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Alessandro Bagella
Radicalità apparente
Italia 2000, 1’30”
Il coinvolgimento emotivo provocato dall'esplosione di un edificio residenziale può indurre reazioni diverse o addirittura opposte; in ogni caso, è possibile assistere all'evento solo nelle vesti di chi, da spettatore passivo, è rassegnato a subire l'artificio. Negli Stati Uniti la demolizione è uno strumento urbanistico praticato ormai da alcuni decenni; la sua pianificazione converte l'eventuale tragicità dei residenti in entusiasmo collettivo, sublimato dalla spettacolarità dell'esplosione finale. In Italia demolire equivale invece a rimediare: agli abusi edilizi, agli scempi paesistici finanche ai disastri sociali, come nel caso delle "Vele" di Scampia a Napoli. La ricerca nel campo dell'edilizia popolare non è ancora riuscita a superare la ripetizione seriale e modulare come principio sul quale fondare ogni progetto urbanistico e architettonico. In un simile contesto, le Vele spiccano diversificandosi dalle altre costruzioni per particolarità tipologica, estetica, compositiva e strutturale, meritandosi un posto di riguardo nella storia dell'architettura contemporanea italiana. Lo svantaggio economico di una loro ristrutturazione problematica quanto necessaria, ha convinto tuttavia a seguire la via della distruzione e ricostruzione ex-novo, contrariamente al trattamento riservato ad ogni monumento. Ad ogni buon conto, il contributo della demolizione allo sviluppo di questo quartiere è assolutamente marginale: eliminare il degrado apparente non significa sostituire la mentalità dominante! È impensabile trasformare pratiche comportamentali diffuse e consolidate lasciando gli abitanti ai margini del processo di trasformazione ambientale; è illusorio credere di poterlo fare nei tempi-lampo di una detonazione. I bambini rimangono l'unica risorsa per tentare di modificare le cose; il futuro, per quanto nelle nostre teste, rimane nelle loro mani.
Alessandro Bagella è nato ad Arezzo nel 1970. Laureando presso la Facoltà di Architettura di Firenze, ha vissuto l'ultimo anno a Napoli, nelle vicinanze di Scampia, quartiere delle "Vele" e zona del progetto di laurea. La tesi, dal titolo "Confini catalizzatori", indaga principalmente le potenzialità e le contraddizioni delle infrastrutture, che nel caso specifico coincidono per un lungo tratto con i limiti di circoscrizione. Percezione dinamica dello spazio e potenzialità dello spazio residuale rappresentano i campi di ricerca investigati, nel tentativo di fornire prospettive di sviluppo ad un'area fortemente degradata sotto ogni punto di vista. Ha partecipato ai seguenti concorsi internazionali: "Città: terzo millennio", Biennale di Venezia (1999); "Fondazione Mies Van de Rohe", 2G (Barcellona, 1998) - pubblicato su "L'architettura, cronache e storia"; "Solar building", ENEA (Stoccarda, 1996). Nel 1998 è selezionato per i workshops internazionali organizzati dal "Netherlands Architecture Institute" di Rotterdam e dal Berlage Institute di Amsterdam (tenuti rispettivamente da Lebbeus Woods e Steven Holl), il primo dei quali si è concluso con la mostra collettiva negli spazi espositivi del NAI e la pubblicazione a cura di NAI publisher. In occasione del "VII seminario di architettura e cultura urbana" (Camerino, 1997), ha presentato, all'interno del laboratorio "Periferie, nuove centralità urbane", il progetto "Piazze verticali", uno spazio pubblico in continuo divenire che prevedeva l'intervento creativo del cittadino fin dalle prime fasi di cantiere (pubblicato su "Metamorfosi" n°38, 1998).
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