EXTENDED PLAY
gli architetti e lo spazio digitale

 

 


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[en français]

Adrien Sina

 

 

[E1]. Zone Preliminari
Frange Infra-Ordinarie e Infra-Sensibili del Paesaggio

Il concetto di Paesaggio deriva, come quello di Spazio, da costruzioni concettuali profonde inscritte nelle pulsazioni culturali delle epoche e delle civiltà. Mobile, questo concetto ridefinisce i limiti percettivi della rappresentazione del Mondo e delinea le prime forme evolutive dell’immaginario, della scoperta e della finzione.

In questo modo, la prospettiva geometrica del Quattrocento e con essa tutta una concezione dello Spazio e del Paesaggio si è dissipata lungo un percorso di avvicinamento erratico ed insolito, dalle prospettive atmosferiche a quelle incendiate di Turner, dalle torsioni non-Euclidee della Topologia allo Spazio-Tempo curvo e inflazionistico delle Fluttuazioni Quantiche.

C’è stato un Paesaggio urbano, sub-urbano, periferico, campestre, floreale, marittimo. Ma queste cornici sono bastate a malapena a trattenere le interpretazioni più visionarie dello Spazio Abitato nel loro sviluppo attraverso gli ambienti estremi, psichici, minacciosi, ostili o anche mortali.

Apparizioni di Mostri, ire fulminanti degli Dei, Vulcani, Amori, Oracoli, Cosmologie, sconvolgimenti di Titani e di Giganti: molti aspetti della Violenza del reale sono stati cantati dalle epopee Antiche del Paesaggio da parte di Miti e di Fondazioni. Poi questi aspetti sono stati progressivamente cancellati dai nostri Paesaggi quotidiani per lasciare spazio ad una nozione sempre più stretta, letterale e amministrativa di un mezzo che perde a poco a poco la sua ricca sostanza e la sua fertile reattività.

Alla diffusione di un Sogno lontano, come quello di Polifilo che riempie l’immaginario Paesaggistico del Rinascimento, corrispondono degli algoritmi infra-visivi, delle derivate infinitesimali ed esponenziali dei Saperi attuali. Quasi tutte le decrittazioni dei Paesaggi planetari o interstellari, molecolari o sub-atomici, abissali o tellurici, unicellulari o hyper_organici, hanno luogo nelle frange infrasensoriali delle manifestazioni invisibili: fotoni energetici X, Gamma, radio, infra-rossi, infra-suoni, neutrini, bosoni di Higgs, campi scalari, messaggeri chimici o genetici, onde gravitazionali…

Alle zone di sopravvivenza di ciascun Infra-Paesaggio corrispondono delle singolari forme di Percezione del Tempo e dello Spazio, delle forme infra-ordinarie di Vita comunitaria aggregata intorno a parametri simbiotici o adattativi. L’affioramento di tali Paesaggi estremi nella nostra vita quotidiana è sempre esistito. Ma soltanto attraverso l’inquadramento o forse la minaccia di qualche recente interfaccia tecnologica noi possiamo vederli di nuovo.

Il superamento delle fratture topologiche indotte dai Paesaggi del Tempo-Reale, la contaminazione dei metaboliti, veleni Etici secreti attraverso i giochi del Cyberspazio, dagli ambienti Virtuali o dalle Bio-tecnologie, chiamano pertanto ad una riappropriazione dei fondamenti paradigmatici di quello che può essere chiamato Percezione, Spazio, Urbanità, Paesaggio, Umanità o anche Civilzzazione.

