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Giocare con Gilberto Corretti

Gabriella De Polo



In quale Convenzione è scritto che il diritto ad essere curati debba escludere quello a poter giocare? L'ospedale, che rappresenta necessariamente l'interruzione di tante abitudini, non dovrebbe mai privare il bambino di uno dei primi istinti dell'essere - umano e non. Nei luoghi di cura i giocattoli sono anzi beni particolarmente preziosi, dato il bisogno di evadere dalle preoccupazioni.

[10feb2005]
A Pitti Bimbo, durante la presentazione del progetto CareToys, in molti stanno giocando. Allora i giocattoli sono validi, dato che funzionano quando ti portano a giocare. Che tu sia bambino o adulto, come chi cerca di infilare la biglia al centro del labirinto, l'atteggiamento non cambia molto: ti diverti, ti sorprendi, ti rilassi, ti esalti... Se alla fine a comprarlo sono i genitori, il gioco dovrebbe attrarre prima di tutto loro e quindi essere divertente, accattivante, sorprendente, stimolante... ma anche pulibile maneggevole durevole. Nel nostro caso parliamo di oggetti che forse non finiranno mai nelle vetrine, pensati da Gilberto Corretti e gli studenti dell'Isia di Firenze per i giovani ricoverati negli ospedali.

PANINOTECA, DISCOTECA, LUDOTECA... CHIAMIAMOLA GIOCHERIA! Corretti pensa che per giocare sia necessario un ambiente favorevole, che metta le persone a proprio agio, rendendole serene e disponibili. Meglio un'atmosfera claustrale con muri spogli che portano ad immaginare, piuttosto che la sovrabbondanza barocca fatta di pareti tappezzate che costringono a chiudere gli occhi. Sale sature di giochi disorientano perché la confusione è eccessiva e avviliscono perché a casa la situazione non è paragonabile.




CARE DOLL. Care doll è una bambola che richiede la collaborazione di bambini e genitori per essere costruita. L'ospedale mette a disposizione una busta che contiene cartamodello, stoffa, imbottitura e palloncini per dare volume alla testa del bambolotto. Materiali eterogenei trasmettono al giocatore sensazioni e stimoli molto differenti.


OGGI NELLA CASA DI BAMBOLE QUASI SI CALA L'ACQUA DELLO SCIACQUONE. La caratteristica dei giochi in mostra non consiste nell'iperrealismo o nell'uso di nuove tecnologie, né nell'impiego di materiali o di stili particolarmente moderni. I progetti tengono conto del contesto di riferimento: costruire e scomporre un coniglio come degli anatomisti è un'operazione che in ospedale assume un significato speciale; raccontare una storia con le marionette stando a letto è un privilegio possibile solo se qualcuno ha pensato ad un piedistallo per il teatrino; dare al bambino stesso il ruolo di designer dei propri giochi partendo delle scatole di medicine è un modo per ironizzare sulla malattia. Gli oggetti presentati sono volutamente poveri nel dettaglio, suggeriscono usi alternativi, lasciano spazio alla creatività ed alla fantasia, realizzano condizioni di libertà.


LE SCATOLE ANIMATE. Le scatole animate invitano i bambini a dare nuova vita ai materiali di scarto degli ospedali con la semplice aggiunta di pezzi di carta e cartoncino: l'uso insolito di siringhe e scatole di medicinali aiuta a sdramatizzare la situazione in cui ci si trova. L'attività di bricolage, da svolgere anche in un laboratorio guidato, è un mezzo per produrre dei giocattoli e per creare un'occasione di scambio.

CHI NON È MAI STATO BAMBINO? Progettare per i più piccoli significa rimmergersi nella propria infanzia e valutarla criticamente. Corretti nella periferia semiurbana del dopoguerra aveva a disposizione il grande magazzino dei giocattoli inventati: nascevano così carretti fatti con cuscinetti a sfera, archi fatti con le frecce da ombrello per infilzare le lucertole...




IL LABIRINTO. Il labirinto è un gioco che mette alla prova abilità motoria e riflessi, invitando i giocatori ad inserire la biglia nella meta. A seconda dell'età il giocatore si lascia coinvolgere dal puro piacere di toccare e far basculare il piano fino ad arrivare al soddisfacimento dell'obiettivo. L'oggetto dai colori vivacissimi trasmette una sensazione ludica anche all'ambiente che lo ospita.

COME PER LA FRITTATA O PER LE CIPOLLE. L'INTERESSE PER I BAMBINI È UNA PASSIONE. Gilberto, che iniziò a lavorare per l'infanzia casualmente, in cerca di isole professionali senza eccessiva concorrenza e dove la sperimentazione fosse possibile, si rese conto successivamente della propria vocazione. Il libro "Giocare è facile" risale agli anni Settanta, quando Gilberto divenendo padre si rese conto che giocare era diventato difficile: c'erano un sacco di proibizioni, i giochi dovevano essere didattici, non si poteva giocare alla guerra. Nel settore dell'editoria infantile la maggior parte dei professionisti erano grafici strettamente illustratori o educatori che pensavano ad insegnare più che a divertire.






IL TEATRINO. Il teatrino è un oggetto trasportabile, che permette di allestire spettacoli di marionette nei luoghi desiderati, e duttile, con un'altezza variabile in base alle esigenze del marionettista. La scatola è economica dal punto di vista materiale, adattando i costi alle possibilità delle strutture pubbliche, ed a livello estetico, caratterizzata da una forte linearità che rivela la propria natura.

NEI MOMENTI MIGLIORI ABBIAMO GIOCATO CON L'ARCHITETTURA. Il gioco è governato da regole rigorose: attraverso il "facciamo finta che" ci separa dalle altre parti della vita in uno spazio ed in un tempo stabiliti, in cui i giocatori possono dimostrare qualità non presenti nella realtà. Per gli Archizoom l'aspetto ludico era fondamentale. Il gruppo rendeva il massimo proprio nei momenti in cui affrontava il progetto come una forma di divertimento intellettuale, immaginava delle situazioni portate al limite, estremizzate. L'utopia stessa, una delle tante caratteristiche del movimento, crea una perfezione temporanea in un'esistenza imperfetta ed è quindi una forma di gioco.





IL GIOCO PUÒ PASSARE LE GENERAZIONI. La componente politica raccolta negli scritti era forte e interessante ma legata al contesto storico, piena delle ingenuità dell'epoca. Sono i progetti di architettura, nati da un atteggiamento serio ma anche ironico, a conservare nel tempo freschezza, immediatezza e attualità: il gioco ha la capacità di far rivivere le stesse emozioni a persone vissute in epoche diverse.

IL GIOCO È UNA COSA SERIA. Il progetto per la Biennale di Venezia, che nasce dalla partecipazione ad una questione molto complessa, evoca in qualche modo il gioco delle barchette, ma è un lavoro molto più serio di chi ha progettato strani totem ostentando se stesso: chi gioca con interesse non sta alle regole, bara.

Gabriella De Polo
gabriella@spark.is.it
Gilberto Corretti è nato a Firenze nel 1941. Architetto e designer, tra i fondatori di Archizoom associati, con Andrea Branzi, Paolo Deganello e Massimo Morozzi (sciolto nel 1974), è professore incaricato presso l'ISIA di Firenze e Roma. Collabora con aziende quali Adica Pongo, Cassina, Cidue, Knoll, Marcatré, Poltronova.
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