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New Flatness: Surface
tension in digital Architecture * di Alicia Imperiale |
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[in english] | Skin rubbing at skin... Hides hiding hides hiding... If depth is but another surface, nothing is profound... nothing is profound. This does not mean that everything is simply superficial; to the contrary, in the absence of depth, everything becomes endlessly complex. (1) Slippery Surfaces Recentemente, in architettura, si è assistito ad uno spostamento dell'attenzione verso l'articolazione di superfici topologiche nelle forme di rappresentazione del progetto. Il tema della bidimensionalità e della superficie ha infatti rivestito negli ultimi dieci anni, soprattutto negli Stati Uniti, un ruolo molto importante da un punto di vista critico ed operativo. L'utilizzo di sistemi digitali di animazione basati sul sistema NURBS (Non-Uniform Rational Bezier Spline curves) -su cui si basano programmi come Alias o Maya- ha avuto un effetto liberatorio sui processi di progettazione permettendo agli architetti di lavorare con livelli di maggior complessità.(2) In termini più generali c'è stato uno spostamento da una forma dialettica e stabile della relazione tra superficie e profondità, e tra superficie e spazio, verso una maggiore oscillazione e vibrazione continua della relazione stessa. In questo senso la parola "superficie" e la sua etimologia tradizionale è più "slippery", più scivolosa di quello che può apparire. I problemi che riguardano la bidimensionalità risultano infatti tutt'altro che superficiali: essi sono al contrario molto profondi. Bottiglia di Klein. Illustrazione di Donald Baker. Depthlessness of Surface Fredric Jameson, importante critico americano, nel suo libro "Postmodernismo o la logica culturale del tardo capitalismo",(3) esplora il tema della mancanza di profondità che caratterizza la cultura postmoderna individuando in tale condizione la significativa differenza tra modernismo e postmodernismo. Uno dei caratteri fondamentali della condizione postmoderna, egli afferma, è la riduzione di tutto alla dimensione letterale di superficialità. La mancanza di profondità acquista in tal modo nuovi significati. Jameson asserisce che la profondità è sostituita dalla superficie o meglio da superfici plurali. In realtà tale affermazione non costituisce la fine di una discussione ma il suo principio. Architetti ed Urbanisti dovranno da quel momento in poi porsi sempre di più in relazione al tema della superficie. Parallelamente Mark Taylor nel suo libro "Hiding"(4) ("Nascondersi") asserisce che tutto si riduce al problema della pelle e delle ossa. La pelle non è semplicemente una superficie che riveste il nostro organismo interno. La pelle è piuttosto un organo esso stesso, costituito da strati differenti intrecciati l'uno nell'altro. È una superficie continua a dispetto del suo stesso spessore e della sua stessa profondità, che come nel caso della bottiglia di Klein, scivola dall'esterno all'interno, sotto forma di una superficie topologica. I modelli dell'anello di Moebius e della bottiglia di Klein ci suggeriscono in questo senso che la distinzione dialettica tra interno ed esterno ha, grazie anche a queste interpretazioni concettuali, perso il suo significato originario.(5) Time frozen/form liberated? Parallelamente a tutto ciò, nell'ultimo decennio il tema della piega -questione filosofica trattata da G. Deleuze in molti suoi testi- è diventato familiare agli architetti soprattutto americani che spesso l'hanno utilizzato in modo forse troppo disinvolto. Come conseguenza, investigazioni su geometrie di carattere topologico sono diventate relativamente comuni grazie anche all'uso di programmi quali Alias o Maya. L'attenzione di Deleuze per lo spazio liscio, la serialità e i processi dinamici (concetti peraltro non architettonici) sembrano, infatti, trovare diretta corrispondenza con le caratteristiche di manipolazione possibili