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IT REVOLUTION

Paesaggi Informatici

Antonino Saggio


Paola Gregory
"New Scapes. Territori della complessità"
(La rivoluzione Informatica)
Italia, 2003
Testo&Immagine (Universale di Architettura, n. 138)
pp96, €12,39
prefazione di Antonino Saggio

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> IT REVOLUTION BOOK SERIES

Se è vero che l'architettura si fonda sui suoi materiali specifici (l'articolazione degli usi, le concezioni dello spazio, le modalità costruttive e tecnologiche, le ricerche sul linguaggio espressivo) è altrettanto vero che si costruisce anche attraverso l'uso di materiali "altri". Materiali apparentemente all'architettura estranei, ma che in realtà costituiscono la spina dorsale di un riferimento più ampio e più profondo che lega la riflessione architettonica al mondo, alla società, alle concezioni scientifiche e filosofiche del proprio tempo.

Ora il libro Nuovi Scapes che avete tra le mani viene a completare all'interno di questa collana una sorta di trilogia caratterizzata proprio dalla presenza al centro della trattazione di un tema apparentemente eccentrico ma che ha da sempre influenzato la riflessione dell'architettura: se Alicia Imperiale in Nuove Bidimensionalità aveva affrontato il tema del substrato informativo e descrittivo dell'architettura e della sua rappresentazione, e Maria Luisa Palumbo in Nuovi ventri aveva indagato il rapporto tra uomo (e concezione dell'uomo e del corpo) e architettura, Paola Gregory si concentra ora sulle relazioni tra concezione di natura e di paesaggio e l'architettura.



Tutti e tre questi campi sono fecondi sia singolarmente sia se visti nel loro insieme. E lo sono fecondi, tanto più perché siamo nel momento di un trapasso. Il suffisso "Nuovi" che accomuna tutti e tre i titoli, proprio questo sta ad indicare nelle opportunità che si aprono all'architettura all'interno del paradigma informatico. Guardando insieme i tre volumi si trovano interessanti analogie, interessanti "movimenti comuni". È il movimento verso la complessità, il movimento verso la profondità concettuale che ci è dischiusa di fronte.

"I nuovi scapes indicano all'orizzonte un nuovo modo di vedere, progettare e abitare lo spazio, attraverso l'interpretazione dell'opera come sistema complesso di connessioni, interscambi e retroazioni, sempre aperto, flessibile, modificabile." Al contrario di quanto si può in un primo momento pensare, l'accettazione consapevole del paradigma informatico e dei suoi strumenti rende più profonde le ragioni, le influenze, i processi.

All'aprirsi di grandi strumenti di simulazione della complessità, che è un portato fondamentale dell'indagine e della modellazione permessa dalla base matematica scientifica dell'informatica, si collega un vettore di penetrazione nella ricchezza delle relazioni della materia, in un continuo ipotizzare relazioni mutevoli e interrelate, in un porre al centro il metodo delle ipotesi e delle simulazioni invece che gli assunti rigidi della teoria. La ricerca si muove così in profondità: in una superficie che diventa carica di movimenti intrecciati e di flussi attivi, in un corpo che e si trasforma sin nelle sue viscere e appunto in una nuova concezione di paesaggio e di natura.

