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PLAYGROUND 02 : il mar dei piccoli



Il mare dei piccoli è il primo progetto di questa rubrica, un vero e proprio playground: ci troviamo a Taranto in un'area certo non ideale per realizzare un parco giochi per bambini, un'isola, quasi uno spazio di risulta in mezzo ai flussi del traffico.



La procedura con la quale è stato realizzato è di per sé innovativa: un concorso sviluppato attraverso un workshop nel quale sono stati coinvolti i futuri utenti del parco, i bambini; attraverso un processo collettivo sono stati definiti gli elementi caratterizzanti del progetto che risolvono alcune primarie questioni funzionali -come ad esempio proteggere l'area dalle vie contigue ad alto scorrimento ed aprirla verso la strada di quartiere, creare un'isola riconoscibile e con forte identità "una nuova cosa a misura di bambino"- e allo stesso tempo interpretano le proposte e i desideri dei futuri piccoli utenti, realizzando attraverso un'architettura informale un parco inedito, dedicato alla scoperta e all'avventura:

[15oct2004]
"Mar dei Piccoli non è un parco gioco tradizionale. Ci sono gli scivoli e ci sono le altalene ma come tutti gli altri giochi vanno scoperti e inventati. Lo scivolo è una grande superficie lucida, che ricopre il lato di una collina, l'altalena è un seggiolino appeso ad un groviglio tridimensionale di appigli cui arrampicarsi.
Il suolo artificiale del Mar dei Piccoli si solleva in creste e morbide onde che si trasformano di volta in volta in occasioni per inventare giochi. Nicchie scavate nel muro in cui ritirarsi e fare 'casetta', percorsi inclinati e pareti curve su cui correre con i pattini, pareti sonore da percuotere come tamburi, pareti forate da attraversare e scavalcare, escrescenze misteriose da esplorare e conquistare. Stalagmiti di forma e dimensione diverse, alcune attrezzate con prese per arrampicare, altre montate su molle che oscillano sotto il peso del bambino."





Gli elementi che tradizionalmente si trovano nei parchi giochi, cavallucci, altalene, giostre e altre amenità simili, attraverso il processo partecipato e le scelte progettuali vengono dunque reinterpretati o radicalmente reinventati con la finalità dichiarata definire uno "spazio di gioco che va immaginato e conquistato".
L'articolazione informale dei suoi elementi produce infatti un effetto di disorientamento -non vi è alcun elemento che sappiamo riconoscere- che richiede al suo abitante di fare una scelta, di trovare creativamente il proprio spazio per le proprie attività.
È il corportamento individuale a scegliere la propria relazione con lo spazio, a dare ai luoghi un valore d'uso e un significato, a creare le condizioni perché un piano inclinato diventi uno scivolo, una nicchia scavata nella grande onda che protegge dal traffico il proprio rifugio, un'increspatura nel terreno una seduta e così via.








L'allentarsi del legame tra forma e funzione produce insieme a questo disorientamento, a questa cosa mai vista, un moltiplicarsi delle possibilità d'uso di oggetti e spazio, liberando comportamenti imprevedibili -una barriera che diventa chaise-longue, o una pista per lo skateboard, o ancora una grande lavagna su cui disegnare o tracciare le linee di nuovi playgrounds.

"C'è un campetto di calcio disegnato a terra ma si sovrappone ad altri segni colorati come il gioco della campana e i quattro cantoni. (...) Le pareti dell'onda che delimitano il parco ospitano murales fatti dai bambini e tutta la pavimentazione si presta ad essere utilizzata come un grande spazio di disegno, aperto a tutti."


Tutte queste qualità del Mar dei piccoli, come scriveremmo se queste fossero le istruzioni per un gioco, sono per bambini da 1 a 100 anni: raccontano esplicitamente e leggermente, sulle ali della fantasia intatta dell'infanzia, di un potere dell'informe di contaminare creativamente lo spazio che come scriveva Henry Lefebvre "non è preesistente, vuoto, dotato solamente di proprietà formali (...)" ma prodotto dalla relazione tra il corpo e la materia che lo circonda" (1); l'informe agisce su questa relazione, aprendo un interstizio, uno intervallo di indefinito e di incertezza dove si può liberare l'azione creativa dell'individuo.
Un informe che non è frutto della sapienza plastica dell'Autore, né prodotto da un'astrazione più o meno assistita dal digitale, ma di uno studio delle relazioni tra una forma e molti usi possibili, tra uno spazio indefinito e i suoi molteplici significati così come, per usare le parole delle autrici del progetto, "io bambino quando guardo una nuvola, quello che vedo non è nulla che già conosca, ma quante cose mi posso immaginare!".

Alberto Iacovoni, ma0
alberto.iacovoni@ma0.it



NOTA:

1. Henry Lefebvre, La Production de l'Espace, Editions Anthropos, Paris, 1981, p. 199. La traduzione dal francese č mia.
NEGRINI, FEDERICI, MARTINI. Mar dei piccoli

Progetto vincitore del primo premio del concorso La cittą sostenibile dei bambini e delle bambine, svoltosi a Taranto nel 2003.

gruppo di progettazione:
Laura Negrini (capogruppo)
Laura Federici
Simona Martino

La sezione Playgrounds
è curata da
Alberto Iacovoni


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