che questi programmi consentono. Bisogna quindi essere cauti nel costruire relazioni facili e trasposizioni concettuali da una disciplina all'altra, nonostante il termine superficie contenga realmente un alto grado di ricchezza potenziale e di significato su cui occorre oggi riflettere. Nastro di Moebius. Illustrazione di Donald Baker. Non si tratta semplicemente di stabilire che c'è un'architettura delle superfici curve o un'architettura delle superfici piane. Come scrive Bernard Cache (6) bisogna, infatti, essere sufficientemente attenti e critici così da poter separare, nella lettura del funzionamento del progetto, da un lato il livello concettuale e dall'altro il livello formale in quanto risultato dell'utilizzo di certi strumenti operativi. Continuità di superfici, fluidità, dinamicità, sono concetti ormai presenti nei vocabolari delle discipline urbane contemporanee. Essi sono parole e concetti che segnalano ed individuano uno spostamento nel rapporto tra uomo e tecnologia, un rapporto che sembra sempre più muoversi verso una dissoluzione di tale distinzione. |
[30aug00] | ||
Alicia Imperiale Aliim@aol.com |
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Note
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(*) Questo articolo è stato preparato per la
lezione tenuta presso il corso del Prof. Bernardo Secchi all'Università di Venezia (IUAV)
il 21 giugno 2000. Il testo è un estratto del volume New Flatness:
Surface Tension in Digital Architecture, Birkhauser-Verlag, agosto 2000. L'edizione
italiana, di prossima uscita, "Nuove bidimensionalità nell'architettura
digitale," sarà pubblicata nel novembre 2000 da Testo & Immagine, all'interno
della serie curata da Antonino Saggio. Ringrazio Guido Zuliani e Andrea Boschetti per la
loro assistenza nella traduzione di questo articolo. Una versione leggermente differente
dello stesso articolo sarà pubblicata entro l'anno sulla rivista Il Progetto. (1) Mark C. Taylor, "Hiding", The University of Chicago Press, 1997. (2) Per una assai chiara e concisa descrizione dei programmi basati sul sistema NURBS e per l'implicazione di tali sistemi in architettura vedi il volume di Greg Lynn Animate Form, Princeton Architectural Press, 1999. Lo sviluppo della sezione dedicata a questo tema deriva anche da una intervista a Cory Clarke. Vedi http://www.webreference.com/3d/lesson37 per un'introduzione al NURBS. Per uno sguardo alle opere recenti realizzate in questo campo vedi "Domus" 822, gennaio 2000. (3) Fredric Jameson, "Postmodernism, or, The cultural logic of late capitalism", Duke University Press, 1991. (4) Taylor, op. cit. (5) Il tema del corpo emerge dalla discussione avviata da Deleuze. Vedi Gilles Deleuze, "The Fold. Leibniz and the Baroque", University of Minnesota Press, 1993 e Bernard Cache, Earth Moves: The Furnishing of Territories, MIT Press, 1995. Il modello matematico del nastro di Möbius (una superficie costituita da una sola faccia costruita a partire da un rettangolo) e quello della bottiglia di Klein vengono proposti come modelli spazioni che possono essere incorporati nella produzione di un'architetttura continua. (6) Bernard Cache, estratto da "In difesa di Euclide", su questo stesso sito in Extended Play: "Non si deve pensare alla geometria euclidea come a dei cubi in opposizione ad un libero intreccio topologico. Al contrario, è proprio quando una curvatura variabile comincia a diventare intricata che ci si comincia ad avvicinare alla vera essenza di Euclide, e che all'improvviso il banale concetto dell'unica parallela comincia a farci degli scherzi. Che si voglia o no, gli architetti misurano gli oggetti, e questo implica una metrica... Soltanto dominando la metrica possiamo fare in modo che la gente dimentichi Euclide... Molte imprevedibili figure ci metteranno in grado di incarnare topologie complesse in uno spazio euclideo. Ne abbiamo soltanto annusato l'aroma, e non l'abbiamo ancora assaporato." |
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