Files

Mark Fisher. Rolling Stones, Bridges to Babylon Tour

di Claudio Santucci*
Con la presentazione del progetto di Mark Fisher per il Bridges to Babylon tour dei Rolling Stones, Claudio Santucci approfondisce il tema della costruzione di spazi per lo spettacolo, già avviata nel precedente articolo, più generale, sullo Show Design. Il progetto qui documentato con interviste e materiali originali testimonia l'esistenza di un rilevante campo di sperimentazione e di progettazione le cui risorse tecniche ed espressive trovano sempre più ambiti di interesse all'interno della ricerca architettonica.




[04feb2000]

Rolling Stones. Il palco del Bridges to Babylon tour.

Non potevo aprire l'approfondimento dello show design se non con uno spettacolo ideato da Mark Fisher vero e proprio pioniere del settore. Si tratta del Bridges to Babylon Tour dei Rolling Stones avvenuto tra il '97 e il '98 che vorrei qui descrivervi anche attraverso una serie di interviste che ho fatto a Fisher e ad altri professionisti coinvolti nella realizzazione. Questo tour ha sicuramente il più imponente palcoscenico realizzato nella storia dei concerti rock.






L'uso delle enormi tende della Landrell Fabrics permette di non svelare i particolari della scena prima dell'inizio del concerto.


L'esplosione dei fuochi fa apparire i cluster di casse come giganteschi bracieri.


Per avere un'idea delle sue caratteristiche vediamo subito alcuni numeri:
- 76 camion in tour di cui 31 per la produzione, 45 per i tre sistemi di palchi;
- 4 generatori di corrente, ognuno dei quali in grado di dare elettricità sufficiente per un grattacielo, e più di 8 km di cavi di collegamento;
- 252.000 watt di potenza sonora erogata dal sistema di amplificazione;
- Oltre 500 punti luce fissi, oltre 300 quelli mobili controllati da un sistema computerizzato;
- 350 tonnellate di impalcature in acciaio ed alluminio per ciascuno dei tre sistemi strutturali;
- 245 tecnici in tour di cui 125 della produzione, 75 ponteggiatori e carpentieri e 45 del managment;
- soli costi di fabbricazione dei pezzi speciali intorno ai 15 milioni di dollari;
- costi di gestione e noleggio per allestire un solo spettacolo intorno al milione di dollari;
- il palco principale è largo 54 mt. e profondo 26;
- un ponte telescopico di 52 mt di sbalzo collega il palco ad una piattaforma di 6x6 mt. collocata in mezzo agli spettatori.

Quest'ultima macchina merita sicuramente un approfondimento particolare data l'eccezionalità.
A metà del concerto, infatti, con il buio completo ecco che arriva: un ponte telescopico curvilineo si allunga dal centro del palco per circa 50 mt., passando sopra la testa degli spettatori presenti, raggiungendo il centro dello stadio dove si innalza una piccola piattaforma. Gli Stones attraversano così il ponte salutando i fans in delirio e raggiungono il palco B per eseguire i loro pezzi unplugged.

Il suo ideatore, Mark Fisher, ne parla ancora in maniera entusiasta:

Il ponte allungabile e la piattaforma (palco B) sono costati più di un milione di dollari e sono visti dal pubblico per soli quaranta secondi durante lo spettacolo, ma è fantastico. E' eccezionale avere un effetto spettacolare di queste dimensioni per un tour, perché è nella giusta scala rispetto alla grandezza degli stadi. E' come un effetto meccanico stile Broadway che sia stato ingigantito e adattato alla scala degli stadi per poi essere trasportato in giro per il mondo nella maniera tradizionale delle tournee rock. Gli Stones sono gli unici artisti che possono affrontare spese così elevate per effetti scenici. L'idea originale era appunto quella di collegare il palco principale con uno più piccolo tramite un ponte telescopico. Sapevo che ciò era possibile perché i pompieri sono dotati di questo tipo di scale con queste capacità di lunghezza.

