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IT REVOLUTION

Interattività

Antonino Saggio


Christian Pongratz/Maria Rita Perbellini
"Nati con il computer. Giovani architetti americani"
(La rivoluzione Informatica)
Italia, 2000
Testo&Immagine (Universale di Architettura, n. 71)
pp96, €12,39
prefazione di Antonino Saggio

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[in english]



> IT REVOLUTION BOOK SERIES

Nel 1962 in casa mia arrivò la televisione. Fu un evento perché le onde informative su quello schermo in bianco e nero mi avvicinavano a bambini lontani e diversi. A scuola potevamo scherzare sulla "Gallina Trik&Trak" o su "Giovanna la nonna del corsaro nero" e tutti insieme viaggiavamo sul tappeto volante della TV dei ragazzi. Forse, come dopo ci spiegarono, ci stavamo omologando, ma a noi sembrava tutto bello.

Mio figlio non solo ha visto insieme alla luce del giorno quella dello schermo televisivo, ma ha avuto dal primo momento a sua disposizione un altro schermo. Era in una custodia marrone, ed era primitivo per gli standard di oggi. Steve e Bill l'avevano fatto nascere nel 1984 (il 24 gennaio). Su quel primo computer avevo creato un ipertesto dove, cliccando su "mamma" o "papa", apparivano disegni, animazioni, suoni. E per interminabili ore Raffaele interagì con il computer. Aveva 14 mesi.

I teen-ager di oggi giocano in rete con quelli di Tokyo o di Reykjavik, come io parlavo di Giovanna e di Battista il maggiordomo indifferentemente con i bambini del mio piccolo paese o di una grande città. Se la mia generazione ha vissuto l'arrivo della televisione, quella di mio figlio è "nata" con TV e computer.

Ora, essere "nati" quando un oggetto o una tecnica importante è già parte del paesaggio della nostra vita caratterizza la nostra visione del mondo e delle cose? La domanda alla base di questo libro è esattamente questa, anche se, naturalmente, più specifica. Nati con il computer studia gli architetti della generazione che si è affacciata nella scena americana dell'ultimo lustro e accompagna il lettore nel campo delimitato da quella domanda. Per chi interessa capire l'imprinting architettonico di questi nuovi progettisti, Maria Rita Perbellini e Christian Pongratz hanno condotto un lavoro di grande utilità. Hanno ristretto la selezione a dieci studi di architettura, dopo averne studiati molti di più, hanno parlato con gli architetti, hanno letto i testi e analizzato quanto essi hanno progettato (e in alcuni casi costruito) e offrono al lettore un panorama unico, nuovo e fresco.



NUVOLE DI IDEE. Nelle situazioni in fieri le idee sono molte, le situazioni fluide e a volte confuse. Pongratz e Perbellini non possono né vogliono chiarire sino in fondo questa massa di idee e di esperimenti anche se presentano gli architetti caratterizzandoli volta per volta insieme a delle teorie portanti cui ciascuno si ispira: la ricerca sui fluidi, le conformazioni antropomorfe e animate, gli stati modali e comportamentali, la ricerca di nuove forme anfibie, le nuove dimensioni virtuali, la ricerca di complessità desunte direttamente dalla vita contemporanea. Una cosa risulta così chiarissima: questa generazione sta cercando in territori nuovi. Proviamo, d'altronde, ad invertire il problema e immaginiamo i nostri autori sulla scena fiorentina del primo Quattrocento al lavoro su un Nati con la prospettiva. Avremmo le idee di Masaccio e Brunelleschi e Alberti e Donatello e sentiremmo parlare di punti di fuga, di tracce, di orizzonti, di proporzioni, di testi antichi, di riscoperti eroi del pensiero come Platone e Aristotele alla ricerca difficile ma possibile di un nuovo spazio tutto umano, tutto governato e misurato dall'uomo e non più dallo Spirito Santo.

Da questo libro si evince che Karl Chu, Greg Lynn, Reiser+Umemoto, Nonchi Wang, Neil Denari, Diller+Scofidio, Winka Dubbeldam, Marcos Novak, Hani Rashid e Lise Couture, Thomas Leeser e architetti-critici come Stan Allen hanno piantato le tende dei loro accampamenti di ricerca in lande lontane da quelle delle generazioni precedenti. Per rendersene conto basta scorrere il Glossario, che qui è un veramente indispensabile viatico: cosa è la geometria topologica o il neodarwinismo? cosa un paesaggio epigenetico o un caos deterministico? La matassa è complessa e sconcertante, ma è su questi terreni impervi che probabilmente emergeranno le ipotesi di lavoro più efficaci.

Per saperne di più, oltre al consueto Per Approfondire, gli autori hanno curato delle Voci biografiche che sono un tesoro di informazioni. Non soltanto quelle bibliografiche ma anche Siti Internet e indirizzi email, magari per mettersi direttamente in contatto con il Masaccio o l'Alberti di domani.



