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Expo 2000

di Annette Tosto


Arch'it propone, con le parole di Annette Tosto, uno scorcio sull'Expo 2000 di Hannover "Uomo. Natura. Tecnologia". Sulla stessa Expo interviene Luigi Centola con un saggio che affronta il caso della partecipazione italiana. 




[13sep2000]

Planimetria dell'Expo.




Nella sua storia di incontri fra le culture di tutto il mondo lunga un secolo e mezzo, l'Esposizione universale, nata come palcoscenico della modernità, è sempre stata occasione per dare voce alle diverse nazioni, chiamate a sintetizzarsi nell'immagine e nel contenuto di un padiglione, nonché ad esprimere un punto di vista sull'attualità del proprio momento storico. Quest'anno la risonanza dell'evento ha assunto toni rilevanti soprattutto per il fatto di documentare un passaggio di millennio. La cifra tonda del 2000 ha infatti puntato con forza i riflettori sulla prima expo ospitata dalla Germania, alimentandola di aspettative.


Estonia.



Hannover, capitale della Bassa Sassonia, città industriale famosa per le sue fiere è quindi entrata di diritto negli itinerari turistici, ha potenziato le sue infrastrutture e si è rifatta il look per accogliere i 40.000 visitatori previsti. "Uomo, Natura, Tecnologia": il titolo scelto abbraccia con tre parole la complessità delle questioni che il pianeta Terra si trova a dover affrontare per il suo futuro. La sfida lanciata è quella del rapporto tra progresso e sostenibilità, tema dibattuto e controverso nella duplice veste di utopia o concretezza. Su 100.000 mq si articolano gli scenari interattivi delle mostre specifiche che, attraverso un campionario di soluzioni avanzate, illustrano gli ultimi progetti approntati su scala internazionale ed analizzano vari aspetti di interesse collettivo dal clima all'alimentazione, dalla salute al lavoro.

È possibile raggiungere un equilibrio tra le esigenze dello sviluppo e quelle di una maggiore qualità della vita? Proprio da Hannover partiva lo scorso febbraio l'appello della 3° Conferenza Europea sulle Città e Comuni Sostenibili
(1) a favore di un programma di azioni comune indirizzato al traguardo di un habitat migliore. L'uso consapevole della tecnologia e un'attenzione per la vivibilità degli spazi vengono ultimamente ribaditi da più fronti e sostenuti anche da un esponente dell'high-tech come Richard Rogers che, dalla chiacchierata Biennale di Venezia, presenta il suo libro "Cities for a small planet".

All'Expo2000 il rispetto dell'ambiente è l'argomento centrale del parco tematico, ma anche il manifesto progettuale adottato per alcune realizzazioni delle nazioni. Pensate per essere smontate e riciclate, sono le architetture che meglio hanno seguito il filo conduttore proposto. Così il padiglione giapponese, ideato da Shigeru Ban con la consulenza di Frei Otto, quasi interamente realizzato in carta e stoffa con una struttura in tubi di cartone pressato e cavi in acciaio, si trasformerà in quaderni o giornali. Quello svizzero potrà diventare materiale da costruzione perfettamente riutilizzabile, vista la assoluta mancanza di colla o chiodi nel fitto insieme delle travi di legno. L'edificio porta la firma di Peter Zumthor ed è uno dei più fotografati, per le molteplici suggestioni prodotte dai suoi giochi materici.


Finlandia.


Germania.


Svizzera.

 

 


Svizzera.

L'interno, identificato come "corpo sonoro", è uno spazio libero, un luogo di sosta all'interno del quale ci si può ristorare ed assistere ad esibizioni musicali, "una stazione di rifornimento culturale", come la definisce lo stesso autore.
(2) Il sughero è il materiale scelto dalla Spagna e dal Portogallo per mano dei più affermati progettisti locali. L'Irlanda ingloba nella composizione una griglia metallica riempita di pietre irregolari. Già Herzog e De Meuron nell'azienda vinicola Dominus in California avevano ripreso questo sistema originario dell'ingegneria idraulica per garantire una buona condizione di isolamento termico.

Il verde diventa per alcune realizzazioni motivo di definizione architettonica. È il caso dell'Estonia, della Romania e del padiglione olandese, considerato in modo pressoché unanime il più originale. Opera di MVRDV
(3), un gruppo di giovani architetti di Rotterdam, è generato da una sovrapposizione di strati naturali che ricostruisce i paesaggi tipici dei Paesi Bassi in un percorso verticale di 40 metri. La Finlandia crea il suo "nido del vento" e racchiude, in un volume di vetro e legno trattato termicamente senza sostanze nocive, un bosco di betulle. L'Ungheria propone invece un ingresso scenografico che richiama l'attenzione e prepara alla visita.


Irlanda.



Svizzera.

Ungheria.


Olanda.
L'Italia decide di ancorarsi alla sua storia e non propone nessun contributo attivo al tema della manifestazione. L'astronave bianca che ci rappresenta è stata progettata dall'architetto romano Luigi Sturchio, che afferma di ispirarsi a forme leonardesche. Quasi tutti i padiglioni verranno smontati e ricostruiti altrove. Quello tedesco, costituito da un involucro trasparente concavo coperto da un grande tetto in legno, ed altre costruzioni di servizio si inseriranno nel circuito delle attività della Fiera.

Dalla prima Export Messe del 1947, la zona è cresciuta fino a raggiungere oggi la dimensione di 160 ettari. Per arrivare puntuali all'appuntamento del 2000 i lavori sono cominciati molto tempo prima, sotto la guida di Thomas Herzog, che ne ha colto in anticipo lo spirito progettando la Halle 26. L'edificio è visto come una "pelle" che respira ed è un esempio mirabile di controllo energetico, che ottimizza la luce e la ventilazione naturali.
Ricco quindi il palinsesto delle architetture predisposto ad Hannover anche se sono pochi gli episodi di qualità che spiccano, per la delusione di chi si aspettava di trovare simboli da consegnare ai posteri. A spettacolo concluso, quando gli ingranaggi della macchina expo si saranno fermati, ci sarà tempo per i bilanci. E non solo, cifre alla mano, quelli del successo finale e dei punti guadagnati dalla città con qualche mese da protagonista. La riflessione dovrebbe ampliare il suo raggio e soffermarsi sul ruolo delle esposizioni del domani.

Annette Tosto






note

La planimetria dell'Expo deriva dal masterplan sviluppato dallo studio Albert Speer di Francoforte sul Meno sulla base del progetto degli architetti Arnaboldi e Cavadini. Le immagini dei padiglioni di Irlanda, Giappone e Germania sono tratte dal volume Architektur Architecture. Expo2000 Hannover, Hatji Cantz Verlag, Ostfildern, 2000.


(1)
Il testo stilato dalle autorità locali riunite è consultabile in rete all'indirizzo: http://soarisc.comune.fi.it/comune/organi/hannover.htm.
(2) Intervista a Peter Zumthor, Domus n° 828, luglio-agosto 2000. Il "corpo sonoro" è associato al Padiglione Philips di Le Corbusier all'Esposizione Mondiale del 1958 a Bruxelles.
(3) Una pagina del sito internet http://www.archined.nl/mvrdv/ è dedicata al progetto per l'Expo.

Giappone.
Expo 2000 "Uomo. Natura. Tecnologia"

Luigi Centola. Note critiche sull'expo 2000 e sulla partecipazione italiana

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