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SCELTI
DA: GABRIELE MASTRIGLI
I MERCOLEDÌ DELL'ARCHITETTURA |
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HALL
OF FAME. LO SPETTACOLO DELL'ARCHITETTURA Una conversazione con Andrea Branzi Gabriele Mastrigli |
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Mercoledì dell'architettura ad Ascoli Piceno Incontri di architettura e cultura urbana 30 giugno 2004 ore 18.30 Libreria Rinascita - Palazzetto della Comunicazione Lo spettacolo dell'architettura. Profilo dell'archistar© presentazione deli libro di Gabriella lo Ricco, Silvia Micheli Bruno Mondadori introduce: Gabriele Mastrigli presenta: Andrea Branzi intervengono: Massimo Ilardi, Raffaele Mennella, Cristiano Toraldo di Francia saranno presenti gli autori "Esistono oggi gli architetti 'mediatici' che si spartiscono la parte più interessate del mercato. L'impresa dei media non può che agevolare le cose; agli altri architetti poco rimane..." (Kenneth Frampton) |
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Un nome, una reputazione, una identità riconosciuta, veicolata
e celebrata dal sistema dei media, è il fondamentale prerequisito
di ogni architetto che ambisca ad entrare in contatto con specifiche
committenze ed ottenere incarichi gratificanti. La fama trasporta i
professionisti più giovani o meno conosciuti negli spazi "alti"
della comunità architettonica, dalle riviste alle mostre, sino
all'interno delle shortlist e delle preselezioni dei concorsi.
Ma la celebrità è anche il carburante indispensabile per
accedere ad una sfera ancor più alta: quella dell'Archistar,
"architetto mediatico" che costruisce e coltiva la propria
immagine al fine di garantirsi incarichi sempre più prestigiosi
attraverso l'indubitabilità della propria fama. Ma allo stesso tempo, la persistenza e il predominio dell'azione dell'Archistar sembrano dimostrare che l'equivalenza ermeneutica della condizione post-moderna ("Basta capire che ci si trova nel futuro, per venir proiettati in esso" - Andy Wahrol) siede ancora su una certa immagine efficiente e progressiva della modernità ("Solo se faremo il nostro lavoro nella maniera giusta riusciremo a gettare fondamenta solide per il futuro" - Mies van der Rohe). GABRIELE MASTRIGLI: Secondo Gabriella Lo Ricco e Silvia Micheli, l'Archistar sarebbe un "architetto la cui attività non è solamente incentrata sulla progettazione di edifici, ma anche sulla divulgazione della propria immagine". Se ampliamo il significato di 'immagine' a 'idea', o 'pensiero', potremmo concludere che la prima stella di questo firmamento è proprio Vitruvio, per come giunge, attraverso il formidabile supporto mediatico del suo trattato, agli architetti del Rinascimento. Lo 'spettacolo dell'architettura' si manifesta dunque agli albori stessi dell'era moderna? ANDREA BRANZI: L'equivoco nasce da chi crede che l'architettura "è l'arte del costruire". L'architettura è invece una forma di conoscenza del mondo, che produce un pensiero complesso e che realizza "anche" delle costruzioni. Ma i grandi architetti sono sempre stati portatori di idee; le grandi architetture invece sono soltanto dei capolavori. 'Fama' era il nome che i Romani attribuivano alla divinità greca Iris, messaggera di Giove, che volando si aggirava, giorno e notte, per annunziare tanto le buone quanto le cattive notizie; senza tacere mai... Uno dei più celebri aforismi di Oscar Wilde recita infatti: "Vi è solo una cosa al mondo peggiore del far parlare di sé, ed è il non far parlare di sé". La fama impone che siano altri a parlare - in latino fari - della persona famosa per renderla tale. Nutrita di celebrità, l'essenza dell'Archistar si costruisce e si mantiene tutta all'interno della mediazione. In altre parole - quelle di Charles Jencks - "gli architetti sono famosi perchè sono famosi", cioè la loro fama anticipa, eclissa e dunque rende superfluo l'oggetto di tale giudizio. L'Archistar, nel momento in cui sancisce la nascita del super-architetto, attesta l'estinzione dell'architettura? Nel contesto complessivamente inespressivo della città contemporanea, l'architettura tende a realizzare oggetti vistosi, strutture super-espressive che giustifichino anche gli investimenti. L'architettura oggi è schiacciata tra la città che non la prevede, e gli oggetti (design) che la sostituiscono. Recentemente, in una tavola rotonda (e imbandita) organizzata dalla rivista Domus a cui partecipavano anche Enzo Mari, Ettore Sottsass, Alessandro Mendini e Vico Magistretti, lei sosteneva che oggi il design è un mondo che produce una sorta di semiosfera. Questo vale anche per l'architettura? Purtroppo no. Il limite dell'architettura di oggi è proprio quello di non riuscire a diventare "semiosfera", cioè realtà astratta, enzimatica, dinamica, e di rimanere oggetto, struttura, perimetro chiuso. La logica dell'architettura 'spettacolare' impone un continuo, veloce, energico e competitivo superamento delle mode, degli stili, delle convenzioni. A fronte di esso la metropoli contemporanea - lo spazio in cui questo spettacolo ambisce a rivelarsi - appare sempre più "generica" e "inespressiva", indifferente ai linguaggi dell'architettura e secolarizzata nelle sue trasformazioni. L'Archistar è l'ultimo stadio del mito progressivo dell'architettura, emendato da qualsiasi dimensione critica? Con l'Archistar l'architettura tende a diventare prodotto, griffe, il cui consumo è visivo, promozionale. Ma la grande parte della storia dell'architettura occidentale è fatta così. |
[30jun2004]
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PLAYLIST |
Gabriella
Lo Ricco, Silvia Micheli "Lo spettacolo dell'architettura. Profilo dell'archistar©" Mondadori, 2003 pp229, €24,00 leggi il commento di Giovanni Damiani |
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pagina books review è curata da Matteo Agnoletto. per proporre o recensire pubblicazioni scrivete a agnoletto@architettura.it laboratorio
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