|
|
Ospiti
dell'ultima edizione di BEYOND MEDIA, Alice Scott, Martin Hampton, Oliver
Alsop e Julius Cocke, in arte squint/opera, hanno raccontato il loro
metodo, diretto ma garbato, di indagare e interpretare le risposte del
cittadino alle trasformazioni del proprio paesaggio urbano. Hanno mostrato
Post Barnsley, un cortometraggio realizzato per Alsop Architects
nel quale viene descritto il futuro di una città post industriale dello
Yorkshire attraverso la fantascientifica passeggiata, ambientata nel
2025, di un postino dei vecchi tempi.
Lo strumento cinematografico costituisce per i giovanissimi squint/opera
il mezzo più efficace per comunicare il progetto di architettura. Moderno,
dinamico, intelligentemente "provocatorio", in quanto morbido suscitatore
di reazioni, il video intende raggiungere tutti i destinatari del progetto,
offrendo un approccio colto e democratico ai contenuti, al messaggio
e alla realizzazione del progetto. Rende l'architettura più comprensibile
non solo perché virtualmente riprodotta, ma anche in quanto la reinterpreta
nei termini di un racconto nel quale il potere della comunicazione visiva
sottopone i progetti all'attenzione della gente in forma visiva. In
questo modo il video diventa uno strumento che produce "visioni", sollecita
commenti, conversazioni, incoraggia la partecipazione emotiva. L'architettura
più intuitiva e di conseguenza alla portata di tutti.
FRANCESCA ODDO: La comunicazione del progetto di architettura attraverso
le nuove tecnologie rappresenta spesso un'intuizione significativa se
riferita all'esigenza di veicolare il senso del progetto e le sue cariche
emozionali ai personaggi che lo vivranno, non da attori sospesi ed estranei
al contesto, ma da cittadini reali. Il cittadino, europeo ed italiano,
è oggi sempre più informato circa le trasformazioni urbane. In questo
senso il ruolo di professioni come la vostra è particolarmente delicato
e importante. Mi piacerebbe cominciare domandandovi in che modo i vostri
video si misurano col concetto di "progettazione partecipata", con la
necessità di un coinvolgimento dinamico dei cittadini...
|
|
[23jan2004] |
|
|
SQUINT/OPERA:
Raccontare il nostro lavoro a Barnsley con Alsop Architects è un buon
modo per provare a rispondere alla tua domanda. Prima di girare il film
di fantascienza Post Barnsley, abbiamo realizzato alcuni documentari
su una nuova iniziativa mirata a rigenerare sei fra le più degradate
città dello Yorkshire. Il progetto, chiamato Urban Renaissance,
invitava un gruppo di architetti e urbanisti di fama internazionale
a visitare le città dello Yorkshire al fine di proporre delle idee radicali
per la loro rinascita. L'ascolto e il coinvolgimento degli abitanti
nel processo creativo hanno costituito uno dei propositi centrali dell'iniziativa.
Quello che abbiamo compreso è che il processo creativo può essere paragonato
ad una sorta di "box ticking" nella quale l'architetto individua e definisce
i propri obiettivi, facendo sentire al pubblico di aver avuto una ruolo
nella loro elaborazione. In Gran Bretagna si tratta di una strategia
diventata obbligatoria in seguito alla perdita totale di fiducia nei
progettisti, dovuta agli errori commessi nella ricostruzione del dopoguerra.
Non farò cenno ai nomi, anche se praticamente lo fanno tutti.
|
|
|
A
Barnsley, tuttavia, l'approccio di Alsop è stato leggermente diverso.
Non si può certo dire che il pubblico sia stato responsabile
della sua stravagante idea di contenere la città tramite delle mura
abitate lunghe un miglio, o della sua proposta di progettare un alone
tra le nuvole sopra la città. Queste sono chiaramente le idee di un
singolo individuo, creativo e visionario, al quale si presentavano del
tutto chiare, ma quando si è trattato di stabilire cosa andasse all'interno
delle mura, il coinvolgimento dei cittadini si è dimostrato particolarmente
interessante e i nostri video si sono rivelati uno strumento molto efficace
per comunicare il progetto. Sono tre i video che abbiamo realizzato
per Barnsley nell'ultimo anno e mezzo, periodo nel quale Alsop ha operato
nella città. Ogni clip rappresenta un ruolo specifico nelle fasi del
processo progettuale. Il primo consiste semplicemente in una carrellata
di interviste nelle quali si domanda ai cittadini cosa farebbero se
potessero disporre di un milione di sterline da spendere per la loro
città. Il 90% ha risposto: "Più parcheggi gratuiti". Alsop ha intrapreso
i lavori partendo da questa affermazione, cercando al tempo stesso di
promuovere nei cittadini aspirazioni più alte, fino a condurli a dar
voce ai loro sogni più ambiziosi. Si è rivelata una tecnica vincente.
Il secondo video All Barnsley Might Dream incarna l'idea del
sogno. Ha documentato i primi workshop e ha illustrato le linee principali
del progetto attraverso una sequenza di animazioni realizzate al computer.