E forse Mark Fisher è l'unico che poteva concepire un'idea così bizzarra. Charlie Kail della Brilliant Stages, ditta inglese costruttore del ponte e della piattaforma, dice: "E' un tributo alle eccezionale immaginazione e alle capacità tecniche di Mark Fisher che, inoltre, è stato in grado di trovare qualcuno altrettanto pazzo e visionario come me da costruirlo. Ogni volta che lo vedo rimango sempre meravigliato." La Brilliant Stages ha inoltre fabbricato tutto il sistema meccanico di funzionamento del ponte, cosa di per sé già un'impresa. Spiega Kail:

Viene condotto all'interno dello stadio, inglobato nel palco, per poi essere sollevato e allungato telescopicamente fino al palco B. E' una macchina molto interessante. Il telaio di base è abbastanza complicato: ha un motore diesel che spinge altri quattro motori idraulici collocati sui mozzi delle ruote per muovere tutto l'insieme. Inoltre lo stesso motore fornisce energia ad un dispositivo idraulico che consente al ponte di auto-livellarsi. Puoi livellarlo in ogni modo che vuoi e in ogni condizione di terreno. Le quattro ruote fanno si che l'intero ponte possa scendere e salire agevolmente da un camion, attraversare il parcheggio ed entrare con i propri mezzi all'interno dello stadio per poi parcheggiare in posizione. Questo è tutto ciò che deve essere fatto per ogni concerto, quindi, dal punto di vista degli operai incaricati dell'allestimento, è estremamente semplice. E' una macchina scenica a pezzo unico. Qui sta la grande innovazione.






L'incredibile ponte telescopico che, nel bel mezzo del concerto, si allunga dal centro del palco per portare i componenti della band su una piccola piattaforma idraulica. Solamente questi due oggetti, fabbricati dalla Brilliant Stages Ltd., sono costati circa un milione di dollari.



Un particolare della piattaforma in posizione abbassata e alzata, pronta per ricevere la Band. Il movimento di questa è ottenuto grazie a quattro "forbici" idrauliche collegate ad un unico motore.
Quello che Kail descrive come "una gigantesca scala da pompieri" è collocata sopra il telaio sopracitato.

E' curvata e pesa appena, si fa per dire, 16 tonnellate. Quando il ponte si allunga le sezioni si muovono simultaneamente. Ognuna di queste è collegata alle altre mediante cavi d'acciaio e carrucole ed il tutto è messo in movimento da un verricello nascosto al di sotto del telaio. La velocità di allungamento è piuttosto sostenuta fatto che rende l'effetto ancor più spettacolare.

Mentre l'allungamento del ponte è un fattore standard, i materiali usati per costruirlo non lo sono.

Gli attuali pannelli di pavimentazione, che sono stati scelti per ridurre il peso proprio, sono in fibra di carbonio con struttura interna in alluminio a nido d'ape. Costano una fortuna, ma sono all'incirca il 10% del peso del normale del compensato. Questo materiale era veramente essenziale dato che carichi eccessivi avrebbero reso la realizzazione
impossibile.


Un rendering a computer, di studio per materiali ed effetti luce.

Ma veniamo al vero e proprio palcoscenico. Prima che Bridges to Babylon venisse adottato come titolo del CD, Fisher aveva già pensato e schematizzato l'idea del ponte per trasportare la band al palco secondario. Il resto del design del palco, in tonalità oro e argento, fa pensare che tutto sia stato pensato e disegnato con la stessa linea di pensiero. Ma ciò non è il caso di questa realizzazione. "Il carattere è da ricercare nella sua genesi", afferma Fisher. "Parlai con Mick Jagger del palco la prima volta nell'Agosto del '96; disegnai il ponte nell'Ottobre successivo. La mia idea iniziale fu quella di basare il tema sull'opulenza piuttosto che riprendere la via della decadenza." Il tour Steel Wheels sfoggiava un look ispirato al film Blade Runner, mentre il Voodoo Lounge immaginava una visione internet/invisibile e tecnologia/affascinante del futuro. Avendo già sfruttato entrambi, Fisher ha voluto creare qualcosa di diverso.

