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Se è
vero che l'architettura si fonda sui suoi materiali specifici (l'articolazione
degli usi, le concezioni dello spazio, le modalità costruttive e tecnologiche,
le ricerche sul linguaggio espressivo) è altrettanto vero che si costruisce
anche attraverso l'uso di materiali "altri". Materiali apparentemente
all'architettura estranei, ma che in realtà costituiscono la spina
dorsale di un riferimento più ampio e più profondo che lega la riflessione
architettonica al mondo, alla società, alle concezioni scientifiche
e filosofiche del proprio tempo.
Ora il libro Nuovi Scapes che avete tra le mani viene a completare
all'interno di questa collana una sorta di trilogia caratterizzata
proprio dalla presenza al centro della trattazione di un tema apparentemente
eccentrico ma che ha da sempre influenzato la riflessione dell'architettura:
se Alicia Imperiale in Nuove Bidimensionalità aveva affrontato
il tema del substrato informativo e descrittivo dell'architettura
e della sua rappresentazione, e Maria Luisa Palumbo in Nuovi ventri
aveva indagato il rapporto tra uomo (e concezione dell'uomo e del
corpo) e architettura, Paola Gregory si concentra ora sulle relazioni
tra concezione di natura e di paesaggio e l'architettura.
Tutti e tre questi campi sono fecondi sia singolarmente sia se visti
nel loro insieme. E lo sono fecondi, tanto più perché siamo nel momento
di un trapasso. Il suffisso "Nuovi" che accomuna tutti e tre i titoli,
proprio questo sta ad indicare nelle opportunità che si aprono all'architettura
all'interno del paradigma informatico. Guardando insieme i tre volumi
si trovano interessanti analogie, interessanti "movimenti comuni".
È il movimento verso la complessità, il movimento verso la profondità
concettuale che ci è dischiusa di fronte.
"I nuovi scapes indicano all'orizzonte un nuovo modo di vedere,
progettare e abitare lo spazio, attraverso l'interpretazione dell'opera
come sistema complesso di connessioni, interscambi e retroazioni,
sempre aperto, flessibile, modificabile." Al contrario di quanto si
può in un primo momento pensare, l'accettazione consapevole del paradigma
informatico e dei suoi strumenti rende più profonde le ragioni, le
influenze, i processi.
All'aprirsi di grandi strumenti di simulazione della complessità,
che è un portato fondamentale dell'indagine e della modellazione permessa
dalla base matematica scientifica dell'informatica, si collega un
vettore di penetrazione nella ricchezza delle relazioni della materia,
in un continuo ipotizzare relazioni mutevoli e interrelate, in un
porre al centro il metodo delle ipotesi e delle simulazioni invece
che gli assunti rigidi della teoria. La ricerca si muove così in profondità:
in una superficie che diventa carica di movimenti intrecciati e di
flussi attivi, in un corpo che e si trasforma sin nelle sue viscere
e appunto in una nuova concezione di paesaggio e di natura.
Ora, il paesaggio quale fondamentale paradigma della creazione dell'architettura
è diventato da almeno un ventennio parola di riferimento per tutto
il dibattito architettonico e Paola Gregory a questo tema ha già dedicato
un bel saggio (La dimensione paesaggistica dell'architettura,
Laterza 1998). L'uomo della civiltà post-industriale ed elettronica
può rifare i conti con la natura perché se l'industria manifatturiera
doveva dominare e sfruttare le risorse naturali, quella delle informazioni
la può valorizzare. Almeno nei Paesi tecnologicamente avanzati, questo
strutturale cambio di direzione apre l'opportunità a un "risarcimento"
di portata storica. In zone spesso costruite a densità altissime si
può iniettare ora verde, natura, attrezzature per il tempo libero.
Eppure proprio per le ragioni che dicevamo il processo non è "di superficie".
Non si tratta di circoscrivere e recintare aree verdi, da contrapporre
a quelle residenziali, terziarie, direzionali come era nella logica
dell'organizzare dividendo della città industriale. Si tratta al contrario
di creare nuovi pezzi di città integrate dove accanto a una forte
presenza di natura siano presenti quell'insieme interagente di attività
tipiche della società dell'informazione. Naturalmente anche gli strumenti
cambiano. Se, lo zoning era stato il modo per pianificare la città
industriale attraverso la divisione in zone tra loro omogenee e distinte
che simulava il concetto tayloristico di produzione industriale, la
plurifunzionalità e l'integrazione è diventata la necessità della
città dell'informazione e delle sue nuove aree anti-zoning. La natura
cui questa concezione del paesaggio guarda non è più quella floreale
o liberty e neanche quella dei maestri dell'organicismo, controcanto
al mondo meccanico e industriale. È diventata appunto una concezione
di natura molto più complessa, molto più difficile, molto più "nascosta"
ed è sondata anche dagli architetti con occhio antiromantico attraverso
i formalismi della scienza contemporanea (i frattali, il dna, gli
atomi, i salti di un universo che si espande, il rapporto tra vita
e materia, la geometria topologica, le forme animate). Insomma, attraverso
le categorie della complessità cui questo libro giustamente dedica
spazio. Nascono in questo contesto le figure dei flussi, dell'onda,
dei gorghi, dei crepacci, dei cristalli liquidi e la fluidità diventa
parola chiave. Descrive il costante mutare delle informazioni e mette
l'architettura a confronto con le frontiere di ricerca più avanzate
dalla biologia all'ingegneria alle nuove fertili aree di sovrapposizione
come la morfogenesi, la bioingegneria o la biotecnologia.
L'idea è che l'architettura dopo essersi fatta essa stessa paesaggio
o nelle stratificazioni e nei palinsesti di Eisenman, o nel residuale
urbanscape di Gehry o nelle onde della Hadid o ancora nei movimenti
scoscesi del compianto Miralles può diventare paesaggio reattivo,
complesso, animato, vivo. L'informatica dunque gioca in questo contesto
quattro caratteristiche chiave: innanzitutto fornisce i "modelli matematici"
per indagare la complessità chimica, fisica, biologica, geologica
della natura e a partire da questi modelli di simulazione consente
di strutturare relazioni nuove in progetti che ne introitano le ragioni
e le dinamiche. In secondo luogo, l'informatica fornisce armi decisive
per la costruzione reale di progetti concepiti con queste complesse
logiche "all digital" (e finalmente non abbiamo solo parole ma anche
esempi realizzati, basti pensare allo Yokohama Terminal dei "nati
con il computer" Moussavi e Zaera-Polo). In terzo luogo, l'informatica
dota l'architettura di sistemi reattivi capaci di simulare comportamenti
della natura, nella reazione al clima, ai flussi di uso e ultimamente
anche ai comportamenti emotivi, e offre così una nuova fase di ricerca
estetica di cui ci siamo spesso soffermati parlando delle sfide dell'Interattività.
E in quarto luogo l'informatica, o meglio l'era informatica, fornisce
anche un modello complessivamente diverso di città e di paesaggio
urbano: misto negli usi, sovrapposto nei flussi, aperto 24 ore su
24 con attività produttive ludiche sociali e residenziali in cui si
intrecciano strutturalmente "natura e artificio". Sono Paesaggi
informatici se li guardiamo con occhi aperti al mondo della tecnologia,
New Scapes se pensiamo anche all'insieme di riflessioni e tensioni
che questo libro, in un viaggio che non tralascia le implicazioni
filosofiche ma anche le maniere di pensare concretamente ai principi
alla base delle nuove architetture, affronta in un viaggio che, crediamo,
appassionerà.
Antonino Saggio
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[10jan2004] |