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Luce alla Luce / SUPERLIGHT

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Due sono i livelli di percezione del progetto: l'installazione come oggetto all'interno del padiglione e lo spazio da essa creato in cui collocare l'opera d'arte.

Dall'esterno il visitatore percepisce un grande oggetto illuminante. La membrana circolare in tessuto bianco traslucido definisce la sorgente luminosa che illumina lo spazio esterno. È la materia stessa della luce a creare il limite dello spazio, un limite solo apparentemente solido. La membrana con la sua leggerezza e trasparenza crea un'osmosi, lo spazio si deforma quando entra in contatto con la realtà dinamica della fruizione. Il visitatore, incuriosito dal movimento delle ombre all'interno, può violare il muro di luce e penetrare nella sorgente: attraversando la materia della tenda, entra all'interno dell'ambiente espositivo, dove ha una nuova percezione dello spazio. È solo all'interno che si capisce la natura e la funzione della luce, è qui che essa mostra se stessa e il suo scopo: illuminare in maniera opportuna l'opera d'arte.




[26mar2002]
L'installazione, in quanto strumento che garantisce una relazione, un dialogo tra il visitatore e l'opera, è una struttura autonoma che definisce uno spazio proprio che non compete con l'architettura data né tantomeno con l'opera d'arte; in questo gioco di scatole cinesi, ogni elemento esiste con l'altro e per se stesso. La geometria stessa dell'installazione, in quanto forma pura, rifiuta ogni interferenza con l'oggetto da esporre, rinuncia ad essere materica, scomponendosi nella sua sostanza e dissolvendosi nella luce. 

Lo spazio destinato alla stele all'interno della grande sala espositiva della fiera viene definito da una quinta di tessuto traslucente, sostenuta da una struttura circolare in alluminio, a sua volta appesa al soffitto, ma pensata in modo da poter eventualmente anche essere fissata a terra, in caso di difficoltà di ancoraggio in alto. La struttura portante scompare quasi nell'ampia sala buia, in quanto verniciata di scuro; rimane solo la quinta, sospesa da terra e dall'alto, a definire uno spazio il cui fulcro è costituito dall'opera, ma che vive dell'ombra di questa come di quelle delle persone che vi si muovono dentro e fuori.



La quinta stessa costituisce l'illuminazione di fondo, una illuminazione diffusa tesa a definire lo spazio sottolineando il perimetro della circonferenza esterna. Sulla circonferenza piú interna, che irrigidisce la struttura portante, è prevista l'illuminazione diretta, ma filtrata, che permette al visitatore di prendere coscienza delle innumerevoli componenti e dettagli dell'opera senza comprometterla. Gli spot posizionati frontalmente e posteriormente, ma con angolature indirette, sono da precisare anche in base alla posizione della stele, collocata ora centralmente, ma da venir concordata in base alle esigenze dell'artista e dei curatori.

Il tessuto traslucente è estraneo ai materiali costituenti la stele, se ne distacca volutamente in quanto quasi impercettibile, contro la corporeità del legno e del ferro usato da Del Pezzo. La quinta, somma di diverse fascie, permette il fluire dei visitatori tra lo spazio buio della sala e quello illuminato dell'installazione senza bisogno di definire percorsi, passaggi o aperture. Il superamento di questa pelle sottile stabilisce un legame ideale con l'opera di Del Pezzo, caratterizzata dal connubio tra sogno e concretezza, dall'assemblaggio di forme geometriche ed il recupero del linguaggio metafisico.



L'installazione, pensata per poter essere realizzata in breve tempo e, soprattutto, per vivere solo pochi giorni, presenta la leggerezza caratteristica di un intervento temporaneo e si avvale di elementi facilmente reperibili sul mercato; un tessuto leggero, non infiammabile, e corpi illuminanti, di cui modello e voltaggio verranno precisati con la consulenza del light designer non appena presa visione dell'opera e dello spazio. Si é tenuto inoltre in considerazione che anche la struttura portante possa venir realizzata con profili di serie, si che la realizzazione dell'intera installazione rientri nel budget massimo prefissato di 12.500,00 Euro esclusi i corpi illuminanti.





LIGHTING DESIGN
LichtVision

Il progetto dell'illuminazione prevede una luce diffusa cui si accompagna una luce diretta. Corpi tubolari (ad esempio fluorescenti T26 36W 930, che danno un'ottima resa dei colori) inseriti nella veletta della struttura illuminano il tessuto perimetrale. Attraverso questa luce indiretta, che si riflette sulla stoffa, lo spazio espositivo verrà illuminato con la medesima intensità della Stele. La quinta, illuminata, schiarita, costituisce il fondale su cui si staglia la stele.

Per accentuare la tridimensionalità della scultura e l'insieme dei dettagli della composizione viene aggiunta inoltre una illuminazione diretta in forma di faretti (ad esempio lampade QT12 90W) che, posizionati in modo circolare attorno all'opera, porranno un accento su questa. Le opere tridimensionali hanno bisogno, come gli attori in teatro o in televisione, di una illuminazione frontale-semilaterale su ambo i lati, con l'aggiunta di una ulteriore illuminazione posteriore che serve a schiarire le linee di contorno. A tal fine possono essere usati dei faretti alogeni dotati di potenziometri, dove il raggio di luce può venire schermato, modificato o temperato attraverso uno schermo a nido d'ape o delle alette antiabbagliamento o ancora delle lenti per sculture. La somma di queste due sistemi di illuminazione crea una interazione tra luce diffusa, che permette una buona riconoscibilità dei toni di colore, e luce diretta, tesa ad accentuare il gioco d'ombre e la plasticità dell'opera.




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