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Questioning the subjectivity of space. Una conversazione con Marcos Lutyens Marialuisa Palumbo |
Marcos
Lutyens è un artista anglo-spagnolo che vive a Los Angeles. Il suo lavoro
è centrato sul rapporto tra coscienza, percezione, linguaggi, spazio
e Nuovi Media. Uno dei suoi progetti tuttora in corso, Second Skin,
esplora, in collaborazione con Tania Lopez Winkler e numerosi studenti
dell'Architectural Association di Londra, strategie di 'emergenza' con
finalità architettoniche. Negli ultimi mesi, Lutyens ha anche sviluppato
un progetto in collaborazione con Marcos Novak, Eduction: the Alien
Within. [MLP] |
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Sono
sicuro che molti di voi sono già passati attraverso questo genere di
cose... Rimanendo seduti ai vostri posti... è come se vi metteste in viaggio,
un viaggio verso un altro luogo, un altro tempo... un viaggio nel profondo...
Fate un respiro profondo... e ascoltando il suono della mia voce... tenete
le mani aperte davanti a voi... focalizzate l'attenzione tra le vostre
mani e immaginate un'energia, una forza magnetica tra le mani... Chiudete
gli occhi e concentrate l'attenzione tra le mani... Dall'induzione di Marcos Lutyens in EDUCTION |
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[in english] | MARIALUISA
PALUMBO: Non so quanto per te la cosa sia importante, ma dal mio punto
di vista, da architetto, è estremamente interessante il fatto che il
tuo percorso di induzione all'ipnosi cominci chiedendo alle persone
coinvolte di focalizzare la loro attenzione non su un punto qualsiasi,
ma sullo spazio tra le proprie mani... e cioè su uno spazio molto speciale,
perché esterno al corpo, dunque reale, oggettivo o sotto agli occhi
di tutti, ma al tempo stesso uno spazio 'tra' le proprie mani, ovvero
uno spazio contenuto nel corpo, uno spazio intermedio tra corpo e mondo,
intermedio tra l'esperienza interna del proprio 'spazio del corpo' e
l'esperienza esterna dello spazio comune, condiviso, visibile... Da questo
trampolino di lancio, il fuoco dell'attenzione si trasforma in un attimo
da un punto nel campo visivo degli occhi ad un punto nel campo visivo
della mente dove la percezione visiva si trasforma in sensazione
tattile... lo spazio tra le mani si trasforma in un campo animato
da un'energia attrattiva che porta le mani a congiungersi... |
[28dec2001] | ||
Lo
spazio vuoto inizialmente misurato dall'occhio come distanza tra le
mani, diventa uno spazio pieno dove la forza resistente del peso del
corpo si oppone e progressivamente cede alla forza attrattiva che sollecita
ogni dito con una particolare tensione... All'occhio dell'osservatore
esterno, lo spazio tra le mani non è cambiato... Nella sensazione del
soggetto quello stesso spazio è divenuto incredibilmente presente, reattivo,
intenso, problematico... Dal mio punto di vista, è come se questo primo
passo verso l'ipnosi, richiedesse al soggetto di ri-appropriarsi di
una 'sensibilità' verso lo spazio, ovvero di rielaborare una forma di
convergenza tra lo spazio che diamo normalmente per scontato ed evidente,
e lo spazio dell'esperienza interna del soggetto, lo spazio mentale... |
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EDUCTION: The Alien Within (di Marcos Lutyens e Marcos Novak). Un soggetto è indotto in uno stato di trance profonda. Si eseguono vari test e procedure di approfondimento che dimostrano tanto al soggetto quanto al pubblico l'estremo livello di immersione ipnotica. Questi sorprendenti test includono una rapida induzione all'impiedi, la lievitazione delle braccia e la catalessi (dove il corpo diviene estremamente rigido). Il soggetto è poi introdotto in trance in un paesaggio virtuale navigabile racchiuso in una struttura flessibile. Il paesaggio stesso è in trasformazione continua e si riconfigura al progredire del viaggio. Il paesaggio è una configurazione di forme solide e liquide derivate dai suoni di voci induttive, ed avvicinandosi alle diverse aree si innescano altri comandi induttivi. Il pubblico può seguire il viaggio immersivo su un grande schermo sopraelevato. Ogni volta che Eduction è rappresentato, tanto la traiettoria quanto il risultato sono differenti, dal momento che entrambi si riconfigurano con l'intersezione tra un paesaggio induttivo sempre diverso e le risposte di un autonomo sistema nervoso all'ambiente in trasformazione ...in un circuito rientrante tra processo mentale ed un suggestivo paesaggio 3D. Avviene così un processo 'eversivo' dallo Psicologico al Digitale al Cinestetico e viceversa. |
