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D'ANGELO, FALCONE, MASCARUCCI, PINNA. Random City |
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Il progetto Random city è stato svolto durante il seminario itinerante di architettura Villard2. La ricerca è stata proseguita in occasione del concorso indetto
dall'ATER Pistoia sui nuovi modi di abitare del terzo millennio. |
[28feb2002] |
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L'area di progetto si estende dietro la stazione ferroviaria di Lecce, su un enorme vuoto occupato in parte dalle ex cave di Marco Vito. L'idea fondamentale del progetto nasce dalla riflessione sulla città contemporanea, sempre più veloce, in cui i sistemi tradizionali non riescono ad adattarsi a questi mutamenti. Un'architettura flessibile è quindi una possibilità concreta per risolvere il problema. In particolare Lecce è una città turistica in cui durante i mesi estivi arrivano oltre 120.000 persone. Oltre la metà di questi turisti si stabilisce nei campeggi. |
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L'obiettivo principale è di restituire alla città di Lecce uno spazio "tagliato fuori", di mettere in relazione con la parte storica una nuova centralità che non vuole sostituirsi ad essa, ma essere un suo naturale prolungamento, pur avendo una sua riconoscibile identità. Da tempo il turismo pugliese riceve grande favore da un’utenza interna ed internazionale. Puntare sul turismo sembra essere l'unica "industria" in Puglia con reale possibilità di crescita, ampliando e diversificando però la sua offerta [turismo d'arte, congressuale, scolastico ecc...]. |
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Random city è una possibile risposta: nell'intorno delle cave viene ricostruito un tessuto urbano attraverso un sistema integrato di residenza fissa [Random Building] e abitazione mobile [Block House]; una "città" flessibile in cui è il fattore tempo a determinare le modalità d'essere dello spazio. Strutture mobili temporanee [block house, sistemi leggeri ecc...] si distribuiscono uniformemente sul territorio, arrivando ad insediarsi fino ai margini delle due cave ridefinendone i bordi, occupando i lotti solo quando è necessario e restituendo così il verde una volta rimosse. |
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Non migliaia di metri cubi di cemento armato che invadono la città e che vengono realmente utilizzati solamente in determinati periodi, ma un sistema che rappresenta formalmente la vera immagine della città. Che si satura e che si sgonfia. Che vive secondo le leggi della natura del luogo. All'interno del progetto le cave di Marco Vito costituiscono il centro attrattore di tutto l'intervento; un vero modello di architettura in negativo che viene lasciato come grande vuoto urbano e interconnesso sia al centro storico che al nuovo sistema. Le cave diventano così uno spazio potenziale capace di ospitare uno o più eventi contemporaneamente. Il piano inclinato da un lato e la parete verticale dall'altro suggeriscono la possibilità di sfruttare questo vuoto per manifestazioni all'aperto come concerti, spettacoli teatrali e in generale per eventi transitori. L'elemento di cerniera tra questi sistemi e il centro storico è la nuova stazione ferroviaria. il progetto prevede un prolungamento pedonale di viale Oronzo Quarta al di sotto del tracciato ferroviario: una sorta di grande piazza-percorso che conduce ad una piccola cava [dietro l'attuale stazione] diventa nello stesso tempo contenitore di servizi e luogo di passaggio e comunicazione verso la nuova centralità. |
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RANDOM BUILDING. Le abitazioni stabili contengono al loro interno i sistemi flessibili delle block house. Durante i mesi estivi ed in generale quando c'è richiesta, queste unità si "staccano" dal random building variando così il suo assetto formale e colonizzano i lotti circostanti. La possibilità di avere vicino uno spazio di "rimessa" permette una facile dislocazione risolvendo i relativi problemi di trasporto. |
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BLOCK HOUSE. Sono unità insediative temporanee. Derivano direttamente dal cyberlabo dello studio francese
Timezone degli architetti Claire Petetin e Philippe Gregoire, ma la loro funzione è radicalmente diversa. Infatti gli architetti francesi hanno progettato ed attrezzato questo elemento per essere un microlaboratorio mobile destinato al coinvolgimento dei cittadini dei quartieri disagiati ed a una loro "riabilitazione virtuale" (per maggiori approfondimenti vedi articolo di
Laura Puliti su ARCH'IT. Noi abbiamo attrezzato questa unità temporanea espandibile per viverci dentro e renderla abitazione temporanea che una volta esaurito il suo impiego possa essere riposta e pronta per un futuro riutilizzo. |
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GIANLUIGI D'ANGELO, MATTEO FALCONE, MARIA MASCARUCCI, ANDREA PINNA. Random City Premio speciale al Concorso Internazionale di idee "la felicità dell'abitare", Ater Pistoia. |
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Gianluigi D'Angelo,
Matteo Falcone, Maria Mascarucci, Andrea Pinna. Studenti presso la Facoltà di Architettura "G. D'Annunzio" (Pescara). Si muovono tra esperienze collettive ed individuali partecipando a seminari e concorsi di progettazione di carattere internazionale e collaborando con vari studi di progettazione.
Gianluigi D'Angelo (1974)
con Arch+ vince il concorso internazionale di progettazione "Paesaggi Costieri". Insieme ad Andrea Pinna (1975) dirige la rivista digitale di architettura
b-e-t-a, segnalata al Premio "Bruno Zevi" Romarchitettura seconda
edizione, e ha recentemente lanciato Channelbeta,
canale d'informazione sull'architettura contemporanea. Matteo Falcone (1978) con Ca+D'A vince il concorso internazionale di progettazione Europan6. Ha lavorato recentemente presso studio di Richard Rogers Partnership al progetto "Paddington Basin". Maria Mascarucci (1979) ha collaborato con lo studio ABDR architetti associati al progetto per per il concorso internazionale di progettazione per la stazione dell'alta velocità di Torino Porta Susa. |
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