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Luce alla Luce / Luce unità discontinuità

15AR

 

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Un frammento, se preso in senso proprio, parla sempre di un tutto irreparabilmente perduto. Per quanto esso si articoli, è a quel tutto organico, a quella pienezza, a quella sfericità ideale che il suo appartenere rinvia. In altri termini, il frammento –come è stato già osservato– è di per sé stesso "evento luttuoso". Esso vive, ma rifiuta la propria autonomia, si pone in evidenza, ma insiste nel denunciare una nostalgia perversa per una totalità defunta, irrecuperabile.

Manfredo Tafuri, Il frammento, la "figura", il gioco. Carlo Scarpa e la cultura architettonica italiana, in Francesco Dal Co, Giuseppe Mazzariol, Carlo Scarpa. Opera completa, Electa, Milano, 1984, pp. 72-95.




[26mar2002]
Gli elementi del progetto

L'allestimento proposto si compone dei seguenti elementi. Una struttura di sostegno esterna in tubo e giunto, tipo Innocenti, che sostiene tutti gli elementi del progetto autonomamente, senza interferire con la struttura dello spazio che la ospita. In tal modo la struttura è facilmente smontabile e rimontabile altrove da maestranze non specializzate.

Una partizione in cartongesso perimetra lo spazio dell'allestimento, non coincidente con il quadrato a disposizione. Da una parete all'altra corre la struttura di sfondo, su cui aderiscono i frammenti del fregio. Essa è realizzata in tondini di acciaio per armature prearrugginiti, tesi mediante tendicavi e ancorati alla struttura portante in tubo e giunto. I tondini hanno diametro di 5 mm e sono disposti a distanza di 5 mm l'uno dall'altro, a formare un piano dell'altezza di 50 cm, intersecato da alcune barre per il sostegno delle sculture, realizzate in tondini di acciaio del diametro di 15 mm, anch'esse ancorate alla struttura esterna.



Una trama di sottili profili in policarbonato trasparente, illuminati tramite fibre ottiche, posti in corrispondenza delle principali linee dinamiche della composizione, forma delle strisce luminose dietro alla tessitura dei tondini. Le linee luminose sul piano verticale vengono raccolte a terra da un'analoga trama di tracciati luminosi, costituiti da gocce vitree riflettenti, incastonate nel pavimento. Infine, in prossimità dell'accesso allo spazio espositivo, tre pannelli informativi bifrontali sono sospesi a 40 cm da terra e contengono didascalie relative all'oggetto esposto. Ciascuno di essi è costituito da una coppia di pannelli in vetro satinato della dimensione di cm 160x115 distanziati abbastanza da consentire l'alloggiamento di elementi illuminanti.





Criteri espositivi: la centralità dell'opera tra unità e frammento

Il progetto si sviluppa dalla considerazione di alcuni caratteri del fregio da esporre, tra i quali spiccano: Il carattere frammentario che rende difficoltosa una ricostruzione attendibile delle parti mancanti. L'assenza di informazioni sul quadro architettonico di provenienza (dimensioni e caratteri architettonici del tempio, larghezza e altezza del supporto cui il fregio aderiva ecc.) che pongono l'opera in uno stato di sospensione spaziale e temporale. La grana materica della terracotta, il suo carattere ruvido, poroso e spoglio, conseguenza della perdita della colorazione. La presenza di una silhouette delle figure, che aderivano a un supporto di altra materia. L'iconografia e i caratteri compositivi della scena raffigurata, caratterizzati da un forte dinamismo e da una tensione cinetica da destra verso sinistra. Ciò ha indotto immediatamente a considerare naturale l'ipotesi di collocare il fregio non in sospensione, bensì in aderenza ad un supporto che potesse da un lato suggerire la ricostituzione dell'unità figurativa dei frammenti, dall'altro rendere all'osservatore il doppio piano, figura-sfondo, rappresentato dalla discontinuità di materiale. Così facendo l'altorilievo viene collocato su una fascia in qualche modo astratta, che non tenti una rappresentazione fedele del supporto originario, di cui si sa ben poco.