DE-FORMAZIONE O IN-FORMAZIONE. Il libro organizza i dieci studi che analizza in dettaglio (seguendo una indicazione del 1993 di Jeffrey Kipnis) in due filoni principali: quello dell'architettura della De-formazione e quella dell'architettura della In-formazione. Non è un'indicazione metodologica di poco conto. In realtà, almeno embrionalmente e con tutte le cautele di una ricerca in-progress, si possono effettivamente individuare le due vie principali che i Nati con il computer stanno intraprendendo. L'una è quella sulla forma e quindi sulle possibilità assolutamente straordinarie di manipolazione e deformazione che si possono avere al computer. Manipolare e deformare, come si evince chiaramente dal testo, non solo per il piacere di farlo ma bensì alla ricerca di nuove sostanze, di nuovi perché che affondano in quelle teorie della vita, della scienza, del pensiero che sembrano più vicine all'oggi. D'altronde è caratteristico di ogni epoca di cambiamento il rifluire dei differenti pensieri disciplinari verso direzioni comuni. Il fatto che l'arte, la letteratura, l'architettura, il design, il pensiero filosofico, scientifico ed economico siano oggi vicini e interconnessi come da decenni non erano più è forse una nuova prova de La Rivoluzione Informatica.

L'altro filone attraverso cui i progettisti in esame sono raggruppati è quello dell'architettura della In-formazione. Certamente il primo significato è quello di una forma aperta, mai conclusa, insomma "non-finita", per usare un termine efficace, famoso e amato. Ma forse anche il secondo significato è importante. Architettura della Informazione.



LA NUOVA TRASPARENZA. L'informazione è il bene principale di questa epoca. Il vegetale che compriamo al supermercato è al 90% informazioni (ricerca, commercializzazione, distribuzione), lo stesso e anche di più sono gli elettrodomestici o le automobili e sempre più persone producono beni che sono "pura" informazione. L'informazione insomma è la chiave di questa epoca e l'elettronica il suo strumento principe. Ora per trattare dell'Architettura della Informazione dobbiamo per forza di cose fare un passo indietro.

Questo libro è il sesto della Rivoluzione Informatica. Nel primo esiste una postfazione che si chiama HyperArchitettura che dava il titolo all'intero volume. È necessario ora riprendere quel filo.

HyperArchitettura vuol dire muoversi alla ricerca di un'architettura caratteristica dell'età dell'informazione. Questo non può essere fatto se non si affonda nel centro della Rivoluzione informatica che non sono tanto e solo le informazioni, il loro immenso numero e la loro perenne mutevolezza, quanto la loro capacità di essere interconnesse, interrelate. La struttura dell'Ipertesto ne è la chiave: le informazioni sono legate da percorsi in cui si può liberamente cercare, liberamente trovare, liberamente costruire una propria storia.

Ora la sfida è come fare un'architettura che non sia solo narrativa e metaforica, come lo è parte di tutta l'architettura di oggi, ma come l'architettura stessa possa essere effettivamente interattiva.

Attenzione: il problema non è di natura tecnica. Sappiamo che esistono case intelligenti in cui l'ambiente cambia a seconda della situazione. Vi è lo scenario ospiti in cui automaticamente si attenuano alcune luci, si aprono alcune porte, si muovono alcune pareti scorrevoli o controsoffitti, si crea una temperatura e un flusso di aria, e poi scatta il Dvd con un brano di un film o una certa musica. Magari, e ci si sta arrivando con delle microfibre nei rivestimenti, anche le caratteristiche fisiche delle pareti possono interattivamente cambiare nella grana, nella porosità, nella capacità di assorbimento del suono o del colore. E si può avere lo scenario opposto "casa con bambini" in cui tutto si trasforma, oppure quello di "sleep" e mille altri altri. Come nella casa di William Gates, possiamo creare per ogni situazione uno scenario. Inoltre l'architettura può interattivamente mutare con l'ambiente esterno: con il vento, con la luce, con i rumori, con i flussi dei visitatori, con la temperatura.

Il vero problema, come sempre, non è di natura tecnica, che è facile e quasi banale - anche se merita tutta la nostra attenzione e ammirazione -, ma bensì di natura estetica. Come lavorare cioè a un'architettura che abbia la "consapevolezza" di poter essere interattiva, di poter avere strutture e spazi e situazioni, navigabili e modificabili come un ipertesto.

Usare il cemento armato nella nuova architettura degli Anni Venti non richiedeva di per sé una nuova estetica. Si potevano fare i vecchi edifici con pilastri e travi e ricoprirli poi con uno strato di stucco inseguendo la classicità prospettica rinascimentale.

Ma attraverso uno sforzo collettivo dal Padiglione di Vetro di Bruno Taut alla Maison de verre di Pierre Chareau e passando per Gropius, Mies e Mendelsohn, gli architetti capirono che forse la trasparenza permessa dalla struttura puntiforme era la chiave di una diversa visione del mondo. Non più separazione interno-esterno, ma una maniera più libera di relazionarsi con l'ambiente. La trasparenza proprio perché rappresenta l'estetica fondamentale della nuova architettura ne diventò anche l'etica: la volontà di apertura oggettiva al nuovo mondo.

Oggi non abbiamo solo un potentissimo mezzo per concepire, manipolare, costruire ma si è aperto davanti a noi anche un grande e nuovo tema: quale è il senso estetico dell'interattività? Il ruolo dirompente svolto dalla trasparenza nella nuova architettura degli anni Venti sarà oggi tenuto dall'interattività? L'architettura nuova consentirà a ciascuno di essere attore e protagonista?. I nostri figli potranno interagire non solo con il monitor ma con l'ambiente e il mondo e soprattutto con lo spazio dell'architettura in una nuova dimensione del nostro essere?

Dal primo libro de La Rivoluzione Informatica abbiamo fatto passi avanti. Nuovi testi vi interessaranno e vi stupiranno, perché nel mondo c'è uno sparuto ma vitale gruppo di persone che a queste domande sta lavorando.

Antonino Saggio

[23dec2002]

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