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Books Review

Diciassette formule per Jurij Sadar e Bostjan Vuga

Giovanni Corbellini



 


Sadar Vuga Arhitekti
Formula New Ljubljana
Actar, 2006
272 pp., $47.00

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Per molti anni gli architetti hanno avuto un modello indiscusso di comunicazione nell'Oeuvre complète di Le Corbusier. Almeno fino a quando Rem Koolhaas, con S,M,L,XL, non ha radicalmente esteso alla concezione del libro di progetti quello stesso pensiero progettuale in esso contenuto. Il successo dell'operazione è stato tale da indurre molti fra gli studi di architettura più ambiziosi a portare il ragionamento sul proprio lavoro al di là dell'usuale successione cronologica e a inventare tassonomie specifiche e inaspettate.

Tra gli editori maggiormente attivi in questa direzione c'è sicuramente Actar. Nata contemporaneamente al proliferare delle nuove monografie, la casa barcellonese si è da subito distinta per la capacità e la disponibilità a seguire gli architetti nelle loro personali sperimentazioni comunicative, pubblicando una serie aperta e interessante di volumi sempre diversi nei materiali, nella grafica, nel formato e nell'organizzazione concettuale. A questa ampia e variegata galleria di proposte, particolarmente significativa nel restituire le inquiete ricerche di una emergente generazione europea, si aggiunge ora la raccolta dei primi dieci anni di attività di Jurij Sadar e Bostjan Vuga, protagonisti del padiglione sloveno all'ultima Biennale architettura di Venezia. Formatisi a Lubiana e specializzatisi alla scuola della Architectural Association a Londra, i due architetti appartengono a pieno titolo a questa generazione da poco entrata nei quarant'anni, capace di fare delle realtà locali un terreno dove sperimentare procedure progettuali che si nutrono del dibattito internazionale e allo stesso tempo lo alimentano con particolare originalità.

[19 giugno 2008]

Formula: vertical hall. Camera del commercio e dell'industria, Lubiana, 1996-99.

Anche nel loro libro la riflessione sulla pratica progettuale si accompagna a una strategia di presentazione precisamente orientata e coerente con i suoi più intimi presupposti. Strategia che può essere riassunta in tre mosse fondamentali: 1. la decisa selezione dei lavori da pubblicare (ridotti a ventisei sui più di cento prodotti dallo studio); 2. la loro classificazione secondo specifiche "formule" sintetiche; 3. l'inversione dell'ordine cronologico in modo che siano i progetti più recenti ad aprire il volume.

Personalmente trovo quest'ultima scelta particolarmente significativa, non tanto e non solo per i suoi aspetti più scopertamente simbolici, tesi a sottolineare la freschezza di uno sguardo pragmaticamente rivolto al presente, quanto per il suo carattere amichevole e diretto, come se gli architetti vi accogliessero nel loro studio e vi mettessero subito a parte di quello che hanno sul tavolo. Una mossa che ha anche un interessante valore narrativo, già sperimentato nella letteratura poliziesca cosiddetta whodunit: Sadar e Vuga preferiscono fare come gli autori del Tenente Colombo, ci dicono subito chi è l'"assassino", accompagnandoci a ritroso nello scoprirne i moventi, il modus operandi, le armi e le tattiche. Riescono così a rinnovare l'interesse del lettore attorno ai loro progetti più noti, soprattutto quella Camera di commercio slovena che li ha visti protagonisti di un esordio fortunato, giustamente promosso a suo tempo dalla pubblicistica specializzata.

 
Formula: ornamental structure. Progetto di ristrutturazione e ampliamento dell'hotel Palace, Portorose, 2005.

