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IN A BIT

RAMTV@DRL

Maurizio Meossi
Frutto della ricerca svolta nell'ambito del Design Research Lab (DRL) presso la Architectural Association di Londra, il progetto negotiate my boundary! di Robert Sedlack, Aljosha Dekleva, Manuela Gatto, Tina Gregoric, Vasili Stroumpakos (+RAMTV) si distingue per l'efficacia nell'interpretazione dei sistemi digitali come piattaforma utile allo sviluppo di nuovi territori comunitari. La qualità del progetto ha portato a una prestigiosa pubblicazione cartacea e a una mostra che si inaugurerà presso la Galleria d'arte A+A in Calle Malipiero 3073 a Venezia il prossimo 13 gennaio. ARCH'IT propone un'introduzione a negotiate my boundary! proposta dagli autori, con un commento di Maurizio Meossi.




  Il Design Research Lab (DRL) nasce alla fine degli anni '90 come programma di master in teoria e ricerca progettuale presso l'Architectural Association, sulle orme di un corso tenuto per alcuni anni da Jeff Kipnis, uno dei critici contemporanei che per primo ha percepito il potenziale rivoluzionario insito nell'uso dello strumento informatico nella progettazione dell'architettura. Il concetto chiave alla base del DRL, in termini prettamente didattici, può essere espresso come segue: la ricerca in architettura è sempre frutto di un lavoro di equipe, e l'interazione costante di più gruppi di lavoro garantisce inevitabilmente un incremento di qualità alla ricerca stessa. Durante i 16 mesi di durata del master, studenti di diverse età, nazionalità ed esperienze, si trovano pertanto a lavorare in stretto contatto nello stesso ambiente sotto forma di vere e proprie mini "architectural firms", in un continuo confronto e scambio di idee e risultati.

[10jan2003]

È di recente pubblicazione (presentazione ufficiale lo scorso 3 ottobre nei locali della AA) il risultato dell'esperienza compiuta da un gruppo di studenti del DRL che rappresenta non solo un riuscitissimo esempio di ricerca ma anche una sorta di diario di bordo, capace di comunicare al lettore il tipo di atmosfera all'interno della quale il lavoro stesso è stato concepito.

Sin dalla copertina si hanno due input altamente significativi: il nome degli autori innanzitutto, RAMTV, acronimo dei loro nomi di battesimo (Robert Sedlack, Aljosha Dekleva, Manuela Gatto, Tina Gregoric, Vasili Stroumpakos) da un lato suggerisce (e ovviamente non per caso) molteplici riferimenti ad icone della contemporaneità (la memoria RAM dei nostri pc, MTV come sismografo della cultura giovanile... Brett Steele, direttore del DRL, nella sua introduzione ne suggerisce anche di altri), dall'altro testimonia sin dall'incipit la volontà dei 5 di configurarsi come un unico organo sovra-individuale e transnazionale, net-work intellettuale in continua evoluzione ed auto-organizzazione; il titolo poi sottolinea chiaramente i tre punti fondamentali della ricerca: negoziabilità dei confini (fisici) degli spazi abitabili, spazio domestico che si confonde e si sfuma con lo spazio pubblico; mass customization, ovvero la possibilità di offrire al potenziale acquirente una quasi infinita possibilità di configurazione del proprio spazio abitabile attraverso un limitato vocabolario di elementi fisici (una sorta di NIKE a scala residenziale!), responsive environment, ovvero la fisicità dell'architettura con l'intelligenza del software (possibile traslazione fisica in grado di attualizzare la "rivoluzione digitale" anche al di fuori dei nostri schermi?...).

 




Il "confine" dello spazio domestico, il "boundary", tradizionalmente inteso come limite fisico e psicologico che separa il "mio" spazio da ciò che lo circonda, è il punto di partenza della ricerca del gruppo che affronta il tema sulla base di un accurato studio dei sistemi sociali; la definizione di possibili gruppi di utenza all'interno di uno scenario sociale radicalmente evolutosi nel corso delle ultime decine di anni, le attitudini dei potenziali "users" e le loro effettive necessità in termini di spazio domestico, porta RAMTV ad un profondo ripensamento della "cellula" abitativa definita da Le Corbusier e dal Movimento Moderno proprio rendendo il confine una sorta di membrana osmotica, interattiva (interessante la notazione di Brett Steel: non sono le "attività", delle quali l'architettura è tradizionalmente contenitore, a guidare il progetto, bensì l'"interattività" tra i diversi programmi), "negoziabile" appunto.