 

 

[E2]. Visioni Planetarie
Paesaggi Pluri-sensoriali, Paesaggi dei Programmi di Civilizzazione

Sorvolando il pianeta di notte con gli occhi chiusi, le percezioni dei Paesaggi Pluri-sensoriali invadono al risveglio lo spazio denso del presente: dall’acquietamento alle agitazioni più devastanti. Qui, il silenzio nudo d’un deserto stellato, là, il grido bagnato di un bambino che si risveglia; ancora più in là, sulla riva, l’acciottolare spumeggiante di un oceano sonnolento; lontano, i candori freschi e fini delle terre innevate oppure l’umidità calda e odorante delle risaie. Più lontano, o ancora più vicino, il tetro torpore delle città-dormitorio, il gemito insanguinato delle guerre e dei saccheggi, l’aria pesante della carestia, la sirena assordante di qualcosa che all’improvviso squarcia le luci della notte.

Da questa coesistenza flessibile e irrazionale deriva la parametrizzazione complessa di un Mezzo instabile che impregna lo Spazio Abitato con un Paesaggio poco esplorato in quanto tale, quello dei Metabolismi Planetari e dei Programmi di Civilizzazione.

C’è stato un tempo in cui l’addomesticamento prepotente del Paesaggio Geografico da parte degli Imperi segnava la solidità delle Culture sulla base dei loro territori e sulle loro conquiste. Nelle reminiscenze di queste figure arcaiche si muove ancora l’arroganza delle città verticali che punteggiano i tessuti monotoni delle Megalopoli, e si continua a distruggere in massa quello che resta ancora delle riserve inviolate, delle frontiere inesplorate.

Nei Paesaggi delle conquiste future, quelli delle mutazioni biologiche, genetiche, cibernetiche o anche urbane, sono contenuti gli stessi problemi co-evolutivi di una contaminazione sempre più virulenta e reciproca tra le Civiltà Umane, le altre Comunità di Esseri Viventi e il loro Ambiente.

Se le società umane si avventurano così ad addomesticare i loro spazi tecnologici o geografici per farne un ambiente più stabile, più rassicurante, un Paesaggio, è perché sono state a loro volta provocate, minacciate, sfidate, molestate da quegli stessi spazi, e perché il termine Paesaggio non è che un segno di tregua di un combattimento ineguale e plurimillenario.

 

 

[E3]. Cyber-Urbanizzazione e Metastasi:
Cloni e Avatar Paesaggisti dell’Infosfera

Il nostro sangue è salato perché noi siamo semplicemente dell’acqua di mare con una membrana intorno. All’alba dei nostri primi fremiti cellulari, qualche miliardo di anni fa, noi eravamo fatti della stessa sostanza del Paesaggio Liquido a noi circostante. Se la sfera acquosa e oceanica ha lasciato spazio all’Infosfera, se la determinazione genetica del sangue ha lasciato spazio all’indeterminazione caotica delle particelle d’informazione, la sterilità evolutiva di questo nuovo ambiente che non si mescola agli altri porta a riflettere. L’articolazione dei Mondi e dei Paesaggi ospita un cantiere Etico ancora poco esplorato.

La Cyber-Urbanizzazione, motivata inizialmente da giochi militari o strategici, stenta a sfuggire alle figure arcaiche dei poteri auto-proclamati delle società marziali auto-riproduttive. Platone, filosofo della Mescolanza (benché costretto!) ne sapeva qualcosa quando denunciava la società ideale, eugenista ed endogena di Atlantide. I giochi d’egemonia come unica finalità sfiorano il ridicolo nel momento in cui la demoltiplicazione dei punti di vista frattalizza ogni volta fino alla dissoluzione, attraverso l’espansione esponenziale di questo Paesaggio del Tempo Reale.

Il Paesaggio Mediatico e il residuo del Paesaggio del Linguaggio che vi si trova incorporato si ritrovano così soli in mezzo agli ultimi spazi di messa-in-prospettiva fittizia ed in via d’estinzione. Il Paesaggio Virtuale, orfano di una topologia identificata e ancora sprovvisto di fronte alle "distorsioni della prospettiva del tempo reale" descritte da Paul Virilio, verte a sua volta sulla sua stessa messa in scena e si contenta di molto meno.

