RENATO NICOLINI
NAPOLI

"Da piu' di quaranta anni / mi chiamano Renato/ ed al nome / che porto mi sono affezionato". Nasce a Roma nel 1942. Laureato in Architettura, e' professore ordinario di Composizione architettonica presso l'Universita' di Reggio Calabria.

E' progettista di una casa popolare per 60 alloggi costruita ad Aprilia nel 1978.

E' stato assessore alla Cultura a Roma dal 1976 all'1985 con i sindaci Argan, Petroselli e Vetere, e parlamentare dal 1983 al ‘94. Attualmente e' assessore all'Identita' del comune di Napoli con il sindaco Bassolino.

Ha scritto per il teatro (Addio D’Artagnan, 1987; Elliot e il suo angelo, 1988; Tre veleni rimesta e avrai l’antidoto, 1989; Nicolini/Nicolini, 1990), per la radio (Parigi sbastigliata, Football concert). Ha diretto Volterra Teatro (1988 e 1989) e, nel 1990-91 il Festival lungo un giorno, lungo un anno. Per il cinema ha interpretato e sceneggiato, tra l’altro, Utopia, utopia, 1969; A propostito di Roma, 1987.

Alcune pubblicazioni: L'architettura di Roma capitale (con V. Fraticelli e G. Accasto), Roma, 1971; L'Architettura delle "citta' nuove", Latina, 1987; Notturno Rosso, Roma, 1989; Estate Romana, Siena, 1990.

Sono in corso di stampa: Un romanzo di Architettura nel 1934 a Roma, Vari Editore; Diario Napoletano, Rizzoli. Ha collaborato con "Paese Sera", "l'Unita'", "Rinascita", "Special", "Europeo".

E' stato capo redattore di "Controspazio" ed attualmente e' titolare di rubriche su "Avvenimenti" ("Telecomando") e "Prima Fila" ("Lo spettatore accorto"). Collabora, quando puo', al "Manifesto".



Il mio percorso intellettuale, rispetto al tema del Convegno (...) mi appare (...), abbastanza significativo. Fino al 1976, sono stato un convinto sostenitore della tesi della autonomia e della specificita' disciplinare dell’architettura(...).

Successivamente sono diventato un intellettuale spurio, volontariamente contaminato dalla politica (...). Non solo: ma, come a bilanciare un impegno cosi' istituzionale, ho praticato, da dilettante, il teatro, la scrittura scenica, il cinema, etc. Come posso guardare dunque la mia tesi di allora dell’autonomia e della specificita' disciplinare? Spero con una coerenza di fondo. Resto ad esempio convinto del fatto che le ragioni della debolezza della cultura architettonica dipendano in primo luogo da fattori interni.

(...) Tuttavia non posso non essere colpito dalla marginalizzazione della cultura dell’architetto avvenuta in questi anni, e dalla crisi della sua autorappresentazione stessa. Un tempo, “l’architetto” era il protagonista dei film di Antonioni; oggi e' piuttosto Eric Masterton, il surrogato del potente Thor, il Tunderstryke dei fumetti Marvel , un bell’esempio di eterno adolescente cresciuto male. Dall’altro lato, penso che fenomeni complessi come le citta' (...) abbiano bisogno di uno sforzo di comprensione unitaria. Non si tratta della vecchia interdisciplinarieta', o delle interminabili “analisi” degli anni ‘50 e ‘60. Ma della necessita' , per poter progettare, di considerare il fenomeno nella sua interezza, dalla citta' di pietra alla citta' dei cittadini, dalla sua costruzione alla sua immagine e comunicazione: e non semplificando a priori i termini del problema. La questione delle periferie, e la questione dell’uso dei beni culturali, ad esempio, non possono essere affrontate se non si recupera la connessione che comunque unisce i due problemi.

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