Il periodo tardo Barocco dell'architettura ecclesiastica europea è un'architettura trionfante e pomposa che registra come al tempo la religione fosse influente sul gusto dell'aristocrazia e come influenzava gli eventi grandiosi tipo la costruzione di Versailles. Quindi combinando questo linguaggio con il tardo Barocco messicano - quelle incredibili chiese cattoliche con decorazioni curvilinee e con santi dal cuore sanguinante - ho voluto creare un ambiente estremamente operistico e stravagante.

Il palco visto anche in pieno giorno rivela come questo fine sia stato raggiunto. Continua Fisher:

Ho cominciato a mostrare a Jagger alcuni collage di immagini con figure come queste dicendo che dovevamo cercare di realizzare qualcosa di molto simile ma che fosse tridimensionalmente molto ricco. Dato che la maggior parte delle immagini provenivano da fonti religiose, la domanda era: se il tema non tratterà di religione, di cosa tratterà? In seguito ci venne in mente l'idea dei Sette Peccati Capitali.

Una volta intrapresa la direzione giusta, Fisher contattò Gerard Howland, il direttore artistico della San Francisco Opera, e lo invitò a collaborare alla creazione di alcune sculture riguardanti i Sette Peccati Capitali. "Ci consigliò di riferirci agli scultori futuristi italiani, Boccioni in particolare". Il contributo di Howland sono le due immense figure di guardiani in primo piano sul palco. Del suo contributo Fisher spiega:

E' stata un'interessante combinazione di idee dato che io ho schizzato alcune figure in posa, come una donna che si strofina su di un palo (lap-dance), che è la figura sulla destra del palco, e un uomo sulla sinistra che riavvolge una specie di balestra. L'idea è che i due rappresentino la Lussuria e l'Ira. Gerard in seguito li ha trasformati in questo meraviglioso stile futurista neo-Boccionesco. Nascosti dietro degli enormi drappi per le prime sette canzoni dello spettacolo, ci sono due giganteschi gonfiabili dorati, la signora Accidia e la signora Gola. Loro rimangono scolpiti nella maniera tradizionale, senza stilizzazioni particolari. La figura sulla destra è poggiata su un grosso capitello ionico.





Due immagini scattate durante l'allestimento del palco a Milano, stadio San Siro. Purtroppo il concerto è stato annullato poche ore prima dell'inizio per un'improvvisa laringite al cantante Mick Jagger.
Nel giugno successivo, quando Fisher presentò i vari disegni, il tema dei Sette Peccati Capitali fu abbandonato, ma le sculture e i gonfiabili furono mantenuti. L'abbandono del tema fu dettato dall'immagine generale che era divenuta molto più di un ambientazione barocca, con grosse figure, enormi sculture e motivi architettonici, e l'insieme non dava la sensazione di una composizione unitaria. L'idea, allora, divenne che lo spettacolo dovesse essere un continuo susseguirsi di scene che iniziavano con una grande esplosione di luce sullo schermo gigante centrale di forma ellittica. Le quattro gigantesche tende giocano un ruolo fondamentale nel design del palco dato che rivelano progressivamente i diversi elementi dello spettacolo. Lavorando con il light designer Patrick Woodroofe, Fisher ha studiato come l'apparenza del palco si sarebbe trasformata durante lo show.

C'eravamo riuniti in quella che doveva essere la presentazione finale all'inizio di Giugno, e gli Stones non avevano ancora deciso il titolo dell'album. Il titolo Lost City In The Desert era nell'aria, ma improvvisamente saltò fuori l'attuale Bridges To Babylon. L'elemento ponte era già lì e Babilonia fu suggerito da queste enormi figure gonfiabili femminili. In seguito eseguii il modello finale per confermare definitivamente ogni particolare insieme a Jagger e Charlie Watts che chiese, 'Perché non abbiamo nemmeno un motivo babilonense?'

