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Extended Play

La forma oltre il software. La ricerca applicata del "Product Architecture Lab" di John Nastasi

Stefano Converso



Che succede se si decide di far uscire il software dal proprio "isolamento" e di metterlo a confronto col caotico mondo dell'esperienza professionale? Può il software stabilire un vero territorio comune tra diverse professionalità, porsi come la base per rompere alcuni dei recinti disciplinari che esistono, a maggior ragione in un processo intrinsecamente conflittuale e complesso come quello dell'architettura? È sostanzialmente questo il terreno con il quale ha deciso di confrontarsi John Nastasi, architetto che ha aperto nell'autunno del 2004 un programma di insegnamento interdisciplinare dal titolo "Product-Architecture Lab" (1) presso lo Stevens Institute of Technology, una delle scuole di ingegneria più antiche dell'area di New York con sede a Hoboken, sulla sponda opposta a Manhattan dell'Hudson River.

La collocazione del programma in una scuola di ingegneria in questo senso non è casuale e porta al conseguimento di un Master in "Product Architecture and Engineering" (PAE), con due anni di frequentazione. Il laboratorio ha sede nel "Design and Manufacturing Institute" dell'università, di cui condivide le facility di produzione, ma sfrutta anche le possibilità di collaborazione e consulenza informale da parte di altri docenti esterni al programma. I corsi che coinvolgono circa dodici studenti l'anno di conseguenza comprendono discipline come il l'ottimizzazione numerica, l'analisi ambientale e strutturale e le tecniche di produzione a controllo numerico, con un particolare interesse a immergere i partecipanti nell'aspetto "di produzione" legato al software, che è elemento trasversale a tutte le discipline studiate, e fa da vero fil rouge anche culturale al lavoro.

Dietro alla scelta, sicuramente "dura", c'è la consapevolezza di quanto affrontare i problemi di controllo materiale della realizzazione delle architetture sia un passo indispensabile della ricerca formale legata al software, a maggior ragione con la sofisiticazione continua degli strumenti. E proprio la scelta degli strumenti è significativa in questo senso: software parametrici e simulativi che "non lasciano nulla al caso" degli aspetti costruttivi e ambientali. È, in altre parole, anche riaffermare nel contesto contemporaneo la dialettica storica tra forma e materia (2) senza che tale richiamo abbia un carattere regressivo: una attenzione a ricercare tutti gli aspetti di innovazione nei metodi produttivi e ovviamente la produzione stessa di nuovi materiali (quando non la combinazione dei due aspetti) includendo anche la costruzione di installazioni interattive. Si lavora a progetti per i quali non ci sia bisogno di "traduzione" successiva.La novità del programma di Nastasi non è comunque tanto quella di adottare determinate tecnologie quanto l'interesse per le relazioni che esse stabiliscono con l'aspetto professionale dell'architettura, ma anche, si direbbe, con quello quotidiano.

Questo aspetto è particolarmente evidente nell'attività dello studio di Nastasi (Nastasi Architects), e in particolare nel progetto per la Najarian House, l'estensione di una casa unifamiliare realizzata a Woodcliff Lake, nel New Jersey, che sostanzialente coincide con l'avvio del programma di studi presso lo Stevens. Il progetto dell'abitazione, prodotto e gestito fino alla costruzione integralmente con un modello 3D parametrico è un momento chiave nel lavoro di Nastasi, che vi ha usato l'ormai noto CATIA, nella versione distribuita per l'architettura dalla società "spin-off" dello studio Gehry detta GehryTechnologies. (3)

[24 settembre 2008]


Il tema della piccola casa unifamiliare sembra contrastare con l'uso di strumenti in genere associati a grandi opere e grandi budget, eppure proprio la piccola dimensione permette con relativa facilità il controllo minuzioso di tutti i dettagli e il "non lasciare niente al caso", che i software parametrici e costruttivi prevedono. E l'esplorazione costruttiva è intrinsecamente legata alla concezione del progetto anche nelle prime ipotesi elaborate, in cui attraverso CATIA Nastasi esplora l'ipotesi di costruire una superficie continua per il tetto composta da lamiera curvata con funzioni strutturali, che riprende ed evolve un concetto introdotto da Jean Prouvé nel Padiglione dell'Alluminio, ma trova anche riferimenti per gli aspetti produttivi nel lavoro svolto per i copri-colonna ornamentali della società Milgo Bufkin, studiati con la consulenza del matematico Haresh Lalvani. (4)

