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Frank Lloyd Wright e il cinema

Filippo Fici
Del rapporto diretto fra Frank Lloyd Wright ed il cinema, forma artistica che si sviluppa contemporaneamente alla carriera del maestro dell'architettura americana, conosciamo alcune interessanti considerazioni riportate da Wright nell'autobiografia (An Autobography - trad. it. Io e l'architettura, Mondadori, 1955). Siamo nella prima metà degli anni '30 quando Wright e i suoi discepoli realizzano un auditorium per la loro comunità di Taliesin sventrando e riadattando una vecchia palestra scolastica. Con grande sforzo economico, sette anni di rate per l'impianto di proiezione 35 mm e tre per il pianoforte, la sala viene attrezzata anche per le proiezioni e la comunità fa incetta di tutti i migliori film esteri e nazionali. I film, oltre 250, provengono realmente da tutto il mondo: Germania e Cina, Inghilterra e Norvegia, Russia, Giappone, ecc. È lo stesso Wright a sottolineare l'importanza del cinema quale strumento didattico affermando che "gli insegnamenti che io stesso ho ricavato da questa sola fonte basterebbero a giustificare l'esistenza della sala degli spettacoli". Ed aggiungendo poco dopo che "in seguito alla visione di questi film, una straordinaria gamma di ulteriori esperienze ed impressioni di viaggio in paesi lontani si è impressa in me, che pure ho viaggiato molto. Sarebbe impossibile percorrere il mondo e vedere per conto proprio, con altrettanta profondità e ricchezza, gli strani aspetti di paesi remoti come può ora presentarceli il cinematografo affidato a grandi soggettisti e ad abili registi."

Non si può tacere inoltre il fatto che fra i discepoli di Wright si annoverasse anche un futuro maestro del cinema quale Nicholas Ray (Johnny Guitar, Gioventù bruciata) che a sua volta grande influenza avrebbe avuto su un regista assai attento ai linguaggi architettonici come Wim Wenders. Ray conserverà con il maestro un lungo e duraturo rapporto di amicizia che va ben oltre i comuni interessi architettonici. L'influenza degli insegnamenti wrightiani è determinante per il giovane Ray che ricorderà principalmente come egli gli avesse insegnato un modo del tutto particolare di porre lo sguardo sulle cose.

[21nov2003]
  Se per Wright sono state importanti le esperienze cinematografiche, sicuramente l'influenza e l'uso di edifici di Wright (o wrightiani) nel cinema ha abbondantemente ricambiato il maestro di tanto interesse. Già negli anni '30 le innovative architetture di Wright, caratterizzate negli interni da grandi ambienti continui su più livelli, influenzano moltissime ambientazioni di film holliwoodiani che si rifanno a precisi modelli spaziali del maestro. Sono almeno due i film che in quegli anni sfruttano come location la Ennis-Brown House (1924), uno degli edifici che Wright realizzò sulle colline di Hollywood negli anni '20: Female di Michael Curtiz (1933), storia di una donna in carriera a capo di una grande industria in cui la scena iniziale si svolge nel giardino della Ennis-Brown usata in questo caso quale residenza dell'eroina e simbolo di modernità e dinamismo, e The Black Cat (1934) un film horror di Edgar G. Ulmer che sfrutta gli esterni della Ennis-Brown House per rappresentare una misteriosa e terribile villa ungherese.


Blade Runner, 1982.

Ma la posizione dell'edificio a breve distanza dagli studios di Hollywood –che lo rendono un comodo ed attrezzato set- lo porterà a comparire in decine di film fra i quali vanno ricordati almeno The House on Haunted Hill (1958) un horror girato da Wiliam Castle in cui la casa del titolo è proprio la Ennis-Brown House e Blade Runner (Rydley Scott, 1982), in cui vengono usati sia alcuni interni che l'ingresso monumentale quale atrio del (fittizio) enorme grattacielo in cui abita Harrison Ford e in cui l'edificio proprio per la sua atemporalità e visionarietà ben si presta ad entrare in gioco nella rappresentazione di un futuro prossimo caratterizzato -anche- dalle rovine della città esistente.