Per l’intensità delle strutturazioni non-intenzionali, l’Eterogeneo e il Dissonante lo spostano ormai su tutta un’altra concezione di Paesaggio e, mantenuti come tali, partecipano alla sopravvivenza dei micro-climi adattativi che i grandi schemi di organizzazione e di regolazione di massa tentano di dare per morti.

Megalopoli e Centri monetari, Città Fasciste e Ghetti metastatizzano i loro cloni o avatars di Paesaggio nei territori più disparati dell’Infosfera, ma che ne è delle Bidonvilles? Si aggrovigliano come tante fasi incompiute di una Cyber_città dall’urbanità assente, la coerenza futura di uno Spazio Abitato in Transizioni Amorfe rimane incerta.

 

 

[E4]. Vaghe Logiche del Paesaggio:
Premesse su Doxa e Contaminazione

Spaesamento, contaminazioni, propagazioni non-orientate, come le parole che si insinuano nei progressivi inviluppi di una Vaga Logica del Paesaggio definiscono una dinamica propriamente fisica la cui forza di fronte ai diversi giochi di tecnologia e di civilizzazione resta ancora oggi poco esplorata. Una fisica organica della Doxa è ciò che si agita nel pensiero critico che Anne CAUQUELIN avvia sulle linee generali della Fisica di ARISTOTELE, e quasi contro di lui.

Questa logica come Doxa, questa forma informale di auto-organizzazione dell’informazione così disprezzata e maltrattata dai filosofi, è sul punto di diventare una trama per la tessitura di una Infosfera disordinata a accesso caotico, ma che soprattutto ospita sempre più l’ordinario inespresso delle individualità qualunque, sparse e atomizzate.

L’accostamento indifferenziato del sapiente e del banale, dell’evento e della cosa qualunque, dell’opinione oggettivizzata e dell’opinione comune, dell’Aletheia e della Doxa, del Disvelamento del Reale e dell’Annuncio di Morte nell’elemento unificante di una identificazione: ecco un ritorno al limite asintotico del piano del linguaggio previsto da PARMENIDE e che ha condotto HEIDEGGER verso una poetica non-soggettivista della Parola.

Il Paesaggio della Parola così definito, è al tempo stesso Fuoco, Fulmine, Lampo e Tempesta, laddove il pensierio fondativo di ERACLITO avvicina il Logos come luogo delle dissonanze estreme, ma anche "Koto ba" giapponese: "petali di fiori nati dal condursi verso se stessi" che HEIDEGGER introduce nel suo "Avvicinamento alla Parola".

L’imprecisione della funzione del soggetto, la fusione simbiotica del problema dell’Essere con il Paesaggio del Linguaggio ristabiliscono degli antichi legami ereditati dal pensiero umano, che aprono delle linee di ricerca sia per il superamento della Tecnolatria, sia per la definizione di una topologia della Mescolanza, delle interdipendenze, delle contaminazioni reciproche tra interi lembi dei Paesaggi Planetari ancora non-articolati: le Cyber_città, Megalopoli e Bidonville.

Il Paesaggio Fusionale della "d(t)oxicité" che permea l’Infosfera deriva quindi dall’impossibilità intrinseca di una differenziazione logica tra informazione (linguaggio), attore (soggetto), e mezzo (rete).

L’indecidibilità stessa di questa equazione simbiotica è per così dire il parametro "d(t)oxique" del Paesaggio.

 

 

[E5]. Hyper_Paysages D(t)oxiques
Fattori di aggregazione, Cyber_organismi Non_Neuronali

I Paesaggi derivati dalla Cyber_urbanizzazione dell’Infosfera introducono la riflessione sui fattori di aggregazione, sulle polarizzazioni topologiche nei punti nodali virtuali catalizzanti l’accrescimento di individualità isolate in comunità virtuali. L’agglomerazione derivata dall’urbanità sublunare cede il posto ad una fluidità di aggregazioni e disaggregazioni in Tempo Reale.

