home > lettere da fermo

Lettere da Fermo

Svizzera



Cara L.

La Svizzera?
L'amo sconfinatamente e credo che la storia dell'orologio a cucù, cui Orson Welles diede dignità di battuta sia, oltre che una banalità, una sciocchezza. La sua croce rossa, al contrario, di questi tempi appare terapeutica: è come intravedere una farmacia mentre sei in preda ad un attacco di dissenteria. Non potrei chiedere di più dalla vita che sfilare in costume da borgomastro per le vie di Bellinzona, assieme alla mucca fedele che fa dolcemente tintinnare il campanaccio.

Anche gli architetti, in Svizzera, conservavano, un tempo, aspetto pastorale e, come il nonno di Heidi, sapevano svolgere con discrezione il loro ruolo narrativo. Ve n'era uno, in particolare, che si chiamava, pensa, Mario Botta e, al tempo del vino e delle rose, così scriveva: "La forma rotonda risponde molto bene alle contraddizioni insediative di oggi, assumendo la sua autonomia piuttosto che cercare di contestualizzarsi. È una forma ancora tutta da esplorare, senza né demonizzarla né mitizzarla". Gli svizzeri sono puntuali, accorti e previdenti perciò credo che il suo fu un nome d'arte scelto con oculato magistero fra gli altri disponibili (in tre lingue) in quella fortunata nazione al fine di rivendicare una fiera ed irriducibile rotondità. Se, per ipotesi, avesse scelto di chiamarsi "Vacchini" pensi che avrebbe potuto osare, con questo nome puntuto, proclamarsi rotondo? O se si fosse fregiato del sulfureo appellativo di "Galfetti"? O, peggio ancora, si fosse designato in quanto "Snozzi"? Credi veramente che con un tal nome intriso di così luciferino diniego avrebbe potuto declamare con quella circolarità da sole nascente la rotonda rotondità di quei bei tempi? E non prendiamo neppure in considerazione randellate come "Zumthor", che riserviamo agli eroi della Marvel... ma astutamente l'uomo scelse "Botta", nome rotondo.

E fu assolutamente consequenziale che subito, in rappresentanza degli architetti papalliani, egli si mettesse a preconizzare per ogni dove la conclusiva figura geometrica che lo definiva. Oggi egli non rotola più allegramente sulla scena. Giace, mesto, tra i cimeli scaligeri come la mela di cartapesta addentata per sbaglio dal tenore Tamagno durante un'acclamata rappresentazione del Guglielmo Tell. Altri svizzeri, dal nome anoressico hanno preso il suo posto e sfilano in passerella ancheggiando ossutamente tra gli applausi.

Né mai avrei pensato, mio cara, che sarebbe arrivato il giorno in cui avrei avuto nostalgia di Mario Botta... ma lo vedi com'è la vita?

Abbracci circonvolutivi




Paesaggio svizzero con monti, abeti, mucca, lago ed escrementi.



Cara L.

Ecco... dicevo delle facoltà terapeutiche di questa fortunata nazione ma tu mi riporti alla realtà citandomi proprio quei nomi anoressici che io ho evitato accuratamente visto che ormai Herzog e De Meuron sono classici della nostra epoca e non c'è anfratto né forra in cui rifugiarsi per essere risparmiati dai panegirici intorno alle loro magistrali capacità di trattamento delle "superfici" (così, mi pare, si esprimono i critici di architettura...). Nel mio piccolo, lo confesso, non volevo contribuire. Ma tu mi spieghi, giustamente, come non si possa fare a meno di citarli ad esempio a tutti coloro che, immodestamente, si permettono di esercitare il loro medesimo mestiere (o, meglio, quello che a me pare un mestiere ingenuamente designato con lo stesso nome).
Devo confessarti che uno stadio di calcio gonfio di gas è cosa che mi mette profondamente a disagio.
L'unica cosa che mi fa venire in mente è di pungerlo con lo spillone per liberarlo da quel gonfiore (il che, immagino, provocherebbe reazioni non gentili nelle forze dell'ordine e, forse, perfino nella tifoseria vincente).

Ma l'idea di gonfiare uno stadio come un pallone per giocare (pensa!) al pallone è, devo ammetterlo, veramente innovativa. Finalmente calcio e flatulenza potranno celebrare l'imeneo in tempo reale e non ci sarà bisogno di attendere che appaia in tv la faccia da culo di un cronista per l'epitalamio. Anche queste cose vanno ascritte alla genialità umana e, sta' sicuro, fra un pochino nessuna partita di pallone farà a meno dei suoi gas a colori. Al goliarda, novello Alvaro Vitali, sarà sufficiente un cerino per festeggiare la sua squadra come si deve.

Saluti incendiari



p.s.
Non sono gas incendiabili?
Solo aria?
E tu, scusa, che ne sai?
Chi può dire cosa possa veramente accadere dentro quel ventre rigonfio?
Io, se permetti, resto possibilista.
Comunque sia ti faccio notare che quello stadio non si trova in Svizzera. Né Heidi né suo nonno, immagino, l'avrebbero tollerato. Ancora una volta, questa civilissima nazione si tiene, come vedi, neutrale e lontana dai botti.
E lascia che ti dica una cosa: fa benissimo.
Coi gas non si scherza.
Soprattutto a pressione.
[23 settembre 2009]

 

 

Per qualsiasi comunicazione
 è possibile contattare la
redazione di ARCH'IT


laboratorio
informa
scaffale
servizi
in rete


archit.gif (990 byte)



iscriviti alla newsletter gratuita di ARCH'IT
(informativa sulla privacy)







© Copyright DADA architetti associati
Contents provided by iMage