Dopo la prima fase speculativa, il modello parametrico esprime soluzioni più economiche delle quali si pone sempre come strumento di verifica di opzioni costruttive, i cui parametri vengono introdotti su una geometria di base (la reference geometry del modello CATIA) invariata: la prima ipotesi è quella di una struttura composta di pannelli sandwich prefabbricati in schiuma tagliata a controllo numerico e due strati di fibra sui lati opposti, secondo una tecnologia in uso nell'industria navale. Successivamente, di nuovo, considerazioni di costo hanno permesso, nello stesso modello, di ragionare su opzioni a struttura più tradizionale prima in legno e poi, in ultimo, in acciaio. Le superfici rigate del tetto sono nella versione definitiva composte di profilati rettilinei ancorati a profili di bordo curvi, con tutte le misure e gli angoli esportati per il produttore a partire dal modello digitale.


Qui sopra e di lato: Il modello CATIA della struttura studiata nelle fasi preliminari, in lamiera piegata.
 








Immagini del modello digitale CATIA e immagini di progressione della costruzione della estensione per la Najarian House. In evidenza l'assemblaggio delle parti nella costruzione della struttura del tetto, composta da componenti metallici rettilinei fissati ai profili di bordo curvi a costituire una "superficie rigata". Collaborazione PAE / Nastasi Architects. Leanne Muscarella.

In parallelo allo sviluppo costruttivo, la forma è continuamente verificata mediante software per l'analisi ambientale ed energetica che ne valutano la performatività rispetto a vento, soleggiamento e conseguente comportamento energetico, con il contributo di una studentessa con un background in matematica facente parte del programma di studi nel frattempo istituito presso lo Stevens. Il risultato, realizzato, è una sofisticata "variazione" della geometria delle superfici e della costruzione in un contesto "comune" come quello residenziale americano a cui lo stesso Nastasi si rivolge dichiarando quanto esistano possibilità di sperimentazione al livello "diffuso" per la fabbricazione a controllo numerico molto più di quanto ci si aspetterebbe.

Grazie anche alla diffusione pubblicistica, (5) il "modello Najarian" sta ora per trovare applicazione in cinque nuove destinazioni negli Stati Uniti, per le quali l'intenzione è costruire una strategia parametrica che tenga conto anche di quanto fatto nella prima esperienza, adattandosi ai diversi contesti. Per un successivo progetto in virtù della propria specificità Nastasi ha ricevuto la commissione di studiare la geometria di una addizione che lo studio Dean Marchetto intendeva realizzare alla propria sede, localizzata in una ex-chiesa di Hoboken, poco lontano dallo studio dello stesso Nastasi. Anche in questo caso le superfici curve della geometria generale di riferimento trovano la propria forma definitiva in relazione alla esposizione solare e alle viste desiderate dall'interno dell'edificio, e subiscono successivi aggiustamenti e rimodulazioni delle tecnologie costruttive all'interno del modello digitale parametrico, che viene costruito fin dall'inizio.

Come nel caso precedente, la prima ipotesi è la più ardita e implica la percentuale massima di impiego di tecniche digitali, in particolare nella produzione del giunto tra i componenti tubolari della struttura. L'ipotesi è infatti quella di produrlo mediante stampa tridimensionale presso una azienda che fa ricerca nel campo, la Extrude Hone di Pittsburg, (6) appartenente a settori lontani dall'architettura ma appunto non troppo da quello del Product Design, che Nastasi ha scelto di includere nel ventaglio di discipline del programma di studi.