Il materiale su cui si è scelto di ricomporre le parti del fregio, una fitta trama di tondini di acciaio per armature, rinuncia programmaticamente a ricercare confortanti assonanze cromatiche e materiali con la terracotta ma la ricorda nel carattere spartano ed economico e nella ruvidità. L'accostamento tra questi due materiali mette in campo una sperimentazione che non va nella direzione di una contemplazione silenziosa e pacata dell'oggetto, bensì di una dialettica carica di tensione e di attrito. Infatti altre ragioni hanno indotto a sperimentare tale materia per lo sfondo del fregio. Innanzi tutto i tondini di acciaio, tesi da parete a parete tramite tendicavi, raccolgono la tensione dinamica e cinetica della scena del saccheggio raffigurato dal fregio. La concitazione dell'azione, che la frammentarietà dei reperti evidentemente ostacola, tende infatti a perdersi, insieme alla continuità del flusso dinamico che agita la scena. Ciò che l'orizzontalità della trama e la fatica dei tondini retrostanti posti in tensione intende ristabilire è invece proprio questa tensione di corpi in lotta e in fuga, che rappresenta un carattere importante dell'opera. Inoltre la tessitura dei tondini costruisce un piano su cui i frammenti fittili proiettano un'ombra, ma un ombra discontinua e vibratile, prodotta dall'ombra degli spazi interposti tra i tondini e dalla loro sezione circolare. Questa superficie semitrasparente si presta così anche alla retroilluminazione che consente di porre in luce la silhouette dei frammenti esposti.

Così si è inteso dar conto di un rapporto complesso e accidentato dei frammenti con il piano retrostante, rapporto che probabilmente si presentava, in origine assai più omogeneo, sul piano cromatico e materico, ma che l'attualità del frammento archeologico ci restituisce nella bellezza e nella problematicità di un rapporto di distacco e differenziazione.



Il ruolo della luce nell'esaltazione dei caratteri dell'opera

L'illuminazione studiata per l'allestimento si fonda su una variazione periodica, regolata da un semplice timer, che articola la fruizione dell'opera in quattro fasi successive, la cui durata è da valutare, ma il cui ciclo deve potersi esaurire nell'ambito del tempo di alcuni minuti che un visitatore può normalmente dedicare alla visita. Le quattro fasi sono:
- Illuminazione diffusa dell'intera struttura che si staglia sul piano dei tondini proiettandovi un'ombra vibrante e discontinua lasciandolo apparire come uno sfondo. Questa condizione di illuminazione esalta la continuità della scena raffigurata e la colloca in un'atmosfera di sospensione, di tensione carica di movimento. Sospensione simile a quella del tempo remoto dell'opera, che lo sfondo astratto e in qualche modo estraneo sottolinea discretamente.
- Illuminazione dei frammenti tramite spot molto stretti. La trama-sfondo dei tondini di acciaio è appena percettibile. Questo sistema esalta i caratteri singolari, i dettagli e la fattura di ciascun pezzo ma al contempo sollecita una riflessione sulla frammentarietà del fregio.
- All'illuminazione tramite spot si aggiungono le sottili strisce luminose create dai profili in policarbonato trasparente posti in corrispondenza delle principali linee dinamiche della composizione. La loro intensità in perpetua variazione stabilisce una pulsazione che dialoga con il dinamismo statico del fregio. Questa sovrastruttura di commento, dal carattere scenografico è puramente didascalica e affida alla natura energetica del fenomeno luminoso il ruolo di simboleggiare alcune ipotetiche linee di tensione dei corpi in movimento.
- Infine, per un tempo assai più breve delle precedenti fasi, tutte le luci poste frontalmente si spengono e lasciano il posto ad una luce retrostante che fa risaltare la silhouette dei frammenti fittili.

Questo ciclo di condizioni di illuminazione affida alla luce un ruolo attivo di commento e di interrogazione critica dell'oggetto d'arte -a partire dalle sue caratteristiche formali e materiche- ma garantisce anche, per una consistente frazione dell'intero ciclo, un'illuminazione di tipo tradizionale che tende alla minima interferenza figurativa con l'opera.





Progetto:
15AR Francesca Argentero, Barbara Del Brocco, Nicola Saraceno
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