Blade Runner, 1982.

Rydley Scott tornerà nuovamente qualche anno dopo Blade Runner a un luogo wrightiano nel film Someone to Watch Over Me (1987), modesto thriller con Tom Berenger e Mimi Rogers, in cui un party si svolge all'interno del Museo Guggenheim, edificio che -diventato uno dei simboli di New York- ritroviamo in numerose altre pellicole fra cui Manhattan (1979) di Woody Allen, She Devil (1989) di Susan Seidelman e Men In Black (1997) di Barry Sonnenfeld.






North by Northwest, 1959.
Anche Alfred Hitchcock in North by Northwest (Intrigo Internazionale, 1959), uno dei thriller più astratti del regista inglese, utilizza un edificio dichiaratamente e volutamente wrightiano per rappresentare la lussuosa villa dell'inquietante spia internazionale Philip Vandamm (James Mason). È lo stesso Hitchcock a ricordare a Truffaut nel famoso libro-intervista che "alla fine di Intrigo Internazionale facciamo vedere il covo di James Mason, è una casa di Frank Lloyd Wright riprodotta in un modellino quando la vediamo da lontano e parzialmente ricostruita quando Cary Grant si avvicina e gira intorno ad essa" (F. Truffaut, Il cinema secondo Hitchcock, Pratiche Editrice, 1977). Hitchcock non è però molto preciso quando afferma che l'edificio è una casa di Frank Lloyd Wright in quanto ci troviamo in questo caso di fronte ad una casa in stile Frank Lloyd Wright. Bisogna tener presente che nel 1958, anno di produzione del film, Wright era di gran lunga il più famoso e celebrato architetto americano e che le residenze da lui progettate, prima fra tutte la Casa sulla Cascata, erano assai popolari nell'immaginario collettivo degli americani. Non potendo per motivi di budget ricorrere direttamente a Wright per il progetto -come vedremo più avanti c'era già stato, nel 1949, lo scoraggiante precedente di La Fonte Meravigliosa- Hitchcock e la produzione che volevano comunque rappresentare il massimo del lusso contemporaneo chiesero ai set designers Robert Boyle, William A. Horning, Merrill Pye, Henry Grace e Frank McKelveyr di progettare per il film una casa wrightiana cosa che, nel complesso, venne fatta abbastanza bene. L'edificio venne correttamente posizionato appena sotto la cima di una collina (e Wright, infatti, suggeriva di non progettare case sulla cima delle colline ma appena sotto la cima), le massicce parti rivestite in pietra dove la casa incontra la collina bilanciate dalle grandi vetrate panoramiche -comuni a molte realizzazioni di Wright- e lo spettacolare aggetto nel vuoto richiamavano famosi edifici wrightiani anche se, probabilmente, Wright non avrebbe approvato le grandi travi in acciaio che sorreggono lo sbalzo. Anche gli interni costruiti per il set (il soggiorno e parte della zona notte) sono realizzati con linguaggi e materiali della grammatica wrightiana quali pietra e legno mentre per l'arredo –quasi a voler sottolineare l'internazionalità del personaggio interpretato da James Mason– sono stati utilizzati moderni mobili scandinavi assieme a pezzi cinesi, statue precolombiane e tappeti greci.

Dello stesso anno è anche A Summer Place (Scandalo al sole) di Delmer Daves, un dramma sentimentale tratto da un romanzo di Sloan Wilson con Troy Donahue e Sandra Dee che ebbe un grandissimo successo anche grazie alla colonna sonora di Max Steiner. Il film, la cui azione si svolge in un'isola tropicale, è in parte ambientato nella Clinton Walker House, un edificio a pianta esagonale con la zona notte che prorompe all'esterno, realizzato da Wright nel 1948 in una splendida posizione sulla riva dell'oceano a Carmel in California. Nel film si vedono bene sia gli interni dell'edificio sia il patio panoramico sull'oceano.

