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Siamo
alla ricerca di una nuova architettura, fuori dall'ambito disciplinare,
dal mercato delle immagini e dai giochi di specchi.
Siamo alla ricerca di architetture che rifiutano modelli e linguaggi
precostituiti per plasmarsi sulla complessità ed impermanenza
del reale; architetture che diventando playgrounds traducono
le regole del grande gioco di società cui appartengono in limiti,
confini ed interfacce che si aprono all'azione perturbante e desiderante
dell'individuo, costruendo un terreno fertile dove liberare
un play complesso di trasformazione dello spazio costruito.
Architetture processuali, costruite attraverso dinamiche collaborative
e partecipative, piuttosto che dalla sintesi progettuale, e capaci
di inserirsi in nuovi equilibri sociali ed ambientali; architetture
interattive, per trasformare lo spazio vissuto in un sistema
mobile capace di rispondere agli stimoli del suo abitante; o ancora,
quando la massa inerte propria del costruito è l'unico e semplice
elemento a disposizione, architetture informali, capaci di
produrre spazi indefiniti aperti all'esplorazione e alla riappropriazione
creativa, allentando i vincoli che tengono insieme forma e
funzione... [continua >]
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