MARCOS
LUTYENS: L'ipnosi così come è usata, per esempio, nel metodo di ipnoterapia
Krasner è un veicolo per accedere a vari aspetti e aree della mente
subconscia e impiantarvi certe idee attraverso la suggestione. La sfera
d'azione di solito ha luogo in aree raramente visitate ma nondimeno
familiari di memoria ed esperienza e coinvolge processi mentali trasformativi,
conosciuti anche come 'individuazione' o 'reframing'. Eduction,
al contrario, usa l'ipnosi come uno strumento per aprire il territorio
'al di fuori' o al di là della nostra concezione della mente, ed usa
le conseguenti esperienze dei volontari come un meccanismo di feedback
per 'tirar fuori' e modellare uno spazio virtuale esteriorizzato. Se
l'individuazione è concepita come la reintegrazione di coscienze differenziate
dentro l'inconscio, allora Eduction è l'annidarsi sia della
coscienza che dell'inconscio dentro uno spazio della mente dinamico
ed espanso. Nel brano di apertura dell'induzione ipnotica usata per la performance (vedi sopra), avrai notato come anche prima che cominciassi a lavorare con lo spazio immaginario tra le mani dei volontari, avevo già attirato l'attenzione di tutto il pubblico ai posti in cui erano seduti. Per alterare uno stato di coscienza, è necessario cominciare a rimodellare ciò che Joseph Von Uexkül ha indicato come umwelt, il mondo del sé, una specie di bolla invisibile che circonda gli organismi viventi, delimitata dagli specifici sensori percettivi di ogni organismo. Attirando l'attenzione della gente sul mondo del sé a lei più vicino nella forme del tatto, della propriocezione e della cinestetica, cominciamo a ridurre o restringere la bolla alla geografia di ciò che è 'a portata di mano'. |
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Certo,
quando agisco sui volontari, il loro stato di coscienza comincia a divergere
dal resto del pubblico, dal momento che, in effetti, comincio a sollecitare
o scolpire il loro mondo del sé dall'interno, portando alla luce una
architettura interna della mente, legata ai sensi interni e al sistema
nervoso. L'ingegneria di questa induzione è stata costruita intorno ad una serie di simmetrie: la simmetria esteriore della chiesa antica, divisa dalla navata, che ho percorso su e giù, lo specchiarsi delle mani separate tra loro dallo spazio vuoto, l'umwelt esteriore ed interiore delimitato dai confini del corpo, e la simmetria interna della mente nella forma dei due emisferi e di ciò che Jung ha indicato come 'quaternità'. Questa struttura di simmetrie è stato un veicolo per portare i volontari in un profondo stato di trance. EDUCTION: The Alien Within ( di Marcos Lutyens e Marcos Novak). Dopo questa fase iniziale, abbiamo lavorato a separare la mente dalle sue co-ordinate familiari stabilendo delle risposte automatiche tra stimoli uditivi e risposte propriocettive (i sensori), per poi riconnettere la mente ad un elemento inanimato (catalessi). La precondizione finale per entrare in uno stato 'eduttivo' erano una serie di suggestioni legate all'amnesia e all'agnosia dirette alla perdita dell'auto riconoscimento, in altre parole alla dissoluzione dell'architettura del sé allo specchio, e alla sua sostituzione con gli stati dell'essere più profondi automatici e inconsci. |
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MARIALUISA
PALUMBO: La percezione e la relazione con lo spazio fisico dell'uomo,
quanto meno nella cultura occidentale, è profondamente radicata nel
senso della visione. Ma in un certo senso, proprio le nuove tecnologie
della visione ci sollecitano a rimettere in discussione che cosa significa
'vedere'. In questo senso, la riflessione sulle diverse dimensioni ci
ricorda come vedere un oggetto –o uno spazio- significa costruire una
sorta di forma immaginaria o un oggetto ideale nella mente. Infatti,
se tanto dalla nostra capacità di ricostruire un'immagine tridimensionale
del mondo elaborando le immagini bidimensionali sulla retina, quanto
dalle configurazioni di linee 2D che usiamo per disegnare oggetti 3D,
è evidente la nostra speciale abilità nel 'vedere in profondità'...