Il disegno del componente trae pieno vantaggio dalla tecnologia parametrica, in quanto nel software si impostano solo i "principi" della giunzione in un modello-base, lasciando poi che le singole giunzioni vengano "istanziate" lungo tutta la struttura. In questo caso, una volta impostato che una porzione di toro e una flangia di appoggio a doppia curvatura sono collegate da piatti metallici, le relative lunghezze e angoli di ogni singolo pezzo sono generate dal software. Si controlla l'inizio ma non il prodotto finale.




Church Apse Addition: vedute dei modelli digitali parametrici della struttura verticale e dei pannelli di rivestimento in zinco, con le informazioni sulla piegatura della lamiera di ogni componente.


Dettaglio della "giunzione parametrica", progettata e prototipata per la prima ipotesi costruttiva e vedute della struttura, che comportava la unione di tubolari metallici curvati grazie alla giunzione prodotta su base CNC.

Nonostante si arrivi a produrre due prototipi funzionanti delle giunzioni, considerazioni legate alla effettiva fattibilità immediata dell'opera portano in momenti successivi prima a una semplificazione della giunzione e un uso di profili rettilinei per gli elementi orizzontali e infine a una soluzione in cui struttura e connessioni non sono più indipendenti tra loro ma ci sono dei piatti metallici saldati ai tubolari curvi che permettono di assemblarvi direttamente componenti planari per le parti orizzontali. Tutte le modifiche vengono sempre implementate e rigenerate in forma parametrica, tanto che anche i disegni e i percorsi di taglio dell'ultima soluzione, più semplice, sono stati comunque generati a partire dal modello digitale 3D. (7)

C'è ovviamente in questi progetti una "forzatura" all'uso di alcune tecnologie legata alla volontà di sperimentare e di metterle alla prova sul campo nonostante spesso si arrivi una riduzione della complessità delle soluzioni, ma allo stesso tempo tale esperienza rafforza la consapevolezza e il controllo della gestione del processo mediante il software parametrico, che è messo alla prova come strumento speculativo. Se quindi lo stesso Nastasi si "compromette" in prima persona, coinvolgendo nella ricerca l'attività del suo piccolo studio, trova anche all'esterno interlocutori interessati a sviluppare progetti che implichino lo sviluppo di tecnologie software sofisticate. In questo senso si stabilisce, soprattutto per quanto riguarda gli studi professionali dell'area di New York un vero e proprio terreno di ricerca condiviso che include nomi come Skidmore Owings and Merrill, Buro Happold, SHoP, Aranda&Lasch, Front o Hoberman Associates. Tale relazione si sostanzia sempre nello sviluppo di progetti a cui gli studenti del programma partecipano in maniera attiva con ruoli ogni volta diversi: possono essere istanze costruttive o strutturali, di analisi ambientale o di produzione, ma non si tratta mai di una tecnologia messa in gioco come puro acceleratore di processi esistenti, compresi quelli di Digital Fabrication.

I progetti su cui gli studenti si trovano a lavorare, infatti, hanno tipologie diverse ma hanno tutti un carattere di ricerca anche per gli studi che li sviluppano, stabilendo poi una collaborazione con il programma. Una delle collaborazioni più recenti concluse dal PAE è il coinvolgimento nel progetto dello studio californiano Ball Nogues, vincitore nel 2007 del concorso per l'annuale sistemazione della corte interna del museo P.S.1, succursale del MoMA nel quartiere del Queens. (8) Dopo aver risposto a un annuncio degli autori sul popolare portale di architettura newyorchese Archinect, che cercava aiuto per la modellazione parametrica, tre studenti si sono occupati di assistere tutto il processo di progettazione ai fini del concorso e poi, dopo la vittoria, dello sviluppo costruttivo della forma nei tempi stretti e insindacabili concessi dal programma.


Veduta della struttura definitiva sul posto in costruzione. Tutti i disegni relativi, con i raggi di curvatura delle diverse porzioni della struttura, sono stati esportati dal modello digitale. Collaborazione PAE / Nastasi Architects. Leanne Muscarella, Justin Nardone.


