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5° Festival Internazionale di Architettura in Video
IL FUTURO E LA CITTA'
incontri internazionali di architettura > 30 novembre - 3 dicembre 2000
esposizioni > 30 novembre - 17 dicembre 2000




> OPERE

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Giuseppe Botta, Riccardo Caruso
Berlino anno 00
Italia 2000, 14’13”

Una cicatrice è segno permanente. Solco che il tempo non risana; non può risanare. Iato irrimediabile, ciò che un tempo fu muro adesso è segno sull’asfalto; fantasma di quel muro, continua a dividere in due il volto di Berlino. Difficile dimenticare il dolore, passato e futuro s’inseguono lungo le strade, tra gli edifici; coesistono. Passato e futuro: la schizofrenica doppia personalità di Berlino. Così, ancora oggi, è possibile ravvisare due città nella città, l’Est, l’Ovest. Quasi sembra, attraversandone i due tempi, attraversando l’antico, il moderno, immergersi nelle plumbee atmosfere di Germania anno zero, di “Metropolis”. Una città superstite Berlino Est; odora di morte. “Le ciel bas et lourd pèse comme un couvercle” e dai mattoni rossi delle strutture fatiscenti grondano buchi di tragica memoria, la putrefazione disumana della guerra. Eppure, oltre quel muro invisibile, oltre la storia, là dove si erge imponente la cattedrale di vetro, Berlino Ovest, la disperazione sembra un ricordo lontano, demodé: “Berlino anno 00”, quasi un sogno americano. Il vuoto è stato riempito. Anche gli edifici non hanno più nulla dell’antica tradizione germanica, i materiali impiegati per le costruzioni sono diversi, nuovi, non ricordano la città che non ricorda s’impone poco umana, post umana, un incubo metropolitano brulicante di palazzi, grattacieli costruzioni simili a mostruosi ipermercati; impossibile rintracciare in mezzo a tanto scenario futuribile tracce di quell’impronta gotica che finanche tra le immagini de “Il cielo sopra Berlino” era rintracciabile. Simbolo della nuova architettura berlinese è la Potsdamer Platz, vuoto urbano adesso vero e proprio laboratorio stilistico. Se è vero, citando Vidal de Blanche, che la brughiera, i boschi, le zone incolte, si fissano in un insieme inseparabile di cui l’uomo porta con se il ricordo, quale ricordo dovremmo serbare della sconcertante freddezza architettonica dei nuovi edifici berlinesi? Il nuovo cerca di sopraffare il vecchio, scintillano geometrici demoni di vetro come a riempire il vuoto con la trasparenza; specchio di questa nuova, disperante, serenità. Esiste un confine, però. Quel muro invisibile al di là del quale non è possibile alcuna rimozione, al di là del quale, urge la memoria, incancellabile.

Giuseppe Botta nato a Catania il 5 febbraio 1970, si sta laureando in architettura presso l’Università di Reggio Calabria. Da sempre appassionato di fotografia, ha quest’anno allestito la sua prima mostra dal titolo “Passaggi” presso il Web Caffè di Catania. Nel mese di Aprile è stato ammesso allo stage di cinematografia – televisione – teatro – organizzato dalla Midal cinematografica in collaborazione con la Provincia di Catania. Attualmente frequenta un corso del City lab di “Video e montaggio digitale”.

Riccardo Caruso nato a Catania il 15 dicembre 1976, è studente in Lettere Moderne presso l’Università di Catania e membro Honoris Causa dell’Accademia di Arte – Lettere – Scienze “Eliodoro”. Appassionato di letteratura e cinema, ha partecipato ad uno stage cinematografico organizzato da Adriano Chiaramida, durante il quale ha curato la regia di “Libertà – omaggio agli ostracizzati Ciprì e Maresco”. Edito dalla casa editrice Bonanno di Acireale – Roma, è il suo primo libro di versi “natura morta – amore” prossimamente distribuito. Della sua opera poetica, per la quale ha ricevuto diversi prestigiosi riconoscimenti, qualcosa era già apparso nel volume antologico “Voci” (Catania, Eliodoro, 1999).

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