Ora, il paesaggio quale fondamentale paradigma della creazione dell'architettura è diventato da almeno un ventennio parola di riferimento per tutto il dibattito architettonico e Paola Gregory a questo tema ha già dedicato un bel saggio (La dimensione paesaggistica dell'architettura, Laterza 1998). L'uomo della civiltà post-industriale ed elettronica può rifare i conti con la natura perché se l'industria manifatturiera doveva dominare e sfruttare le risorse naturali, quella delle informazioni la può valorizzare. Almeno nei Paesi tecnologicamente avanzati, questo strutturale cambio di direzione apre l'opportunità a un "risarcimento" di portata storica. In zone spesso costruite a densità altissime si può iniettare ora verde, natura, attrezzature per il tempo libero. Eppure proprio per le ragioni che dicevamo il processo non è "di superficie". Non si tratta di circoscrivere e recintare aree verdi, da contrapporre a quelle residenziali, terziarie, direzionali come era nella logica dell'organizzare dividendo della città industriale. Si tratta al contrario di creare nuovi pezzi di città integrate dove accanto a una forte presenza di natura siano presenti quell'insieme interagente di attività tipiche della società dell'informazione. Naturalmente anche gli strumenti cambiano. Se, lo zoning era stato il modo per pianificare la città industriale attraverso la divisione in zone tra loro omogenee e distinte che simulava il concetto tayloristico di produzione industriale, la plurifunzionalità e l'integrazione è diventata la necessità della città dell'informazione e delle sue nuove aree anti-zoning. La natura cui questa concezione del paesaggio guarda non è più quella floreale o liberty e neanche quella dei maestri dell'organicismo, controcanto al mondo meccanico e industriale. È diventata appunto una concezione di natura molto più complessa, molto più difficile, molto più "nascosta" ed è sondata anche dagli architetti con occhio antiromantico attraverso i formalismi della scienza contemporanea (i frattali, il dna, gli atomi, i salti di un universo che si espande, il rapporto tra vita e materia, la geometria topologica, le forme animate). Insomma, attraverso le categorie della complessità cui questo libro giustamente dedica spazio. Nascono in questo contesto le figure dei flussi, dell'onda, dei gorghi, dei crepacci, dei cristalli liquidi e la fluidità diventa parola chiave. Descrive il costante mutare delle informazioni e mette l'architettura a confronto con le frontiere di ricerca più avanzate dalla biologia all'ingegneria alle nuove fertili aree di sovrapposizione come la morfogenesi, la bioingegneria o la biotecnologia.

L'idea è che l'architettura dopo essersi fatta essa stessa paesaggio o nelle stratificazioni e nei palinsesti di Eisenman, o nel residuale urbanscape di Gehry o nelle onde della Hadid o ancora nei movimenti scoscesi del compianto Miralles può diventare paesaggio reattivo, complesso, animato, vivo. L'informatica dunque gioca in questo contesto quattro caratteristiche chiave: innanzitutto fornisce i "modelli matematici" per indagare la complessità chimica, fisica, biologica, geologica della natura e a partire da questi modelli di simulazione consente di strutturare relazioni nuove in progetti che ne introitano le ragioni e le dinamiche. In secondo luogo, l'informatica fornisce armi decisive per la costruzione reale di progetti concepiti con queste complesse logiche "all digital" (e finalmente non abbiamo solo parole ma anche esempi realizzati, basti pensare allo Yokohama Terminal dei "nati con il computer" Moussavi e Zaera-Polo). In terzo luogo, l'informatica dota l'architettura di sistemi reattivi capaci di simulare comportamenti della natura, nella reazione al clima, ai flussi di uso e ultimamente anche ai comportamenti emotivi, e offre così una nuova fase di ricerca estetica di cui ci siamo spesso soffermati parlando delle sfide dell'Interattività.

E in quarto luogo l'informatica, o meglio l'era informatica, fornisce anche un modello complessivamente diverso di città e di paesaggio urbano: misto negli usi, sovrapposto nei flussi, aperto 24 ore su 24 con attività produttive ludiche sociali e residenziali in cui si intrecciano strutturalmente "natura e artificio". Sono Paesaggi informatici se li guardiamo con occhi aperti al mondo della tecnologia, New Scapes se pensiamo anche all'insieme di riflessioni e tensioni che questo libro, in un viaggio che non tralascia le implicazioni filosofiche ma anche le maniere di pensare concretamente ai principi alla base delle nuove architetture, affronta in un viaggio che, crediamo, appassionerà.

Antonino Saggio

[10jan2004]

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