Il film è stato mostrato in apertura del terzo giorno della sessione
di masterplanning e ha coinvolto più di mille cittadini. Pensato per
provocare reazioni emozionali, il video non rappresenta una soluzione
definitiva, ma invita al dibattito.
|
|
|
|
Post Barnsley.
Il
terzo video, Post Barnsley, è stato realizzato per comunicare
le scelte una volta approvate dal pubblico coinvolto e dall'amministrazione
locale. La sfida è stata di presentare il video ad un pubblico quanto
più ampio, sia a Barnsley che altrove.
Per concludere, noi riteniamo possibile ricorrere al video come ad uno
strumento efficace sia nei diversi momenti del processo progettuale
sia per comunicare il risultato finale. La gente generalmente preferisce
guardare un rapido filmato piuttosto che leggere una lunga relazione
o ascoltare la minuziosa e tecnica spiegazione di un amministratore.
Il video rappresenta quindi, secondo noi, uno dei modi migliori per
conquistare l'attenzione del pubblico e, possibilmente, provocarne la
capacità d'immaginazione.
|
|
|
|
|
All
Barnsley Might Dream è il risultato di una ricerca volta ad esplorare
nuove strade per comunicare l'architettura. Un filmato che documenta
e spiega ai cittadini la fase pilota del programma di rinascita urbana
per le ex città minerarie dello Yorkshire. Il video, inteso come mezzo
di rappresentazione, si è dimostrato efficace nell'accompagnare la ricostruzione
del territorio alla ridefinizione di una nuova identità urbana per i
cittadini? In che modo?
Molti dei cittadini di Barnsley ai quali è stato mostrato questo video
si sono sentiti piuttosto frustrati. Volutamente abbiamo presentato
il loro centro cittadino come una vuota terra incolta popolata da rifiuti
sospinti dal vento come erba del deserto. Abbiamo cercato di dar voce
a tutte quelle persone che protestano per la perdita di orgoglio civico
e di identità urbana, mostrando solo un accenno delle proposte che potrebbero
prefigurare scenari migliori. Molte persone hanno reagito dicendo, "Barnsley
non è così male, molta gente viene a fare shopping il sabato... ma cosa
sarebbe l'idea di una campagna toscana qui intorno?" L'obiettivo del
film era di isolare i reali problemi, raccontare come Barnsley potrebbe
cambiare, e in questo modo sollecitare le persone a dire, "Visto che
deve cambiare, allora dovrebbe essere così?"
|
|
|
|
|
Questo
tipo di film ha avuto successo perché si racconta una storia più che
la sua conclusione, e in questo modo le persone avvertono che c'è ancora
del tempo per poter dire la loro. La finalità di questa ricerca pilota
era di creare un rinnovato senso di identità per la cittadina, e più
persone sono coinvolte, meglio è, altrimenti le novità di Barnsley si
dimostreranno niente di più di che un altro prodotto astratto sognato
da estranei. Tutto ciò è molto complesso ma estremamente interessante
da provare.
Il film diventa quindi uno strumento utile per intravedere e spiare
un possibile futuro, un futuro da accettare come da rifiutare. In che
misura, concretamente, nel vostro Paese i cittadini hanno secondo voi
la possibilità di influire sulle scelte progettuali? Il video di architettura
si limita a documentare o è inteso come prima fase di un progetto più
ampio di coinvolgimento?
I cittadini in Inghilterra hanno uno straordinario potere di fermare
le cose che accadono. Molti cambiamenti sono interpretati come una minaccia.
I politici e i dirigenti sono terrificati dalla lobby dei conservatori
e spesso rifiutano le proposte progettuali perché temono che potrebbero
disturbare la gente. Dovrebbero trovare il coraggio di turbare le persone
e osservare cosa accade quando si sono calmate. D'altro canto il pubblico
non è stupido, ma ha bisogno che gli sia almeno data la possibilità
di prendere in considerazione il progetto. Nell'atto creativo non c'è
niente di più stimolante che provare a prevedere le reazioni negative
degli altri! Tutto questo accade soprattutto in Inghilterra, dove la
gente detesta offendersi.
In conclusione noi non diamo peso al fatto che i nostri video potrebbero
scombussolare la gente. È un'eventualità che, se mai, li rende ancora
più divertenti da produrre.
Qual è per voi la differenza fra i metodi tradizionali di rappresentazione
dell'architettura e quelli resi possibili dalle innovazioni digitali?
Racconta con più efficacia lo schizzo o il video di architettura? L'impressione
è che gli strumenti non siano sostitutivi, ma piuttosto abbinabili in
vista di un obiettivo comune...
|
|
|
Post Barnsley y Picture a City
(Bradford).
|
|
Se
ricorri ad un film per illustrare un'idea, puoi arrivare a rappresentarla
come preferisci. Con il suono e lavorando sulle immagini è possibile
evocare un intero paesaggio con tutte le sue architetture. Si può passeggiare,
o volare intorno, attraverso e sopra gli edifici che proponi come se
fossero realmente lì. Si può mostrare, nei dettagli, come il futuro
della città e delle sue quinte architettoniche possa cambiare con la
stessa semplicità con la quale un uomo stanco affronta attività semplici
e quotidiane come il lavarsi i denti. Puoi ricreare l'acustica del bagno
mentre li strofina. Non è possibile rendere tutto questo attraverso
uno schizzo, lo puoi fare solo con un film, sempre che si disponga di
parecchio tempo e di tanto denaro. Pensate a film come Blade Runner
dove l'azione si svolge in una città del futuro interamente ricostruita.
