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Ambiente e Lavoro Toscana ONLUS


Da Porto Marghera alla guerra nei Balcani: si acutizza il rischio di disastro ecologico

La nube tossica apparsa sul cielo della laguna veneta nei primi di giugno, causata da un incidente avvenuto, per ragioni tuttora in corso di accertamento, all'impianto chimico della multinazionale EVC di Porto Marghera, ha riproposto all'attenzione dell'opinione pubblica il problema della sicurezza di quegli stabilimenti classificati particolarmente pericolosi. E la sostanza che si è sprigionata da questo impianto, cioè il cloruro di vinile, è particolarmente pericolosa non solo per i lavoratori addetti all'impianto di produzione, ma anche - nel caso di fughe della sostanza stessa in atmosfera - per le popolazioni.

L' "incidente" - anche se ha trovato poco spazio negli organi di informazione in quanto impegnata a seguire le vicende belliche nei vicini Balcani - è indubbiamente molto grave e, pertanto, merita che sia inserito fra i nostri argomenti settimanali.

Fra l'altro, è un argomento questo che viene a collegarsi con quel vasto disastro ecologico provocato dai bombardamenti a tappeto effettuati dagli aerei NATO, con le cosiddette "bombe intelligenti", sugli stabilimenti chimici serbi durante la più assurda delle assurdità della guerra.

Ma, intanto, vediamo che cos'è il cloruro di vinile o vinile cloruro o etilene cloruro. Si tratta di una sostanza, ottenuta dalla produzione di cloroderivati organici, la cui formula molecolare è C2H3Cl e che viene utilizzata per la produzione del famoso PVC (policloruro di vinile o polivinilcloruro), la diffusissima resina termoplastica usata largamente in edilizia (tubi) nell'industria chimica, elettrica, come materiale da imballaggio (specialmente per le bottiglie destinate all'acqua minerale), nell'abbigliamento e nell'arredamento. Il cloruro di vinile è etichettato, secondo la classificazione del 19° adeguamento CE (93772/CEE) dell' 1/9/1993, come tossico (simbolo testa di morto) e avente le frasi di rischio R45 - Può provocare il cancro e R12 - estremamente infiammabile. Dunque, sia secondo la valutazione dello IARC sia secondo la classificazione della CCTN si tratta di una sostanza per la quale esiste una sufficiente evidenza di effetti cancerogeni sull'uomo (gruppo 1), tali da stabilire un nesso causale tra esposizione e sviluppo di tumori. In base alla direttiva "Seveso", recepita nel nostro paese con il DPR 175/88, e secondo il DM 16/2/93 questa sostanza rientra fra quelle etichettate come pericolose e pertanto soggette a notifica se all'interno del perimetro industriale o entro 500 metri sono presenti più di 200 t o a dichiarazione completa se è presente più di 1 kg di tale sostanza. Il cloruro di vinile non rientra nei cancerogeni di cui all'art. 61, Titolo VII, del D.Lgs. 626/94 in quanto al pari dell'asbesto, del piombo e suoi composti e di alcune ammine aromatiche cancerogene, sono normate da altre leggi.

Il D.P.R. 10 settembre 1982, n. 962 (attuazione della direttiva CEE 78/610 relativa alla protezione sanitaria dei lavoratori esposti al cloruro di vinile monomero) fornisce indicazioni sulla sorveglianza sanitaria dei lavoratori esposti al CVM, all'interno di un ampio arco di norme indirizzate a ridurre al minimo l'esposizione, imponendo ai datori di lavoro l'obbligo di adottare (art. 3) appropriate misure tecniche e organizzative, al fine di ridurre ai valori più bassi le concentrazioni di cloruro di vinile monomero cui i lavoratori sono esposti.

Il datore di lavoro, inoltre, deve provvedere a che ogni zona di lavoro degli stabilimenti sia sottoposta ai controlli della concentrazione della sostanza nell'atmosfera il cui valore limite tecnico di lunga durata è fissato in 3 parti per milione in volume/volume (ppm).

Il DPR 962/82 stabilisce, inoltre, all'art. 9, che i lavoratori che sono esposti al cloruro di vinile monomero devono essere iscritti in un registro, tenuto dal datore di lavoro, in cui sono annotati, per ciascuno di essi, la natura e la durata delle loro attività, nonché l'esposizione alla quale sono stati sottoposti…. Copia del registro di cui sopra e degli aggiornamenti deve essere trasmessa all'unità sanitaria locale competente per territorio e, inoltre, all'Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro ed all'Istituto superiore di sanità, quando questi ultimi ne facciano richiesta… Le annotazioni individuali …devono essere conservate dal datore di lavoro fino a risoluzione del rapporto di lavoro e dall'unità sanitaria locale (oggi ASL, ndr) competente per territorio per almeno trent'anni dalla cessazione della attività comportante l'esposizione al cloruro di vinile, e, comunque, per tutta la durata della vita dell'interessato. Il datore di lavoro deve, inoltre, comunicare ai lavoratori le rispettive annotazioni individuali. Ai rappresentanti dei lavoratori in seno all'impresa che ne facciano richiesta devono essere messi a disposizione i risultati delle misurazioni della concentrazione di cloruro di vinile monomero nell'atmosfera delle zone di lavoro.

Ma se per gli addetti a tali lavorazioni pericolose, il rispetto delle rispettive norme di tutela ed il costante controllo medico secondo particolari direttrici, possono arginare i rischi più gravi, di aspetto ben diverso si presenta il rischio per la popolazione quando si presentano fughe, con conseguenti ricadute a terra, di queste sostanze tossiche.

Appare evidente, dunque, che le eventuali ricadute al suolo di una sostanza come il CVM possono provocare danni incalcolabili all'ambiente, attraverso la contaminazione dell'acqua, dell'aria e del suolo, nonché per i prodotti dell'agricoltura e dell'allevamento. Sono ben vivi nella nostra memoria i "casi" di Seveso e di Cernobyl.

Ma al di là dell'incidente di Porto Marghera, non dobbiamo tacere su un disastro ecologico del quale dovremo presto constatare gli effetti dannosi su una vasta area europea e asiatica che potrebbero dare luogo ad un aumento di cancro e leucemie. Mi riferisco ai recenti bombardamenti di impianti chimici effettuati dagli aerei NATO sulla Serbia durante il recente conflitto balcanico. La distruzione degli impianti chimici e petrolchimici di Pancevo, Novi Sad, Pristina, Subotica, Smerederevo, ecc. in alcuni dei quali, come quelli di Baric e Pancevo, si produceva anche il cloruro di vinile faranno registrare una vera catastrofe ambientale irreversibile. Non è da escludere che durante tali bombardamenti si siano formate nubi tossiche contenenti, fra l'altro, anche diossina, e che potrebbe essersi diffusa per decine e decine di chilometri di distanza dagli stabilimenti distrutti, provocando sulla popolazione investita intossicazioni gravi, con effetti anche letali, ed un'elevata probabilità d'insorgenza di vari tipi di tumori.

Ha fatto notare l'Ing. Andrea Masullo, responsabile inquinamento, clima ed energia del WWF che i bombardamenti hanno causato il versamento nelle acque del Danubio di quantitativi imprecisati di prodotti chimici tossici. Lo stesso WWF ha denunciato l'irresponsabilità dei bombardamenti di impianti chimici, sottolineando il gravissimo impatto sull'ambiente a causa delle polluzioni di sostanze tossiche che manifesterà le sue conseguenze per diversi anni.



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