PIU’ GRANDE PROVOCAZIONE E’ DATA DA QUANTO E’ EVIDENTE

(...) senza esagerazione e senza nostalgia si puo' affermare che noi, in questo secolo che volge al tramonto, abbiamo disimparato a costruire. Chi se lo puo' permettere vive in una casa d’epoca ristrutturata.
Non si tratta di sentimentalismo, e' la fuga assolutamente comprensibile, dagli ingressi miseri e impersonali, con le piante invariabilmente ingiallite, dagli stretti vani scale in pietra artificiale lucidata, dalle squallide porte con la maniglia in alluminio troppo sottile, dai bassi soffitti e dalle pareti sottili coperti di tappezzeria, dalle finestre sproporzionate con profili rozzi (...), dai pavimenti economici fatti senza passione . (...)

E’ la fuga dalla cattiva qualita' edilizia delle abitazioni contemporanee. E’ vero che la situazione economica non migliorera', ed e' anche vero che per l’edilizia ci sara' meno denaro a disposizione. E’ parimenti vero che avremo bisogno di costruire di piu' invece che di meno, soprattutto appartamenti. Si dovra', non si potra' evitarlo, diminuire gli standard cio' non significa che si debba diminuire anche la qualita'.
Si possono ridurre gli standard e aumentare la qualita' come dimostra in modo impressionante qualsiasi abitazione di contadini. Certo, l’architettura e' di volta in volta inserita in un contesto politico, normativo, economico. Ma all’interno di tale contesto essa puo' e deve innalzarsi ad istanza, che pone delle priorita' proprie e prefigura un nuovo sviluppo. Esistono gia' dei primi passi di un simile sviluppo.
Sono rivolti verso una nuova semplicita', che si articola gia' nell’architettura che precede il nuovo secolo e mostra la strada di un rinnovamento privo di qualsiasi dimensione spettacolare, che guarda solo alla sostanza e pertanto rende fiduciosi.

sintesi redazionale.



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