Preceduto dalle sue conseguenze, questo edificio dalla forte impronta concettuale e visiva (attorno alle cui vicende progettuali e realizzative si è costituito ed è cresciuto lo studio) assume nuova rilevanza, mostrando il proprio ruolo seminale verso direzioni di ricerca sorprendenti, capaci di includere nelle riflessioni successive le reazioni delle persone e le forme di interazione sociale che lo abitano. L'appropriazione spaziale da parte degli impiegati, che hanno disseminato di piante l'edificio, è diventata un punto di riferimento nella realizzazione di un successivo ampliamento, una sorta di vip lounge attraversata da un nastro vegetale avvolto nello spazio. Questa attenzione verso la natura, fatta propria dagli architetti, si è poi riverberata su ampia parte dell'opera dello studio sloveno: dall'uso diretto delle piante rampicanti nel rinnovamento dell'Hotel Palace di Portorose, teso a ottenere una sorta di mimesi paesaggistica, alla interpretazione decorativa degli alberi, sempre in senso mimetico, nel progetto residenziale Schönbergpark a Berna e nella realizzazione del complesso per appartamenti Trnovski Pristan.






Formula: room in wall. Liauning collection museum, Neuhaus, 2004.

Se la ricerca ornamentale appare quasi inevitabile in una terra dove il viso di Plecnik era stampato sulle banconote e il suo progetto per il Parlamento sloveno campeggia ora sulla moneta da dieci centesimi di euro, bisogna riconoscere a Sadar e Vuga di reinventarne continuamente i presupposti, facendola reagire con le condizioni specifiche di ogni occasione e di ogni sito. Assistiamo così al passaggio dalla monumentalità della Camera di commercio, con la sua catasta di ferro e vetro a dominare una piazza "inventata" dagli architetti, alla pseudo-natura disegnata per l'hotel Casino Park, dalla finta-vera facciata modernista del Business Centre Tivoli (una sorta di consolidamento delle riproduzioni che coprono i ponteggi degli edifici in restauro) alla soluzione op-art del magazzino Müller. Il tutto con una grande curiosità nel giungere a geometrie quasi neorazionaliste e subito dopo a forme totalmente organiche, sperimentando pieghe e blob, simmetrie semplici e complesse così come libere aggregazioni di elementi.



Formula: blown-up window. Progetto di concorso per residenze Shönberg, Berna, 2005.

L'impressione è che la forma venga realmente trovata alla fine del processo ideativo, più che cercata attraverso opzioni preconcette. Ne sono una dimostrazione le residenze Gradaska, dove i temi della relazione tra interno ed esterno in termini visivi e sociali così come quelli sfuggenti e insieme ineludibili del radicamento contestuale, dell'identità (tanto più determinante in una nazione così giovane), trovano una soluzione letterale nell'alternanza surrealista di specchi e trasparenze che ritorce il semplice involucro scatolare in una vertigine percettiva di esposizioni e riflessioni. Le diciassette formule proposte nel libro (sulle ventisette finora sperimentate dallo studio) attraversano la complessa sostanza architettonica dei lavori presentati, fornendo per ciascuno di essi un punto di vista sintetico e orientato. "Deep wall", "Cinematic structure" piuttosto che "Matrix enfolder" o "Intelocking fronts" (per fare solo qualche esempio), sono definizioni intenzionalmente slegate da immediate concezioni disciplinari o da vincoli economici e di programma. Si propongono come attrezzi amichevoli, capaci di istituire un terreno comunicativo con clienti e pubblico non specializzato. Più che operare una classificazione rigida, colgono insieme la struttura operativa del processo progettuale e gli effetti che i suoi esiti possono avere su utenti e osservatori.

L'apertura alla dimensione sociale e alle sue interazioni con la trasformazione ambientale costituisce infatti la caratteristica fondamentale dell'azione di Jurij Sadar e Bostjan Vuga. Anche per questo, la formalizzazione dei loro progetti è spesso spiazzante, sia nel confronto con il resto del loro lavoro che, soprattutto, paragonata alla maggior parte delle ricerche che si possono seguire sulle riviste di architettura. Un approccio molto personale, che ha saputo fare della dinamica geopolitica locale un potente scenario di sviluppo e sperimentazione di proposte progettuali avanzate, sfruttando fino in fondo le contraddizioni e le pulsioni di una condizione periferica per estrarne paradossali occasioni di estrema specificità.

Giovanni Corbellini
gcorbellini@units.it

> FILES: RAGONESE, DUE PROGETTI RECENTI DI SADAR VUGA ARHITEKTI

> SADAR VUGA ARHITEKTI

       

La sezione Books di ARCH'IT
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