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| IAN+. 
          Laboratori per l'Università di Tor Vergata | ||||
| STRATEGIA 
          DI NEGOZIAZIONE. All'uscita 19 del GRA, il Grande Raccordo Anulare di 
          Roma, nel settore sud-est tra la Casilina e l'uscita per l'autostrada 
          verso Napoli, lo studio IaN+ ha costruito una delle sue prime architetture. 
          Questo lavoro ha iniziato la sua prima fase nel 1998, è uno tra 
          i primi incarichi del gruppo, ed è stato terminato solo nel 2004. | [08jun2006] | |||
| In 
          un'area semi rurale della città, all'interno di un campus indipendente 
          dell'Università di Tor Vergata, al di la di una rete di recinzione 
          tra l'erba umida della campagna romana, un nuovo elemento sorge dal 
          suolo. Ci troviamo in una vecchia fattoria, un piccolissimo borgo agricolo, 
          che oggi è diventata una parte della seconda Università 
          di Roma, l'insieme di una serie di uffici e dipartimenti, uno splendido 
          luogo dove poter lavorare, lontano dalla confusione della città. | ||||
|  Cosi IaN+, in un contesto legato ad elementi della tradizione, riesce a sviluppare un'interessante sperimentazione, un edificio su tre livelli, un completamento funzionale nel campus di idrobiologia. L'architettura entra in un processo di scambio con il contesto che lo circonda, un elemento semplice, un parallelepipedo è sottoposto ad una deformazione ed ai suoi possibili effetti. Le superfici esterne diventano ruvide, come irritate da solventi tossici presenti all'interno, e di colore rosso cercando di mimetizzarsi con l'insieme dei casali che sorge nelle immediate vicinanze. | ||||
|  |  Il tetto a doppia falda si trasforma in un ibrido tra falda unica e tetto piano, con un movimento della linea di colmo. Una grande parete di vetro strutturale, come rigettata, fuoriesce creando uno sbalzo. Si configura cosi un elemento compatto, chiuso in se stesso, che si apre come un visore, verso lo spazio centrale del borgo. Le due pareti laterali si differenziano rispetto alla loro esposizione, mentre una prende luce da aperture geometriche, l'altra è segnata da una costellazione di piccoli oblò, pronta ad emettere luce nell'oscurità della notte. Non un elemento auto-referenziale, ma una "interferenza con il reale", tra sperimentazione e condizione locale. Un processo di negoziazione dove l'architettura è pronta a perdere la sua purezza lasciandosi assorbire dall'ambiente e il suo paesaggio. |   | ||
|  Lo spazio interno è molto asettico, un unico colore ricopre tutte le superfici. Lo spazio anemico, quasi devitalizzato, diventa un ideale scenario per esperimenti chimici. Attraversando una grande superficie di vetro si entra nei laboratori, la scala sale in un vuoto che ci porta ai due piani superiori, al termine della quale il tetto alzandosi crea uno spazio che con la parete di vetro, si proietta interamente verso l'esterno. Un privilegiato punto di osservazione del borgo ed il suo bosco. |      | |||
|  | Accanto 
          a questa movimentata sezione spaziale, scorrono molto regolarmente spazi 
          funzionali e di servizio. Questo modo di concepire lo spazio, attraverso 
          una successione di sezioni affiancate, è un'attitudine rintracciabile 
          in altri progetti di IaN+ come "la casa di Goethe", che Maria 
          Luisa Palumbo descrive come la "metamorfosi di una sezione di spazio, 
          progressivamente ripetuta, traslata e modificata". L'edificio si 
          sviluppa nella fusione tra il vuoto verticale di distribuzione, il vuoto 
          ricavato dall'inversione della pendenza del tetto e il pieno formato 
          dagli ambienti necessari per i laboratori. Nella parte posteriore dell'edificio, 
          l'architettura mostra i suoi organi, dietro una grande rete di ferro, 
          come una sbucciatura nella pelle esterna, vapori e liquidi scorrono 
          in tubi metallici. Le necessità funzionali dell'edificio spingono l'architettura a diventare un sistema capace di gestire e regolarizzare, temperatura, umidità, ventilazione. Questo è un lavoro che riesce a confrontarsi costantemente con l'ambiente che lo ha assorbito, un innesto positivo nel territorio. In questo progetto IaN+ è riuscito, nonostante le dimensioni relativamente piccole, a costruire un'architettura in grado di relazionarsi, generare connessioni, un landmark in una zona semi urbana al ridosso del Raccordo. Nella città ad anello, che sta diventando proprio il GRA, nelle zone di maggiore trasformazione della città, sembra cosi possibile riuscire a sviluppare progetti che sanno entrare in una negoziazione con la realtà, in un intreccio tra paesaggio e flussi vitali. Matteo Costanzo neomatteo@hotmail.com | |||
| IAN+. 
          Laboratori per l'Università di Tor Vergata | ||||
| Progetto 
          vincitore della Medaglia d'Oro all'Architettura Italiana, seconda edizione, 
          per l'opera prima. progetto: IaN+ architettura: Carmelo Baglivo, Luca Galofaro ingegneria: Stefania Manna cronologia: 1998-2004 | ||||
| > IAN+ | ||||
| ARCH'IT 
          books consiglia: IaN+ "IaN+: Interferenze con il reale" Edilstampa, 2003 pp160, €14,00 con una introduzione di Bart Lootsma leggi la recensione di Matteo Zambelli acquista il libro online! | ||||||
| Per 
            candidare progetti laboratorio 
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