ragionando per analogia, sembra sia possibile immaginare una retina
tridimensionale capace di vedere forme 4D e così via... il che rende
piuttosto chiara la presenza di una sorta di gap tra visione e realtà...
ovvero di uno stato o di uno spazio in-between aperto alla nostra investigazione... |
WORDSCAPES http://imsc.usc.edu WordScape è un ambiente 'tattile' che permette a bambini ciechi e pluridisabili di toccare e sentire le loro stesse parole ed altri suono familiari come oggetti tri-dimensionali nello spazio. Esso sarà allo stesso tempo uno strumento di gioco e di formazione per bambini con menomazioni alla vista, dal momento che parole, rumori e suoni vengono trasformati in forme tridimensionali che possono essere esplorate e manipolate tramite interfacce aptiche –quali Phantom, CyberGrasp ed Haptic Desk– connesse a microfoni e programmi di elaborazione della voce che nell'insieme creano un ambiente pienamente interattivo. Per i disabili visivi che non possono usare i propri occhi per collocarsi nell'ambiente che li circonda, tatto ed udito divengono I mezzi principali di connessione al mondo esterno. I suoni divengono il punto fisso attorno al quale una scena viene decifrata, e le parole descrittive spesso sostituiscono gli oggetti solidi fuori portata. Così, in un certo senso, parole e suoni cominciano ad avere un volume ed una massa, dal momento che la loro interpretazione ed il loro significato sostituisce l'esperienza visiva. Il progetto si basa sullo sviluppo di un sistema per creare volumi 3D dagli spettrogrammi di espressioni orali, basato sull'intreccio tridimensionale di tempo, frequenza (tono) ed ampiezza (volume). |
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MARCOS
LUTYENS: Esperimenti che confrontano l'ipnosi con stati ordinari di
coscienza mostrano che le stesse parti della corteccia rispondono esattamente
con gli stessi pattern computazionali ad una esperienza allucinatoria
o ad una esperienza reale. È intrigante l'idea di essere capaci di esercitare
la corteccia così che stati dell'essere e dell'esperienza che sarebbero
altrimenti letteralmente inconcepibili, divengano familiari. Questo
esercizio o processo, piuttosto simile ad un vaccino mentale, potrebbe
essere efficace in uno stato allucinatorio di trance ipnotica. In questo
stato, la mente diviene completamente familiare con un nuovo territorio
simulato, sia che si tratti di un arto in più come nella terza mano
di Stelarc, di una coscienza reticolare iperestesa, o di un concetto
viscerale di multidimensionalità, così, quando il soggetto ritorna al
normale stato di coscienza, esso è psicologicamente capace di avere
a che fare con l'aumentata sfera di coscienza, e non è così probabile
che si determini il rigetto inconscio di un senso, un organo o un arto
aggiunti... Il che io credo abbia una rilevante applicabilità nella
'naturalizzazione' psicologica dell'estensione aliena del corpo e della
mente umani, in termini di chip da impianto sperimentati da Warwick,
arti elettronici intelligenti come la C-Leg, e porte elettroniche che
permettono alle nostre menti di connettersi direttamente alle reti di
intelligenza artificiale, dal momento che tutte queste cose vanno al
di là dei parametri familiari di spazio, tempo e corpo. |
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EMOGENS: The Self at Large http://www.postartum.org Emogens cerca di stabilire una serie di corrispondenze che riempiano il gap emotivo tra il corpo individuale e il più esteso corpo globale. Comincia come un laboratorio/progetto di ricerca in cui centinaia di volontari sono condotti attraverso l'ipnosi in uno stato corrispondente all'Organismo Globale. I volontari estraggono, scolpiscono e scrivono le loro visualizzazioni durante la trance. È stato generato un mondo navigabile 3D composto di 'metatipi', o pattern mentali interni, estratti attraverso sessioni di ipnosi. Questo mondo 3D, insieme ad un sonoro spazializzato registrato in queste sessioni di trance è esposto a scala naturale attraverso proiezioni a parete interattive. Il progetto propone di comporre queste forme generate individualmente in strutture che riflettano una risposta collettiva al corpo globale. Emogens alla galleria Postartum includeva una performance di una danzatrice Butoh, Asako Tsunoda, che in principio era motivata da un immaginario interno indotto dalla trance che collegava l'edificio, la mente e idee di globalità, e quando raggiungeva il mondo virtuale al piano terra dello spazio a tre piani, i suoi movimenti erano influenzati e guidati dal mondo virtuale navigato in tempo reale da un volontario anch'egli in trance. |
MARIALUISA
PALUMBO: In un tuo progetto precedente hai lavorato con bambini ciechi,
alla ricerca di possibili strumenti per dare a questi bambini un'esperienza
'fisica' delle parole, una sensazione tattile per dare corpo ai suoni...
