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6. festival internazionale di architettura in video


incontri internazionali di architettura > Firenze
incontri internazionali di architettura > 2-5 maggio 2002


> MOVIE LANDSCAPES. Paesaggi in "azione"

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Come architetti siamo ormai abituati a riconoscere al cinema una capacità maggiore, e soprattutto più veloce, nel registrare, descrivere e raccontare la trasformazione fisica delle nostre città e dei paesaggi in cui sono immerse. Negli anni Ottanta infiniti film ci avvertivano, con grande anticipo rispetto agli scritti e ai progetti degli architetti, del senso del tutto nuovo, estraneo, violento e concitato, che andava assumendo lo spazio metropolitano. In tempi più recenti, genialmente preceduti da David Lynch, i registi più sensibili identificano come scenario delle loro storie lo spazio impreciso e mutevole di Suburbia, a volte graziosa e ingannevolmente consolante come spesso accade nel cinema americano, più spesso emarginata, scontrosa e disordinata, soprattutto nei film di matrice europea. 

Questo slittamento, ampiamente e tardivamente confermato dalle teorie architettoniche e urbanistiche, sembra aver rimesso in qualche modo in gioco il cinema italiano, spiazzato e velleitario quando vuole raccontare una congestione e un’intensità che nelle “metropoli” italiane non c’è, indubbiamente più a suo agio nell’immergere storie e personaggi nel continuum mediocre e semiurbano che si distende sulle pianure e sulle colline del belpaese. Film di Amelio, Martone, Soldini, Piccioni, dello stesso Moretti, finora quasi sempre romano, ci hanno così raccontato in questi anni realtà urbane e paesaggi minori, collocando i loro personaggi proprio all’interno di quel territorio ibrido –urbano, rurale, metropolitano, industriale e comunque generalmente fatto di “case”– per il quale architetti e urbanisti stanno ancora cercando le giuste definizioni e i giusti metodi di rappresentazione. 

Pronti, come dicevamo, a riconocere questa capacità ai cineasti gli architetti hanno però avuto poche occasioni per dialogare con loro, analizzarne lo sguardo, mutuare forme e tecniche di rappresentazione. Per questo il festival di Firenze intende quest’anno mettere in scena un dialogo diretto tra architetti e autori del cinema, aprendo uno spiraglio per un dialogo e una collaborazione ancor più stretta e consapevole.

Pippo Ciorra

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