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Modelli di architettura

IaN+



Presso la Fondazione Olivetti di Roma si apre oggi la mostra Modelli di architettura. Un percorso attraverso 35 modelli, dedicato al un significativo tratto della produzione di IaN+. Dal 1997, infatti, lo studio di architettura di Carmelo Baglivo, Luca Galofaro e Stefania Manna riserva alla elaborazione di modelli un ruolo determinante, quasi paradigmatico, intorno al quale si articolano diversi, talvolta singolari percorsi di ricerca e di sperimentazione che portano oggi il gruppo romano ad assumere una posizione non trascurabile nel panorama contemporaneo. Con l'occasione della inaugurazione della mostra, ARCH'IT anticipa ai lettori una nota redatta dallo studio a presentazione dell'iniziativa. [MB]



Il modello è un gioco o piuttosto un dispositivo di giochi urbani.
John Hejduk

Il modello di architettura si trova all'incrocio di un itinerario tra desiderio e ricerca. È un qualcosa che pretende di aprirsi... un destino. È previsione e utopia... zona di sospensione, vero e proprio territorio dove si da corpo a configurazioni e assemblaggi, a metà tra scultura e architettura...
Germano Celant



 
[in english] I modelli raccolti in questa mostra sono riproduzioni in scala ridotta di opere progettate, ma la maggior parte di loro possono essere definiti come concetti spaziali, diagrammi tridimensionali di un' idea di architettura che al tempo stesso determina l'accumularsi e lo stratificarsi di nuove idee.
Ogni modello è in continuità con quello che lo precede, ne raccoglie l'essenza e la ripropone con dispositivi spaziali sempre diversi.
Progettare in questo modo significa prima di tutto giocare, trovare la voglia di ricomporre gli elementi essenziali della propria architettura. Usare i modelli per noi è diventata una prassi, fin dai primi progetti, l'idea è quella di considerarli come una diretta evoluzione dei diagrammi bidimensionali a cui si aggiunge una componente dinamica, sollevando delle problematiche ontologiche sull'identità stessa dell'oggetto architettonico.

[30mar2006]



Estonian National Museum. Concorso Internazionale, Tartu, Estonia, 2005. Plastico definitivo. Materiali: resina, poliestere, resina uretanica.



Tra tutti quelli esposti, i progetti della Casa di Goethe e dell'ampliamento della fondazione Mies van de Rohe a Barcellona restano con il passare del tempo, gli unici riferimenti programmatici capaci di strutturare il nostro linguaggio in relazione ad un contesto reale. Questi progetti considerano l'architettura come parte di un tutto che l'architetto deve imparare a controllare. Gli elementi verticali della casa di Goethe si ritrovano nella sequenza orizzontale della fondazione Mies van der Rohe, e creano una grammatica modulare che costituisce gli elementi generici dei progetti IaN+.





Il modello non è esclusivamente un metodo per rappresentare un edificio prima che venga realizzato, ma un anticipazione di una realtà in continua evoluzione e va utilizzato come vera e propria matrice creativa, spesso capace di riportare un'idea in modo allegorico, con richiami astratti.
Il modello ha un ruolo operativo nascosto nella successione delle scelte via via compiute. Queste scelte definiscono un campo aperto di sperimentazione e riflessione. L'architettura si converte in proprietà personale e intrasferibile di chi soppesa uno di questi oggetti nelle proprie mani. Il modello non rappresenta la realtà, ma indica un processo in atto, che prefigura più soluzioni e risoluzioni nell'ambito del reale, le soluzioni possibili anticipate sono in grado di sconvolgere lo stato delle cose rilevando nuovi punti di vista, è contemporaneamente tutto e niente... edificio (soggetto) e sua negazione (in quanto oggetto)... significa il meno possibile nell'espressione e il più possibile nelle potenzialità, nelle mutazioni; uno spazio che si presterà a tutto ciò che vorremo con pochi mezzi.


Teletubi. Mostra: Working at home, Tokyo, Japan, 2003. Plastico definitivo. Materiali: schiuma poliuretanica, plexiglas.


Hi Cat. Mostra. Hiper Catalunya, Barcelona, Espana, 2003.



I progetti, attraverso i modelli e la loro matericità, acquistano una nuova dimensione, costituiscono un paesaggio animato aperto all'interpretazione che, di fatto, li differenzia dall'edificio che deve essere realizzato. L'uso di materiali trasparenti, ad esempio, indica una volontà precisa, il tentativo di mostrare oltre e di concedere all'esperienza visiva una possibilità in più. La trasparenza rende visibile la struttura, intesa non come oggetto concreto ma come sistema di relazioni. In ultima analisi quindi, la struttura vera e propria di un'opera è ciò che essa ha in comune con tutte le altre opere e il modello serve ad evidenziarla.

"L'architettura non può essere solo infrastruttura, una struttura ossea senza contenuto, un involucro scavato. Deve essere invece concepita in un'attiva sinergia con le trame e gli intrecci in cui è inserita". (Germano Celant)

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