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Asfalto. Il carattere della città

Maria Vittoria Capitanucci




Asfalto. Il carattere della città
[XX Triennale]

Triennale di Milano
viale Alemagna, 6
Milano, Italia
tel: +39 02 724341
fax:+39 02 89010693
http://www.triennale.it

dal 4 marzo al 27 luglio 2003



Si è recentemente inaugurata, alla Triennale di Milano, l'esposizione "Asfalto: il carattere della città", curata da Mirko Zardini. Una lettura trasversale delle trasformazioni urbane tramite la storia di un materiale tanto diffuso quanto invisibile. Maria Vittoria Capitanucci ha visitato la mostra che viene presentata ai lettori di ARCH'IT unitamente ad un'anticipazione dal saggio scritto dallo stesso Mirko Zardini a introduzione del catalogo pubblicato da Electa.




 
Ad esclusione della città reale, nessun altro ambito se non quello cinematografico è mai tornato con tanta insistenza sul tema dell'asfalto, sull'immagine della strada o meglio, sulla visione dell'uomo nel proprio contesto 'naturale': il parterre grigio scuro, base e sfondo dell'agire. Asfalto inteso come immaginario metropolitano, dunque, ma anche arcadico, in un certo senso, se si pensa alle visioni 'on the road' della beat generation o ad altre ambientate nei sobborghi nella middleclass americana.


Richard Register, Depaving the World, Berkeley, California, 1996–2003. "Depaving non è una operazione a buon mercato. Occorre affittare una sega circolare (circa 30$ al giorno); bisogna pagare per l'usura della lama; si deve ottenere un permesso dalla città per scavare (circa 50$ al giorno), ed un altro (35$) per la discarica...".

Ma la strada è anche attraversamento, viaggio, metafora della conoscenza; così non è certo un caso che la mostra "Asfalto. Il carattere della città" alla Triennale di Milano, pensata e curata da Mirko Zardini, con una équipe di tutto rispetto capitanata da Giovanna Borasi, si apra proprio con un monitor su cui scorrono, ben montati, frammenti di quei classici del cinema che hanno reso la strada, la sua materia e il suo colore un'icona della contemporaneità. Del resto, come ben sottolinea l'esposizione milanese, l'avvento del bitume sostanzialmente segna una delle tappe fondamentali nell'evoluzione della città industriale tardo ottocentesca, giungendo nel tempo ad incarnare, tra alti e bassi, il fil rouge delle trasformazioni metropolitane, ruolo mai realmente riconosciutogli e in questo senso tutto da rileggere in una chiave interpretativa completamente nuova.

Così le undici sezioni dell'allestimento, più che isole tematiche, rappresentano momenti di riflessione su effetti, cause, segni e progetti che, susseguendosi in foto d'epoca intrise di nostalgica poeticità, manuali storici e non, campionature e diagrammi del materiale storico e attuale, progetti contemporanei e quant'altro determinano una sequenza di rara suggestione per una diversa interpretazione del fenomeno 'asfalto' e della sua capacità di modificare il paesaggio e il territorio.


Giovanni Chiaramonte, Cave d'asfalto naturale, Ragusa (cava Ancione), 2002. "L'asfalto è oggi prodotto industrialmente, grazie ad una miscela di inerti e bitumi ottenuti durante il processo di raffinazione del petrolio grezzo. Ma l'asfalto ha sempre fatto parte dei paesaggi naturali sotto forma di bitume naturale, rocce asfaltiche, asfalto di lago...".

Già la consistenza, l'eterogeneità dei suoi componenti e della sua colorazione, la trama, la sua condizione sia artificiale sia naturale rappresentano elementi e chiavi per una lettura inusuale che arrivi persino a confluire nel concetto di 'superficie totale' dove la presenza dell'asfalto è leggibile in ogni piega del costruito, dell'artificiale, insomma, una "nuova crosta terrestre" come lo stesso curatore lo ha definito nel saggio introduttivo. Ma l'aspetto che più si evince da questo percorso nel grigio-scuro dell'allestimento di Paolo Lanzi per Baciocchi Associati, è la 'fortuna e decadenza' di un materiale lasciato immeritatamente troppo a lungo in secondo piano. In questo senso un ruolo fondamentale assume il volume che accompagna la mostra, qualcosa di più di un catalogo per i tipi di Electa, curato ancora da Zardini, critico dell'architettura e professore presso il Politecnico di Zurigo, già storico redattore di Casabella e Lotus, che fa della trasversalità di temi architettonico-sociologici la propria bandiera con saggi intercalati da pensieri e citazioni, a loro volta intersecati da immagini in un dinamismo che riprende l'essenza stessa dell'asfalto (percorribile).


Richard Register, Depaving the World, Berkeley, California, 1996–2003.

Persino il domenicale del "Sole 24 ore", caso quasi unico, ha dedicato due pagine intere all'evento, intitolandole 'Metamorfosi dell'asfalto marchio di modernità", confermando che il programma della XX Esposizione Internazionale di Milano, per questa edizione della durata di tre anni, prosegue con eventi di qualità. Quest'ultimo, tra l'altro, oltre ad avvalersi di un curatore di tutto rispetto è stato supportato da un comitato scientifico composto da figure di spicco nel panorama internazionale -ingegneri, sociologi, urbanisti, paesaggisti, storici della tecnica e dell'architettura- le cui specificità professionali hanno contribuito a rendere la mostra leggibile su differenti livelli, divulgativa e al tempo stesso scientificamente approfondita.

All'occhio mediterraneo di Chiaramonte il reportage fotografico commissionato ad hoc: un'ulteriore ricognizione sul tema pronta a mostrarci come, nella sua condizione naturale, l'asfalto delle cave di Ragusa o del Lago di Trinidad appartenga, come materiale storico, alla cultura non solo paesaggistica ma anche architettonica di certe aree di cui rimane esemplare l'uso suggestivo che ne fece il barocco siciliano nei suoi raffinati edifici religiosi o le contemporanee sperimentazioni di West 8 a Utrecht o Topotek1 a Berlino. Del resto non esiste immagine di fotografi contemporanei che non abbia almeno una volta interpretato le metropoli contemporanee senza immortalarne le sopraelevate e i densi boulevard o ancora la successione spontaneo-artificiale delle cortine edilizie lungo le autostrade e le vie a grande scorrimento: nastri di cesura e connessione, ferite non rimarginabili e al tempo stesso luoghi generatori di urbanizzazione. Un sottotitolo potrebbe essere: "L'estetica dell'asfalto. Una presenza inalienabile nella realtà contemporanea".

Maria Vittoria Capitanucci
[24mar2003]

  Mirko Zardini (ed.)
"Asfalto. Il carattere della città"
Electa
Italia, 2003
pp304, €35,00

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