L'involucro dello spazio domestico viene analizzato sia nella sua veste di elemento di territorializzazione, sia dal punto di vista della sua ergonomicità, ovvero il poter assumere funzioni strumentali nei confronti delle attività umane; la possibilità di rendere tale involucro una superficie sensibile e trasformabile fa si che la sua capacità di territorializzare possa modificarsi reagendo alle diverse necessità degli utenti (pareti che ad esempio cambiano la loro permeabilità visiva a seconda del livello di privacy di cui si necessita) e, mediante una serie di ingegnosi sistemi di arredo integrato, possa diventare addirittura elemento di socializzazione tra diversi utenti (così una parete mobile tra due bagni offre la possibilità di realizzare "jacuzzi party" con i propri amici-vicini!).

Non più cellula preconfezionata e rigidamente definita a cui l'utente si adatta, ma insieme di elementi flessibili che si adattano non solo al singolo abitante, ma anche alle condizioni "al contorno" che definiscono il vicinato.

 
Altro punto chiave della ricerca è rappresentato dal metodo con cui il gruppo sviluppa ai fini della ricerca il concetto di "mass customization": attraverso un software accessibile via Internet (battezzato Cluster Blaster) l'utente definisce ed esplicita le proprie necessità, entra in contatto con potenziali "vicini di casa" in una comunità virtuale e sceglie la collocazione del suo spazio all'interno dell'insediamento; tramite un processo di morfogenesi basato sulla tecnica del "lofting" il software modella in tempo reale l'unità residenziale che risponde alle scelte del cliente, che diventa a tutti gli effetti architetto della sua futura casa; il ruolo dell'architetto non è quindi quello di "prevedere" la forma definitiva dell'oggetto, ma solo di ipotizzare una serie di sezioni tipo che rispondano in modo ergonomicamente diverso alle attività base ipotizzate: la loro combinazione e il risultato finale sono delegati al futuro fruitore.

Il progetto è senza dubbio radicale nella sua concezione sociale, ma ha il grande pregio di restare accuratamente entro confini tecnici di una possibilità di realizzazione e soprattutto riesce ad applicare all'architettura strategie di concezione tipologica e (perché no) di marketing estremamente contemporanee.

 
Documento di 16 mesi di ricerca e "diario di bordo", dicevamo sopra: nella sua composizione il testo sottolinea questo duplice volto, e si presenta così suddiviso in due parti distinte anche se strettamente correlate; i tre capitoli principali di descrizione del progetto (design process, mass customizations e user scenarios) sono così intervallati da altrettanti "intermezzi" nei quali i 5 riassumono per mezzo di immagini, aneddoti e diagrammi gli aspetti non necessariamente "produttivi" dei sedici mesi trascorsi al n. 231 di Tottenham Court Road: rocamboleschi metodi per ottimizzare il funzionamento della rete locale, statistiche sulle quantità di messaggi di errore software collezionati (!!!), carrellate di immagini della vita all'interno dello studio e delle presentazioni.

Nel suo insieme il volume edito dall'Architectural Assocition ha quindi il grande pregio non solo di promuovere un eccellente lavoro di 5 giovani architetti, ma anche di "svelare" un nuovo modo di fare architettura, di concepire il "design come ricerca", di come il lavoro del singolo non possa che esistere se non commisurato e bilanciato da un lavoro di gruppo. L'era dei grandi maestri è finita, è soltanto con una interazione di equipe e multidisciplinare che il concetto di ricerca nel campo del design potrà continuare ad evolversi.

Cari RAMTV, per 16 mesi è stato un piacere lavorare con voi; adesso sta iniziando a diventare un onore.

Maurizio Meossi
www.spinplus.co.uk
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