Il corpo individuale, proprio come il corpo sociale, reso fragile, atomizzato si dissolve in un Paesaggio Virtuale che provoca la costituzione di Hyper_corpi dalla genetica disseminata. Meta_organismi e Hyper_organismi, mescolanze di pulsazioni sociali di scala planetaria e di fluttuazioni di densità delle propagazioni "d(t)oxiques", ospitano i soli metabolismi capaci di resistere all’instabilità di un mondo dalle Leggi ancora incompiute.

La sopravvivenza dei Cyber_organismi evolventesi nei Paesaggi Virtuali dell’Infosfera dipende allora dallo sviluppo dei fattori di aggregazione molto più evoluti del semplice scambio comunicativo. Ai limiti programmatici stretti degli algoritmi binari, dovranno aggiungersi le prime forme di propagazione e di costituzione d’informazioni in un Paesaggio del Tempo Reale inteso secondo i parametri di una intelligenza artificiale, sociale o collettiva in grado di fronteggiare i fenomeni di massa, non-centralizzati e non-neuronali che segnano le mutazioni planetarie in corso.

Nel punto d’incontro tra animale e vegetale, unicellulare e pluricellulare, intelligenza e programma, tali Hyper_organismi esistono già, in certe comunità di batteri che sviluppano dei campi evoluti di interferenza dell’informazione, sia all’interno delle loro società ma anche in direzione del Paesaggio circostante e degli organismi superiori.

Queste comunità non-neuronali adempiono dei compiti hyper_sociali o meta_urbani complessi all’interno di micro-paesaggi d’informazione, di micro-infosfere, articolando un linguaggio "d(t)oxique" a base di composti chimici che a piccolissime dosi sono dei messaggeri, ed a concentrazioni più elevate diventano delle armi biologiche, degli anti-biotici, che esse utilizzano contro i micro-organismi concorrenti. Nessun indirizzo intenzionale dell’informazione, ma, proprio come nel Cyberspazio descritto, propagazione e contaminazione "d(t)oxique".

 

 

[E6]. Micro-Paesaggi "D(t)oxiques"
Hyper_Organismi, Hyper_Metabolismi_Sociali

Nella famiglia di tali Hyper_corpi, i Mixomiceti sono dei micro-organismi unicellulari che, normalmente, si evolvono isolatamente e in maniera libera e indipendente nei micro-Paesaggi Frattali del suolo. Ma quando però una parte degli individui della comunità incontra delle condizioni di vita più difficili, mancanza d’acqua o di nutrimento, viene emesso un segnale di pericolo grazie ai messaggeri chimici "d(t)oxiques" che si propagano nel loro ambiente e formano un Paesaggio Hyper_testuale di informazioni.

Il messaggio di pericolo così emesso si trasforma in fattore di aggregazione. In pochissimo tempo migliaia di corpi unicellulari si radunano secondo un movimento di converganza simile ad una spirale, formando degli Hyper_metabolismi_sociali, delle gocce gelatinose che si muovono e che si spostano per oscillazione. Dalle fusioni cellulari nascono i plasmodi plurinucleati, delle Città_organismi in migrazione alla ricerca di altri spazi di colonizzazione.

Nei dintorni dei nuovi Paesaggi, gli Hyper_organismi quasi-animali si stabiliscono e si trasformano in una moltitudine di formazioni quasi-vegetali, come quelle dei funghi. Si formano dei gambi, attraverso un suicidio collettivo di un gran numero di cellule, irrigidendo così le strutture verticali che si allontanano a poco a poco dal suolo. Questi micro_grattacieli portano sulla loro sommità una cupola sferica riempita di spore, delle cellule quasi-eterne che vivono in uno stato di letargìa e che, disseminate attraverso l’immensità dello spazio e del tempo, una volta ristabilite le condizioni, daranno vita ad altre comunità adattative.