Immagini dei modelli digitali parametrici e della realizzazione del sistema di ombreggiamento che caratterizza l'allestimento progettato dallo studio "Ball-Nogues" di Los Angeles e risultato vincitore dell'edizione 2007 del concorso "Young Architects Program" istituito dal Museo P.S.1 di New York. Di lato: esplorazione delle alternative e configurazione definitiva del "petalo" base della struttura, declinato in forme diverse lungo tutta la struttura grazie alla sua impostazione parametrica. Collaborazione PAE / Ball-Nogues. Erik Verboon, Mark Pollock, Cory Brugger.

Dopo aver esplorato una modellazione analoga all'interno di Generative Components si è proceduto, nonostante una maggiore difficoltà nella generazione dei componenti, al lavoro all'interno di Digital Project, che dava maggiore affidabilità in termini della produzione finale dei pezzi con macchine a controllo numerico. In entrambi i casi si è comunque dovuta scrivere una procedura che serviva a permettere l'adattamento del componente-base della struttura lungo la superficie (procedura di nuovo di "instanziazione", stavolta non completamente prevista tra le funzioni-base dei programmi).

Il componente-base è stato definito di conseguenza con una serie di "costrizioni" parametriche, che ne vincolavano poi le deformazioni lungo la superficie, costruita come una tensostruttura composta di "petali" in Mylar congiunti tra loro e attaccati in alto a dei tripodi in legno e in basso a dei cavi. Di diversa natura è il lavoro condotto in collaborazione con Skidmore Owings and Merrill per una nuova torre residenziale a Manhattan, per la quale un gruppo di studenti ha lavorato in diverse occasioni. La prima è stato lo sviluppo di un view calculator, applicazione commissionata da SOM e sviluppata durante il corso "scripting for design applications" tenuto da Chris Lasch. La "qualità della vista" è uno dei parametri più importanti per i developer dell'area di New York, i quali arrivano ad affidargli fino al 7% del valore assegnato a un appartamento. Il software sviluppato in questo caso, basandosi su un modello 3D della torre e del proprio contesto lavora all'interno di Rhinoceros suddividendo le facciate in livelli e in punti da cui poi calcola le interferenze di visione costruendo un cono ottico di ampiezza e "risoluzione" di linee personalizzabili, del quale vengono valutate la distanza libera, la presenza di pre-identificati landmark e ovviamente la centralità rispetto al cono stesso. In base a un adeguato bilanciamento dei diversi fattori ogni parte della facciata riceve un punteggio e nel modello un colore che ne dà una immediata immagine della ripartizione.








SOM ha usato lo strumento di valutazione anche in altri progetti come una torre residenziale per Mosca, e negli altri casi la differenza di contesto ha implicato anche un diverso bilanciamento dei fattori che intervenivano nel calcolo, data la diversa sensibilità dei developer locali. Durante il lavoro per la torre newyorchese, in origine di ispirazione puramente analitica, i tre studenti coinvolti hanno iniziato a ragionare sulla possibilità che variare l'orientamento dei piani potesse in effetti comportare un notevole miglioramento in termini di performance delle visuali, e hanno iniziato a sviluppare in proprio ipotesi di variazione del profilo dei piani lungo l'altezza dell'edificio.


Immagini dell'applicazione "view calculator", che assegna un "punteggio" alle diverse zone della facciata di un edificio calcolandone l'efficacia della vista. Collaborazione PAE/SOM: Will Corcoran, Ron Roserman, Erik Verboon.



Immagini dell'applicazione "Tower form finding", che genera un intero database di soluzioni da un modello di base per una torre dalla geometria sfaccettata. La costruzione delle diverse soluzioni a partire dalla combinazione in altezza dei profili di base. Collaborazione PAE/SOM: Will Corcoran, Ron Roserman, Erik Verboon.

