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Architetture

NICOLA RUSSI. Discontinuità Continua. Nuove forme insediative nel Nord Milano



Terra Lombarda, patria artificiale.
Carlo Cattaneo



> BOSCHETTI: DISCONTINUITÀ CONTINUA: OLTRE LA DESCRIZIONE
L'obiettivo del progetto è quello di indagare una possibile immagine strutturante per il territorio di Milano Nord, un'area geografica particolare che comprende i caratteri delle due macro "ecologie" limitrofe: la città consolidata a sud (Milano) e la città frammentaria a Nord (Brianza).

Si ritiene infatti necessario tornare ad affrontare i contesti urbani contemporanei attraverso grandi progetti che elaborino forme riconoscibili e condivise al fine di tradurre in azioni progettuali concrete obiettivi collettivi comuni.

[02aug2003]


L'individuazione dei frammenti e dei margini.


Nel tentativo di leggere le ricchezze e le potenzialità di un territorio apparentemente privo di gerarchie e ordine, si è ritenuto necessario riconoscere le diversità tra gli ambienti che lo compongono attraverso una prima, semplice suddivisione tra i terreni urbanizzati e i suoli liberi. Questi grandi insiemi presentano al loro interno ulteriori differenziazioni, o sotto ecologie che definiscono un sistema urbano complesso e discontinuo, caratterizzato dall'accostamento di ambienti diversi tra loro. I grandi spazi aperti, ora interclusi tra i centri, sono stati assunti come vuoti in positivo e dunque come frammenti paragonabili a quelli densamente urbanizzati. Questa operazione consente di leggere il territorio non più secondo una logica dicotomica che contrappone il costruito al non costruito. Gli spazi aperti, elementi strutturanti del paesaggio urbano contemporaneo, accostati a quelli costruiti, definiscono un grande mosaico dove i diversi tasselli che lo compongono, seppur di intensità diverse tra loro, collaborano tutti alla rappresentazione di un'immagine unitaria.La suddivisione in macro frammenti, o per ecologie diverse, mette in evidenza la discontinuità che tali ambienti hanno tra loro e l'importanza strategica che assumono i loro punti di contatto.


Diverse tipologie di margine.
I confini tra un frammento e l'altro talvolta sono così netti da ridursi a vere e proprie linee, più spesso sono ampie aree di indeterminazione che non possiedono alcuna forma o funzione prevalente. Tali spazi li denominiamo margini.

I margini non sono solo i luoghi d'incontro tra il pieno e il vuoto ma sono anche i punti di contatto tra superfici edificate di natura differente o diverse tipologie di spazio libero. Concentrare un progetto lungo le aree di margine può significare sovrapporre ai frammenti della città esistente un sistema di spazi urbani continui in grado di assorbire la spinta delle espansioni degli insediamenti a loro contigui e di dar forma ed espressione al valore aggiunto che tali spazi generano se connessi tra loro. I margini sono dunque degli spazi potenziali, luoghi di centralità di una città latente.

L'area considerata, poiché si trova nel punto d'incontro tra due grandi sistemi urbani diversi tra loro, è essa stessa luogo di margine e di plusvalore; una centralità potenziale che seppur oggi presenti grandi problemi strutturali e organizzativi, contiene al suo interno forti presenze storiche e grandi spinte innovative. Questa grande area, attualmente frangia esterna della città moderna e incredibilmente più congestionata e densa di quella frammentaria ha caratteristiche proprie, ma non possiede una sua identità.



In questa geografia particolare si accostano i materiali principali dei due sistemi urbani adiacenti: gli spazi aperti e i tessuti edilizi ad alta densità, i primi, elementi strutturanti e connettivi della città contemporanea acquistano un valore particolare se racchiusi all'interno di brani di città storica e moderna. I luoghi di margine posseggono, qui più che altrove, un valore strutturante, poiché consentono di elaborare un progetto generale per l'intera area, senza intervenire in ogni suo punto.La scelta di elaborare una forma definita, stabile, è coerente alle necessità attuali di tracciare segni permanenti su un territorio che appare oggi svilupparsi senza alcun progetto complessivo.


Due macro-ecologie.