In questa esperienza hai avuto modo di avvertire una differenza nella
relazione che vedenti e non vedenti istituiscono tra spazio reale e
mentale? MARCOS LUTYENS: Lo spazio mentale per una persona cieca, generato dal suo mondo del sé, è radicalmente diverso da quello di una persona vedente. La bolla percettiva si muove principalmente intorno al senso uditivo, che sino ad un certo punto supplisce l'assenza di stimoli visivi. Allo stesso modo, il venir meno dello spazio visivo esterno sembra essere compensato da un mondo interiore amplificato che è poi riproiettato all'esterno sul mondo reale non visto. In un certo senso, le persone cieche sono esperte nel rovesciare il normale processo di percezione in cognizione, all'esterno in un vettore rovesciato o, come direbbe Marcos Novak, in una 'eversione'. Wordscapes, un progetto realizzato in collaborazione con la University of Southern California e la Foundation for the Junior Blind, diventa una piattaforma intermedia tra il mondo interiore della persona cieca, costruito attraverso stimoli di suono e parole –casualmente i due strumenti principali dell'ipnosi- e il mondo esterno di oggetti solidi. Rendendo parole e suoni solidi al tocco (restando curiosamente invisibili alle persone vedenti), formiamo un ponte tra il mondo interno alla persona cieca e quello esterno fuori portata. L'uso del senso cinestetico del tatto è particolarmente importante dal momento che la maggior parte delle persone cieche soffre di ciò che è detto 'difensiva tattile', cioè, una resistenza all'esplorazione via tatto... Di nuovo, questa traiettoria di trasformare un concetto mentale (ad esempio l'idea di 'cane') in una realtà profondamente sperimentata sebbene modificata (la forma tattile 'cane') è un parallelo al processo di Eduction... Marcos Novak ha contribuito a questo progetto scrivendo il programma che traduce il parlato in forme tattili 3-D. |
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MARIALUISA
PALUMBO: Cosa mi dici del tuo ultimo progetto Emogens: the self
at large? Stai lavorando di nuovo sulla mappatura della coscienza
nel contesto del trance profondo... questa volta, guardando alla nuova
webness in cui viviamo... MARCOS LUTYENS: Questo progetto è una diramazione di Eduction. L'idea di Emogens: the self at large è quella di trovare una corrispondenza dinamica tra micro-coscienza e il termine coniato da Derrick de Kerckhove, 'webness'. Il progetto cerca di stabilire una serie di legami che formino una chiave o un ponte tra l'individuo e la massa interconnessa e vitale di comunicazioni e scambi globali. La parola 'emogens' è una composizione della parola 'emotion' e la parola radice 'gene' (gene-si, gene-tica, ri-gene-razione) che insieme implicano l'evoluzione di un nuovo tipo di crescita, legata alle idee di adattamento, feedback e mutazione, incarnata in un sistema nervoso esteso e manifesta al livello primario delle emozioni... L'attuale Emogens: the self at large, in mostra alla galleria Postartum, implicava la creazione di forme 2-D e 3-D emerse dal subconscio, e la risposta ad un questionario sugli aspetti specifici degli oggetti visualizzati. Il materiale per l'elaborazione 3-D è a base di silicone ed ha la curiosa proprietà di ritornare velocemente alla conformazione originaria. La performance dal vivo coinvolgeva una danzatrice Butoh, Asako Tsunoda, che scendeva attraverso i tre piani dello spazio e il cui vestito, raggiungendo il piano terra, si apriva formando uno schermo su cui veniva proiettato un mondo navigabile 3-D controllato da una persona del pubblico in trance. La danzatrice veniva così avvolta non solo dallo spazio fisico dell'edificio ma anche dallo spazio psico-virtuale del webness, incarnando una controparte esteriorizzata dei mondi sperimentati internamente dai volontari. EMOGENS: The Self at Large. |
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MARIALUISA
PALUMBO: Possiamo approfondire questo concetto di 'webness'? Puoi darci
qualche spiegazione in più per capire di che si tratta, o come lo usi
nella tua induzione... cerchi delle tracce della coscienza 'estesa'?