A tale considerazione, per altra via, erano giunti anche gli architetti, i quali si sono di conseguenza orientati verso una geometria "sfaccettata" per l'edificio per variare l'orientamento di porzioni ingenti delle facciate. Tale ipotesi ha dato vita a una seconda collaborazione con il PAE, stavolta legata al corso "interoperability", di Victor Keto. Con lo scopo speculativo di sperimentare il legame tra Rhinoceros e dei database, si è lavorato per fornire agli architetti un design tool che sulla base di profili di pianta poligonali a quattro lati fosse in grado di generare tutta la serie di alternative possibili lavorando con un algoritmo genetico. La torre si compone suddividendola in settori verticali in cui la tassellazione della facciata è costruita mediante triangolazione su tutte le diverse combinazioni dei profili scelti all'inizio: per quattro profili, ad esempio, si generano torri con genomi che ne riflettono la sequenza dei profili in altezza: AAAA, AAAB, AAAC, ABCA, BCDA, ecc.

Il programma disegna in Rhinoceros ogni torre e associa nel database informazioni sensibili suggerite dai progettisti come la Zoning footage area (ZFA), il mix di unità abitative, la revenue (il valore cresce salendo ed è proporzionale alle superfici), il costo di costruzione e così via. La "selezione genetica" tra la popolazione così costituita avviene da parte dei progettisti mediante una interfaccia in cui si selezionano i fitness criteria: parametri a cui dare preferenza nella selezione. Le prime 10 torri che costano di meno e, tra queste, le prime 5 come ZFA, e tra quelle la migliore revenue ecc. La selezione avviene nel database in base alle "performance" delle soluzioni, e una volta compiuta si può poi scegliere quale delle configurazioni scelte far disegnare a Rhinoceros, stavolta con un livello di dettaglio più alto e scegliendo di introdurre, sempre in fase iniziale, anche eventuali piani tecnici o sky garden. (9)



Tale progetto, abbastanza paradigmatico ha poi avuto una ulteriore coda di sperimentazione quando lo si è usato durante uno dei periodici workshop organizzati intorno al software parametrico GenerativeComponents (letteralmente "componenti generativi"), (10) in cui una struttura di frangisole parametrica (inclinazione, profondità e densità delle lamelle) è stata progettata e poi "istanziata", stavolta in dipendenza dai dati sulla vista lungo tutto il profilo della torre, in una delle configurazioni sfaccettate. (11)


Vedute dell'interfaccia di selezione dei fitness criteria e della lista di soluzioni relative offerta dal database. Le soluzioni prescelte vengono poi disegnate all'interno di Rhinoceros (in background nelle immagini). Collaborazione PAE/SOM: Will Corcoran, Ron Roserman, Erik Verboon.



Lo sviluppo di un sistema parametrico di frangisole che varia in relazione ai dati sulla vista lungo la facciata dell'edificio. Collaborazione PAE/SOM: Erik Verboon (SmartGeometry2007 workshop).


Proprio un lavoro di parametrizzazione di elementi costruttivi è alla base di due progetti sviluppati dal "Product Architecture Lab" con SHoP, studio di progettazione partner storico del programma con l'interesse, dal versante professionale, a rompere alcune delle barriere disciplinari e sperimentare forme di pratica che puntando sul software possano raggiungere o almeno dialogare con settori non necessariamente dominio degli architetti. In due progetti simili sistemi di montanti in legno sono composti a formare sinuose superfici che a New Orleans supportano un tetto mentre a Pechino costruiscono un lunghissimo frangisole lungo la facciata nord di un centro commerciale. In entrambi i casi, con lievi differenze, un modello parametrico della struttura permette di derivarne tutti i componenti come "istanze" di un unico schema asta-giunzione, di cui si impostano in partenza i vincoli geometrici.



A New Orleans la giunzione metallica tra i componenti in legno è stata prodotta a controllo numerico, per l'edificio di Pechino, il PAE ha lavorato su una giunzione adattabile nelle tre direzioni cartesiane, di cui ha prodotto e testato prototipi in scala. In altri casi, la "variazione" dei componenti costruttivi è stata legata a criteri performativi, come nel progetto elaborato in collaborazione con SOM per la Kuwait Military Academy, nel quale una finestra-tipo parametrica è stata "istanziata" lungo le facciate dell'edficio in dipendenza dalla quantità di illuminazione garantita, con un algoritmo genetico che combinava Excel, Catia, il software SPEOS, e ovviamente un linguaggio di scripting: il Visual Basic, nel caso specifico.


