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Flora Watzal
Parabol
SixpackFilm
Germania 1999, 6’11”
I sensi non ricevono le informazioni dagli organi del corpo. Tutti i riflessi legati alla funzione sensoriale ritornano in questo spazio vuoto: come vedere la vista, come sentire l'udito, ecc.? Nel 1668 Edme Mariotte cercò di trovare e scoprì il ‘punto cieco’ al centro del campo visivo, ovvero il punto nel quale il nervo ottico centrale si collega all'occhio. Ciò che permette all'occhio di vedere - in ultima analisi il cervello - è di per sé cieco. Al centro di “Parabola”, letteralmente nel centro esatto dell'immagine, troviamo i dischi satellitari, chiamati comunemente antenne paraboliche. Portano, come si usa dire, il mondo in una stanza, o perlomeno quella parte del mondo che può essere resa visibile (e che richiede più di semplici occhi o telecamere). In genere queste antenne rimangono ‘invisibili’, tagliate fuori dalle percezioni di tutti i giorni come elementi che ricorrono all'infinito. Nel complesso sarebbero ben poco interessanti se non strutturassero l'immagine in quanto insieme di elementi formali. Lo spettatore quindi è in grado di vedere ciò che nascondono, ed esse offrono una prospettiva che determina le dimensioni dell'immagine e la lunghezza focale (gli specchi parabolici appaiono al centro della struttura e sono sempre della stessa grandezza). Aggiungono una nota irreale alla riproduzione della realtà (il video di Watzal consiste soprattutto in lente sovrimpressioni di diverse fotografie) e le riportano a un'immagine, una rappresentazione di piani, forme e colori. (Vrääth Öhner)
Flora Watzal è nata a Vienna nel 1975. Dal 1996 studia all'Accademia di Belle Arti di Vienna (tra le sue insegnanti figura Eva Schlegel). Ha realizzato i seguenti filmati: “Fuchsenbigl” (1998), “Dimling” (1998), “Wien-Ende” (1998), “Parabol” (1999).
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