Gli Hyper_organismi, proprio come i Cyber_organismi, fanno appello ad una forma non-neuronale di organizzazione e di intelligenza sociale. Una Hyper_percezione non neuronale di un senso dimenticato dell’Urbanità è qui in gioco, vale a dire l’Essere-insieme che, anche nelle società umane, esige l’invenzione Politica di fattori di aggregazione più degni di questo nome.

Le forme di una Doxa dei Paesaggi Sociali hanno tali proprietà non-neuronali dove l’origine dei Segnali Induttori resta indeterminata, dove restano riconoscibili solamente le scorie, i residui, i Metaboliti dei processi di propagazione e di contaminazione. In mezzo a questi "Paysages d(t)oxiques", il Cyberspazio ha molto poco a vedere con l’illusione neuronale di un "cervello planetario".

 

 

[E7]. Metaboliti "D(t)oxiques"
Comunità Virtuali e Embriogenesi dei Cyber_Organismi

L’architettura programmatica messa in atto dai metaboliti "d(t)oxiques", come i fattori di migrazione o di aggregazione innesca dei processi simili ad una embriogenesi. Gli auto-induttori disseminati in un Paesaggio d’Informazione, all’interno di un ambiente amniotico o simbiotico, informano gli individui isolati sullo stato della comunità. Delle concentrazioni di messaggeri chimici o informatici introducono delle sinossi dello stato di differenziazioni e di organizzazioni future verso le quali tendono le Comunità Virtuali o gli Ammassi Cellulari.

La quantità di informazioni necessarie alla creazione di un organismo vivente o di un hyper_organismo sociale o virtuale supera di gran lunga quella contenuta in un genoma programmatico o biologico. Nello stato normale le unità cellulari, così come le unità informatiche, sono pre-determinate a riprodursi identiche a se stesse, salvo il caso d’errore o di mutazione patogena. Da dove vengono allora le pluralità tissulari o istologiche?

La rottura della simmetria che segna la Transizione da un siffatto Paesaggio indifferenziato, auto-riproducentesi, ad un Paesaggio differenziato a tessuto variabile, fa entrare in gioco dei processi non soltanto Genetici, utili alla modellizzazione di elementi funzionali, ma anche Generici, avendo a che fare con Morfogenesi di maggiore ampiezza capaci di determinare le articolazioni, le posizioni relative e le interazioni tra innumerevoli derivate funzionali che sono generate da differenziazioni molto più complesse.

Abbiamo così dei parametri Liquidi di un Paesaggio d’Informazione, che superano i limiti del codice del genoma programmatico e che, a partire da una stessa base di dati, non solo provocano una differenziazione divergente così come accade tra cellule nervose e cellule ossee, ma anche seguono delle traiettorie, danno vita a nuove colonizzazioni per future germinazioni percettive o sensoriali.

In questo modo si va verso delle Transizioni Amorfe che producono delle forme di strutturazione talmente complesse da non essere in alcun modo programmabili da un insieme finito ed ordinato di algoritmi. Una complessa serie di microinformazioni amplificano così il loro potere di codificazione attraverso una contaminazione "d(t)oxique" di un Paesaggio saturato da messaggeri che, come accade con la costruzione delle frasi a partire dalle parole e la costruzione di ipertesti a partire dai testi, sviluppano dei concatenamenti di inattesa grandezza.

L’equivalente di tali fenomeni "d(t)oxiques" del Paesaggio nell’emergere dei Cyber_organismi o dei Meta_organismi delle Urbanità future, sarà allora da rintracciare non tanto presso un numero sempre più incontrollabile di invarianti funzionali, quanto piuttosto nella vicinanza di imprevedivili Morfogenesi in cui intervengono delle contaminazioni, delle simbiosi o delle collisioni tra differenti comunità di esseri viventi attraverso micro-linguaggi adattativi o co-evolutivi inediti, insoliti ed estremi.