A lato: viste dell'interno del tetto del complesso 39571 costruito nell'immediato seguito dell'uragano Katrina nei dintorni di New Orleans. Qui sopra: immagini e dettagli della superficie di schermatura della facciata Nord del complesso commerciale "SanLiTUn" di Pechino. Collaborazione PAE/SHoP Architects. Mark Pollock, Erik Verboon, Will Corcoran.




Il settore della simulazione energetica e luministica è uno di quelli che interessa molte delle collaborazioni stabilite, ed è condotto con diversi software ma con un uso diffuso di Ecotect, (12) un programma che ha alla base del proprio sviluppo l'obiettivo di facilitare analisi a scopo speculativo nelle fasi iniziali del progetto, usato in diverse collaborazioni, sfruttandone anche le possibilità di interazione con altri programmi e personalizzazione mediante importazione ed esportazione di fogli elettronici e il linguaggio di scripting dedicato LUA.




Viste della sequenza di operazioni dello script e del singolo elemento-finestra nell'interfaccia di CATIA e in una vista renderizzata. Collaborazione PAE/SOM: Keith Besserud, Josh Cotten, Charlie Portelli.




L'analisi energetica si lega a parallele analisi strutturali, come nel caso di diversi progetti con SHoP, ma anche a istanze di fabbricazione, come nella recente collaborazione con Marble Fairbanks Architects, nel quale la geometria e la lavorazione di panelli orizzontali di schermatura in lamiera forata e piegata è legata alla qualità di luce che passa e si riflette attraverso gli edifici circostanti.

Uno dei nomi recentemente aggiuntisi alle collaborazioni esterne del PAE è quello dello studio IAD Inc. Architecture and Design, che ha finanziato il programma per due progetti: quello di un sistema di progettazione per una lottizzazione basato sul sistema di visuali, che adotta un sistema simile a quello del View Calculator, e quello per una sedia generata mediante scripting.

Quest'ultimo progetto, sviluppato in Rhinoceros mediante Rhinoscript da uno studente con formazione da Belle Arti con nessuna precedente esperienza di programmazione, fa riferimento alle tecnologie additive di fabbricazione, a cui è stata proprio di recente dedicata la sezione 3D Printing dell' esposizione Design and the Elastic Mind al MoMA. (13) La società per ora incaricata per la produzione del progetto è la belga MGX by Materialise, che ha, tra l'altro, prodotto la recente serie limitata di 24 lampade "variabili" MyLight, progettate da Lars Spuybroek. (14)

Il rapporto con il mondo produttivo è infatti parte integrante ed essenziale dell'attività del "Product Architecture Lab". Non soltanto mediante le macchine dello Stevens si sono direttamente prodotti, per il corso "Digital Manufacturing" dello stesso Nastasi componenti in fibra di carbonio come le giunzioni e i componenti del telaio di una "bicicletta parametrica" o quelli per i componenti di una barca a vela. È anche accaduto che, a volte per motivi promozionali, ma anche per aumentare il proprio know-how e il potenziale mercato, o per interesse pregresso alla ricerca sulla progettazione a controllo numerico aziende si siano prestate a sperimentazioni, come nel caso del rivestimento per una copertura in zinco con pannelli di grandezze variabili della già menzionata estensione absidale di una ex-chiesa ad Hoboken, per la quale una azienda locale fornirà gratuitamente il materiale.

Nastasi, che non fa mistero della propria passione per Carlo Scarpa, si vanta pubblicamente di avere come fine ultimo della attività di ricerca sempre la costruzione, con tutti i problemi che essa comporta, ma anche l'eccitazione che provoca in qualsiasi architetto.