Il film Five (1951) di Arch Oboler è invece un B-Movie di fantascienza in cui il mondo viene distrutto da un olocausto nucleare e in cui i superstiti si imbattono in una casa su una collina che è parte del complesso denominato Eaglefeather, situato sulle colline di Malibu in un'area di 120 acri e progettato da Wright per lo stesso Oboler. La costruzione del complesso -caratterizzato dall'uso della pietra locale e del legno- era cominciata nel 1940 ma subì un brusco arresto nel 1946 quando uno dei figli di Oboler morì in un incidente all'interno del cantiere. La casa principale non venne quindi mai realizzata ma vennero comunque completate la casa del guardiano, l'ala dedicata ai bambini e lo studio. Il complesso tornerà a comparire nel film Twilight (1998) di Robert Benton, un giallo interpretato da Paul Newman, Gene Hackman e Susan Sarandon interamente ambientato a Los Angeles. Qui, oltre all'edificio di Wright, sono presenti altre interessanti architetture fra cui la casa che Cedric Gibbons disegnò per sé e Delores Del Rio a Santa Monica nel 1929 e una casa progettata da John Lautner –già collaboratore di Wright- sulle colline di Hollywood, affacciata sulla San Fernando Valley.


Marine County Civic Center.

Due sono invece i film in cui l'azione avviene principalmente al Marine County Civic Center, uno dei pochi edifici pubblici realizzati da Wright. L'architettura, situata a San Rafael a nord di San Francisco, sempre in California, risale al 1957.

 
Il primo THX-1138 (L'uomo che fuggì dal futuro, 1970) è il primo lungometraggio girato da George Lucas ed è ambientato nel XXV secolo. Narra di una società totalmente controllata e completamente sotterranea dove i cittadini vengono concepiti in provetta e tenuti sotto controllo farmacologico. Il ribelle THX-1138 (Robert Duvall) dopo aver "preso coscienza" tenterà di risalire alla superficie terrestre spacciata dal Controllore Supremo come luogo dove abita una razza inferiore sottoposta alla luce solare. Il film, totalmente ambientato sottoterra, venne girato quasi completamente nei grandi spazi del Marine County Civic Center, il più vasto degli edifici realizzati da Wright e in gran parte costruito dopo la morte dell'architetto avvenuta nel 1959.




Gattaca, 1997.

L'edificio mantiene ancora oggi l'aspetto di una grande astronave atterrata fra le colline californiane e nel film, come ricorda F. La Polla, "tutta la scenografia, il concetto stesso di spazio ambientale del film sono pensati funzionalmente al "corpo", il quale, d'altro canto, tranne che nelle scene direttamente erotiche, è ridotto ad un suo minimo segnico (il volto) attraverso una specie di assimilazione dell'ambiente (il biancore degli abiti che è il biancore dello sfondo e degli altri elementi ambientali)" (F. La Polla in Il nuovo cinema americano, Marsilio, Venezia, 1978).

"Inizialmente -ricorda il regista- volevo studiare architettura ma mio padre non volle che andassi alla scuola di belle arti" (George Lucas, in Dodici Interviste, Arcana, Roma, 1980).


Gattaca, 1997.



Gattaca, 1997.

Non è forse un caso che anche il secondo film girato al Marine County Civic Center –Gattaca di Andrew Niccol, del 1997– ci narri ancora una volta di una società prossima geneticamente controllata e di un "pirata genetico" (Ethan Hawke) che, nato naturalmente e non selezionato geneticamente, si impossessa dell'identità genetica di un essere superiore per riuscire a diventare astronauta della compagnia spaziale Gattaca la cui sede è appunto il Marine County Civic Center.

Come nel caso del film di Lucas i grandi spazi astratti dell'edificio di Wright sono al centro dell'azione e contribuiscono a generare la sensazione di controllo, ordine e pulizia di una società ossessivamente controllata. Il film venne girato senza interrompere la normale attività degli uffici pubblici del Marine County Civic Center e l'affitto pagato dalla Columbia Pictures servì in gran parte a restaurare l'edificio che, a causa dei tagli economici all'amministrazione, era da decenni lasciato senza alcun tipo di manutenzione. In questo secondo film l'edificio, caratterizzato dal grande sviluppo orizzontale che unisce tre colline, è splendidamente ripreso anche all'esterno sia nell'insieme che in alcuni fondamentali dettagli come le grandi arcate laterali o il tetto blu che si confonde con il cielo.