Per attenuare il panico che questa domanda aveva creato, Fisher ideò un paio di torri per risolvere il problema. "Dato che l'architettura babilonense è terribilmente noiosa, optai per un paio di colonne barocche neo-egiziane", afferma Fisher. "Attualmente sono collocati alla destra del palco e vengono chiamati magic mushrooms". Tenendo ben presenti tutti i dettagli necessari durante tutta la fase di realizzazione, Fisher commissionò anche due colonne in vetroresina con drappi dorati dipinti che dovevano rivestire le torri sostenenti l'impianto audio. Le colonne furono divise in elementi singoli che vengono collocate su di un sistema di aggancio a binario che permettevano di sollevare via via i pannelli in posizione. Anche i diffusori audio sono stati dipinti d'oro per integrarli maggiormente con l'insieme. Per quanto riguarda l'ideazione dello spettacolo vero e proprio e del light design, Patrick Woodroofe ci racconta:

Prima ancora di aver pensato alla scena del palco, avevamo già chiaro il fatto che lo show dovesse essere diviso in tre atti: ci doveva essere una progressione da qualcosa di molto ricco che avrebbe impressionato gli spettatori immediatamente, e successivamente qualcosa sempre ricco ma anche barocco, e per ultimo un immagine spogliata e semplice. Da ciò venne l'idea di queste immense tende, di quella grandezza anche per resistere alla forza del vento, che hanno reso necessario uno studio straordinario di ingegneria. Certo, eravamo coscienti di dover creare più o meno gli stessi effetti che abbiamo usato nei due precedenti tour degli Stones, cioè collocare le lampade nel retro palco, risultando di grande effetto illuminare gli elementi scenografici e gli artisti da dietro invece che frontalmente. Hanno sempre voluto questa tipologia di palco molto aperto e, una volta che Mark glielo ha reso disponibile nel Steel Wheels, non hanno mai voluto staccarsene. Quindi quando abbiamo cominciato a pensare alle varie ipotesi per la scena, l'idea di Mark fu quella di avere due statue (Lussuria e Ira) che sorreggessero sia i monitor di palco che le luci laterali. In seguito abbiamo pensato a come poter integrare l'illuminotecnica all'interno della scena mantenendo il concetto dello spettacolo.


Un primo risultato in questo senso fu raggiunto dipingendo le lampade dei colori base della scena: oro e argento. "Non esiste niente nella scena che vedresti in un tipico concerto rock. Nulla dei soliti armamentari. Nemmeno i diffusori sembrano dei diffusori. Quindi il risultato è stato piuttosto azzeccato ed innovativo".

Dal punto di vista dell'apparecchiatura video dobbiamo segnalare che lo schermo centrale di forma ellittica risulta essere, oltre che il più grande Jumbotron a LED mai costruito, anche il primo con forma non rettangolare. Questo è stato ottenuto sfalsando il posizionamento dei moduli video e sfaccettandoli al perimetro. Per coprire poi queste scalettature e rendere il tutto più armonico viene posto di fronte allo schermo una cornice ellittica contenente alcune lampade.

Claudio Santucci
c.santucci@tiscalinet.it



Uno schizzo di Fisher per lo studio della colonna "babilonense" che, originariamente, doveva avere un capitello praticabile; sotto, la sua realizzazione.
Claudio Santucci, architetto-scenografo, si laurea e si specializza in show design con la prima tesi europea in allestimenti di palcoscenici per concerti. Il suo lavoro si divide tra Firenze e Londra dove in coppia con Paul Staples ha progettato importanti spettacoli internazionali come Lord of the Dance di Michael Flatley. Attualmente fa parte del team creativo per l'evento di Capodanno 2000 di Londra denominato BIG TIME. Per contatti: c.santucci@tiscalinet.it.





The Mark Fischer Studio

Claudio Santucci website
 

laboratorio
informa
scaffale
servizi
in rete