Per essere più chiara, e più precisa: hai parlato di "massa interconnessa
di comunicazioni e scambi globali", ma dov'è che questa 'interconnessione'
sta avvenendo... quale 'spazio' stiamo guardando parlando di webness?
In altre parole, stiamo parlando di un nuovo tipo di relazione tra lo
spazio esterno e quello interno? O tu interpreti la trasformazione dello
spazio interiore solamente come un effetto di una webness esteriore
o materiale? |
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MARCOS
LUTYENS: Ci sono state molte interpretazioni di 'webness', e storicamente
essa è la crescita del commercio mondiale e delle strutture di scambio.
Questa rete di scambi internazionali era stata in larga misura basata
sul trasferimento di beni materiali e sul movimento di persone. Comunque,
negli ultimi 150 anni questa rete è divenuta sempre più legata a forme
di comunicazione e di scambi invisibili con l'invenzione del telegrafo
e del sistema di comunicazioni wireless. La rete ebbe più a che fare
con l'intercomunicazione e meno col trasferimento di merci. Un buon
esempio è il trasferimento di denaro: in origine l'oro doveva essere
fisicamente trasportato da regione in regione. Questo venne rimpiazzato
dal trasferimento via cavo. Lo scambio divenne elettronico e immateriale,
piuttosto che molecolare ed ingombrante. Certo, questa rete si è adesso
trasformata negli ultimi strumenti di comunicazione nella forma del
World Wide Web. Nell'Atlas of Cyberspace (di Martin Dodge e
Rob Kitchin) ci sono molte carte e mappe che cercano di definire lo
'spazio' e il territorio del 'webness', e c'è un tentativo eroico di
quantificare e illustrare il processo del www. Comunque, tutti questi
tentativi falliscono nel catturare l'essenza del 'webness' che ha molto
più a che fare con la 'qualità' piuttosto che con la 'quantità' del
tipo di relazione. In breve, 'webness' è il nuovo spazio-interno del
mondo esterno, in molte cose equivalente al funzionamento interno delle
nostre coscienze. Quando cerchiamo di descrivere entrambi questi regni,
troviamo che le nostre descrizioni congelano il quadro, e che ciò che
possiamo descrivere non è se non una visione statica e parziale. La
sfida del 'webness' è quella di costruire un collegamento fluido tra
lo spazio interno della mente e lo spazio interno del web, nella forma
di un meccanismo di feed-back diretto tra i due, che connetta non solo
informazione e conoscenza, ma emozioni e sentimenti... |
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MARIALUISA
PALUMBO: Un'ultima domanda. Mi piacerebbe che dicessi ancora qualcosa
sulla relazione tra spazio e mente, cioè sulla dimensione spaziale della
mente e sulla dimensione mentale dello spazio... MARCOS LUTYENS: [Pausa... silenzio... Marcos apre le mani di fronte a sé e fissa lo spazio tra di loro...]. |
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> MARCOS LUTYENS > EDUCTION. DESIGN BY ALGORITHM > LA REALIZZAZIONE DI UN PROTOTIPO DI MARCOS NOVAK |
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