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PAESAGGI IN EVOLUZIONE/La demolizione: una trasformazione parziale

di Alessandro Bagella

 

[in english]
Veduta aerea di Scampia, Napoli (foto arch. Paolo De Stefano; concessione aeronautica militare R.G.S. n. 22 del 15/02/2000).

Il coinvolgimento emotivo provocato dall'esplosione di un edificio residenziale può indurre reazioni diverse o addirittura opposte; in entrambi i casi, è possibile assistere all'evento solo nelle vesti di chi, da spettatore passivo, è rassegnato a subire l'artificio. Negli Stati Uniti la demolizione è uno strumento urbanistico praticato ormai da decenni; la sua pianificazione converte l'eventuale tragicità del cambio di residenza in entusiasmo collettivo, sublimato dalla spettacolarità dell'esplosione finale. In Italia demolire equivale invece a rimediare: agli abusi edilizi, agli scempi paesistici finanche ai disastri sociali, come nel caso delle "Vele" di Scampìa a Napoli.

[27oct2000]

Videoclip (AVI 1,7MB).
La ricerca nel campo dell'edilizia popolare non è ancora riuscita a superare la ripetizione seriale e modulare come principio sul quale fondare ogni progetto urbanistico e architettonico. In un simile contesto, proprio di ogni quartiere "167", le Vele spiccano per diversità tipologica, estetica, compositiva e strutturale, meritando un posto di riguardo nella storia dell'architettura contemporanea italiana. 

Il dominio di una certa "tipologia sociale" tra la popolazione ivi residente, ha creato tuttavia una tale condizione di degrado da indurre la municipalità a vietarne l'uso residenziale. La loro tipologia architettonica ha ispirato invece la costruzione di altri edifici popolari senza ottenere risultati analoghi (e anche Montecarlo presenta molti fabbricati similmente terrazzati e serviti da ballatoio centrale…).




Lavori in corso.



Paesaggi temporanei.

Le "Vele".

Il progetto strutturale, firmato dall'Ing. Riccardo Morandi, ha già dimostrato di essere tutt'altro che inefficiente (…). La quantità di esplosivo necessaria per un'effetto "all'americana" avrebbe lesionato, di fatto, gli edifici circostanti, il che ha reso inevitabile una prima fase meccanica di demolizione ed indebolimento strutturale. Nondimeno, la rigidità della struttura alveolare in calcestruzzo armato complica l'intervento di riprogettazione, rendendo economicamente svantaggioso ristrutturare e invitando a distruggere e ricostruire.

Il contributo della demolizione allo sviluppo di questo quartiere è tuttavia marginale: eliminare il degrado apparente non significa sostituire la mentalità dominante! È impensabile trasformare pratiche comportamentali diffuse e consolidate lasciando gli abitanti ai margini del processo di trasformazione ambientale; è illusorio credere di poterlo fare nei tempi-lampo di una detonazione. I bambini rimangono l'unica risorsa per tentare di modificare le cose: il futuro, per quanto nelle nostre teste, rimane nelle loro mani.

Alessandro Bagella
a.bagella@worldonline.it








"Work in progress".
Alessandro Bagella è nato ad Arezzo nel 1970. Laureando presso la Facoltà di Architettura di Firenze, ha vissuto l'ultimo anno a Napoli, nelle vicinanze di Scampia, quartiere delle "Vele" e zona del progetto di laurea. La tesi, dal titolo "Confini catalizzatori", indaga principalmente le potenzialità e le contraddizioni delle infrastrutture, che nel caso specifico coincidono per un lungo tratto con i limiti di circoscrizione. Percezione dinamica dello spazio e potenzialità dello spazio residuale rappresentano i campi di ricerca investigati, nel tentativo di fornire prospettive di sviluppo ad un'area fortemente degradata sotto ogni punto di vista. Ha partecipato ai seguenti concorsi internazionali: "Città: terzo millennio", Biennale di Venezia (1999); "Fondazione Mies Van de Rohe", 2G (Barcellona, 1998) - pubblicato su "L'architettura, cronache e storia"; "Solar building", ENEA (Stoccarda, 1996). Nel 1998 è selezionato per i workshops internazionali organizzati dal "Netherlands Architecture Institute" di Rotterdam e dal Berlage Institute di Amsterdam (tenuti rispettivamente da Lebbeus Woods e Steven Holl), il primo dei quali si è concluso con la mostra collettiva negli spazi espositivi del NAI e la pubblicazione a cura di NAI publisher. In occasione del "VII seminario di architettura e cultura urbana" (Camerino, 1997), ha presentato, all'interno del laboratorio "periferie, nuove centralità urbane", il progetto "piazze verticali", uno spazio pubblico in continuo divenire che prevedeva l'intervento creativo del cittadino fin dalle prime fasi di cantiere (pubblicato su "Metamorfosi", 38, 1998).

* Salvo diversa indicazione le fotografie sono di Alessandro Bagella, così come il videoclip. L'autore ringrazia la Metropolitana di Napoli Spa e l'Arch. Enrico Martinelli del Comune di Napoli per la cortese collaborazione.

 

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