home > architetture

Architetture

UN STUDIO. Living Tomorrow Pavillon



ALLA VOLTA DEL FUTURO, IN CASA E IN UFFICIO. Un quartiere senza passato ospita una casa del futuro. A Bijlmer ha trovato collocazione, dal gennaio del 2004, il Living Tomorrow Pavillon, progetto di UN Studio in collaborazione con il gruppo di Living Tomorrow, composto da Frank Belien, Peter Bongers, Bart Thijs, Werner Claes e René Schaap.

[23nov2004]

Il quartiere di Bijlmer, Amsterdam.

Accade alle porte di Amsterdam, in un quartiere di enormi isolati disposti all'interno di un parco artificiale secondo uno schema organizzativo che ricorda quello degli alveari. Alla fine degli anni '60, Bijlmer, situata a sud est della capitale olandese, fu territorio di sperimentazione, da parte degli urbanisti locali, della pianificazione a blocchi promossa dal modello socialista: undici "housing blocks", i Kleiburg Block, serrati e monotoni, sarebbero stati collegati ad Amsterdam tramite ferrovie per pendolari e bretelle stradali. Il progetto rimase in gran parte utopia, e per anni Bijlmer si è presentato come un anonimo quartiere di grigi edifici per uffici e svettanti palazzine residenziali, popolato soprattutto da immigrati asiatici.


Kleiburg Block a Bijlmer, Amsterdam.

Le sorti del quartiere cominciano a cambiare con l'arrivo di Greg Lynn e di Van Berkel. L'americano, vincendo su Sauerbruch Hutton e Lucien Kroll, si è aggiudicato nel 2003 il concorso per la ristrutturazione dei Kleiburg Block, l'olandese ha realizzato il Living Tomorrow Pavilion, l'edificio temporaneo, concepito fra il 2000 e il 2003, che accompagnerà i suoi visitatori nella vita e nel lavoro del futuro attraverso le esposizioni "House of the Future" e "Office of the Future".




Living Tomorrow pavilion, Bijlmer, Amsterdam. Foto di Christian Richters.
 
Pianta del Living Tomorrow Pavilion.

Il terreno sul quale sorge il Living Tomorrow Pavillon, che vedrà protagonisti gli innovativi prodotti di design di 34 importanti società e gruppi interessati all'Information Technology, fra le quali HP, Microsoft, Telfort, Philips e Unilever, è lungo 45 metri e alto 33, impegna una superficie di 3.500 mq, per metà destinata all'edificio, per l'altra metà agli eventi open-air che si svolgono ogni due anni. Il progetto appare come un fluido dialogo fra la tipologia del padiglione -che ospita il foyer, l'auditorium, l'amministrazione e l'ambiente ristorazione- e quella della torre, sede della casa e dell'ufficio del futuro.

Il gioco compositivo che interpreta le rinnovate modalità di fruizione dello spazio abitato è simile a quello già adottato da Van Berkel & Bos nel 1998 per la Möbius House a Het Gooi, con una novità: il nastro piegato a forma di otto, ora volume chiuso ora superficie aperta, si slancia ad un tratto in verticale e recupera quattro piani in alzato.


             
Studio di modellazione 3D.

Il risultato è fortemente innovativo, così come i concetti che il progetto vuole esprimere e i prodotti che l'esposizione promuove. La cultura della "piega", cara anche al "vicino di casa" Greg Lynn, trova in questo progetto piena manifestazione: un corpo dinamico si flette, si snoda, rotea e in tal modo prende forma. Da questo flusso macchinoso e seducente di movimenti nasce un corpo bloboidale, risultato di logiche matematiche a metà fra le leggi fisiche e le speculazioni filosofiche, che si fa portavoce di una nuova società, non più quella contemporanea, ma quella futura, che la contemporanea ha in nuce, più complessa, rapida e informatizzata.


Modello del Living Tomorrow Pavilion.

"The horizontal part is merging from the inner tube into the external vertical skin –si legge nella relazione che accompagna il progetto-, and flipping back into the interior of the tower, before finally entering into exterior again in the pavilion-like area and flipping back again."