Due caratteri sovrapposti.
"Solo la presenza di una forma chiusa e stabilita permette la continuità e il prodursi di azioni e forme successive. In una tipica sostituzione dei termini, tutt'altro che benefica per la disciplina, si confonde la necessità, ovvia necessità, di riconoscere nelle trasformazioni socio-economiche di un ambiente i caratteri di dinamicità, instabilità, di mai raggiunto equilibrio, di processo; si confonde tutto ciò con una definizione ugualmente dinamica, instabile, aperta delle trasformazioni urbanistiche." (1)

1. Aldo Rossi, Scritti scelti sull'architettura e la città, CittàStudi Edizioni, 1975.
Benché il progetto, riconoscendo fenomeni generali e generalizzabili a contesti urbani di ugual natura individui un principio che ne regola il loro possibile sviluppo, non fa di tale principio lo strumento di semplificazione della realtà che annulla ogni forma di complessità e permette di trovare soluzioni immediate e astratte; ma assegna alla particolarità della forma urbana studiata, il valore e non il vincolo dell'applicazione di tale principio. Malgrado assumiamo la realtà come orizzonte entro cui si muove l'architettura e lo spazio come categoria prima attraverso la quale la leggiamo e la modifichiamo, non assegniamo all'architettura il semplice compito di riconoscere e condividere il naturale sviluppo urbano contemporaneo; ma, lontani da ogni tentativo di "mimetismo", cerchiamo di proporre soluzioni realistiche alternative alle forme insediative esistenti senza avere la pretesa di modificare i presupposti che le hanno generate. Riteniamo infatti che l'attuale forma urbana rappresenti solo una tra le possibili configurazioni spaziali del nostro ordinamento sociale, e che oggi il compito primo dell'architettura sia quello di formulare scenari diversi, inventare nuove e possibili soluzioni che, avvalendosi inoltre di suggestioni poetiche e metaforiche, possano indicare uno dei possibili sviluppi della realtà spaziale.


Nuovi sistemi stradali.


Nuovi sistemi di trasporto pubblico.
La possibilità di immaginare una nuova forma e una nuova struttura per questa parte di città si avvale dell'elaborazione di un progetto di nuovi sistemi infrastrutturali e della loro relazione al territorio. Pensiamo infatti che riprogettare una parte di questo luogo a partire dalle infrastrutture possa consentire l'elaborazione di nuovi scenari urbani strettamente legati alla natura di questo paesaggio totalmente artificiale.Un nuovo sistema stradale e tranviario, in larga misura sovrapposto alle aree marginali individuate, permette di costruire un sistema di spazi pubblici continui che si aggiunge e sovrappone alla frammentazione di quelli esistenti. Il progetto di nuove tipologie infrastrutturali, quali i boulevard metropolitani, le autostrade urbane, il sistema tranviario a rete da tennis, affiancate a quelle tradizionali, permette di verificare e immaginare relazioni inedite tra i diversi materiali urbani della città contemporanea. Si è così costruito un abaco di possibili scenari che prova a riassumere alcune delle ipotesi progettuali; tali ipotesi benché non si localizzino su un sito specifico, si relazionano al territorio considerato proponendo nuovi modi di viverlo e immaginarlo. Le immagini rappresentative di questi ambienti costituiscono un nuovo campionario di materiali urbani complessi che si aggiungono a quelli noti della città tradizionale. La definizione di un nuovo vocabolario progettuale che associ i materiali urbani ai caratteri del territorio e ai possibili usi che lo investono, consente una maggiore consapevolezza nell'elaborazione delle successive mosse progettuali.


Scenari infrastrutturali 1.

Scenari infrastrutturali 2.
L'architettura, non essendo una disciplina artistica, non possiede quelle caratteristiche d'autonomia che la rendono indipendente dalle necessità contingenti del reale; essa si scontra quotidianamente con problemi finiti e cerca superarli per mezzo del progetto. L'architettura non risponde con soluzioni spaziali solo ai problemi e ai quesiti posti direttamente da parte della società; l'individuazione di un problema è parte fondamentale dell'azione progettuale. Un progettista ha il compito di evidenziare e sollevare problemi spaziali non immediati, di formulare domande e riconoscere possibilità alle quali è necessario trovare una risposta. I problemi di cui si parla riguardano la forma dello spazio, e le risposte da formulare riguardano questo unico aspetto.