 

 

[E8]. Paesaggi Cataclismatici, Paesaggi Sepolti
Colonie e Città Emerse dalle Profondità della Crosta Terrestre

Innumerevoli colonie di batteri descrivono i Paesaggi Sepolti situati a diversi chilometri sotto la crosta terrestre. Si tratta ad esser precisi di città con dinamiche sociali migratorie, dotate di tecnologie energetiche di punta, una architettura evolutiva di sviluppo, un artigianato dai pigmenti così riccamente colorati tale da suscitare la cupidigia di uno sfruttamento industriale da parte di esseri umani.

Da qualche milione di anni, queste colonie di batteri vivevano in superficie. Gli oceani le hanno progressivamente ricoperte, c’è stata sedimentazione, Deriva dei Continenti, movimenti massivi della Tettonica delle Placche. Poi, queste colonie separate dalla civiltà dell’energia solare, vivono un isolamento totale, in un habitat che si è ridotto in maniera considerevole sotto la pressione di un costante aumento del calore. Si sono adattate alle condizioni critiche dei Paesaggi Cataclismatici.

I batteri dello stesso ceppo genetico, viventi a cielo aperto in presenza di una abbondanza di luce, di sorgenti di energia e di nutrimento, si riproducono al ritmo di una divisione ogni qualche minuto, quando i batteri abitanti queste Città Invisibili non si dividono che una volta al secolo, secondo dei metabolismi estremamente lenti. Uguagliarne tale Lentezza di sviluppo potrebbe diventare una prospettiva scientifica ancora più impressionante di uguagliarne la Velocità, forse per una adattabilità al Paesaggio Interstellare…

Queste prime tracce "d(t)oxiques" dei mondi estremi relativizzano in qualche modo il nostro concetto di Paesaggio, di Tempo, di Comunità o di Urbanità. Il Cyberspazio è un algoritmo non parametrizzabile se non attraverso risorse limitate, nel perimetro dei protocolli già acquisiti.

Oltre le logiche binarie, l’Intelligenza Artificiale o semplicemente l’intelligenza dei processi messi in gioco a scala planetaria richiede una riflessione sui Paesaggi "d(t)oxiques" propri degli ambienti tecnologici futuri.

I Paesaggi Sociali Hyper_organici, nati da micro-attività adattative di comunità di esseri viventi in tutte le loro diversità, inaugurano dei fertili campi di ricerca intorno ad un rinnovamento dei paradigmi percettivi e sensoriali: l’hyper_percezione di questo Essere-insieme dimenticato all’origine di tutta l’umanità e di tutta l’Urbanità, reale, attuale o virtuale.

 

 

 

 

Bibliografia

1- Richard Losick & Dale Kaiser: "La communication des bactéries". Pour La Science, n° 234, Avril 1997.

2- James Fredrickson & Tullis Onstott: "Les micro-organismes de l'intérieur du globe". Pour La Science, n° 230, Décembre 1996.

3- Anne Cauquelin: "L'Invention du Paysage", Éditions Plon,1989 "Paysage et Environs, une logique du vague", Revue Critique, n° 577/578, Juin-Juillet 1995. "Cinévilles", Éditions 10/18, 1979.

4- Paul Virilio: "Un Paysage d'Événements", Editions Galilée,1996. "La Vitesse de Libération", Éditions Galilée,1995. "Cybermonde - la Politique du Pire", Éditions Textuel, 1996.

5- Adrien Sina: "Fluctuations Fugitives", INTER Art Actuel n° 64: Technonatures et virtualités concrètes, Hiver 1996 "Transitions Amorphes - Virtuelle_villes, Méga_villes, Bidon_villes", INTER Art Actuel n° 68, Été 1997.

 

 

 

["paysages_d(t)oxiques" è apparso originariamente in INTER Art Actuel, n. 69, Quebec, nel febbraio 1998. La traduzione italiana è di Marco Brizzi. Il titolo del saggio è stato lasciato nella sua lingua originale per conservare l'efficacia del gioco di parole in esso contenuto]

 

 

 

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