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Se Kevin Lynch, l'urbanista americano autore del famoso L'immagine della città,
chiedesse ad un cittadino di delineare i tratti salienti dei quartieri realizzati negli ultimi anni ne scaturirebbe un quadro desolante.
L'immagine della periferia risulterebbe popolata di grandi edifici multipliano formati da cellule identiche l'una all'altra, di strade
carrabili larghe ma anonime, di aree di terreno, teoricamente disponibili, ma degradate. Le case, le strade, gli spazi sarebbero descritti
come entità separate, incapaci di determinare delle relazioni significative e di creare una continuità. Un professionista a questa
descrizione potrebbe aggiungere delle notizie tecniche: le previsioni di spazi verdi, le quantità di servizi e superfici adeguate ai
bisogni, la razionalizzazione dei traffici, il rispetto degli standard. Potrebbe facilmente dimostrare gli aspetti di conquista sociale di
queste quantità, ma non potrebbe modificare quel quadro anonimo e desolante che determina "l'immagine" della nuova periferia.
Ci si può chiedere se esistono dei modi diversi di ideare e realizzare un
insediamento. Se esistano cioè dei "sistemi" che permettano -all'interno dei vincoli quantitativi e degli standard- di arrivare
ad un modo di abitare più ricco di relazioni e più umano.
A partire dalla metà degli anni Sessanta, in particolare in Gran
Bretagna e negli Stati Uniti, si è cominciato a rispondere concretamente a queste domande, a pensare a una riduzione delle altezze e a un
tessuto edilizio continuo e densamente costruito. Le "case basse ad alta densità", nascono in questo contesto problematico, e
si basano su quattro principi fondamentali:
1. Raggiungere densità fondiarie adeguate all'ambito urbano (350-550 ab/ha) attraverso
l'uso di corpi di fabbrica non eccedenti i quattro piani sopra terra.
2. Dotare ogni alloggio di un più elevato senso di
individualità attraverso la chiara identificazioni di singolari elementi di accesso, il più possibile direttamente dal suolo.
3.
Eliminare gli spazi di cui non sia prevista una precisa territorialità; in particolare privatizzare grande parte delle aree esterne del
complesso con ambiti di pertinenza diretta degli alloggi.
4. Sostituire alla separazione tra le case, le strade e gli spazi, la
continuità della fabbrica attraverso un sistema a "tappeto" di edificazione.
L'architetto americano Louis Sauer è uno
dei pionieri dell'applicazione concreta di questi principi. Sauer ha realizzato parecchi interventi di questo tipo anche all'interno della
città storica. I Lombard Condos e Penn's Landing Square sono realizzati, ad esempio, nel quartiere di Society Hill al centro di
Philadelphia e forniscono un esempio chiaro e significativo di case basse ad alta densità.
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Ad una vista superficiale, l'intervento sembra non discostarsi dalle case a schiera
presenti sulla strada. Con esse ha in comune l'andamento allungato del corpo di fabbrica, la differenziazione tra la parte pubblica e
formale sulla strada di accesso e la parte privata ed informale sul retro, la ripetizione seriale delle singole abitazioni.
In realtà una densità fondiaria doppia rispetto agli interventi limitorfi è
qui ottenuta grazie all'adozione di un sistema distributivo di case sovrapposte che non stravolge, ma rafforza, il carattere residenziale
della strada.
Alla base dello schema adottato vi sono due decisioni fondamentali che ne garantiscono il successo. La prima, già
anticipata, consiste nel collegare direttamente al suolo entrambe le abitazioni attraverso delle scale autonome. Si vengono ad eliminare
così sistemi puntiformi di distribuzione verticale (corpi scala ogni coppia di appartamenti o lungo un percorso pensile) a favore di un
sistema ripetitivo di accessi lungo la strada omogeneo a quello adottato nelle case adiacenti. La seconda decisione consiste nello scavare
un giardino sul retro abbassato di mezzo piano dal livello strada e di localizzare, allo stesso livello del giardino, la zona giorno
dell'alloggio inferiore. Si riesce così a ridurre l'altezza complessiva del fabbricato e la lunghezza delle scale all'alloggio superiore,
pur garantendo un'ottima abitabilità ad entrambi gli alloggi.
Sul
fronte stradale, il progettista usa gli elementi della distribuzione per rafforzare l'effetto dell'architettura. L'edificio non risulta
chiuso e rigidamente raccolto né verso il cielo né verso il suolo. Nella parte superiore i volumi delle camere da letto risultano
accentuati dall'essere più alti e prominenti rispetto alla parete vetrata della serra. Analogamente, i prismi delle scale individuali
penetrano l'incavo delle entrate e sagomano il contatto con il suolo. Il fatto che gli appartamenti siano serviti direttamente dalla
strada permette l'appropriazione, la personalizzazione, la cura e il controllo degli spazi semi-privati e arricchisce l'attività pedonale
su Lombard Street.