Analisi strutturale e consulenza per la fabbricazione di un sistema orizzontale di schermatura della luce nel nuovo student center della Columbia School of Journalism. La configurazione finale è ottenuta mediante l'interazione delle geometrie costruite in Rhinoceros con l'analisi energetica condotta con Ecotect, usando fogli elettronici come strumento preferenziale di dialogo mediato dallo scripting. Collaborazione PAE / Marble Fairbanks Architects. Will Corcoran (enigmatic architecture LLPP), Jonatan Schumacher, Oleg Byashirov.





Immagini del processo produttivo di un prototipo di "bicicletta parametrica", modellata progettata e prodotta interamente all'interno del corso "Digital Manufacturing", diretto da Nastasi. PAE Student: Justin Nardone.




Per quanto quindi i temi, le tecniche usate e le forme varino di molto, la caratteristica comune a tutte queste esperienze è la continuità, la volontà di tenere insieme e collegare il più possibile sviluppo della forma e verifica della performatività strutturale, ambientale, costruttiva e di manifattura dei componenti costruttivi. Bernard Cache aveva già, in tempi non sospetti, individuato l'associatività, il mantenimento delle relazioni lungo il processo come il punto chiave per l'applicazione di una architettura "non-standard". (15)

Queste esperienze in corso mostrano in modo evidente quanto un impegno del genere coinvolga le persone, a cui tali strumenti e pratiche associative sono legati e la questione che salta immediatamente agli occhi è quella del ruolo ricoperto dagli studenti nelle diverse occasioni, e le ricadute che tale pratica può avere negli aspetti professionali. Analizzando i profili degli studenti del PAE si scopre come non si tratti in misura preponderante di architetti, ma vi si trovino anche persone con background in ingegneria, matematica, informatica, biologia, interessate ad approfondire aspetti legati alla cultura progettuale. Accade spesso che gli studenti trovino posto proprio negli studi con i quali hanno collaborato, che in virtù della loro presenza attiva intravedono delle possibilità progettuali in precedenza escluse o limitate per necessità. Nel caso di grandi firm nascono, nel tempo, veri e propri gruppi dedicati, come quello diretto da Paul Seletsky a SOM NY o il recente CRAFT, a Buro Happold o ancora quelli di KPF e Grimshaw. (16)

È indubbio che il territorio esplorato in termini di software è difficile, e comporta l'uso di funzioni avanzate, software parametrici, scripting e programmazione. Il rischio, di conseguenza è quello di formare specialisti, relegati anche nella propria successiva vita professionale a dedicarsi a "risolvere i problemi" dei progettisti. Questa volta, tuttavia, è difficile relegare i nuovi arrivati al ruolo di disegnatori, perché spesso essi sono in grado di estrarre e produrre dati che si rivelano importanti nella dinamica complessiva del processo di progettazione e di conseguenza spingono verso una diversa struttura degli studi e dei rapporti professionali. In questo senso, quindi, non si tratta tanto della rassicurante formazione di "giovani tecnici", magari agli ordini di capi-progetto che ignorano le basi della cultura digitale, quanto piuttosto di fare l'opposto: tentare di costruire figure professionali che abbiano una fluidità d'uso del software e che allo stesso tempo non lo vedano come fine in sé, né pensino che impararne uno, magari quello in uso nelle "top firms", sia decisivo.

Ma anche pensare che ogni singola persona debba essere una "perfetta sintesi", potrebbe essere un errore. In tutte le situazioni osservate, infatti la vera dinamica che guida il lavoro è quella di gruppo, dove ai saperi tecnici si legano anche competenze a più ampio raggio, a patto che tutto nasca da una cultura condivisa basata sul software e dalla rottura di determinate consuetudini dei rapporti professionali, che mette in gioco l'aspetto personale ed umano, degli studenti e dei professionisti. Lo stesso Nastasi, che ha scelto di mettersi in gioco in questo contesto pur essendo di formazione tradizionale, fa da testimone a questo panorama pur non amando né nominando mai la parola "intersciplinare". E non è detto che il suo atteggiamento "anti-ideologico" e mosso dalla passione per il progetto non possa vincere alcune delle resistenze che persistono nei diversi ambiti professionali, per cercare di verificare le possibilità di nuove modalità di progettazione, semplicemente mettendole in pratica.

