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Il carattere della cittą

Mirko Zardini
Si č recentemente inaugurata, alla Triennale di Milano, l'esposizione "Asfalto: il carattere della cittą", curata da Mirko Zardini. Una lettura trasversale delle trasformazioni urbane tramite la storia di un materiale tanto diffuso quanto invisibile. Maria Vittoria Capitanucci ha visitato la mostra che viene presentata ai lettori di ARCH'IT unitamente ad un'anticipazione dal saggio scritto dallo stesso Mirko Zardini a introduzione del catalogo pubblicato da Electa.




Da poco più di venti anni il termine città ha iniziato a dissolversi, per lasciare il posto a una nuova dimensione metropolitana. Oppure ha dato il via ad una serie di fertili ibridazioni, che ne hanno messo in luce aspetti e caratteri particolari. Questo processo di ridefinizione ha portato alla costituzione di una specie di un vero e proprio borgesiano universo parallelo, in cui attraverso il concetto di urbano, declinato di volta in volta secondo particolari accezioni, si ripropone e rappresenta ogni volta tutta la complessità del mondo contemporaneo.

Nello stesso tempo per descrivere i fenomeni urbani abbiamo creato atlanti sempre più astratti, caratterizzati dalla descrizione dei flussi (di denaro, persone, merci, informazioni), o ci siamo immersi nel racconto dei fatti e degli usi sociali degli spazi. Da tutte queste riflessioni è rimasto escluso il paesaggio urbano, trascurando proprio quello sguardo definito da Hermann Maertens come "pittoresco" (per il suo introdurre una dimensione paesaggistica nella città) o quello di dettaglio. Tutta la fertile stagione degli studi degli anni '60, da Kevin Lynch a Gordon Cullen, da Edward Ruscha a Joseph Rykwert, è stata accantonata. Accanto a questi esclusi merita un posto di rispetto, se non altro per l'estensione e la ubiquità della sua presenza, che ne fanno oggi il materiale globale per eccellenza, l'asfalto.

[24mar2003]

"Workmen repainting the white lines on the Preston to Blackpool road", near Preston 1936, Gran Bretagna. ©Hulton Archive.

Materiale banale ed economico, l'asfalto (meglio sarebbe definirlo conglomerato bituminoso), è a tal punto connaturato con il paesaggio urbano che non vi prestiamo più attenzione. L'asfalto, a cui indissolubilmente associamo la presenza dell'automobile, ci appare come un materiale contemporaneo, e spesso lo disprezziamo, di fronte alla "naturalità" di materiali come il cotto, le pietre, i ciottoli. Eppure l'asfalto compare nella città europea già nella prima metà dell'ottocento (molto prima quindi dell'apparire delle automobili). E' usato soprattutto per gli spazi pedonali e successivamente apprezzato in modo particolare dai ciclisti. E' l'asfalto lo strumento finale nella lotta contro la polvere, completando il processo di igienizzazione delle città, e del mondo, iniziato nell'ottocento. Ma è anche un materiale "naturale". Pur essendo oggi prodotto industrialmente grazie ad una miscela di inerti e di bitumi ottenuti durante il processo di raffinazione del petrolio grezzo, l'asfalto ha infatti sempre fatto parte dei paesaggi naturali sotto forma di bitume naturale, rocce asfaltiche, o asfalto di lago. Vittima del suo stesso successo, l'asfalto è oggi il primo materiale ad essere oggetto delle operazioni di depaving, volte a restituire, soprattutto nelle città americane, una porzione di suolo urbano al verde. Ma anche in questo caso si tratta di una vittima innocente: è l'automobile il vero colpevole.

Molti edifici sono oggi pensati e progettati, per ragioni economiche, con una previsione di vita dai 10 ai 20 anni. E' questo il tempo necessario per completare con profitto il ciclo di investimento dei capitali legati, ad esempio, ad un centro commerciale. Di fronte a queste fragili costruzioni, che più non hanno il coraggio di esprimersi come edifici destinati a sopravvivere ad un presente sempre più compresso, ma mascherano nello stesso tempo anche la loro fragilità di costituzione, l'asfalto risulta essere di gran lunga l'elemento più duraturo. D'asfalto sono i parcheggi dei grandi complessi commerciali, o del tempo libero, o di interscambio. D'asfalto sono i cortili, le piazze, gli spazi nei parchi. Esso si appropria dei tetti degli edifici, e si insinua al loro interno. Ma è, l'asfalto contemporaneo, ben diverso da quella grigia materia inerte a cui siamo abituati a pensare. E' sempre più spesso colorato, coperto di segni, inciso, mescolato con altri materiali più o meno preziosi, pronto ad accogliere la vegetazione. Nel nuovo paesaggio della città contemporanea l'asfalto costituisce quindi l'elemento predominante, anche se oggi anche qui, come nella città storica, gode di scarsa considerazione.

L'asfalto costituisce nello stesso tempo un capitolo fondamentale di una nuova storia della città che parta dalla descrizione del suolo urbano. Esso ci permette di legare l'architettura al suolo, e al suo contesto sociale, tecnico, economico. Ma parlare dell'asfalto oggi significa soprattutto affrontare il problema del carattere della città contemporanea, nel tentativo di costruire un nuovo immaginario, al cui interno collocare i diversi interventi di trasformazione. L'asfalto può essere infatti, per la città contemporanea, ciò che il ferro, il vetro e il cemento hanno costituito per l'architettura moderna. In attesa di un suo degno sostituto.

Mirko Zardini

  Mirko Zardini (ed.)
"Asfalto. Il carattere della città"
Electa
Italia, 2003
pp304, €35,00

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> TRIENNALE DI MILANO: ASFALTO
> CAPITANUCCI: ASFALTO

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