Un'architettura "intrecciata", metafora del concetto che vive alla base e che è premessa della società dell'informazione: quello della "rete". L'ardito processo che consegna questa foggia organica, quasi antropomorfa, allude infatti ad una nuova era alimentata da una rete complessa nella quale le informazioni si intrecciano, si completano, intessono una trama continua. Dove la frattura non esiste e la discontinuità è solo un punto di flesso. In questa rete l'architettura indirizza il viaggio dei passeggeri con le sue morbide traiettorie, e al tempo stesso sembra indirizzata dai movimenti di chi la vive. Si stabilisce così un rapporto simbiotico fra flusso architettonico e moto umano.

 

Fasi di costruzione.

L'intrigante architettura di UN Studio è il risultato di una stimolante sperimentazione di software di calcolo per la progettazione, facendosi quinta di un'esposizione che, oltre a sedurre i visitatori con frigoriferi e forni intelligenti, o pareti che cambiano profumo e colore a seconda dell'umore di chi le abita, presenta oggetti improntati ai principi di progettazione ecosostenibile: fra questi, un sistema fotovoltaico per acquisire energia solare e un'apparecchiatura per il riciclo dell'acqua piovana, oltre ad un condizionatore intelligente dotato di un congegno capace di estrarre calore da un corpo e di trasmetterlo ad un altro. Tutti i materiali usati sono riciclabili ed ecosostenibili.


Organizzazione distributiva.

Così Ben van Berkel a proposito dell'architettura del futuro:

"You always design for the future. But when the project is entitled 'Living Tomorrow' this is made extra clear and you feel something Futuristic is called for.But what is Futuristic? Everyone's idea of the future is a composite of past images of the future (derived form art from the 1920-s and the 1960-s, from science fiction and films) and extrapolations of the present. You anticipate how current phenomena will be magnified and intensified in the future; there will be even more travel, taller buildings, and chillier personal relations.
Being fictitious, a Futuristic design is dreamy and personal. This is how you, the architect, imagined the future in the year 2000, when the Living Tomorrow pavilion was designed. Yes, you thought the future would have rounded corners, a curved façade of coated panels, and that fetishistic je-ne-says-quoi that you find in the Aibo dog. But then, you are an optimist."

O forse il futuro non è altro che il frutto delle nostre proiezioni. In fondo sono l'architetto, la città, l'individuo che, per necessità o per naturale predisposizione all'immaginazione, concorrono a definire la "forma del futuro". Il benessere e il cambiamento delle condizioni sociali portati dalla rivoluzione industriale, e insieme le parallele scoperte della medicina, sono responsabili dell'aumentata densità della popolazione e, di conseguenza, della nuova morfologia che assume la città del '900, europeo e, soprattutto, americano. È allora che nasce il simbolo architettonico e urbano del secolo scorso, il grattacielo. Mole impensabile e immagine "avveniristica" per allora, oggi concorre a definire l'immaginario metropolitano contemporaneo. Esigenze e creatività sono quindi artefici del nostro futuro, o è piuttosto il futuro a determinare nuove esigenze e a sollecitare forme di creatività e di comunicazione alternative?

I curiosi oggetti e le sperimentazioni formali del Living Tomorrow Pavilion costituiscono, rispetto a questo interrogativo, un pretesto intelligente per sollecitare una riflessione complessa, seducente, più ampia e articolata sui contenuti che si celano, misteriosi, nel termine "futuro".

Francesca Oddo

francesca.oddo@architettura.it
UN STUDIO. Living Tomorrow Pavillon

committente:
Living Tomorrow Belgium
coordinatore e cofondatore: Frank Belien, Peter Bongers
direttore esecutivo: Bart Thijs
management controller: Werner Claes
direttore living tomorrow amsterdam: René Schaap

progetto:
UN Studio (Ben van Berkel con Igor Kebel, Aad Krom, Martin Kuitert, Markus Berger, Ron Roos, Andreas Bogenschütz)

luogo: Amsterdam South-Axis, vicino all'Arena Stadium

date: 2000-2003

programma: Padiglione espositivo, laboratorio dimostrativo (House of the future, event space, auditorium, business department of the future, the future office, lounges)

superficie di costruzione: 4.000 mq.

volume di costruzione: 45x21x33 m.

> IN A BIT: MANFERDINI

> UN STUDIO
> LIVING TOMORROW

architetture

Per candidare progetti
alla pubblicazione nella sezione
architetture vi invitiamo a contattare
la redazione di ARCH'IT


laboratorio
informa
scaffale
servizi
in rete


archit.gif (990 byte)

iscriviti gratuitamente al bollettino ARCH'IT news







© Copyright DADA architetti associati
Contents provided by iMage