Le cause che determinano i problemi spaziali evidenziati possono però essere relative a fattori a-spaziali: politici, economici, culturali e sociali. I problemi non possono essere riconducibili esclusivamente al campo dell'architettura, se così fosse essa non avrebbe alcuna attinenza al reale, alla geografia di un luogo; essa perderebbe quella sua naturale caratteristica di conciliare soluzioni generali a soluzioni locali, e inoltre non sarebbe più in grado di leggere gli usi storici e sociali di uno spazio e di reinterpretarli in maniera innovata. È importante riconoscere l'autonomia della disciplina, senza però avere il timore che alcuni fenomeni non immediatamente riconducibili allo spazio lo modifichino e lo strutturino. L'architettura si deve avvalere necessariamente di tutti quei campi del sapere che si occupano di problematiche diverse dalle sue, nella misura in cui queste possono incidere fisicamente sull'uso e soprattutto sulla forma dello spazio e l'aiutino nella formulazione delle risposte ai problemi da essa evidenziati.


Le infrastrutture e gli insediamenti.


Gli spazi aperti e le nuove funzioni.
La costruzione di un nuovo sistema infrastrutturale e la progettazione del possibile rapporto tra le nuove tipologie infrastrutturali e il territorio, si sono resi necessari nella elaborazione di un progetto generale per il Nord Milano. La lettura ravvicinata delle peculiarità di quest'area ci permette di arricchire le precedenti proposte progettuali e di declinarle su siti specifici e circoscritti. Le nuove tipologie stradali in parte ricalcano e riqualificano i tracciati storici, in parte corrono lungo le aree marginali di nuova edificazione; la rete tranviaria, allontanandosi dal sistema radiale dei tracciati milanesi si attesta lungo i confini degli insediamenti e ne modifica il valore; l'autostrada si apre al Parco Nord con una piazza carrabile, sulla quale si affacciano funzioni di interesse metropolitano che assumono valore di mediazione e contatto tra la grande infrastruttura e gli insediamenti circostanti. Le funzioni proposte, verosimilmente coerenti alle esigenze attuali del mercato, collaborano alla costruzione dei luoghi pubblici progettati e ne garantiscono intensità d'uso e controllo sociale.





Il margine è quindi un nuovo sistema infrastrutturale che assegna diverse gerarchie agli spazi e garantisce un efficace collegamento tra le grandi emergenze architettoniche e funzionali del Nord Milano; è anche un sistema di spazi aperti, che collocato su aree di scarso valore economico, disegna una nuova qualità ambientale ed estetica, restituendo identità ad un territorio apparentemente poco caratterizzato. L'individuazione di un sistema di aree potenziali, intersezione di differenti habitat simultaneamente compresi, permette di affrontare un progetto urbano nella sua globalità, senza intervenire su tutta l'area considerata. La trama dei margini che si ramificano sulla superficie del territorio costituisce la continuità del piano; i diversi frammenti, circoscritti dai margini, disegnano la discontinuità di molteplici ecologie, habitat e ambienti.


Pensiamo che la scala alla quale si può affrontare un'azione progettuale sia conforme a quella sollevata dalla problematica analizzata, e non sia necessariamente relativa a quella del vero e proprio manufatto architettonico. La possibilità di riconoscere forme e fenomeni alla scala urbana è essa stessa condizione sufficiente ad una loro interpretazione e progettazione. Tale progettazione non coincide però con un'attività pianificatoria rivolta a tutta la superficie analizzata ma essa può tradursi in azioni progettuali concrete e circoscritte. La risposta ai problemi urbani individuati, che investono il territorio nella sua interezza, può infatti tradursi in minimi fatti architettonici che contengono l'idea stessa di città che li presuppone, e corrispondono ad una sua infinitesima parte: può concretizzarsi in punti o sistemi, riconosciuti per il loro valore strategico e strutturale.

Nicola Russi
n.russi@libero.it
Progetto elaborato in occasione della tesi di laurea di Nicola Russi che ha avuto per relatore il prof. Cesare Macchi Cassia e per correlatore l'arch. Andrea Boschetti.
Nicola Russi (Milano 1976) ha studiato architettura a Milano e Delft e ha collaborato con lo studio Frank Augustin Architekt di Berlino e lo studio Privileggio_Secchi di Milano; si è laureato presso il Politecnico di Milano nel 2002. Attualmente collabora alla didattica in progettazione urbana presso il Politecnico di Milano nel corso del Professor Cesare Macchi Cassia e con lui lavora nel gruppo di ricerca Murst del Politecnico di Milano sul tema:"forme insediative e Infrastrutture".
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