Il fronte sulla strada dell'alloggio inferiore è
una zona "servente" che contiene funzioni di servizio. Questa impostazione ha delle conseguenze molto importanti, soprattutto
dal punto di vista planimetrico quando l'area a disposizione consente disposizioni più articolate di quelle lineari.
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L'intervento occupa un intero isolato del quartiere di Society Hill. Su un'area di 960
mq si insediano, nel rispetto dell'altezza massima delle costruzioni di quattro piani sopra terra, più di 450 abitanti con una densità
superiore ai 460 abitanti per ettaro, particolarmente alta trattandosi di abitazioni di lusso con circa 35 mq di superficie utile ad
abitante. Tale densità è stata ottenuta attraverso la disposizione degli alloggi sull'area in alcuni casi molto vicini gli uni agli
altri, mentre in altri più distanziati.
Il complesso raggruppa
alloggi di taglio diverso, ma tutti con un giardino o una terrazza. Quelli lungo le strade a nord e a est sono i più grandi; si
sviluppano infatti su circa 7.20 metri e occupano due campate strutturali. Gli alloggi più piccoli si trovano invece all'interno del
complesso oppure sulla strada a sud; si tratta di "case sovrapposte" di diverse dimensioni (dagli 80 ai 135 metri quadri circa)
e hanno una, due o tre camere da letto. I singoli alloggi sono tutti serviti direttamente da terra e inseriti in unità abitative composte
da due campate strutturali di 4.20 metri.
La collocazione ortogonale ai supporti della scala di entrata implica che il fronte su
cui essa si colloca, per una funzionale organizzazione in pianta delle funzioni, si caratterizza - analogamente ai Lomabrd Condos - come
zona servente e contiene oltre alla scala e all'entrata, i bagni e la cucina. La casa di conseguenza è organizzata attraverso una chiara
divisione tra la zona servita, soggiorno e camere da letto, e la zona servente.
Oltre a risolvere l'organizzazione interna della cellula, la distinzione tra zona servente e servita dell'alloggio è
funzionale alla disposizione planimetrica basata sul distanziamento e l'avvicinamento degli spazi -fino ad avere percorsi a cielo aperto
di circa 1.80- in un susseguirsi di contrasti di luce e di ombre, di costruito e di vuoto, di ambiti comuni e privati di grande valore
ambientale e architettonico. L'organizzazione servita-servente della cellula permette un'aggregazione planimetrica "front-back,
front-back". Il fronte servente di una fila di case, che può essere cieco, dà sul fronte servito della fila parallela.
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Nell'ultimo progetto, ma anche, se pur in misura meno evidente, in altri, l'elemento
chiave della progettazione residenziale non è più la singola cellula, ma un pacchetto abitativo che contiene più alloggi aggregati
verticalmente e orizzontalmente e incorpora al suo interno le scale di accesso autonome. Sono le aggregazioni e combinazioni diverse del
pacchetto abitativo, e non quelle della cellula, che permettono di organizzare il complesso residenziale secondo le caratteristiche degli
spazi, le esigenze di densità, i rapporti planimetrici interni e i raccordi esterni con la città.
Alla base di questo approccio non vi sono soltanto le considerazioni già ampiamente menzionate, ma anche
quelle legate all'economia complessiva dell'intervento. Si tratta infatti, da una parte di garantire la varietà degli spazi e dei tipi di
appartamento, dall'altra l'unificazione del maggior numero possibile di elementi del progetto. E si tratta non solo degli elementi di
finitura, degli infissi, degli elementi costruttivi, ma soprattutto dei tagli di alloggio e delle conformazione degli edifici.
È
evidente che questo approccio metodologico è completamente diverso da quello adottato nei primi studi sull'abitazione e che è stato
tante volte applicato nelle nostre periferie. In sostanza al rapporto cellula-edificio della tradizione modernista viene sostituita una
triade formata da cellula-pacchetto abitativo-edificio che è la premessa per operare per sistemi insediativi di case basse ad alta
densità. Come alcuni recenti progetti a Venezia e a Napoli dimostarano, questa è ormai una alternativa praticabile anche in Italia;
bisogna però comprenderne a fondo le modalità di utilizzo e promuoverne una sempre più estesa applicazione.
Antonino Saggio
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[04dec2000] |