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AYMONINO, TRINCA, ORSI, SCIOLARI. Rinconfigurazione del lungomare di Punta Perotti a Bari


DALLA CRISI DI UN MODELLO TIPOLOGICO DEL MODERNO AD UN POSSIBILE PAESAGGIO CONTEMPORANEO

[04oct2001]
Il caso di Punta Perotti è un tipico esempio di paesaggio costiero oggi percepito attraverso la sua forte antropizzazione ed urbanizzazione favoriti dalla stessa struttura costiera. La potenza dell’impianto urbano che connota il paesaggio costiero di Bari rivela l’importanza che l’elemento mare assume nella struttura fondativa della città. Sintesi del continuo permearsi tra città e mare, quasi ad evidenziarne il reciproco sostegno, appare la Basilica di San Nicola che da sempre è simbolo identificativo della città anche nel rapporto fisico che questa istituisce col mare.



Il fronte a mare della città trova nel luogo di Punta Perotti la sua naturale conclusione verso sud, oltre il quale l’immagine urbana si stempera in un paesaggio che, nel diradarsi della compattezza del fronte edilizio, ritrova le tracce del territorio originario lasciando spazio ad un uso “balneare”, non semplicemente ludico, ma di riappropriazione da parte della collettività del naturale rapporto della città con il mare.


Prima e dopo.
La scelta di progettare l’area del lungomare di Punta Perotti a Bari è determinata dalla considerazione che proprio in questo contesto, così coinvolto e trasformato dall’espansione edilizia si percepisce più intensamente l’esigenza di operare un processo di riqualificazione del territorio costiero e della sua percezione visiva. Le polemiche nate intorno al intervento edilizio in essere sono infatti di molto precedenti alla promozione del concorso e segnano un momento molto importante per la tutela e la valorizzazione del territorio e delle sue risorse ambientali: le volumetrie che oggi rappresentano una vera e propria barriera dell’orizzonte visivo verso sud non nascono come fenomeno di urbanizzazione selvaggia ed abusiva ma sono state previste dallo strumento urbanistico vigente. L’insostenibilità del loro essere nasce quindi da una sensibilità che travalica la dimensione strettamente vincolistica in uso fino ad oggi.

Il paesaggio equivale alla percezione visiva dell’ambiente che naturalmente si determina attraverso il giustapporsi sul territorio di “segni” naturali ed artificiali di cui questi ultimi non necessariamente devono collegarsi a fenomeni di urbanizzazione ma più genericamente a fenomeni di antropizzazione. Sarebbe difficile immaginare questi luoghi annullando il loro carattere urbano così come riproponendone un’immagine falsamente naturalistica.

Nel progetto le “scandalose” volumetrie di Punta Perotti non vengono cancellate in quanto riteniamo utopistiche proposte di rivalutazione del paesaggio che non tengano conto della trasformazione subita; occorre mirare ad un trasformazione ragionata che ricerchi una nuova coerenza tra le componenti di un paesaggio segnato e caratterizzato dagli usi che nel corso del tempo vi si sono sedimentati. Tale operazione si concretizza attraverso una sorta di “positivizzazione” di quanto fino ad ora costruito: l’edificato permane ma, per non costituire più barriera visiva, si apre a definire i “propilei” della città contemporanea: naturale contrappeso, nell’equilibrio geomorfologico dei luoghi, all’antico centro urbano.


Inserimento planimetrico del progetto.


Prospetti.

Modello, pianta.


Esploso.

Modello, viste generali.

L’operazione sui volumi esistenti è stata quella di eliminare il 50% ca. della cubatura (di cui si prevede la ricollocazione nell’ultimo lotto edificabile ai margini della città consolidata) creando, con il nuovo sistema di torri, una sorta di trasparenza che permette l’allargamento dell’orizzonte visivo ora occluso dagli scheletri dei nascenti edifici. Le torri sono pertanto interamente contenute all’interno della sagoma degli edifici esistenti. La loro destinazione è aperta a funzioni molteplici, nobilitate rispetto la mera residenza, che estendono il loro bacino di utenza ed interesse dalla città al territorio circostante trasformando quindi l’intervento in una importante occasione per la città di dotarsi di tutti quei servizi che ne caratterizzano e qualificano la contemporaneità. Nel progetto sono anche ridefiniti, attraverso la compenetrazione integrale, gli equilibri perduti tra le forme del territorio: l’arretramento a ridosso della ferrovia della strada costiera contribuisce all’allargamento dell’area costiera, i tracciati esistenti si modificano ed assumono valore pedonale e ciclabile, un nuovo parco urbano ricollega pedonalmente la piazza della stazione ferroviaria con l’area balneare, la vasta area di parcheggio scoperta, che oggi invade un lungo tratto del lungomare deturpandone il paesaggio, viene riposizionata all’interno della collina artificiale, aumentandone così la capacità recettiva e riducendone l’impatto.
AYMONINO, TRINCA, ORSI, SCIOLARI. Rinconfigurazione del lungomare di Punta Perotti a Bari



Il progetto ha vinto, relativamente al sito di Punta Perotti ed ex aequo con Gruppo Arch+ (Massimo Angrilli, Nietta Dell'Olio, Angela Di Giovannantonio, Raffaella Falconio e Vincenzo Pomilio) con Anthony Bellezza, Emanuela Bonvecchi, Gianluigi D'Angelo, il concorso di progettazione e fotografia 'Paesaggi costieri' organizzato da Legambiente.

Progettisti:
Aldo Aymonino
Flavio Trinca
Simone Orsi
Andrea Sciolari

Aldo Aymonino architetto. Roma 15.06.1953. Professore Ordinario in Composizione Architettonica presso l’Istituto Universitario di Architettura di Venezia. Studio Associato Seste_

Flavio Trinca architetto. Roma 07.02.1960. Docente a Contratto in “Progettazione delle zone a parco nelle aree urbane” presso la Facoltà di Architettura dell'Università "La Sapienza" di Roma. Studio Associato Seste_

Andrea Sciolari architetto. Roma 01.07.1965. Archinext srl.

Simone Orsi architetto. Roma 14.09.1968. Archinext srl.

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