Gattaca, 1997. Making.



The Fountainhead, 1949.
Un capitolo a parte va infine riservato a The Fountainhead (La Fonte Meravigliosa, King Vidor, 1949) tratto dall'omonimo bestseller del 1943 di Ayn Rand (1905-1982).



È la storia di un architetto individualista e idealista, Howard Roark (Gary Cooper) che combatte una crociata personale contro la mediocrità, i critici corrotti, e tutti coloro che non condividono la sua idea di architettura. Ayn Rand, che tenne con Wright una corrispondenza per oltre 20 anni, si ispira dichiaratamente al maestro americano per il personaggio di Roark. La scrittrice vedeva infatti nell'architettura di Wright, al quale commissionò anche un progetto per la propria casa, l'equivalente strutturale della propria filosofia di esaltazione per il capitalismo, la misantropia eroica e lo sfrenato individualismo. Scrive a Wright in una lettera: "ogni volta che entro in un suo edificio sento di essere in un luogo in cui è impossibile rilassarsi, rilassarsi come la maggior parte delle persone fanno nella vita divenendo piccole, indolenti, mediocri e comodamente insignificanti."

Il film, riduzione forzata del lungo romanzo, ci presenta Roark/Wright come una sorta di Superuomo nietzschiano in grado di lottare contro tutto (e tutti) per non scendere a compromessi ed affermare il proprio genio artistico. Sinceramente l'immagine generale che ne deriva mi sembra abbastanza distante dalle pur famose intemperanze di Wright. La produzione del film, all'inizio della lavorazione, si era rivolta direttamente a Wright per portare sullo schermo le architetture descritte dalla Rand, ma alla richiesta di 250.000 dollari di parcella preferì rivolgersi al giovane Edward Carrere che iniziò così una lunga carriera nel cinema. Carrere userà però nel film un pot-pourri dei progetti wrightiani degli anni '30 e '40 attirandosi accuse di superficialità ed oltraggio dall'intera comunità degli architetti americani. Ed effettivamente ancora oggi, vedendo il film, i modellini, gli interni ed i disegni delle architetture di Roark sembrano caricature -ma senza ironia alcuna- di alcuni dei più famosi progetti di Wright. Come osserva giustamente Donald Albrecht (Designing Dreams. Modern Architecture in the Movies, Harper & Row, New York, 1986) "mentre negli anni '20 e '30 i filmakers si erano avvicinati con fiducia all'architettura moderna utilizzandone le potenzialità di eleganza, ricchezza o di fuga, tutto questo nel 1949 era andato ormai perso. Il modernismo aveva meno risonanza, ed il decor moderno in The Fountainhead rientra soltanto nei confini pragmatici di una necessità narrativa."

 
  A parte il caso del Museo Guggenheim -che compare "as itself" quale icona di New York- gli altri edifici wrightiani che ritroviamo nei film hollywoodiani (oltre ad avere la comune caratteristica di essere sempre localizzati in California e quindi vicini agli Studios) vengono scelti da registi e produttori secondo tre principali linee tematiche: residenze di lusso, thriller e fantascienza. Ma se nel caso delle residenze di lusso il destino di Wright è condiviso da numerosissimi architetti che hanno operato in California dall'inizio del '900, è invece interessante rilevare come per i thriller ed i film di fantascienza il mondo del cinema -non direttamente coinvolto nell'architettura- riconosca la visionarietà e grande capacità di astrazione dall'epoca e dal contesto delle opere del maestro americano.

Filippo Fici
filippo@dada.it

> FICI: A STAR IS BUILT
> FICI: FRANK LLOYD WRIGHT, FIESOLE 1910

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