Stefano Converso
stefano.converso@gmail.com

Qui sopra e a sinistra, immagini del progetto, ancora in corso, per una "scripted chair", da produrre mediante tecniche di stampa tridimensionale "additiva". Sviluppata mediante un algoritmo di "branching" all'interno di Rhinoscript, la struttura si sviluppa collegando quattro punti partenza con una superficie, entrambi preselezionati. Dopo una serie di tentativi a stretto contatto con gli architetti, lo studente coinvolto sta ora lavorando seguendo il processo inverso a quello iniziale: piuttosto che partire dalle gambe e arrivare alla superficie, parte dalla superficie e "converge" nelle gambe. Collaborazione PAE / IAD Inc. Architecture and Design. Guy Snover.
NOTE:

1. Il carattere del programma ai propri inizi è descritto bene in un articolo pubblicato alla sua nascita su "Architectural Record": http://archrecord.construction.com/...
2. Il tema è stato di recente posto all'attenzione nel volume di Maurizio Gargano, Forma e materia. Ratiocinatio e fabrica nell'architettura dell'età moderna, Officina Edizioni, Roma 2006.
3. La società GehryTechnologies è stata fondata nel 2002 e distribuisce una versione di CATIA per gli architetti con il nome di Digital Project. http://www.gehrytechnologies.com.
4. Vedi in proposito l'articolo di Peter Hall Bend the rules of structure, pubblicato da "Metropolis Magazine", 1 giugno 2003 http://www.metropolismag.com/...
5. Vedi soprattutto l'articolo di Deborah Snoonian Adding Machine su "DWELL": http://www.dwell.com/...
6. Il sito ufficiale dell'azienda è: http://www.extrudehone.com.
7. Il procedimento completo, con dettagli sulla struttura parametrica adottata nel software, è descrito nella pubblicazione Modeling Strategies. Parametric Design & Fabrication in Architectural Practice di Carlos Càrdenas, estratto della tesi di dottorato presso la Università di Harvard e parte della serie di pubblicazioni: Design and Technology Report Series 2007-4, Cambridge, Harvard University graduate School of Design.
8. Per una descrizione completa del processo seguito da parte di uno degli autori: http://www.core.form-ula.com/...
9. Descrizioni del progetto in: http://www.ronrosenman.com/... (View Calculator) e http://www.ronrosenman.com/... (e Tower Form Optimization).
10. I workshop sono organizzati periodicamente dal gruppo SmartGeometry, e ne prendono il nome. Gli ultimi due eventi con cadenza annuale hanno il materiale interamente in linea: http://www.smartgeometry2007.com, http://www.smartgeometry2008.com.
11. http://www.erikverboon.com/...
12. Ecotect nasce dall'iniziativa di Andrew Marsh, ed è il prodotto di punta della società di software gestita dallo stesso Marsh "Square One". Il sito ufficiale contiene una diffusa introduzione ai temi affrontati dal programma, confermandone l'approccio speculativo e non-specialistico. http://squ1.com/products/ecotect.
13. http://www.moma.org/exhibitions/...
14. http://www.materialise.com/...
15. Il noto contributo Verso un modo di produzione non-standard, di Bernard Cache e Patrick Beaucé, pubblicato da "ARCH'IT" in forma estesa nella sezione Extended Play.
16. Alcuni studenti del PAE si trovano anche a lavorare come consulenti per società di software come GehryTechnologies oppure come entità autonome: Cory Brugger ha ad esempio formato il gruppo colab - 301 design collaborative http://www.colab.org.uk, che insieme ad altri studenti ha partecipato alla esposizione "scripted by purpose" (http://www.scriptedbypurpose.com) tenutasi nel 2007 a Philadelphia. Un altro punto di riferimento on-line è "core.form-ula" (http://core.form-ula.com).
> THE PRODUCT-ARCHITECTURE LAB

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