Vorrei sollecitare tutti gli architetti a raccontare le loro proposte
attraverso dei video, perché è uno strumento che aiuta a leggere il
progetto in modo alternativo. L'esperienza dell'architettura è dinamica:
ci si muove attraverso gli spazi, ed è proprio questo aspetto che il
film è capace di esplorare.
|
|
|
|
|
Una
delle premesse fondanti della recente Biennale di Valencia, alla quale
avete partecipato, è che oggi tutti i linguaggi della cultura contemporanea,
dalla moda al cinema, dalla pubblicità al teatro, dalla musica alla
fotografia, all'architettura, al design, alla danza, sono accomunati
da una medesima chiave di lettura: la volontà di rinnovare le proprie
metodologie espressive. Un contesto di espressione creativa ampio, dunque,
capace di dialogare con le altre forme di ricerca e di comunicazione.
Questa dimensione sembra tagliata su misura per voi che indagate l'architettura
attraverso la cinematografia. Mi raccontate la vostra esperienza a Valencia
e il messaggio dell'installazione "air squint/opera"?
L'esperienza di Valencia ci ha fatto conoscere al pubblico: ci era stato
assegnato un corridoio lungo 18 metri e alto 6 con A&M (Alsop and McLean)
Department Store Of Proper Behaviour, e ci era stato chiesto di creare
uno spazio per fumare e guardare film. L'idea era di riprodurre un ambiente
ideale per fumare un perfetto sigaro cubano: un posto nel quale sedersi
da soli e sognare paesi lontani e insoliti viaggi sbuffando fumo. Abbiamo
creato una nuvola fluttuante di fumo al livello del soffitto sulla quale
abbiamo proiettato immagini di tutti i possibili oggetti volanti, sincronizzandole
con un'ambientazione acustica. C'erano sei comode poltrone rosse, ognuna
delle quali dotata di un enorme portacenere d'argento e di un tavolo
per il whisky. Ad un estremo dello spazio un bar serviva esclusivamente
whisky, all'altro estremo c'era un umidificatore per sigari. Gli ospiti
si sarebbero seduti all'interno dell'installazione che si presentava
completamente buia, ad eccezione di alcune luci di candela e dei raggi
di proiezione che danzavano attraverso il fumo.
Air squint/opera.
Se
c'era un messaggio in tutto questo, era che si dovrebbe ancora fumare
al cinema.
|
|
|
|
|
Mi
incuriosisce la vostra formazione, l'iter, evidentemente caratterizzato
da grande acume e intuizione che, così giovani, vi ha portato a lavorare
in un ambiente altamente creativo e dinamico. Così come la capacità
di rintracciare l'urgenza di una professione nuova, non a metà fra l'architettura
e la cinematografia, fra la sociologia e la fotografia della società
metropolitana, ma cosciente della sinergia fra i molteplici aspetti
che concorrono a definire la scena della contemporaneità.
(MARTIN): Alice, Ollie ed io abbiamo studiato architettura alla Bartlett
School, mentre Jules ha una formazione in Storia Moderna. Non appena
conclusi gli studi, ci siamo resi conto di voler lavorare tutti nella
produzione di film. Will Alsop e Ollie stavano pensando da tempo di
realizzare dei film per presentare i progetti dello studio Alsop e avevano
già prodotto diversi brevi video. Ad un certo punto abbiamo intuito
che l'idea poteva essere estesa ulteriormente, e da allora Will ci è
stato di aiuto e ha sostenuto il nostro desiderio di rendere squint/opera
una compagnia di produzione autonoma. Molti dei nostri primi lavori
li abbiamo realizzati con Alsop Architects, ma non siano in alcun modo
obbligati con loro. Durante la settima edizione del festival BEYOND
MEDIA di Firenze, curato da iMage, abbiamo preso accordi con MCA (Mario
Cucinella Architects) per lavorare ad un paio di progetti per Bologna.
In Italia abbiamo illustrato il nostro lavoro nell'ambito di un festival
apparentemente dedicato al settore innovativo dei film d'architettura.
È stata un'esperienza gratificante poterci rivolgere a persone interessate
a ciò che realizziamo, considerato che a Londra, inizialmente, ci siamo
trovati in una condizione di parziale isolamento. Adesso siamo nuovamente
in partenza per l'Italia e siamo ansiosi di coltivare rapporti con tutta
l'Europa. |
|
|
|
|
|
>
SQUINT/OPERA
> BEYOND MEDIA 03
> IL PROGETTO, VIDEO
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|